Recensione Mario & Luigi: Fratelli nel tempo

Mario e Luigi sono tornati, e stavolta andranno a spasso nel tempo!

Recensione Mario & Luigi: Fratelli nel tempo
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  • DS
  • Quando Shigeru Miyamoto disse: "andate e moltiplicatevi", con tutta probabilità dimenticò di aggiungere: "Con moderazione". Tantochè, per la gioia dei molti fan, le applicazioni ludiche di Super Mario & Co. coprono ormai innumerevoli piattaforme e, sopratutto, quasi ogni genere di videogame ponderabile. Dal "Social" al "Rithm" game, passando per un'ampia gamma di sportivi, fino ad arrivare al Gioco di Ruolo.
    Partners in Time appartiene proprio a quest'ultima categoria, raccogliendo l'eredità di consensi che già Mario & Luigi si erano assicurati con Superstar Saga. Il titolo, sviluppato da AlphaDream, è un progetto parallelo a quello di Paper Mario (nato su N64, rivelatosi alle odierne generazione grazie al "portale millenario", su piattaforma Game Cube), che con esso condivide un'impostazione di fondo piuttosto piacevole, non solo a livello di meccaniche di gioco. Entrambe le produzioni, consapevoli di non poter coinvolgere il giocatore con una base ludica che si prenda troppo sul serio, per tematiche, caratterizzazione dei personaggi, finanche sviluppo progressivo degli stessi e sistema di crescita, decidono di offrire un divertimento spensierato e disimpegnato, spandendo su tutti gli elementi che caratterizzano la base ludica del titolo quell'ironia che permea il tratto ed il perchè di Mario. L'abilità digitale del giocatore viene messa in primo piano in qualsiasi momento attivo, ed è questo l'unico modo che l'utente ha di essere trascintato continuamente, reso partecipe di ogni movimento. Nei momenti di riposto, in cui una trama semplice ed inconcepibile di svela grazie a continui, prevedibili, piacevolissimi colpi di scena e clichè, il gioco mette invece in risalto l'assurdo della sua natura, fatto sopratutto di personaggi stereotipati (da molti conosciuti attraverso gloriosi decenni di videogioco), suoni e colori.
    E non servono tutte le inedite possibilità del DS, per divertire grazie a questa duplice impostazione: Mario e Luigi è un gioco che, dall'inizio alla fine, non sfrutta nè pennino nè microfono. E' un gioco alla vecchia maniera, nella piena consapevolezza di avere altrove i suoi punti di forza.

    Il pretesto catastrofico per mobilitare Mario & Luigi, incarnato stavolta nelle mire espansionistiche di una fungiforme, violacea razza aliena, si abbatte sul regno dei funghi in contemporanea con la gioia di una scoperta scientifica di prim'ordine: tale Prof. Strambic, negli ultimi anni già motore delle gesta (Cubiche) dei fratelli idraulici, ha realizzato una macchina del tempo. L'intricarsi di vicende che porta a congiungere i due elementi narrativi è un piacere che non ci sentiamo di sottrarre all'utente: basti sapere che, superata la diffidenza iniziale, molte soddisfazioni spensierate possono nascere da un susseguirsi di eventi frivolo ed infantile. Complice un colpo d'occhio esageratamente curato, ben animato e musicato con altrettanta sapienza, uno dei grandi risultati della Storyline sarà quello di far divertire ogni spettatore. Unitamente a questo aspetto, la trama funge da giustificazione formale di un'inedito elemento: Mario e Luigi sono quattro. Ebbene, incontrate le loro versioni "Baby" nel passato, i quattro baffuti protagonisti non possono far altro che unire le forze.
    Le conseguenze a livello di gameplay sono ovviamente varie e ottimamente implementate. Partendo dalla fase d'esplorazione degli ambienti, l'apporto ludico dei due bebè diventa ben presto irrinunciabile. Il giocatore potrà controllare due coppie scisse di adulti ed infanti, oppure far sì che i piccoli vengano portati in spalla dai "vecchi se stessi". Ad ognuno dei quattro tasti costituenti la pulsantiera destra è assegnata la funzione salto per uno dei protagonisti: senza volontà di impegnare troppo in prove di coordinazione digitale, almeno durante il girovagare libero negli ambienti di gioco, questo sistema di controllo resta comunque molto piacevole, e apre strade fin da subito intuibili. Sfruttando il doppio schermo del portatile, il giocatore avrà modo di tener d'occhio contemporanemanente entrambe le coppie, muovendone tuttavia una alla volta. Banali ma non stereotipati enigmi strutturali si parano dunque innanzi al giocatore, che dovrà alternare il controllo dei personaggi per superare determinate situazioni, agendo sullo schermo superiore per modificare l'ambiente visulizzato in quello inferiore. Non basta: una volta superati i primi obbiettivi proposti dal gioco la disposizione motoria degli idraulici aumenterà non di poco: i piccoli potranno disporre di una coppia di martelli, con in quali saranno in grado di rompere muri, schiacciare bottoni, trasformarsi in una trivella in grado di interrarsi nei terreni morbidi.
    L'accesso a questa serie di movimenti sarà da alternarsi, mediante la pressione del dorsale destro, alla possibilità di saltare. Così sarà, presto, persino per le versioni adulte: esse potranno modificare il loro assetto canonico per divenire una sfera in grado di rotolare velocemente lungo percorsi impervi, così come una strana figura piroettante, in grado di coprire, volando, brevi distanze. Non finisce qui: le due azioni sopra citate, se combinate con l'interazione dei piccoli Mario & Luigi, amplieranno ulteriormente la varietà d'azione: investiti dalla trottola di cui sopra i Bebè potranno librarsi più in alto dei loro futuri divenire, mentre se toccati dalla sfera saranno schiacciati per qualche secondo, pur mantenendo la loro mobilità, in modo da poter penetrare in cunicoli angusti. Una gamma così nutrita di possibilità rende l'esplorazione elemento principe, dando agli sviluppatori la possibilità di arricchire stanze statiche con l'aggiunta sub-locazioni segrete, ampliando difatti la vastità già ragguardevole del regno dei funghi.

    Secondo gli schemi classici del GDR, in Partners in Time non possono mancare scontri e modalità di sviluppo dei personaggi. I combattimenti, non casuali, si svolgono indipendentemente dalle sessioni di esplorazione, secondo un sistema a turni piuttosto semplice (la rotazione degli stessi è determinata dal parametro "velocità" di ogni personaggio). Le scelte del giocatore vengono determinate attraverso una sequenza di menù molto semplice, ottimamente implementata persino nel suo carattere grafico (il personaggio interessato dovrà saltare per colpire un blocco sopra la sua testa). Agli attacchi classici (salto e martellata), si alternano le possibilità di utilizzare oggetti e particolari "strumenti fratelli", armi improprie di potenza maggiore. La vera abilità degli sviluppatori è stata quella di creare un sistema che tenesse l'utente costantemente impegnato, non tanto nella pianificazione tattica delle proprie azioni, quanto nella partecipazione attiva ad ognuna di esse. Anche gli attacchi basilari richiedono la pressione coordinata e puntuale del pulsante di salto, nel momento stesso in cui il personaggio colpisce l'avversario, per riuscire nel migliore dei modi. Si conti poi che, nella maggior parte dei casi, il combattimento procederà grazie all'utilizzo dei sopracitati "Strumenti", ognuno dei quali avvia una sorta di minigioco, ogni volta diverso ma comunque legato alle capacità ritmiche del'utente.

    Pure in questi frangenti la struttura degli scontri cambia sensibilmente nel caso si controlli una singola coppia oppure il quartetto unito: i due bebè, costantemente sulle spalle degli adulti e non veri e propri elementi attivi della battaglia, hanno una funzione di supporto durante gli attacchi, permettendo di aumentarne l'efficacia ma rendendo, in alcuni casi estremamente, più difficile l'esecuzione dei comandi richiesti.
    Capirete come, in fondo, la risoluzione delle battaglie sia del tutto semplicistica, come semplicistica è la gestione di equipaggiamento e la crescita dei personaggi: la prima permette di controllare soltanto due elementi per ciascun idraulico (baby e non), ovvero il tipo di calzamaglia indossato e la tessera in dotazione. Mentre quest'ultima può avere i più disparati effetti sull'agire dei Mario & Luigi, i pantaloni fungono da modificatori per le caratteristiche principali (PV, attacco, difesa, velocità, baffi), a loro volta sviluppate automaticamente dal sistema di crescita progressiva, se non per un bonus variabile che il giocatore potrà applicare alla caratteristica desiderata.

    Tecnicamente Mario & Luigi: Partners in Time è un prodotto eccellente. Totalmente bidimensionale, il comparto grafico si scopre decisamente sopra le righe. Il carattere di ogni ambientazione, per componenti cromatiche e qualità delle strutture, è delineato in maniera decisamente graziosa. I tratti distintivi delle locazioni sono merito di un encomiabile lavoro di design, che si risolve su schermo in scenari appariscenti e ricchi di dettagli infinitesimi. Alla loro caratterizzazione concorre una sapiente scelta di quelli che sono i brani di sottofondo: vari, ben eseguiti e sempre nuovi, non mancheranno in certi casi di impressionare positivamente l'utente. Ma la bontà del reparto audiovisivo è forse ben più appariscente in quello che è l'aspetto comico del gioco: scene di intermezzo con rara verve umoristica vengono dipinte grazie ad una gamma di animazioni ed effetti sonori del tutto fuori proporzione per una qualsiasi produzione odierna. Le capacità techiche della nuova macchina portatile vengono mostrate dunque anche grazie alla disposizione spaziale, che permette di portare su schermo una serie interminabile di scenette ben orchestrate, ottimamente legate al progredire della trama.
    Un dettaglio che impreziosisce la produzione è la sua compatibilità con il Rumble Pack DS, purtroppo non ancora commercializzato nel Vecchio Continente (probabilmente verrà lanciato in concomitanza con Metroid Pinball).

    Mario & Luigi: Fratelli nel tempo Mario & Luigi: Fratelli nel tempoVersione Analizzata Nintendo DSLa particolarità di Partners in Time risiede proprio nella sua natura fortemente interattiva. In effetti ad un'analisi minuziosa, i due elementi di cui il gioco si compone -esplorazione e combattimento- hanno ben poche possibilità di restare in piedi senza potersi sorreggere l'uno sull'altro. Entrambi sono fin troppo semplici, volutamente fedeli all'impostazione grafica e concettuale del mondo di Mario, quindi infantili e poco seri. La capacità degli sviluppatori di rendere queste due esperienze, ambientale e bellica, continuamente coinvolgenti, e la stessa conoscenza dei tempi ludici che ha permesso un'alternarsi perfetto delle due fasi in questione, fanno di Partners in Time un prodotto molto valido. Tuttavia lo sviluppo delle possibilità che il gioco offre, la continua scoperta di una disposizione motoria eccezionale, pare fermarsi prima del tempo. Poco dopo la metà dell'avventura (che richiede circa 25 ore per essere portata a termine), gli spunti vanno pian piano esaurendosi, non solo quelli strutturali (il giocatore impara a riconoscere facilmente le azioni da compiere per "esaurire" una locazione), quanto quelli derivanti dall'aggiunta di nuovi "Strumenti Fratelli". L'assenza quasi totale di sub-quest (a differenza di Paper Mario, che ne proponeva molte), e l'esigenza di seguire forzatamente il comparto narrativo sembra quasi una scelta voluta per non allungare troppo il permanere di Partners in Time sugli schermi del Ds, in modo da non annoiare l'utente. Il titolo AlphaDream, insomma, cresce esponenzialmente e s'interrompe prima dell'asintoto, ormai noto, dell'abuso. Riesce nell'intendo di offrire una varietà d'azione encomiabile sfruttando comunque un party di due soli elementi attivi nel combattimento, ed in quello di modellare fedelmente le azioni degli stessi, così come il mondo che li circonda, su uno scenario che è ormai nell'immaginario collettivo del videogiocatore. E' senza dubbio uno dei titoli più validi apparsi su DS, ma potrebbe risultare troppo fuori dagli schemi per un utente del tutto estraneo allo spirito dei Super Mario Brothers. Tanto caratterizzante per la macchina su cui è sviluppato quanto fuori dagli schemi classici del genere a cui appartiene. Leggero e giocabile, è un prodotto imperdibile per un fan Nintendo, un titolo da tenere in seria considerazione per chi si avvicina solo col doppio schermo allo stile della grande N.

    8.0

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