Recensione Memento Mori 2

Max Durrand di nuovo alle prese con un intricato mistero da svelare.

Recensione Memento Mori 2
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  • L’avventura grafica punta e clicca è un genere che non conosce età. In voga da decenni, ma la formula è sempre la stessa: uno o due personaggi distintivi, caratteristici, alle prese con un mistero complicato da sbrogliare, tra dialoghi a scelta multipla e puzzle da risolvere. Memento Mori 2, nuova graphic adventure della ceca Centauri Production, è fedele alla lunga tradizione di un filone investigativo che piace a grandi e piccini. In questo caso, però, parliamo di un titolo dai toni maturi, i cui temi storici si fondono con l’horror e il mistero in un sequel che strizza l’occhio ai romanzi gialli e alla cinematografia d’avventura. A circa due anni di distanza dal primo capitolo, la softco di Praga ci regala un seguito alla prima e tenebrosa avventura dalle tinte dark.

    SULLE TRACCE DI UN LADRO MISTERIOSO

    Memento Mori 2 inizia in maniera piuttosto classica, con la sparizione di alcuni rari pezzi in un museo di storia antica: un classico del noir fantastorico. Quello che inizialmente sembra un normale furto d’arte, cela in realtà un più temibile e oscuro segreto, qualcosa che Max Durrand, storico ed investigatore del paranormale, ha già visto nei suoi incubi più profondi. Il plot ci porterà a viaggiare da una parte all’altra del mondo, dal Sud Africa alla Finlandia fino agli Stati Uniti, in una storia suddivisa in sei capitoli ed un epilogo. Nel corso dell’avventura potremo controllare tre diversi personaggi: Max, la moglie e compagna d’avventure Lara, e infine un’inedita nuova figura che scoprirete proseguendo nel gioco (viene infatti introdotto successivamente). Seppur convincente “sulla carta”, il plot si rivela poco originale e privo del fascino che ci si aspetterebbe di trovare in un titolo di questo tipo. Ovviamente vi ritroviamo tutti i cliché dell’investigativo a tema storico, in primis i romanzi di Dan Brown.
    L’avventura ha inizio con una breve sequenza in Hotel che ci aiuta a prendere confidenza con i comandi e con l’interfaccia.

    "Memento Mori 2 inizia in maniera piuttosto classica, con la sparizione di alcuni rari pezzi in un museo di storia antica."

    Ci troviamo comunque di fronte ad un gioco dall’impostazione classica, che non richiede particolari istruzioni per essere compreso. Il puntatore del mouse controlla il movimento del personaggio a schermo e l’interazione con gli elementi dello scenario. Un puntatore a forma di lente d’ingrandimento ci segnala gli oggetti con i quali possiamo interagire e, se non fosse abbastanza, possiamo sempre premere il piccolo pulsante a forma di punto interrogativo per rivelare la posizione di tutti i luoghi d’interesse sull’inquadratura. Portando il cursore nella parte superiore dello schermo, comparirà un menù a tendina con gli oggetti del nostro inventario, così da averli sempre a portata di mano; a questo si aggiunge il nostro comodo taccuino, nel quale Max appunta ogni elemento e indizio utile alla risoluzione del caso. Quest’ultimo torna particolarmente utile non solo quando dovremo fare mente locale al fine di scovare il prossimo indizio, ma anche per ottenere un breve riassunto qualora riprendessimo in mano il gioco dopo qualche giorno lontani dal computer.
    Gli enigmi non sono particolarmente complessi, anzi, si rivelano sempre abbastanza semplici sia da decifrare che da portare a termine. Allo stesso modo l’investigazione è relativamente facile e guidata, e il più delle volte si completa semplicemente cliccando su tutti gli oggetti dello scenario, o completando tutti i dialoghi a disposizione con i personaggi che incontriamo sul cammino. Il gioco è decisamente lento, e a tratti anche un po’ noioso, un fattore accentuato dal pessimo ritmo che scandisce dialoghi ed enigmi.

    POLVERE SEI E POLVERE RITORNERAI

    La software house ceca ci offre un’avventura grafica realizzata seguendo i dettami del genere. Sebbene la prima impressione sia quella di un gioco con fondali bidimensionali, la verità è che siamo di fronte ad un titolo realizzato con grafica in 3D (cosa per altro confermata anche dall’effetto aliasing presente su alcuni elementi dello scenario).
    Dal punto di vista puramente tecnico, i più grandi deficit di Memento Mori 2 sono alcuni particolari e piccoli dettagli, come i volti dei personaggi, piatti e poco espressivi, e il doppiaggio, privo del pathos che vorrebbe un punta e clicca, genere dove narrazione e recitazione sono elementi a dir poco fondamentali. Da queste due cose ne deriva inoltre un lip sync non all’altezza delle aspettative, addirittura fastidioso in alcuni primi piani. Fanno tuttavia da contraltare degli ambienti ricchi di dettagli, con inquadrature semi-statiche (la telecamera compie dei brevi movimenti panoramici, seguendo il protagonista nell’esplorazione degli ambienti) e texture di buona fattura. I modelli poligonali sono ben realizzati e permettono inquadrature ravvicinate con dialoghi dal taglio cinematografico. Alti e bassi invece sulle animazioni, che funzionano solo in alcuni frangenti e con alcuni personaggi.
    Non dobbiamo dimenticare che siamo al cospetto di un prodotto dell’industria indipendente, realizzato con budget e strumenti limitati, ma a questo punto sorge spontanea una domanda: perché il team non ha optato per un design più affine alle capacità e alle potenzialità del team?
    Sufficiente il comparto audio, con delle campionature audio appena discrete. Poco incisiva anche la colonna sonora, con un tema che fatica a imporsi e delle tracce di supporto un po’ anonime.
    Da segnalare inoltre qualche problema sul refresh rate e qualche magagna con le schede video NVIDIA (incompatibilità con PhysX, ma il problema è dovuto a Steam e non al gioco, driver o schede grafiche).


    Memento Mori 2 Memento Mori 2Versione Analizzata PCIl seguito di Memento Mori non si rivela all’altezza del suo predecessore: i due anni intercorsi tra il primo e il secondo capitolo hanno inevitabilmente "alzato l’asticella" della qualità ludico/narrativa in ambito videoludico, soprattutto grazie a software house specializzate come TellTale e Daedalic (che hanno stabilito i nuovi canoni del punta e clicca dell’era post-LucasArts). Qualche spunto interessante c’è, così come la volontà di confezionare un prodotto fatto e finito: l’impressione, tuttavia, è che Centauri Productions abbia intrapreso un sentiero vecchio e già battuto, sfornando un tipo di gioco che ormai al pubblico non interessa più. A questo si aggiunge l’aver tentato la strada del realismo, con risorse e strumenti inadeguati allo scopo. Insomma, se siete interessanti ad un’avventura grafica dalla traccia storica, il nostro consiglio è di guardare altrove, dato l’eccezionale numero di alternative offerte da Steam e dagli altri store digitali.

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