Recensione Mercenaries

I mercenari arrivano anche su ps2

Recensione Mercenaries
Articolo a cura di
Disponibile per
  • PS2
  • Xbox
  • Mercenari è il primo clone ufficiale di Grand Thef Auto. Mentre Rockstar North clonava se stessa in San Andreas, aggiungendo non altro che futilità ruolistiche e vantandosi di un comparto narrativo nettamente inferiore a quelli dei suoi fasti antichi, Pandemic si propone di applicare al concept ludico più influente degli ultimi anni una nuova ambientazione e una più marcata interattività strutturale.

    Al fine è venuto meno il pudore di molti negli accenni espliciti ma nell'esenzione costante della copia spudorata. Del resto, l'opinabile difesa risiede nelle potenzialità di flessibilità di un concept tanto mutevole, che si adatta a infiniti contesti, e dall'impossibilità palesata di creare, basandosi su motori grafici ben noti, titoli di qualità inferiore alla media. Ben vengano, dunque, le orde di simili intuizioni commerciali già profilate all'orizzonte? Chissà, probabilmente la convergenza di ogni genere verso il libero arbitrio degli ampi spazi e delle missioni in sequenza potrebbe alla lunga, insieme ai lamenti per la troppa linearità, nichilire il mercato della diversità. Ai posteri generazionali l'ardua sentenza.

    Nel gioco si è chiamati ad impersonare uno dei tre mercenari indirizzati in Corea dalla ExOps -organizzazione la cui finalità vi sarà più chiara nelle prime fasi dell'avventura, dove si sta combattendo una sanguinosa guerra per rovesciare il regime dittatoriale di turno. Le differenze fra i tre protagonisti, vi sarà chiaro fin da subito, consistono soltanto nella divergenza grafica dei modelli poligonali e nella poco caratterizzante conoscenza di una lingua straniera a testa, che vi permetterà con più chiarezza di comprendere qualche dialogo.
    Lo scopo della vostra permanenza in territorio belligerante è quello di guadagnare più soldi possibile, catturando per gli alleati i maggiori esponenti del "mazzo dei 52", criminali di guerra raffigurati su carte da gioco stampate per il divertimento dei soldati. Per adempiere al lucroso dovere sarà necessario intrattenere rapporti "lavorativi" con quattro diverse fazioni, in modo da accedere alle 12 figure intere ed ai 4 assi. Fin da subito, per evidente impostazione di gioco, è inevitabile un confronto con il colosso Rockstar. Mentre Vice City e relativo seguito caratterizzavano i mandanti delle varie missioni e variavano costantemente le fonti dell'occupazione ludica, Mercenari mantiene statiche le quattro postazioni di Sud Coreani, Mafia Russa, Alleati e Cinesi. In concomitanza con un distacco narrativo che poco spazio d'immedesimazione lascia al giocatore questo elemento riduce drasticamente la profondità di gioco. Si aggiunga che, doverosamente per caratterizzare i tempi di guerra, in Mercenari non è possibile godere appieno dei frutti del proprio lavoro: il conto bancario in costante ascesa vi permetterà -certo- di ordinare attacchi d'artiglieria o farvi consegnare direttamente veicoli e rifornimenti, ma tanto flebili e così dispendiose saranno le soddisfazioni che ne ricaverete che vi mancherà quel senso di crescente potere individuale che comunque soddisfa il giocatore.
    La varietà e la quantità delle missioni vi terrà impegnati per molto, divertendovi spesso -sopratutto nelle prime fasi- nel farvi scoprire attacchi aerei devastanti e taciti supporti esplosivi. In definitiva, comunque, nel procedere dell'avventura non si trova una vera vena innovativa: piuttosto un regresso, rispetto a GTA: la rapidità di ogni singolo contratto lavorativo e la quasi totale indipendenza degli stessi annichiliscono quel senso d'evoluzione narrativa su cui si basa l'immorale produzione Rockstar e relegano la crescita ludica soltanto all'aumento progressivo della difficoltà.
    Rimane, ad appagare gli istinti di indipendenza, una libertà di movimento quasi totale, che vi porterà, se non sulla guerriglia autonoma, sui percorsi ad alta velocità di molte prove automobilistiche, o verso ingaggi occasionali e, guarda caso, rivendite non autorizzate di autoveicoli.






    Persino nel comparto tecnico Mercenari non riesce a raggiungere i livelli del suo mentore. L'ambientazione è piuttosto grande (San Andreas lo era esageratamente), ma non troppo caratterizzata visivamente. Si potrebbe di nuovo dare la colpa alla "Fog of War" che regna (doverosamente) sovrana in ogni inquadratura, ma, più probabilmente, il reale problema consiste in effettivi limiti tecnici e di sviluppo, nonché stilistici. La gamma di texture non è affatto varia e condanna al grigiore del fumo anche le strutture stradali e di verde pubblico, e ancora il cielo immutabile non s'azzarda ad illuminare come di dovere i complessi intrichi di strade. La visione stancante e cupa che ne risulta, a ciascun occhio attento, non sarà da attribuirsi alla volontà di riprodurre graficamente un paese in tempo di guerra. Persino la carenza di movimento che si avverte spesso non può essere sola funzione del probabile coprifuoco: i piccoli agglomerati cittadini vivono solo di pochi modelli stereotipati (e totalmente privi di coscienza), così come le strade di grande comunicazione vedono una quantità risibile di veicoli. Da questo punto di vista, del resto, è ancora Spiderman 2 a dettar legge.
    La varietà e definizione dei mezzi di trasporto non è troppo apprezzabile. I veicoli civili si riducono a poche auto e qualche camion da trasporto e soltanto i veicoli dell'esercito si differenziano da fazione a fazione, anche se non sono molti. I veicoli a terra inoltre soffrono di scarsa manovrabilità, e pochi riescono a trasmettere un senso di velocità effettiva. Gli elicotteri, unici velivoli disponibili, si di contro pilotano piuttosto facilmente.
    Altro evidente limite consiste nella lunga attesa di caricamento necessaria ogni volta che sottoscriverete un contratto di lavoro: mentre il viaggio nella vasta landa coreana si svolge senza intoppi, prima di poter uscire con un nuovo incarico dai quartieri generali delle fazioni impiegherete non meno di venti inattivi secondi. Altre pochezze tecniche sono costituite dai rallentamenti che accorrono copiosi a molte esplosioni, dalla poca "malleabilità" dei modelli veicolari, dalle bidimensionali sagome alberate che spesso incontrerete.
    Il fascino tecnico di Mercenari risiede dunque altrove. Probabilmente nella possibilità di far saltare in aria (spesso con troppa facilità) praticamente qualsiasi edificio. Con cariche di C4 o bombardamenti alleati che siano, ammirare le nuvole mastodontiche di fumo e, subito dopo, le macerie urlanti degli edifici dilaniati, concede soddisfazione. I blocchi poligonali di ogni edificio rimangono tuttavia non alternativamente interattivi: potete semplicemente trasformarli da asettiche costruzioni civili o militari ad asettici ammassi di macerie.

    A livello sonoro Mercenari soffre di scarsa varietà. I doppiaggi, eseguiti dove necessario in lingua straniera (altrimenti in Inglese, ovvio) sono buoni e ben caratterizzati, non necessariamente seriosi. Al di fuori delle ambasciate e ignorata la voce che ExOps trasmette tramite auricolare soltanto vaste deflagrazioni e passaggi di aerei faranno compagni al giocatore. Questo è l'unico caso in cui, con tutta probabilità, è stata volontà precisa degli sviluppatori caratterizzare il titolo con tinte sonore monotone e invadenti, vista comunque la buona campionatura degli effetti e delle voci.

    Persino nel comparto tecnico Mercenari non riesce a raggiungere i livelli del suo mentore. L'ambientazione è piuttosto grande (San Andreas lo era esageratamente), ma non troppo caratterizzata visivamente. Si potrebbe di nuovo dare la colpa alla "Fog of War" che regna (doverosamente) sovrana in ogni inquadratura, ma, più probabilmente, il reale problema consiste in effettivi limiti tecnici e di sviluppo, nonché stilistici. La gamma di texture non è affatto varia e condanna al grigiore del fumo anche le strutture stradali e di verde pubblico, e ancora il cielo immutabile non s'azzarda ad illuminare come di dovere i complessi intrichi di strade. La visione stancante e cupa che ne risulta, a ciascun occhio attento, non sarà da attribuirsi alla volontà di riprodurre graficamente un paese in tempo di guerra. Persino la carenza di movimento che si avverte spesso non può essere sola funzione del probabile coprifuoco: i piccoli agglomerati cittadini vivono solo di pochi modelli stereotipati (e totalmente privi di coscienza), così come le strade di grande comunicazione vedono una quantità risibile di veicoli. Da questo punto di vista, del resto, è ancora Spiderman 2 a dettar legge.
    La varietà e definizione dei mezzi di trasporto non è troppo apprezzabile. I veicoli civili si riducono a poche auto e qualche camion da trasporto e soltanto i veicoli dell'esercito si differenziano da fazione a fazione, anche se non sono molti. I veicoli a terra inoltre soffrono di scarsa manovrabilità, e pochi riescono a trasmettere un senso di velocità effettiva. Gli elicotteri, unici velivoli disponibili, si di contro pilotano piuttosto facilmente.
    Altro evidente limite consiste nella lunga attesa di caricamento necessaria ogni volta che sottoscriverete un contratto di lavoro: mentre il viaggio nella vasta landa coreana si svolge senza intoppi, prima di poter uscire con un nuovo incarico dai quartieri generali delle fazioni impiegherete non meno di venti inattivi secondi. Altre pochezze tecniche sono costituite dai rallentamenti che accorrono copiosi a molte esplosioni, dalla poca "malleabilità" dei modelli veicolari, dalle bidimensionali sagome alberate che spesso incontrerete.
    Il fascino tecnico di Mercenari risiede dunque altrove. Probabilmente nella possibilità di far saltare in aria (spesso con troppa facilità) praticamente qualsiasi edificio. Con cariche di C4 o bombardamenti alleati che siano, ammirare le nuvole mastodontiche di fumo e, subito dopo, le macerie urlanti degli edifici dilaniati, concede soddisfazione. I blocchi poligonali di ogni edificio rimangono tuttavia non alternativamente interattivi: potete semplicemente trasformarli da asettiche costruzioni civili o militari ad asettici ammassi di macerie.

    A livello sonoro Mercenari soffre di scarsa varietà. I doppiaggi, eseguiti dove necessario in lingua straniera (altrimenti in Inglese, ovvio) sono buoni e ben caratterizzati, non necessariamente seriosi. Al di fuori delle ambasciate e ignorata la voce che ExOps trasmette tramite auricolare soltanto vaste deflagrazioni e passaggi di aerei faranno compagni al giocatore. Questo è l'unico caso in cui, con tutta probabilità, è stata volontà precisa degli sviluppatori caratterizzare il titolo con tinte sonore monotone e invadenti, vista comunque la buona campionatura degli effetti e delle voci.

    Cosa resta, dunque, a Mercenari, per essere uno dei titoli più attesi e celebrati dalla stampa? Ovviamente una longevità oltre misura e quell'appagamento che le azioni distruttive virtuali evidentemente trasmettono al giocatore moderno. Mercenari è un prodotto limitato rispetto agli standard tecnici che la sua impostazione richiede, neppure troppo vario o innovativo, ma è talmente vasto e così pieno di attività da svolgere terrà impegnati i giocatori per molto tempo. Essere ammaliati dalla liberta promessa di una terra sconfinata è ormai prassi quotidiana. Da qui a venire a patti con manchevolezze grafiche il passo è breve. Eppure, al termine della missione ed alla cattura di tutte le carte del mazzo, la mancanza di caratterizzazione del personaggio e di uniformità narrativa si farà sentire. Un buon gioco d'azione, spettacolare senza alcun dubbio, soprattutto per chi si fa trascinare dalla foga della lotta senza fermarsi troppo a considerare ogni aspetto. Monotonia visiva nascosta da varietà di situazioni. Un titolo che molti non potranno lasciarsi sfuggire, ma in effetti totalmente ininfluente per l'evoluzione del mercato, del concept, del gioco.

    Mercenaries MercenariesVersione Analizzata PlayStation 2Cosa resta, dunque, a Mercenari, per essere uno dei titoli più attesi e celebrati dalla stampa? Ovviamente una longevità oltre misura e quell'appagamento che le azioni distruttive virtuali evidentemente trasmettono al giocatore moderno. Mercenari è un prodotto limitato rispetto agli standard tecnici che la sua impostazione richiede, neppure troppo vario o innovativo, ma è talmente vasto e così pieno di attività da svolgere terrà impegnati i giocatori per molto tempo. Essere ammaliati dalla liberta promessa di una terra sconfinata è ormai prassi quotidiana. Da qui a venire a patti con manchevolezze grafiche il passo è breve. Eppure, al termine della missione ed alla cattura di tutte le carte del mazzo, la mancanza di caratterizzazione del personaggio e di uniformità narrativa si farà sentire. Un buon gioco d'azione, spettacolare senza alcun dubbio, soprattutto per chi si fa trascinare dalla foga della lotta senza fermarsi troppo a considerare ogni aspetto. Monotonia visiva nascosta da varietà di situazioni. Un titolo che molti non potranno lasciarsi sfuggire, ma in effetti totalmente ininfluente per l'evoluzione del mercato, del concept, del gioco.

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