Recensione Mercury

L'argento Vivo di Archer MacLean

Recensione Mercury
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  • Mercury è un puzzle game piuttosto insolito. Sviluppato su un'idea del genio in disuso di Archer MacLean (International Karate, Dropzone), il titolo propone la risoluzione di enigmi cromatici e motori, mescolando sapientemente il gioco d'ingegno con quello di abilità e precisione, necessario nel controllo minuzioso di un motore fisico eccellentemente costruito.
    Lontano dalle sequenze interminabili di mattoncini colorati (Luminies, Meteos), Mercury riprende più da vicino le meccaniche di Mojo! (o Monkey Ball, se vogliamo), sostituendo la solida sfera con le meraviglie liquide del mercurio e della sua tensione superficiale, ed aggiungendo agli ostacoli puramente strutturali una serie di trabocchetti logici.
    Il risultato è quantomeno spiazzante, e per apprezzare fino in fondo i pregi di Mercury il giocatore medio dovrà dedicarsi ad esso con attenzione e buona volotà.

    Nel caso, scoprirà che la realtà ludica di Mercury è formata da una buona dose di strutture fluttuanti, intricate e coloratissime, spigolose e disseminate di interessanti costruzioni architettoniche. Il compito del giocatore sarà quello di inclinare tali strutture per far scivolare l'argento vivo su di esse, nel tentativo di raggiungere la meta designata nel rispetto delle condizioni di vittoria.
    Fin dai primi momenti di gioco colpisce la cura risposta nella creazione del motore fisico, cuore pulsante del titolo e fulcro integerrimo della giocabilità. I movimenti della sfera sono precisi e seguono fedelmente i tocchi della leva analogica. Il comportamento del "fluido protagonista" nei confronti degli ostacoli solidi è quanto meno affascinante: dipendentemente dalla velocità con cui la sfera metallica si avvicina alle strutture, il giocatore la vedrà aderire ad esse con realismo impeccabile, nella sua capillarità indispensabile, oppure sbattere con violenza e separarsi in frammenti infinitesimali, mobili ed indipendenti, quasi impossibili da controllare coscientemente, spesso destinati all'abisso circostante.
    In quest'ottica si collocano le varie "competizioni" che Mercury propone: i livelli si dividono in tre tipologie, a seconda delle richieste necessarie per il loro superamento. "Race" impone al giocatore un limite di tempo molto più ristretto rispetto a quello, comunque presente, contro cui combattere in "Percentage" e Task". In questa prima tipologia di gioco l'utente non dovrà curarsi della quantità di mercurio con cui raggiungerà il traguardo, sebbene essa influisca pesantemente sul punteggio finale, ben poco utile ai fini del progresso sequenziale all'iterno del gioco e unica spinta ad una rigiocabilità pressochè inesistente. La filosofia opposta permea gli schemi "a percentuale", in cui si predilige lasciare una buona dose di secondi al giocatore, per permettergli di affrontare con calma una maggiore allocazione di ostacoli e difficoltà logiche. Queste ultime predominano in realtà nella modalità "Task", in cui, attraverso l'uso di strutture particolari, interruttori e ponti mobili, la sfera di mercurio dovrà accendere una serie di lanterne, individuando una via sequenziale non sempre facilmente intuibile. Con l'aumentare della difficoltà (il gioco si divide in 6 livelli di difficoltà crescente, in ognuno dei quali viene richiesto di affrontare 12 schemi) il giocatore non vedrà mai esaursi la verve creativa degli sviluppatori, scoprendo particolari marchingegni o architetture insolite, sulle quali mura il mercurio dovrà scorrere con calma e leggerezza. Si aggiunga a tutto questo un'interessante sistema di enigmi cromatici: attraverso appositi "coloratori" l'argento vivo potrà tingersi di diverse tonalità, per superare membrane selettive o attivare interruttori sensibili ad una sola tonalità. Oltre a complicare l'individuazione della giusta strada da seguire, imponendo spesso deviazioni contorte alla ricerca della giusta pennellata di colore, la natura piuttosto instabile del mercurio permette interessanti variazioni ad una struttura altrimenti triviale: padroneggiando la possibilità di frammentare la dotazione iniziale di mercurio, il giocatore potrà colorarne una parte soltanto, per poi mescolare le due sfere ed ottenere un nuovo colore: un effetto molto intrigante e graficamente ben realizzato.

    Il comparto tecnico di Mercury è eccellente. Il motore non deve gestire molti poligoni e scene di elevata complessità, e può dedicarsi senza particolari problemi alle complesse elaborazioni richieste dal motore fisico. Senza neppure troppe difficoltà mnemoniche, pare, perchè Mercury è uno dei pochi titoli PSP ad avere i filtri per l'anti alias attivi ed una serie di riflessioni davvero spettacolari. Lo stile che caratterizza i livelli di gioco è entusiasmante, i colori sono distruibuiti sulle superfici con sapienza e l'illuminazione omogenea rende molto chiara ogni situazione di gioco, complice uan gestioen della telecamenra totalmente personalizzabile attraverso scatti tridimensionali ed uno zoon decisamente funzionale.
    Purtroppo a livello sonoro mercury è un titolo quasi inesistente. Le musiche di sottofondo non sfruttano minimamente le capacità acustiche di PSP, rivelandosi meri motivetti senza una precisa funzione, quasi inudibili anche col volume al massimo, e neppure troppo ispirati. Gli effetti sonori, scarni e poco presenti, doverosamente per impostazione di gioco, seppure ben costruiti, non possono fare la differenza, costituendo una minima parte del comparto audio. Aggiungere una soundtrack ispirata, permettendo al giocatore di variare il volume del brano di sottofondo secondo il proprio gusto, non avrebbe di certo impedito all'utente di raggiungere la concentrazione necessaria per il superamento di alcuni livelli, avrebbe rotto la monotonia nei momenti di stasi, nonchè invogliato a ripercorrere più volte il percorso di gioco.

    Mercury MercuryVersione Analizzata PSPCome sopra, Mercury è un gioco particolare, e particolarmente piacevole per un po' di sano divertimento Old Style / New Concept. E' la dimostrazione di come, allo stato attuale dei fatti, l'innovazione di un genere possa derivare, piuttosto che da nuove tipologie di gameplay, dal miglioramento progressivo dei motori fisici che soggiacciono alle produzioni ludiche. Mercury è un titolo dedicato ad un numero ristretto di giocatori, proposto a chi è in cerca di un divertimento atipico e lontano da quello proposto alla massa, di una sfida sempre crescente e pronto a soddisfare la necessità di misurarsi con se stesso. Senza troppa cura nella modalità multiplayer, limitata ad oggi a due giocatori e potendo gareggiare (al tempo) soltanto contro il fantasma dell'avversario, non può sperare in una diffusione più larga di quella dei pochi patiti del Puzzle Game. Inoltre un maggior numero di livelli e, sopratutto, di contenuti extra avrebbe favorito la rigiocabilità del titolo, che può essere terminato in due giorni d'applicazione continuativa. Consigliamo di acquistare il prodotto e "conservarlo" per qualche partita rapida nei momenti di ridotta disponibilità temporale: così facendo allungherete la longevità ed imparerete a conoscere soddisfazioni inattese, dispensate da tempismo e azione ragionata.

    7.2

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