Recensione MLB 15 The Show

Torna il simulatore sportivo con licenza ufficiale della Major League Baseball: gli appassionati di questa disciplina potranno rivivere le emozioni del diamante giocando in modalità carriera oppure sfidando gli amici in multiplayer.

MLB 15: The Show
Recensione: PlayStation 4
Articolo a cura di
Disponibile per
  • PS3
  • PSVita
  • PS4
  • Autenticità, immersione, alto tasso di sfida: tre caratteristiche fondamentali per ciascun appassionato di simulazioni sportive. Tra le produzioni ad incarnarle al meglio, nell’ultimo decennio, una menzione d’onore va senz’altro al franchise MLB The Show, vero e proprio baluardo nel panorama del genere. Sony San Diego non intende dunque cambiare approccio o rivoluzionare alcunché nella sua acclamata simulazione di Baseball, portando su Playstation 4 un nuovo capitolo perfettamente in linea con i capisaldi della saga. Poche e mirate le smussature al gameplay ed alla struttura dei game mode; assolutamente zero fronzoli. MLB 15: The Show risponde perciò in primis a tutti gli appassionati di lungo corso, portando in esclusiva sulla console Sony una simulazione solida, puntuale, rigorosa ma familiare. Un titolo a tratti punitivo, che richiede grandissima dedizione ma che sa donare le solite, immense soddisfazioni. Un prodotto non esente da difetti, di sicuro ancora grezzo in molti aspetti, ma schietto e onesto, dal quale tante altre cosiddette “simulazioni” avrebbero molto da imparare. Disponibile anche in Europa dal 1 Aprile, in esclusiva su piattaforme PlayStation, MLB 15: The Show è finalmente pronto a far ripartire la stagione di Baseball videoludica.

    Carriere e Dinastie

    Parlando in termini di game mode ad MLB 15: The Show non manca davvero nulla, per un’offerta in linea con tutte le moderne simulazioni sportive. E’ possibile anzitutto familiarizzare con team e giocatori nella classica modalità Esibizione, modificando durata e difficoltà a piacimento giusto per avere una panoramica di quanto ci aspetterà addentrandoci nelle modalità più complesse. Tra queste fanno il loro trionfale ritorno Season e Franchise, che permettono rispettivamente di portare avanti un’intera annata alla guida della propria franchigia preferita come capo allenatore o come general manager. In entrambi i casi, naturalmente, avremo la possibilità di intervenire in prima persona e giocare le partite, oppure simularle e lasciar decidere al complesso intreccio di statistiche l’esito di ogni partita. Le vere differenze arrivano ovviamente in tutta la componente gestionale: se optando per una Stagione dovremo gestire solamente il roster e gli aspetti tattici, impersonando un G.M. in Franchise ci verrà chiesto di far funzionare l’intera organizzazione, dalle scelte al draft fino alla gestione dei contratti e del mercato. Un’impresa titanica per chiunque non abbia sufficiente dimestichezza con uno degli sport più complessi dell’intero panorama a stelle e strisce, resa leggermente più abbordabile in questo capitolo grazie allo snellimento di alcuni menù e processi ed alla mole abbondante di spiegazioni. Peccato solo non si possa a priori modificare la durata di ciascun match; non siamo certi che un'esperienza di gioco che prevede un’ora a partita, per un minimo di trentadue partite, sia proprio user friendly. Però, bisogna sottolinearlo, si tratta di una proposta che entra nel dettaglio come poche altre, risultando evidentemente pensata per i più esperti.

    Per chi volesse dunque un’esperienza più disimpegnata, se così la si può chiamare, The Show ripropone Diamond Dynasty, l’equivalente dei vari Ultimate Team e MyTeam che già da qualche anno spopolano soprattutto online. Per quanto la struttura sia usuale (si comprano i pacchetti, si usano le carte per formare un dream team e si fa compravendita sul mercato interno) la variante proposta dal titolo San Diego Studios ha delle peculiarità tutte sue. La prima è la possibilità di personalizzare completamente la propria squadra, dal nome allo stemma sulla divisa. Per farlo troviamo un completissimo editor, che ci permette di selezionare modelli e colori e addirittura di creare uno o più loghi in maniera molto simile al car painting presente in Forza Motorsport. Saremo così in grado di sfogare senza costrizioni la nostra creatività, rendendo la squadra qualcosa di veramente personale. La seconda, invece, consiste nella progressione, che in questo caso non segue l’andamento di una regular season o di un tabellone da playoff, ma consente semplicemente al giocatore di sfidare in ordine casuale e senza limiti tutti i team della MLB (la lega professionistica statunitense). L’unica discriminante risulta il livello di difficoltà: tanto più in alto posizioneremo l’asticella tanto più elevato sarà il guadagno in punti (utili ad aprire pacchetti o investire sul mercato) e la possibilità di ricevere in premio un giocatore di alto livello.
    Se consideriamo l'offerta di game mode simili in altre produzioni, ci accorgiamo immediatamente di come, in questo caso, The Show abbia ancora moltissima strada da fare. Qui sembra che il giocatore venga abbandonato a se stesso, senza un vero e proprio senso di progressione ad accendere la voglia di avanzare gara dopo gara. Nonostante qualche opzione interessante legata alla gestione delle proprie collezioni, insomma, quando si considera la necessità (volendo restare al passo anche online) di sborsare di tanto in tanto moneta reale per l’acquisto dei pacchetti, ecco che Diamond Dynasty inizia a scricchiolare pesantemente, rivelandosi ancora troppo arretrata rispetto alla concorrenza.

    Tutt’altra faccia della medaglia è invece Road to the Show, la modalità carriera in salsa MLB. Dalla personalizzazione del proprio alter ego al ritiro dai palcoscenici, ogni aspetto è qui curato nei minimi dettagli. Un percorso che si distacca immediatamente dalle sue pur buone controparti viste in Madden o NBA 2K, per offrire un’esperienza meno immediata ma esponenzialmente più soddisfacente. Iniziando dal basso ci ritroveremo nei panni di un vero e proprio novellino, e la strada verso la MLB sarà in questo caso lastricata di sudore, sangue e plastica dei pad spaccata sul tappeto del vostro salotto. Potrebbe sembrare frustrante e persino punitivo agli inizi, riuscire ad aumentare le caratteristiche del proprio alter ego di qualche misero punto in una settimana di partite, ma una volta entrati nell’ottica giusta, focalizzandosi solo e soltanto sui propri compiti, l’esperienza è tra le più gratificanti nel moderno panorama sportivo. Interessante, oltretutto, la possibilità di portare avanti la propria carriera da MLB 14 per chi avesse trasferito sul Cloud il salvataggio.
    L’offerta si chiude con una modalità "Pratica" che è indice di un modus operandi del team non del tutto condivisibile. Invece che da una serie di tutorial, Practice Mode è composta da un vero e proprio campo pratica per battitori e lanciatori, completo di “esercizi” diversificati ma senza una vera assistenza. Se da una parte questo dimostra quanto importante sia per San Diego Studios l’assoluta immersione e fedeltà rispetto alla disciplina sportiva, dall’altra denota certamente poco riguardo nei confronti di tutti i giocatori meno esperti. Abbiamo visto recentemente come Madden abbia rinnovato completamente e senza patemi la sua modalità Tutorial, riuscendo con semplicità persino ad “insegnare” le basi del Football Americano ai neofiti. Dopo così tanti anni e così tanta esperienza, l’assenza di un tale livello di assistenza/tutorial in MLB The Show sembra insomma abbastanza ingiustificata.

    Homerun!

    Anche a livello di gameplay le modifiche apportate dal dev team sono state veramente pochissime, volte a rendere meno complicate alcune meccaniche. Lodevole, da questo punto di vista, la possibilità di modificare settaggi di difficoltà e controllo. In questo caso MLB 15: The Show è in grado di andare incontro anche ai meno smaliziati, pur senza far storcere il naso agli esperti. In lancio come in battuta troviamo ad esempio ogni tipologia d’interfaccia vista nel corso della serie, da quelle metriche più invasive a quelle completamente analogiche, con pochissimi indicatori a schermo per un’esperienza complessivamente più immersiva. Si aggiungono, in questo senso, una serie di aiuti per facilitare i novellini: dal monte possiamo scegliere di farci consigliare dal catcher sia il tipo di lancio che la posizione all’interno dell’area di strike; in at-bat abbiamo la possibilità di attivare il nuovo Directional Hitting, che prevede la selezione della direzione di battuta già prima di girare la mazza. Per quanto possa far storcere il naso ai puristi dello zone hitting (rimasto peraltro fedele a se stesso), il sistema funziona e permette almeno inizialmente di portarsi con meno patemi in battuta sul piatto. Ancor più interessante notare come, sfruttando questa interfaccia alleggerita e facilitata, non sia comunque possibile raggiungere la varietà di colpi garantita dallo zone hitting, che rimane perciò strumento necessario ad alti livelli. Così come solo spogliandoci dei suggerimenti della CPU ed avendo pazienza saremo in grado di indurre un battitore avversario a girare la mazza su un ball e chiudere turni di lancio puliti, semplicemente sfruttando la varietà di mezzi a nostra disposizione e le reazioni avversarie. Varietà è proprio la chiave del gameplay di MLB 15: The Show, che mette a disposizione con e senza palla in movimento una serie talmente vasta di opzioni da sfociare potenzialmente in ogni soluzione possibile anche nel Baseball reale. Basi rubate, walk-on, errori, fuori campo, bunt e chi più ne ha più ne metta.

    Quest’ampio spettro di variabili è garantito e sostenuto da un’ottima intelligenza artificiale, legata coerentemente al livello di difficoltà e sorprendentemente anche agli eventi in partita. La CPU presenta infatti una peculiare programmazione, che studiando miriadi di statistiche permette ai giocatori in campo di reagire attivamente ai trend che possono svilupparsi nel corso di una partita, modificando il proprio comportamento di conseguenza. Le nostre prove hanno mostrato come questo sistema, per quanto non perfetto e causa di tanto in tanto di situazioni non proprio credibili, per la maggior parte del tempo metta il giocatore sulle spine e renda ogni match ad MLB una partita a scacchi. Le meccaniche sono davvero capaci di portare, con la dovuta pazienza, a momenti di pura esaltazione; e se all’inizio ci si sente persi in un mare di statistiche che possono sembrare in parte inutili, pazienza e dedizione mostreranno che nel titolo Sony San Diego, almeno a livello di gameplay, tutto è studiato al millesimo.
    E’ dunque un peccato che il comparto tecnico non sia sempre in grado di sostenere una produzione di tale portata. Il dev team si è concentrato quest’anno soprattutto sul net-code, riparando in buona parte alle gravissime problematiche dell’anno passato (anche se, con le nostre connessioni, una partita senza latenza è più che rara), e lasciando dunque un po’ in disparte il reparto visivo. Il salto, rispetto al porting che a tutti gli effetti fu MLB 14: The Show, è comunque visibile sin dal principio; tuttavia, viste anche le altre simulazioni sportive di alto livello presenti sul mercato, era lecito aspettarsi di più. La parte meglio riuscita, in termini tecnici, è senz’altro la moderazione degli stadi. Dalle minor league alla MLB assistiamo a ricostruzioni a dir poco maniacali, con deficit appena percettibili magari nella moderazione delle struttura più collaterali o, in qualche caso, nella realizzazione dei manti erbosi. Per il resto però siamo di fronte a palcoscenici veramente fantastici, adornati da una più che buona realizzazione di pubblico e coreografie. Molto curati anche i modelli poligonali degli atleti, azzeccati sia nella fisionomia che nella corporatura; così come incredibile il dettaglio di ogni pezzo d’equipaggiamento in campo. La stessa cura non è stata purtroppo riservata ad un comparto animazioni in parte inadeguato per questa generazione. Una volta in movimento (battuta e lancio a parte) gli atleti presentano tutti lo stesso set di animazioni e movenze, indipendentemente dalla corporatura e spesso anche dalla velocità. La reattività nelle fasi con palla in movimento, inoltre, risulta ancora una volta tallone d’Achille della produzione, smussando notevolmente la dinamicità delle azioni. Unendo queste problematiche ad una telecamera non sempre perfetta e ad un commento imbarazzante per monotonia, ripetitività e piattezza, ecco che anche quelle poche azioni davvero spettacolari non rendono come potrebbero.

    MLB 15 The Show MLB 15 The ShowVersione Analizzata PlayStation 4MLB 15: The Show è ancora ben lungi dall’essere un titolo perfetto, o un capolavoro universalmente riconosciuto. E’ infatti ancora fortemente limitato da un approccio sin troppo ermetico e da una mancanza di attenzioni nella costruzione della "cornice", che se da una parte sposta il focus sul gameplay (davvero fantastico), dall’altra non riesce a riprodurre spettacolarità e dinamismo dello sport che rappresenta. Tra luci ed ombre, però, è innegabile come da anni oramai quella di Sony San Diego sia una delle simulazioni sportive più apprezzate ed apprezzabili. La scalabilità del gameplay, la varietà di situazioni e -ancor più importante- la fedeltà maniacale per la disciplina rendono MLB 15: The Show un titolo fantastico anche a dispetto della sua ancor pronunciata ruvidità. Da provare (seriamente) almeno una volta nella vita!

    8.5

    Che voto dai a: MLB 15 The Show

    Media Voto Utenti
    Voti: 2
    8
    nd