Recensione Moebius: Empire Rising

Recensita la nuova avventura grafica di Jane Jansen, creatrice di Gabriel Knight

Recensione Moebius: Empire Rising
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  • Chi si ricorda di Gabriel Knight? Il venditore di libri antichi, scrittore e protagonista delle avventure grafiche di Jane Jensen? Un videogame cult, senza tempo, complice una trama tanto semplice quanto incredibile e terrificante, con personaggi indimenticabili, carichi di voodoo ed esoterismo, protagonisti di colpi di scena da togliere il fiato. La story writer americana che diede vita all'investigatore dell'occulto ha sfornato numerosi giochi nella sua gloriosa carriera e giunge adesso con Moebius: Empire Rising, la sua nuova avvenutra punta e clicca finanziata tramite Kickstarter. Anche dall'ultima Grey Matter, tutta l'abilità di Jane si è sempre giocata e vista negli anni, da quel Gabriel dei tempi che furono (e che tornerà in una versione Remastered a breve), in ogni suo videogame. Quindi la domanda è solo una: perchè hai fatto uscire questo scempio? Perchè, Jane, perchè?

    "Sono Kay e mi fa male un po' la spalla"

    Malachi Recter, Kay per gli amici, è un antiquario di lusso con QI di 180 e conto in banca a dodici zeri, un'infanzia infelice e un'arroganza degna del miglior bastardo in circolazione. Tratta di opere d'arte come se fossero patatine, chiamato ai quattro angoli del globo da facoltosi magnati e ancor più facoltosi trafficanti per stabilire il valore di un'opera, un libro antico, un corno intarsiato dallo stesso Hammurabi e indossato da Cleopatra per fare la toeletta, poi passato all'Eliogabalo per pulirsi le nari. Insomma uno che se ne intende e se la vede brutta nel duro mondo dell'arte clandestina, fascino e mistero con anni e anni di storia sulle spalle. Entra in scena all'improvviso il governo degli Stati Uniti. Un'agenzia segretissima che dà a Kay l'incarico di indagare su un assassinio a Venezia. Da lì si dipanerà una vicenda sulle prime intrigante, quasi degna della fama di Jane. Peccato per tutto il resto.
    L'incipit è di quelli che intrigano: perchè mai uno storico critico d'arte viene chiamato da un'agenzia governativa per indagare su un omicidio in Italia? Anche a livello di gameplay vediamo i primi tre capitoli dei sette totali ingranare in quarta. Certo, graficamente è meglio ricevere un pugno in un occhio, o forse sulla spalla, dato che Kay e il suo comprimario David si muovono a schermo con degli evidenti deficit motori ed è chiaro il perchè. Orripilanti aberrazioni fisiche li hanno condannati dalla nascita al gobbismo, tanto che a volte toccavamo lo schermo per portarci bene. Ma non fa niente: una colonna sonora davvero riuscita e un procedere degli eventi stimolante, aiutato da enigmi piuttosto semplici ma ben eseguiti, ci ha fatto inizialmente soprassedere sulle malformazioni poligonali di cui sopra. Il fatto di impersonare uno storico, un luminare dell'arte e degli eventi dell'umanità si riflette anche ovviamente sui compiti che, puntando e cliccando, man mano porteremo a compimento. Davvero riuscito all'inizio tutto l'impianto di intuizione logica del comportamento dei malformati attori. Esaminando un personaggio dovremo dedurre dalla sua figura e da una descrizione dataci da Kay a quali archetipi comportamentali corrisponda, cosa che aiuterà nei dialoghi per sbloccare gli avvenimenti e risolvere gli enigmi. Inoltre, l'agenzia segretissima che tutto può tranne che farsi conoscere, ci affiderà una decina di casi da completare oltre a quello di Venezia, e una buona parte dell'avventura consisterà nel racimolare indizi su vari antichi oggetti e persone che si riferisocono a numerosi eventi e personaggi storici realmente esistiti, in una specie di Trivial Pursuit 2.0 che ci ha affascinato sin da subito.

    Non fraintendeteci però, perchè Moebius anche in questo caso riesce a fallire clamorosamente, come un Pirro ultima maniera. Dopo le circa tre ore necessarie per superare i primi capitoli introduttivi, l'impianto logico-deduttivo così originale diventa solo più pedante, impelagandosi su informazioni da recuperare rigorosamente e analogie tra protagonisti e personaggi storici francamente imbarazzanti, che sfidano qualsiasi intuito che una persona minimamente acculturata potrebbe avere. Si procederà quindi cliccando quasi a caso sulle caselline degli indizi storici, non capendo l'analogia richiesta, oppure -ancor peggio- avendo già capito tutto due ore prima, dal primo indizio raccolto. Immancabilmente ne sono necessari altri dodici per poter completare il caso e la voglia di giocare diventa pari a quella di leggersi i tomi della lettera A della Treccani per venti volte di fila. La trama che ci aveva fatto passar sopra agli evidenti scivoloni tecnici di un prodotto mal concepito si affossa quindi su sè stessa, in un incedere surreale con ben pochi nessi logici da seguire, al di là degli enigmi più banali come tagliare un cordino con la forbice (per rincollarlo poco dopo con l'attack; avvincente quanto una mano sul tavolo) tanto che completare Moebius potrebbe diventare la tredicesima fatica di Ercole, per l'immensa gioia dei revisionisti pasticcioni adepti di Dan Brown. Il meglio però arriva verso la fine, quando i giochi si fanno davvero duri per i due protagonisti affetti da osteocondrite del cingolo scapolare. Si procede a tentoni tra una locazione e l'altra cercando di seguire una logica che, riflettendoci un attimo, non c'è. E abbiamo cercato in ogni modo di soprassedere sui numerosi bug e difetti per concentrarci sul procedere degli eventi, ma è semplicemente inutile. Il filo logico salta a destra e sinistra confondendo e disturbando chi gioca: ci siamo sentiti dei veri idioti, tanto da cheiderci che cosa stavamo lì a fare. Siamo addirittura arrivati a chiederci se potessimo vedere un simile fallimento in chiave burlesca, come un disastro talmente epico da diventare capolavoro imperituro. Ma no. Non è proprio questo il caso. Quando cominciano a scorrere i titoli di coda non si sa bene se bruciare il computer o guardarsi una puntata di South Park per farsi due risate.

    E' davvero frustrante assistere a una simile debacle, perchè le idee ci sono e l'impianto è ben pensato, ma l'esecuzione è pessima. Persino l'interfaccia si perde in clic inutili, con un inventario a scomparsa che costringe ad essere riaperto ogni volta per esaminare un singolo oggetto. Diamine! Vogliamo esaminarne due! Non possiamo farlo senza ripassare dal menu, dopo trent'anni di avventure grafiche? Aggiungiamoci degli sfuggenti blocchi neri che da tempo non vedevamo in una produzione che comunque ha racimolato circa 500 mila dollari per il suo sviluppo. Il caro vecchio flickering! Tu sì che ci sei mancato! E vederti ancora una volta qui, sui nostri schermi, dopo una decina d'anni ci ha quasi commosso. Hai reso ancora più tragicomico l'incedere spalla a spalla dei due protagonisti, i quali, quando cercano di abbracciarsi in un conturbante risvolto omosessuale, si compenetravano come i più dolci degli storpi digitali. Grazie flickering. Grazie.

    Moebius: Empire Rising Moebius: Empire RisingVersione Analizzata PCMoebius: Empire Rising è l'avventura meno riuscita dell'intera carriera della storica autrice americana. Una delusione profonda per tutti gli appassionati perchè tra bug e voragini narrative, anche quel poco che potremmo salvare si inabissa oltre le colonne d'Ercole, verso un'Atlantide di rovina software che non ci aspettavamo in nessun modo da uno studio con una simile esperienza. Salviamo l'audio, ben narrato e ben musicato. Peccato per quel che narra e quel che musica: un pot-pourri di storia, miti, bug, spalle dolenti e flickering (caro, vecchio...) che diventa sempre più confuso, più criptico, più noioso. Dopo due illustri ritorni sulla scena delle avventure, con Broken Sword 5 e Broken Age, rotti di nome e di fatto in episodi monchi, pensavamo di aver superato lo scoglio. Invece Jane Jensen non ce la fa e, anzi, rincara la dose con questo gioco che non possiamo consigliare se non ai fan più accaniti e solo dopo un deciso sconto natalizio. Almeno Revolution e Double Fine han dato alla luce un'inizio di prodotti (completarli era troppo difficile; meglio fare uscire 40 documentari su come non sono riusciti a finirli) che probabilmente saran degni di essere acquistati. Speriamo vivamente che la nuova edizione di Gabriel Knight porti un po' di linfa vitale ai Pinkerton Studio. Dopo una simile release ne avranno davvero bisogno.

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