Recensione Musashi: Samurai Legend

Action-Rpg e tinte pastello: sulla scia di Kingdom Hearts

Recensione Musashi: Samurai Legend
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  • PS2
  • Introduzione

    A distanza di 6 anni dalla sua apparizione su PSX, SQUARE-ENIX porta le gesta del valoroso Samurai capellone anche su Ps2. La leggenda di Musashi torna a rivivere in questa nuova avventura, con una veste grafica completamente rinnovata ed un mondo incantato tutto da scoprire. Quali pericoli dovrà affrontare questa volta il nostro eroe? Andiamo a scoprirlo!

    Once upon a time (You dressed so fine?)

    Il regno di Antheum è in pericolo. Il malvagio Gandrake, alimentato da bieche mire espansionistiche, ha rapito la bella principessa Mycella per impadronirsi dell’intero pianeta. Il cattivone non ha però fatto i conti col giovane e stilosissimo Musashi, eroe venuto da un altro pianeta, che farà di tutto pur di salvare la dolce pulzella e rimettere le cose a posto.
    Come avrete sicuramente notato, la trama è di una banalità unica (per non dire il massimo dello stereotipo). Non dobbiamo però dimenticarci che, seppur condito con una spruzzatina di RPG, ci troviamo di fronte ad un action-game, un genere che sicuramente non ha mai riscosso successo per la complessità delle sue storie. Assolutamente fuori dagli schemi, a differenza dell’intreccio narrativo, è l’eroe che andremo ad impersonare. Non si tratta infatti del solito Samurai senza macchia e senza paura, votato unicamente all’onore e alla disciplina, ma di un semplice (almeno all’apparenza) ragazzo che sembra tutto tranne che un temibile guerriero: Musashi ha capelli lunghissimi e ribelli, si veste come una rockstar ed è una vera forza della natura. Chi mai sarebbe tanto pazzo da riporre le proprie speranze in un tipo come lui? Ma i Mistici, naturalmente!!

    Ladro o Eroe?

    Balza subito all’occhio la scelta di dare al gioco un’impronta fumettistica o quantomeno fiabesca, un’ idea superbamente resa sia dalla coloratissima e accattivante grafica in cell-shading, sia dal character design rigorosamente in stile manga (tratti marcati e spigolosi, mani e piedi esageratamente grandi).
    Fin dai primi minuti di gioco, forse per l’ambientazione o per le azioni da compiere, inizia a prendere corpo la vaga sensazione di trovarsi tra le mani un gioco sfornato Naughty Dog (Crash Bandicoot, Jak & Dexter) anziché Square-Enix. La componente RPG difatti, se si escludono alcune caratteristiche che vedremo in seguito, è relativamente esigua e rappresenta una minima percentuale se si considera il gameplay nel suo insieme.
    Le azioni di base che saremo chiamati a compiere sembrano quelle tipiche di un genere platform: saltare, arrampicarsi, sbarazzarsi dei nemici, distruggere casse e oggetti, raccogliere monete e aprire forzieri. Da notare però che l’aspetto principale del gioco, pur essendo composto da vari elementi, è dato quasi esclusivamente dalle fasi di combattimento. Solo in sporadiche occasioni dovremo preoccuparci di fare qualcosa di diverso dallo spaccare teste e maciullare ossa (si fa per dire, in quanto la stragrande maggioranza dei nostri avversari sarà composta da robot e congegni meccanici di ogni forma e dimensione!) come, ad esempio, azionare interruttori o accendere torce.
    Come ogni grande guerriero che si rispetti Musashi ha a sua disposizione una serie di combo, più o meno spettacolari, che lo aiuteranno a farsi strada tra orde di nemici inferociti. Alcune dipendono dal tipo di arma equipaggiata (cinque in tutto, escludendo l’inseparabile katana), altre ci vengono insegnate dal nostro maestro peloso. Oltre alle barre dei punti vita e magia (i classici PV e PM, quest’ultimi necessari per l’esecuzione di alcune combo) il nostro paladino è provvisto di una barra di focus che serve per agganciare i nemici e, una volta riempita, a riprodurne le mosse.
    La cosa curiosa infatti, e qui si inizia a riconoscere lo stile Square-Enix, è che potremo “scippare” le mosse ai nostri avversari copiandole nel momento in cui veniamo attaccati. Se dal punto di vista teorico questo aspetto può risultare interessante, dal lato pratico dobbiamo constatare che tale procedimento è spesso complicato e a tratti frustrante, a causa della difficoltà di individuare il momento esatto in cui agire, soprattutto nelle fasi più frenetiche. Altro aspetto veramente non convenzionale di questo titolo è dato dalle azioni poco cavalleresche che dovremo compiere nei panni del giovane eroe. Se infatti il nostro nobile (e gradito) compito è quello di salvare fanciulle, un pò meno nobile è la possibilità di usarle come arma per sbaragliare i nemici. Mentre portiamo le ragazze in braccio, potremo scagliarle (nel vero senso della parola) contro i nemici o lanciarle in aria per eseguire un attacco roteante in grado di stendere chiunque ci sia vicino. La stessa cosa, anche se decisamente meno d’effetto, ci è consentita raccogliendo alcuni oggetti e addirittura nemici una volta immobilizzati.
    A parte questi due elementi degni di nota, la struttura di gioco risulta decisamente lineare e poco diversificata: i vari livelli non offrono situazioni particolarmente originali e le diverse combo, sebbene siano molto scenografiche, il più delle volte risultano inutili sia per il tempo di esecuzione (non molto lungo a dire la verità, ma nemmeno immediato come un semplice attacco) che per la facilità degli scontri. I combattimenti, tranne i Boss di fine livello e qualche rara eccezione, sono poco impegnativi e possono essere facilmente fronteggiati a colpi di spada. Come se non avessimo abbastanza a cui pensare, durante il corso del gioco dovremo anche salvare gli abitanti del villaggio, i Mistici (alcuni dei quali con dei nomi veramente assurdi), intrappolati dentro a sfere blu che troveremo sparse per il globo. Questo è un aspetto importante, poiché ognuno di loro, una volta ritornato in città, vi darà la possibilità di accedere a negozi e a servizi interessanti. A renderci la vita difficile, oltre ai perfidi scagnozzi di Gandrake, troveremo anche la gestione manuale della telecamera: purtroppo l’assenza di una visuale “standard” costringe spesso il giocatore a trovarsi in situazioni di estrema confusione, soprattutto durante gli scontri con i Boss. Diventa così un’impresa ardua riuscire a capire dove si trova un avversario o semplicemente avvistare l’appiglio a cui aggrapparsi.

    Un pizzico di Gioco di Ruolo

    Come accennato sopra, seppur in maniera poco marcata, questo titolo gode, tra le altre, di caratteristiche tipiche dei giochi di ruolo. A differenza dei normali action-game, infatti il giocatore può accumulare punti esperienza da utilizzare per potenziare i propri parametri (attacco, forza, energia, difesa ecc.) e disporre di un vero e proprio equipaggiamento, costituito da due armi e un accessorio. Il livello di avanzamento è abbastanza graduale e poco personalizzabile (scegliere di sviluppare una caratteristica a dispetto di un’altra non comporta grossi cambiamenti), così come l’acquisizione di tecniche che ci permettono, attraverso l’uso di particolari oggetti, di effettuare azioni più complesse come il doppio salto o l’arrampicata.
    Nel corso della nostra avventura dovremo spesso far ritorno alla città di Antheum per compiere una serie di azioni tipicamente “ruolistiche”, come riposare nel nostro appartamento per recuperare energie, salvare (anche se i punti di salvataggio sono dislocati un po' ovunque), interagire con i personaggi, potenziare le armi, visitare negozi e cimentarsi in qualche minigioco. Va detto però che le visite alla città, essendo molto frequenti e quasi sempre obbligatorie, tendono a rallentare (decidete voi se è un pregio o un difetto) un ritmo di gioco già abbastanza appesantito da qualche caricamento di troppo.
    In qualche raro frangente, potremo inoltre servirci di mezzi di trasporto (moto, nave volante, treno), con tanto di relativo minigioco, per raggiungere una determinata location. A parte queste brevi fasi, la maggior parte del gioco si svolge entro sentieri prestabiliti e percorsi obbligati. La libertà di esplorazione è ridotta all’osso e le zone visitabili, oltre ad essere piuttosto essenziali e prive di particolari, si contano sulle dita di una mano. Una limitazione ancor maggiore è data dal fatto che spesso, per motivi di copione, dovremo recarci più volte nella stessa area. Va precisato che, se graficamente questo titolo rappresenta un gioiellino (sembra più un cartone animato che un videogame), altrettanto non può dirsi della colonna sonora e degli effetti audio. Le musiche sono infatti poco curate e ripetitive (cosa veramente insolita per una produzione Square-Enix) mentre i dialoghi, per la maggior parte nemmeno doppiati, sono banali e privi di spessore. Una buona parola va spesa invece a favore della longevità che, a patto di perdere tempo ad imparare le mosse, accumulare punti esperienza e completare i minigiochi, arriva ad offrire un'esperienza di gioco di gran lunga superiore alle 15/16 ore.

    Samurai Legend Musashi Samurai Legend MusashiVersione Analizzata PlayStation 2Nonostante gli sforzi profusi, Musashi - Samurai Legend non rappresenta nulla di innovativo nell’ormai saturo mercato degli action-game. Si tratta sicuramente di un titolo più che godibile e dalla buona longevità, comunque adatto a chi è alla ricerca di divertimento senza particolari pretese. Purtroppo i non trascurabili difetti che presenta (eccessiva linearità, basso livello di difficoltà) lo rendono un titolo che difficilmente sarà gradito dai palati più sopraffini.

    7.0

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