Recensione Myst

Myst apre ancora una volta le sue pagine, questa volta ci risucchia su PSP...

Recensione Myst
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  • DS
  • iPhone
  • Pc
  • Psp
  • A tale of Books

    Nel lontano 1993, i giocatori di tutto il mondo si lasciavano affascinare da Myst, surreale punta e clicca (il primo con visuale in prima persona, si potrebbe definire pioniere di questo sotto genere) creato dai fratelli Rand e Robyn Miller in cui vestivamo i panni di un uomo intrappolato in un libro chiamato, appunto, Myst. Disponibile inizialmente unicamente per Macintosh, nel corso degli anni è stato convertito per le più svariate piattaforme, e ha prodotto un gran numero di seguiti, diventando un vero e proprio gioco di culto.
    Sono passati più di dieci anni da allora, e Myst fa inatteso ritorno nel mondo videoludico moderno, questa volta nell’inedita veste portatile per la piccola di casa Sony.
    Il progetto, che inizialmente sembrava sarebbe stata un’esclusiva giapponese, è finalmente in dirittura d’arrivo per l’Europa grazie a Midway.
    Ennesimo porting ad affollare un mercato già fin troppo saturo di finestre sul passato, riuscirà il titolo di Cyan Worlds ad incantare anche la platea moderna?

    A Stranger in the Myst

    Se si pensa al genere delle avventure grafiche, la prima cosa a farsi largo tra nostalgiche memorie sono i punta e clicca made in Lucas, tanto apprezzati fino al tramontare degli anni novanta, ormai pressochè svaniti.
    Paradossalmente Myst, che si rifà in più di un senso a quel genere di titoli, non ne condivide gli elementi forse più caratteristici, ovvero la presenza di un ampio cast di personaggi variopinti e particolari o l’inventario ricco di oggetti bizzarri da usare al momento giusto per sbloccare situazioni al limite del possibile.
    In Myst ci ritroveremo abbandonati, senza spiegazione alcuna, su una piccola isola in mezzo ad un’interminabile distesa d’acqua. Una volta nel libro, lo straniero (il nome con cui ci si riferisce al giocatore all’interno della storia) dovrà esplorare l’isola, su cui sorgono misteriose costruzioni di pietra e legno zeppe di marchingegni tecnologicamente non identificabili. Gli unici rumori ad accompagnarlo saranno quello del vento che spira tra le fronde e il sibilare dei misteriosi macchinari al lavoro.
    Sin da subito potremo vagare liberamente per la quasi totalità dei vari ambienti ed esaminare un discreto numero di particolari.
    Facendo buon uso di piccoli indizi sparsi qua e la, e soprattutto del nostro intelletto, potremo cominciare a risolvere uno per uno i numerosi e complicati enigmi nascosti celati nei posti più impensabili dell’isola, che ci aiuteranno a scoprire il mistero che si cela dietro di essa.
    Inizialmente non potremo che muoverci a caso nel silenzio, ma eventualmente ci imbatteremo in una biblioteca nella quale troveremo due libri: uno rosso ed uno blu. Dentro ciascuno di essi, un altro essere umano intrappolato.
    La trama ruota proprio attorno a queste due emblematiche figure e alla loro surreale vicenda familiare: i due sono fratelli, e sono stati imprigionati nei tomi dal padre.
    Raccontando ognuno la propria versione dell’accaduto cercheranno di accattivarsi le simpatie del giocatore, che dovrà decidere a quali delle due voci contrastanti dare ascolto, ed eventualmente tentare di liberarla dall’inusuale gabbia cartacea.
    Per fare questo sarà necessario trovare le pagine perdute dei due libri, che una volta messe al proprio posto permetteranno ai fratelli di continuare a parlarci, aggiungendo elementi ai propri racconti. E dove trovare le pagine, se non all’interno di altri libri, portali per altrettanti altri improbabili piccoli mondi deserti?

    Foggy Conversion

    Più di dieci anni sono un fardello pesante da reggere, anche per le spalle di un porting su console portatile. E Myst non è cambiato di una virgola dalla prima volta che è apparso sullo schermo di un computer.
    Certo, il gioco ora è adattato al formato letterbox della PSP, ma le novità si esauriscono praticamente qui, ed inevitabilmente quello a cui ci si trova davanti una volta accesa la console sono dei vecchi fondali renderizzati.
    Questo permetterà di giocare su un gradevole effetto nostalgia per tutti coloro i quali hanno avuto la fortuna di perdere gradualmente sanità mentale con l’originale, ma si rivela un vero problema per le nuove generazioni di giocatori che, inutile dirlo, sono la fetta di mercato più grande dell’utenza Sony.
    Costoro si troveranno di fronte ad una grafica d’altri tempi, dettagliata ma pur sempre terribilmente datata, fatta di immagini statiche modellate in 3D, animazioni praticamente inesistenti e soprattutto un ritmo di gioco che non ha nulla a che spartire con il concetto di Azione.
    Camminare da una zona all’altra dell’isola vuol dire passare attraverso una serie di schermate immobili, uno slideshow di immagini, senza alcuna animazione che le leghi o che lasci intuire che il movimento sia effettivamente avvenuto.
    Di quando in quando scene animate sottolineeranno il dipanarsi della trama, oppure la risoluzione di alcuni enigmi che in alcuni casi risultano in sensibili cambiamenti di alcune delle aree del gioco.
    Raramente, taluni elementi dei fondali sfoggiano buone animazioni, come una farfalla che svolazza fra gli alberi oppure l’acqua di una fontana in movimento. In ogni modo si tratta di effetti che sfortunatamente condividono l’anzianità del resto dell’aspetto tecnico del titolo.
    Queste piccole eccezioni spezzano però la silenziosa staticità del mondo di Myst, senza comprometterne la carica evocativa, che non sarebbe sicuramente la stessa nel caso in cui il gioco fosse stato rimaneggiato graficamente.
    Complice dell'eccezionale distacco dalla realtà del gioco è l’accompagnamento sonoro, fatto di effetti che risaltano i rumori degli ambienti e, raramente, di semplici brani musicali che aiutano a calarsi nella sua atmosfera riflessiva.
    Qualunque azione sia possibile compiere verrà indicata dal cursore (che comanderemo attraverso il d-pad o, meglio ancora, la levetta analogica): spostandolo su particolari elementi dei fondali od oggetti sarà possibile interagire con essi mentre muovendolo verso i bordi dello schermo ci gireremo oppure cammineremo in avanti.
    Tutto qui.
    Questo è l’unico modo di interagire con l’ambiente circostante.
    Malgrado la limitatezza del sistema di controllo ed il motore grafico datato, se preso nel modo giusto si rimarrà lentamente ed inevitabilmente colpiti dalla varietà degli ambienti, dall’incredibile atmosfera e soprattutto dagli stimolanti enigmi che offre in quantità.
    La longevità del titolo è imprevedibile, dipende completamente dall’abilità e dalle capacità d’intuizione del giocatore. Si potrebbe finirlo in poche ore, ma potrebbe letteralmente durare anche mesi. Non è un mistero che per quanto Myst sia stato a suo tempo un vero caso, molti dei giocatori che ne hanno decantato le doti non siano nemmeno riusciti a portarlo a termine!
    In definitiva il gioco trae vantaggio dalla sua età avanzata, che lo aiuta a sottolineare il particolare surrealismo, ma il prezzo da pagare per questo è alto: proprio come un buon vino, è l’invecchiamento a preservarne la qualità e l’attrattiva per coloro i quali sono in grado di godere del suo intenso sapore. Parafrasando l’azzeccato paragone, il problema è la possibilità altissima che il Myst non venga compreso.
    Affatto non aiutano alcuni piccoli e goffi problemi inediti della versione PSP, come l’inspiegabile lentezza di molti dei caricamenti, anche quelli tra i più elementari passaggi di schermata, e la scomodità del sistema di controllo (la mancanza del supporto del mouse non tarda a farsi sentire).
    Non ultimo, in alcuni casi lo stretching delle schermate risulta in alcuni piccoli errori nella resa di alcuni elementi degli sfondi, specie quelli mobili, che per quanto apparentemente impercettibili non sfuggiranno all’occhio dei giocatori più attenti ai dettagli.

    Myst MystVersione Analizzata PSPNon ci si lasci trarre in inganno dalla votazione, Myst è un capolavoro intramontabile, impossbile da valutare secondo i canoni odierni. Sebbene la conversione non si possa ritenere propriamente perfetta, resta un’occasione di portare con se un piccolo mondo in cui restare dolcemente intrappolati per lungo tempo. A patto che si possegga il gusto necessario per apprezzarlo. Un gioco stimolante nell’animo, riflessivo, semplice ma complesso al tempo stesso, decisamente unico non solo nel panorama videludico portatile, ma anche in quello delle console da casa. Sicuramente un prodotto per pochi.

    7

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