Recensione Necrovision

Un fps alla "vecchia maniera"

Recensione Necrovision
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  • Pc
  • Eredità pesanti

    Uno degli aspetti più affascinanti dell’universo videoludico è, indubbiamente, la grande quantità e varietà di interpretazioni che si possono avere per uno stesso genere, nonostante sia presente anche in questo settore una certa tendenza ad appiattirsi sugli standard di maggior successo di un determinato momento. NecroVisioN è, appunto, uno di quei titoli che esce fuori dagli schemi, creato con un concept distante dai canoni imperanti nel mercato con il preciso intento di presentare al pubblico qualcosa di “diverso”, senza avere, però, velleità di innovazione o rivoluzione. Il gioco sviluppato dallo studio polacco The Farm 51 ha, in questo senso, più di un debito con il fortunato Painkiller, titolo che qualche anno fa si impose all’attenzione del pubblico e della critica presentando un gameplay che si rifaceva chiaramente all' “old-school” degli FPS e con un ambientazione assolutamente originale, entrambi ingredienti di cui si compone anche NecroVisioN. I punti di contatto tra i due titoli non si fermano qui - perfino il motore grafico è una versione migliorata del PAIN Engine - e la cosa non stupisce considerando che due dei tre fondatori di The Farm 51 sono ex membri di People Can Fly, studio sviluppatore del succitato titolo: dove i due titoli sono forse meno assimilabili è, invece, nel risultato finale.

    Discesa all'inferno

    NecroVisioN è un first person shooter ambientato durante la battaglia di Verdun, uno degli scontri più lunghi e sanguinari della Prima guerra mondiale. La scelta del primo conflitto mondiale, a dispetto della ormai fin troppo abusata Seconda guerra, basterebbe già da sé a determinare uno scenario assolutamente originale, ma NecroVisioN non si ferma qui ed utilizza questa solo come base di partenza per sviluppare successivamente una trama horror gotica con ambientazioni dark, infarcite di non-morti, vampiri, demoni, negromanti e spettri. Il giocatore vestirà i panni di Simon Bukner, un soldato americano partito volontario con l’esercito inglese (gli USA entreranno in guerra solo nell’anno successivo), che si ritrova ad essere l’unico sopravissuto della sua colonna dopo un’imboscata e che, suo malgrado, dovrà combattere per la salvezza dell’umanità intera: quella della scelta di un americano come protagonista è una piccola forzatura che poteva essere a nostro avviso evitata, forse utilizzata per creare un protagonista neutro nei confronti dei giocatori europei cui è destinato il titolo.
    L’intera trama è svelata da lettere scritte da soldati deceduti che si possono rinvenire negli scenari, e da sessioni d’intermezzo tra una missione e l’altra, composte da sequenze di disegni e narrazione, che ripercorrono quello che si è svolto nella fase di gioco appena terminata dandogli un senso compiuto: se quello delle lettere può essere considerato un espediente narrativo appropriato non è, invece, ben chiaro il motivo per cui il resto degli accadimenti non venga spiegato direttamente in-game (con parti recitate oppure con cut scene) come del resto viene fatto nella primissima parte del gioco, optando per una soluzione kitsch e poco coinvolgente. Ad ogni modo, la trama di NecroVisioN non è certo l’elemento essenziale del titolo, essendo poco più di un pretesto per spiegare la contaminazione demoniaca del mondo reale, e la conseguente opera di “pulizia” che il giocatore è chiamato ad operare: decisamente più pregnante è il carattere dark e oppressivo dell’atmosfera di gioco, che rende in alcuni casi molto bene il concetto di “inferno sulla terra” (ma anche sottoterra in questo caso).

    Cara vecchia carneficina

    NecroVisioN è uno sparatutto che si rifà alla più vecchia concezione del genere, con un gameplay immediato caratterizzato da azione adrenalinica, pochi tatticismi, nemici che si muovono in massa e che basano la loro forza sul numero, boss finali per ogni quadro, uno stile decisamente splatter ed una potenza offensiva che aumenta nei livelli fino a toccare vette di estrema violenza, parzialmente mitigata dall’accentuato tono grottesco che le conferisce un taglio meno realistico.
    La peculiarità maggiore del titolo di The Farm 51 è sicuramente nell’ampio spazio dato agli scontri corpo a corpo, con armi bianche, calci e armi da fuoco da utilizzare in simultanea per ottenere combo molto divertenti e diverse, che non mancheranno di appagare il giocatore: inoltre, per consentire di sfruttare al meglio questa caratteristica, è stato inserito anche una sorta di bullet time, attivabile caricando il livello di furia oppure automatico (quando si è prossimi alla morte), un’ ottimo espediente per evitare confusione eccessiva nelle fasi più concitate. La scelta di come affrontare gli scontri compete, quindi, solo al giocatore, che può disporre di un campionario di armi abbastanza nutrito tra fucili, mitra, armi bianche, esplosivi, granate, pistole e armi demoniache, dando corpo a soluzioni abbastanza varie: solo per i boss di fine livello le scelte sono quasi obbligate, per il resto libero spazio alla fantasia distruttiva considerando, però, che le armi da fuoco hanno un quasi sempre un effetto immediato esclusivamente con gli head shoots. A questo proposito, dobbiamo annotare come il sistema di mira di NecroVisioN si riveli, purtroppo, approssimativo, andando ad incidere in maniera abbastanza rilevante sull’esperienza di gioco.
    Anche l’IA in NecroVisioN è carente sotto molti punti di vista: se per i nemici zombie è accettabile un comportamento teso ad arrivare allo scontro fisico senza una qualsivoglia tattica di base o malizia, meno comprensibile è la lentezza dei soldati nello sparare una volta che ci hanno avvistati e la limitatissima varietà di strategie che mettono in campo, con totale assenza di una qualsivoglia capacità di uscire dallo schema base. Critica che in effetti può essere estesa anche ai boss e ad ogni altro avversario, potente o meno, indice di routine comportamentali elementari e ridotte all’osso. Gli sviluppatori hanno perso, in questo caso, una buona occasione per creare un gioco vario, che alternasse situazioni di carneficina pura a momenti più tattici, rendendo di fatto poco accentuata la differenziazione tra le varie tipologie di avversari. Il risultato finale è un titolo al di sotto dei parametri odierni che, con il passar del tempo, diventa troppo ripetitivo e schematico, la cui unica difficoltà è data, anche al livello più elevato, dalla quantità di nemici e null’altro; si perde cosi parecchio dello slancio iniziale e, complici altre carenze involontarie (come la poca reattività dei soldati di cui sopra o il bloccarsi dei nemici nello scenario in alcune occasioni), il gioco diventa troppo simile ai titoli del passato, in un’accezione non certo positiva questa volta.
    La longevità del gioco si attesta su buoni livelli per il genere, migliorata in single player dalla presenza di sfide esterne alla modalità storia, capaci di offrire un diversivo rapido sempre sul tema “vai e stermina tutti”.
    NecroVisioN ha, come quasi tutti gli FPS, una modalità multiplayer fino a 16 giocatori, composta dalle quattro tipologie classiche di scontro: deathmatch, deathmatch a squadre, capture the flag (artifact in questo caso) e sopravvissuto. Sfortunatamente, in sede di analisi non c’è stato possibile testare tale modalità a causa di problemi tecnici interni, per cui integreremo nel prossimo futuro l’articolo con questa parte, sospendendo per ora il giudizio.

    People can not fly

    Come accennato nell’introduzione, NecroVisioN utilizza una versione modificata del PAIN Engine, motore che in questa occasione mostra il peso degli anni nonostante le modifiche apportate: a fronte di un primissimo impatto visivo discreto, grazie alla presenza di effetti superficiali e particellari che riescono a creare un ambiente di gioco complessivamente gradevole, l’impressione generale è quella di un titolo bloccato a cavallo tra la nuova e la vecchia generazione, complice una modellazione dei personaggi e delle armi decisamente troppo semplificata, con animazioni non sempre fluide e di limitata varietà. A guastare un quadro già non esaltante, intervengono anche frequenti cali di frame in molte delle situazioni di gioco, e una serie di bug risolti solo parzialmente dalla patch rilasciata in questi ultimi giorni. Il comparto tecnico di NecroVisioN è, inoltre, poco comprensibilmente pesante e molto esoso in termini di risorse (perlomeno rapportandolo alle sue prestazioni), con tempi di caricamento abbastanza lunghi tra una missione e l’altra, ma anche per dei semplici respawn: probabilmente The Farm 51 ha fatto il passo più lungo della gamba in questa occasione, presentando un titolo che aveva bisogno di ulteriore tempo per essere perfezionato. Il motore fisico Havok si dimostra ancora una volta all’altezza della situazione, confermandosi come una delle scelte più solide nel campo, al momento attuale.
    Assolutamente nella norma gli effetti sonori, mentre l’accompagnamento musicale merita una piccola menzione d’onore, quale elemento capace di contribuire fattivamente nella creazione di un’ambientazione gotica ed oscura. Il titolo è completamente doppiato in italiano, un elemento positivo questo soprattutto perché permetterà di godere delle frasi di Simon, una piccola nota divertente durante i massacri.

    Necrovision NecrovisionVersione Analizzata PCSe si dovesse utilizzare una sola parola per definire NecroVisioN questa sarebbe grezzo. Grezzo in un’accezione positiva, per quanto riguarda stile di gioco, cattiveria, violenza grottesca, protagonista, armi ed ambientazione: ma grezzo anche in un senso negativo, per quanto concerne realizzazione tecnica, poca varietà nel gameplay, ottimizzazione limitata e utilizzo di soluzioni non sempre all'altezza. Non si può certo affermare che NecroVisioN sia un titolo noioso o che non abbia nulla da offrire ad un giocatore, soprattutto per gli amanti dei vecchi FPS: questo però non basta a sopperire ai molti difetti del titolo, che impediscono di sfruttare a dovere un’idea di base interessante. La nostra convinzione è che questo team abbia intravisto la strada giusta, ma in questa occasione non abbia avuto la forza necessaria per percorrerla nel migliore dei modi.

    5.5

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