Need For Speed Undercover: recensione della versione PSP

Fuga su PlayStation Portable per il racer EA

Need For Speed : Undercover
Recensione: Xbox 360
Articolo a cura di
Disponibile per
  • PS2
  • DS
  • Xbox 360
  • Wii
  • PS3
  • iPhone
  • Pc
  • Psp
  • Anche Psp vuole la sua controparte

    Quinto episodio della serie ad approdare sul portatile Sony, Need for Speed: Undercover segue al dimenticabile ProStreet uscito lo scorso anno. La volontà degli sviluppatori è stata quella di rinnovare una serie in lento declino, realizzando un sunto tra i punti di forza dei capitoli usciti negli ultimi sei anni. Undercover, dunque, mostra un gameplay accostabile a quello del vecchio Most Wanted, caratterizzato dalla presenza delle pattuglie di polizia atte ad ostacolare i piloti. Dei vari Underground riprende il completo tuning estetico, che spazia dagli elementi della carrozzeria alle aerografie e vernici. La fotografia è anch’essa similare a quella vista in Most Wanted, resa particolare dai toni caldi e dalla presenza di panorami assolati. L’ambientazione aperta, infine, si può trovare a partire dal secondo Underground. Il risultato di tale operazione si è rivelato, per quanto riguarda la versione di riferimento vista su Ps3 e Xbox 360, discretamente godibile, pur senza apportare nulla di nuovo al genere. Vediamo cosa propone EA con questa edizione portatile, giustamente adattata alle specifiche della console Sony.

    Il crimine paga più della polizia

    La modalità Carriera, fulcro del titolo, pone le basi su un’esile plot narrativo, costellato dai soliti cliché del genere - cinematografico soprattutto - dell’action su quattro ruote. Impersoneremo un anonimo poliziotto infiltratosi nei meandri della malavita locale portando a termine gare clandestine e lavoretti illeciti, per poi tornare dalla parte della giustizia catturando, nelle vesti di agente di polizia, i pezzi grossi dell’organizzazione criminale. La trama si dipana attraverso cutscenes girate con l’ausilio di attori in carne ed ossa, davvero ben realizzate per quanto concerne fotografia e recitazione, e, in parte, tramite comunicazioni via cellulare durante le quali sentiremo solo la voce del nostro interlocutore.

    La città che fa da sfondo alle vicende si suddivide in tre aree distinte. La struttura aperta che caratterizza la versione per console da salotto è stata ridotta a poche missioni dalle connotazioni free-roaming, mentre, per quanto riguarda la selezione degli eventi ai quali partecipare, la scelta avviene esclusivamente attraverso un menu. Undercover, a onor del vero, mette in scena ambientazioni alquanto limitate, di certo non in grado di restituire la sensazione di trovarsi all’interno di una metropoli. Le tre aree, infatti, si rivelano essere tre diversi quartieri, totalmente slegati tra loro e per nulla coesi nel level design.

    Il titolo EA pone le basi sia sul guadagno di denaro al fine di acquistare e potenziare/personalizzare i veicoli, sia sull’accrescere della taglia che il nostro alter ego andrà man mano maturando. Con l’aumentare di tale valore avremo, infatti, accesso a nuovi eventi e automobili. Il parco auto può contare su una buona selezione di mezzi, per quanto non troppo ricca (32 i veicoli a disposizione): dalla comune Golf, alle prestanti Lamborghini e Porsche, passando per le sempreverdi Mazda RX-8 e Nissan Skyline. Il numero di gare e missioni a disposizione si rivela più che buono: 145 sono gli eventi che compongono la lunga Carriera. Alle classiche competizioni e prove a tempo i programmatori hanno aggiunto inseguimenti contro la polizia, consegne di veicoli rubati e missioni al volante di un’auto delle forze dell’ordine durante le quali il giocatore dovrà speronare ferocemente il delinquente di turno. Purtroppo, a compromettere tale apparente varietà, vi è l’eccessivo ripetersi delle stesse meccaniche di gioco (scappa, cattura, distanzia, ecc.), nonché una lunga serie di problemi concernenti il comparto tecnico e il gameplay; lacune che, oltre a denunciare uno sviluppo affrettato, rovinano un’esperienza che poteva rivelarsi, se non originale, sufficientemente valida dal punto di vista della mole ludica messa a disposizione. Si cita, infine, il pieno supporto alle possibilità di connessione wireless di Psp, con una modalità multi giocatore sia Ad hoc che Infrastruttura (tramite il servizio EA Nation).

    L’intelligenza degli stupidi

    Dal punto di vista dei controlli Undercover si attiene alla prassi, con la X adibita all’acceleratore, il quadrato al freno, ed il dorsale sinistro per il turbo. Si aggiunge a questi la possibilità, tramite la pressione del tasto cerchio, di attivare una sorta di bullet time (espediente già visto nella serie), il quale ci permette di realizzare manovre rapide con una certa disinvoltura e, in sostanza, si dimostra l’unica soluzione al fine di superare indenni la maggior parte delle curve. Undercover, infatti, offre un modello di guida piuttosto poco rifinito: i veicoli tendono a slittare fin troppo, rendendo ostica qualunque manovra che richieda una sterzata sopra ai 40 gradi. La frustrazione che consegue nel non poter controllare adeguatamente le vetture, se non attraverso l’uso smodato del ralenti, raggiunge presto picchi elevati, soprattutto in considerazione dell’IA degli avversari; intelligenza artificiale talmente raffazzonata da meritare un approfondimento in questa sede. Gli avversari, infatti, soprattutto durante le prime gare (caratterizzate da veicoli poco performanti), si dimostrano tanto “disonesti” quanto inetti. A parità di veicolo, il pilota controllato dalla cpu correrà sempre più di noi, salvo poi andare a cozzare contro il primo automobilista solitario che sopraggiunge a 50 km/h (impossibile non vederlo e non schivarlo). I due mezzi, poi, si produrranno in un muso contro muso della durata di parecchi secondi, dopo di che, come se nulla fosse, ci ritroveremo l’avversario nuovamente dietro di noi, pronto a superarci, nonostante il distacco teoricamente incolmabile appena subito. Nemmeno le pattuglie che la polizia ci sguinzaglierà contro riescono nell’intento di risultare credibili, finendo spesso (se non sempre) coll’effettuare manovre a dir poco folli, come cercare di tagliarci la strada sbagliando completamente tempismo e andando inesorabilmente ad infrangersi contro il guard-rail.

    Uno scenario desolante

    Undercover mette in luce un comparto tecnico a dir poco disastroso, rivelando ulteriormente uno sviluppo alquanto approssimativo; dai modelli delle automobili, veramente poveri e poco rifiniti, fino alla realizzazione imbarazzante di scenari ed elementi di contorno. Le strade vedono protagonista un traffico veicolare ridicolo, composto da una manciata di modelli e non più di 4 o 5 mezzi su schermo contemporaneamente (auto della polizia comprese). A nulla serve nascondersi dietro le limitate capacità hardware di Psp; titoli come Burnout Legends, hanno dimostrato, diversi anni fa, come il portatile Sony riesca a gestire ambienti complessi e un buon numero di elementi 3D. E senza soffrire di un frame-rate altalenante o di fenomeni di pop-up, problemi che, prevedibilmente, colpiscono la produzione EA. Si potrebbero salvare da una bocciatura solo alcune strutture che fanno da sfondo alle ambientazioni, per quanto, una palette slavata e textures di bassa qualità non contribuiscano a rendere piacevole un singolo scorcio. Da menzionare, infine, la pessima interfaccia grafica presente durante le gare; interfaccia che, oltre ad occupare un’area sin troppo estesa dello schermo si rivela come una delle più anti-estetiche mai viste: impossibile non rimanere esterrefatti “ammirando” il finto specchietto retrovisore che campeggia al centro della visuale. In conclusione, basterebbe recuperare il vecchio Need for Speed: Underground Rivals per rendersi conto di come un titolo appartenente alla stessa serie e sviluppato quattro anni prima, si dimostri in tutto e per tutto migliore, prova definitiva del fatto che Undercover sia stato realizzato in fretta e furia, sfruttando un brand che, tuttavia, non si può più considerare garanzia di qualità.
    Dal punto di vista sonoro il titolo EA può contare sulla tipica cura per quanto riguarda la selezione della tracklist, ricca di brani su licenza (più o meno) famosi che, tutto sommato, potrebbero accontentare l’orecchio dell’ascoltatore medio (la colonna sonora annovera pezzi che spaziano tra il rock, la techno e l’hip-hop). I programmatori hanno aggiunto, inoltre, la possibilità di caricare i propri files mp3 dalla memory stick, per quanto, inspiegabilmente, si possono ascoltare solo nei menu di gioco, relegando la feature nei meandri dell’inutilità. Non si salva nemmeno il comparto campionature, caratterizzato da una serie di effetti sonori in parte riciclati (come l’attivazione del Nos), in parte poco efficaci e ripetitivi: uno schianto contro un’automobile ricorda una bottiglia di vetro che s’infrange al suolo, ed il medesimo effetto viene utilizzato anche nel momento in cui il frontale avviene contro un camion. Non ci siamo.

    Need For Speed : Undercover Need For Speed : UndercoverVersione Analizzata PSPMaldestro e frettoloso tentativo di rinnovo per una serie che ha sempre vissuto di alti e bassi, Need For Speed: Undercover, in questa versione Psp, non riesce a strappare l’agognata sufficienza. A compromettere l’esperienza di gioco concorrono orrori di natura tecnica e, altri, ben più gravi, che nascono da una struttura di gioco obsoleta e da un design generale piatto e ripetitivo. Il racer EA si rivela un noioso riproporsi di tutti gli elementi che hanno caratterizzato la serie di Need For Speed negli ultimi cinque anni: dal tuning estetico, agli inseguimenti con e contro le forze dell’ordine, passando per un’ambientazione aperta; caratteristica, quest’ultima, ridotta all’osso nella versione presa in esame. Le gare a disposizione, per quanto piuttosto varie, si rivelano prive di valore ludico, irrimediabilmente rovinate da un’AI degli avversari a dir poco esilarante, un frame-rate ballerino e una modellazione poligonale di mezzi e scenari pressapochista. Contribuiscono alla bocciatura un’interfaccia grafica tristemente antiestetica e una trama raffazzonata che, se non altro, può contare su alcuni filmati live-action davvero ben realizzati.

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