Recensione Neon Drive

Dopo aver esordito su App Store, il rhythm game del team Fraoula trascina il suo mix retro-futuristico anche su Mac e PC.

Recensione Neon Drive
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  • Una quattro porte sfreccia morbida e silenziosa lungo una strada che dal primo piano, in rettilineo, va a restringersi verso un fondale fatto di palazzi squadrati e palme in silhouette monocromatica. Tutto brilla di riflessi di luci fluorescenti che sembrano prese in prestito direttamente dall'universo di Tron, dal cielo all'ambiente circostante fino alla carrozzeria dell'automobile e le linee di mezzeria che quadripartiscono la pista. In sottofondo, una musica cadenzata e intrigante risuona al pari di una strana crasi fra la sigla di un telefilm anni Ottanta e la base strumentale di True Survivor, il tema principale di Kung Fury. Ammettetelo: per un attimo avete sperato anche voi in una sorta di Out Run in salsa al neon. Invece, nonostante le premesse, lo screenshot in copertina e addirittura il nome dell'opera spingano giustamente a ragionare in questa direzione, Neon Drive è lontano anni luce da un'esperienza di questo tipo. Le impronte seguite della produzione Fraoula, nata su App Store e portata di recente su Steam, sono al contrario quelle classiche del rhythm game, con il nostro bolide rombante verso l'infinito chiamato a destreggiarsi lungo un itinerario che pare replicare le corde di una chitarra elettrica. Strano, vero? E non avete ancora letto tutto.

    Supercar

    Sono soltanto sette gli stage che compongono l'offerta di Neon Drive, tutti giocabili fin dal primo avvio del programma e nell'ordine che più aggrada all'utente. Pochi, quindi, e pure potenzialmente molto brevi. Scriviamo "potenzialmente" non a caso, ma, prima di arrivare al nocciolo della questione, vi anticipiamo che è cosa saggia affrontare i livelli esattamente nell'ordine pensato dagli sviluppatori, onde evitare di finire sotto shock già alla prima sessione di gioco. Ogni scenario è in sostanza un grande spartito musicale sui generis suddivido in due macro-sezioni. La prima, di struttura pressoché identica per tutti gli stage, chiama il giocatore a evitare che l'auto, in accelerazione frontale senza sosta, finisca addosso alle barriere che si palesano sul percorso. Chi è al volante può contare soltanto su due tasti per spostarlo o a destra o a sinistra lungo quattro corsie parallele, ma anche, soprattutto, su un tema melodico di sottofondo che indirettamente scandisce il ritmo con cui premere tali pulsanti. Qualche precisazione: gli ostacoli sono piccoli e numerosi, sparpagliati a distanze molto ravvicinate e disposti sui binari in un ordine che, di fatto, obbliga l'utente ad impararne i pattern per poi immettere gli input secondo quanto appreso, possibilmente all'unisono con le note di fondo. Il trial & error è insomma congenito alla formula di gioco, il che comporta, non senza un po' di tedio, che ogni sfida, inevitabilmente, abbisogni di ben più d'un tentativo per essere completata senza strafalcioni. Anche perché al primo errore la macchina rallenta per qualche istante ma continua nel suo irrefrenabile incedere, mentre al secondo è subito game over, e si deve ricominciare dall'inizio senza possibilità d'appello.

    Questo a meno che non si riesca a raggiungere il check point posto a metà percorso, il quale sancisce, peraltro, l'ingresso nelle seconda macro-fase di gameplay, che mantiene le meccaniche ritmiche della prima ma varia a seconda dello stage affrontato, soprattutto a livello scenico. Ancor più di prima, queste sezioni trasudano il tipico gusto per l'eccesso retro-futuristico da ogni poligono, per cui ora la vettura si trasforma in navicella per spiccare il volo e sparare agli Ufo in un'inquadratura tipicamente da vertical shooter, ora viene catapultata su un serpeggiante percorso dorato sospeso sul mare, ora diventa un Tranformer - sì, avete letto bene - che deve saltare gli intralci o schivarli in scivolata, quasi ci trovassimo dentro un platform a scorrimento laterale. Rimane, in queste fasi come nelle precedenti, la richiesta da parte del software di una reattività fuori dal comune, che i controlli tramite pad o tastiera in parte agevolano, benché l'impressione - che in mancanza di test, ahinoi, dovrà rimaner tale - è che l'opera perda qualcosa in termini ludici al di fuori della sua originaria concezione tattile per smartphone e tablet. Dicevamo in apertura che gli stage sono corti ma solo a livello teorico, dato che Neon Drive è un titolo maledettamente difficile fin dal primo settaggio in modalità Normale. Le azioni da eseguire devono difatti essere sempre rapidissime ai limiti del nervoso, e tutto sembra volto alla ricerca di un'esecuzione perfetta ma abbastanza fine a se stessa. Non sono pochi i momenti in cui il divertimento e il senso di sfida cedono il passo a un eccesso di frustrazione da fallimento, il che ci è parso cozzare un po' troppo fragorosamente con le ambizioni del concept, già in partenza piuttosto limitate. Il risultato è che, dopo un accumularsi di tentativi andati a vuoto, la spinta a ripercorrere le medesime tratte nell'unica speranza di ottenere il massimo score percentuale rischia di venir meno in maniera definitiva.

    La mole di contenuti in-game, oltretutto, è ben poco generosa, non spingendosi oltre la possibilità di settare la sfida a difficoltà più elevate, che peraltro risultano inavvicinabili se non si ha il ritmo nel sangue - meglio se nelle mani. Resta comunque una grafica che, seppur elementare, risulta pulita e coloratissima, e, più in generale, una cifra stilistica che farà felici gli amanti di un immaginario che sta tornando prepotentemente in auge proprio in questi ultimi anni, per la gioia di tutta l'utenza dall'animo nostalgico.

    Neon Drive Neon DriveVersione Analizzata PCNon ha particolari pretese, Neon Drive, se non quella di portare all’attenzione del popolo digitale un passatempo arcade leggero e dall’afflato retrò per spirito, suoni, cosmetica e immediatezza delle meccaniche di gioco. Non ci spieghiamo dunque la decisione del team di sviluppo di calcare così tanto la mano su una difficoltà che, dopo il primo stage, si fa brutale ed esagerata, obbligando chi gioca a una progressione per tentativi e fallimenti che rischia di snervare nel giro di pochi minuti. Dispiace, perché la formula da rhythm game non è di per sé sgradevole - forse più adatta, però, a una fruizione su touchscreen - e le trovate sceniche di alcuni livelli sono delle vere e proprie chicche, fanservice puro per gli estimatori dell’intrattenimento audiovisivo targato anni Ottanta. Se considerare l’acquisto o meno dipende, in buona sostanza, dal grado di pazienza e dalla perseveranza del singolo interessato. Certo è che per quasi sei euro di differenza tra la versione mobile e quella PC/Mac, non abbiamo molti dubbi su quale delle due eventualmente consigliarvi.

    6.2

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