Recensione Nervous Brickdown

Un classico sotto acido

Recensione Nervous Brickdown
Articolo a cura di
Disponibile per
  • DS
  • Agli albori del videogioco

    Un respingente, una pallina e tanti blocchi colorati. Ed i pomeriggi che scorrono felici, nel piccolo bar sottocasa o allo stabilimento balneare. Per molti dei veterani del videogioco, la passione cominciò così, abbattendo muri di mattoni con l’unico ausilio di una manopola grazie a cui manovrare una strana paletta. Retaggio di una concezione del videogioco ormai passata (ma spesso rivalutata, soprattutto sulle console portatili) in cui l’importante era battere un freddo record, addestrandosi lentamente alla perfezione del controllo. I nostalgici non mancheranno di ricordare che i vari Arkanoid o Breakdown altro non sono che eredi di Pong, da molti considerato il primo videogioco commerciale mai realizzato.
    Non si contano i cloni usciti nel corso degli anni e non è un caso che questo genere di giochi sia uno dei più gettonati come applicativo flash gratuito o come passatempo sui telefoni cellulari. Alla francese Arkedo, devono nutrire una vera e propria adorazione per Breakout (et simila) tanto da decidere di realizzare un vero e proprio omaggio alla serie, fatto di grafica accattivante e di nove variazioni sul tema, in grado (si spera) di far conoscere alle nuove generazioni la gioia dimenticata dell’abbattere muri virtuali.

    Parola d’ordine: varietà

    Nervous Brickdown non vuole inventare nulla. Non intende stupire con effetti speciali, né rivoluzionare un genere. Prova di questo, il primo dei nove mondi (ciascuno suddiviso in nove livelli, più un boss finale) che lo compongono è la più classica versione di Breakout. Tanti mattoncini colorati, una palla e un respingente, stavolta comandato dai rapidi movimenti dello stilo, particolarmente adatti al gameplay proprio perché capaci di grande precisione e di fulminee accelerazioni. Ovvio che il campo di gioco sia “spalmato” su entrambi gli schermi del portatile Nintendo, riproponendo abbastanza fedelmente le proporzioni dell’originale da sala. Di tanto in tanto, abbattendo i blocchi cadono dei bonus capaci (come da copione) di semplificare il difficile compito del giocatore: ripulire completamente lo schermo. Terminare il primo mondo è relativamente semplice, considerato anche il salvataggio automatico dei progressi di gioco ogni tre livelli completati, ma è dal secondo scenario in poi che le cose nel titolo Arkedo cominciano a farsi interessanti.
    Improvvisamente il concept di base viene rivisitato. Non occorre più abbattere dei mattoncini virtuali, ma ripulire un foglio da disegno da macchie di inchiostro (naturalmente colpendole con la solita pallina), ed il respingente, che adesso deve essere disegnato all’inizio di ogni livello (influenzando di conseguenza la traiettoria della sfera) può ora essere spostato su tutto lo schermo inferiore e non è più limitato a muoversi orizzontalmente.
    Quella del foglio di carta è solo una delle altre nove “variazioni sul tema” che popolano questo Brickdown. Si passa da uno scenario invaso dai fantasmi, che scorre inesorabilmente verso il basso e in cui non è tanto importante abattere tutti i blocchi, quanto superare con palla e respingente tutti gli ostacoli, fino ad arrivare ad una vera e propria versione shoot’em up dove il respingente è una navicella (che spara incessantemente verso l’alto) che non solo deve abbattere tutto quanto si presenta su schermo, ma anche evitare il fuoco nemico.
    Ciascun mondo proprone anche delle meccaniche di gioco peculiari, necessarie per ricevere una medaglia al termine dei livelli che lo compongono. Nel livello del foglio di carta, per esempio, si possono “colorare” delle sagome disegnate, strofinandole con lo stilo, nel quadro della casa infestata si può soffiare nel microfono per allontanare gli ectoplasmi e lasciare immobile per qualche secondo l’astronave nei livelli shoot’em up le fa emettere un raggio in grado di congelare le navicelle avversarie e di far rimbalzare la sfera anche orizzontalmente. È facile intuire come il gioco faccia grande affidamento sulla sua varietà per tener viva l’attenzione dei giocatori modificando di continuo un gameplay che altrimenti sarebbe ripetitivo e mortalmente noioso.
    Non è nostra intenzione descrivere nel dettaglio le restanti modalità di gioco. Pensiamo che parte del piacere nel giocare a Nervous Brickdown sia proprio la curiosità di scoprire cosa ci sia “dopo”. Ma vogliamo assicurare che nessuno dei mondi risulta frustrante o artificioso, anzi, ciascuno di essi si rivela a suo modo “geniale” e divertente. Senza contare che i nove Boss che compaiono alla fine di ogni mondo possono tranquillamente essere considerati come un minigioco a se stante, grazie alla loro caratterizzazione e all’utilizzo intelligente delle meccaniche apprese nel corso del “tema” a loro dedicato. Alla fine Nervous Brickdown è proprio questo: nove rivisitazioni del classico tema dell’”abbatti muri”, ciascuna dotata di un proprio gameplay e di una spiccata personalità. Quindici o venti anni fa, in piena epoca pioneristica del videogioco, non ci saremmo stupiti nel vedere un titolo dedicato a ciascuna di queste idee.
    Nervous Brickdown non è un gioco difficile, né particolarmente frustrante, anche se è afflitto dalla sindrome dell’ultimo blocco, spesso quasi impossibile da colpire se non grazie ad una buona dose di fortuna e che, a ben vedere affligge da decenni questo tipo di giochi. Complice anche la possibilità di sbloccare vite extra e la possibilità di deviare la traettoria della palla soffiando nel microfono semplicemente raggiungendo una “quota” di mattoncini abbattutti, non è difficile completare il gioco in un paio di giorni. In soccorso di una longevità non entusiasmante, una modalità a due giocatori (per cui è necessaria una sola cartuccia) in cui a ciascun respingente è assegnato uno dei due colori con cui sono dipinti i mattoncini. La pallina assume così la tonalità dell’ultimo blocco abbattuto e può essere respinta solo dal giocatore contraddistinto da quel colore. Tutto questo scandito dalla discesa (in stile Puzzle Bobble) dei blocchi verso il basso a sancire un prematuro game over. Un multiplayer cooperativo, insomma, che risulta appassionante proprio perché presuppone grande attenzione ed affiatamento.
    Dal lato grafico segnaliamo un’elevata cura ai dettagli che contribuisce a creare un’impatto visivo pulito e particolarmente gradevole. Il minimalismo ed i colori pastello dominano la scena, anche se non è raro vedere elaborati fondali tridimensionali animarsi in secondo piano rispetto all’azione di gioco. Seppur non necessario, un piacevole sfoggio delle capacità grafiche del piccolo di casa Nintendo. Non c’è alcun dubbio che il titolo di Arkedo sprizzi stile da tutti i pori, sia per quanto riguarda la grafica che per l’azzeccato accompagnamento sonoro. Delle nove tracce che compongono la soundtrack, non ce n’è una fuori posto, anzi, tutte si fondono alla perfezione con il tema del livello con motivi piacevoli ed orecchiabili.

    Nervous Brickdown Nervous BrickdownVersione Analizzata Nintendo DSNervous Brickdown è l’omaggio perfetto ad un genere di gioco spesso dimenticato e, ad onor del vero, ormai datato. Grazie alla sua freschezza e al suo continuo rinnovarsi, il lavoro Arkedo riesce però a rendere estremamente interessante un concept altrimenti stantio. Ci troviamo di fronte a nove piccoli giochi, ognuno dei quali in grado di rendere onore ad uno dei grandi vecchi dell’intrattenimento videoludico. Nervous Brickdown non è però un gioco perfetto o esente da critiche. Innanzitutto non è particolarmente longevo dal momento che, anche se si torna volentieri a fare una partita, si riesce tranquillamente a vedere tutto quanto ha da offrire in poco più di cinque ore di gioco. A questo si aggiunga che, di tanto in tanto, capita di imbattersi in un livello particolarmente difficile o di non riuscire in nessun modo ad abbattere quel dannato, ultimo blocco. Un’evenienza che ha a che fare più con l’intervento della dea bendata che con l’abilità del giocatore. Ma, come detto, è un difetto congenito a questo tipo di giochi. Se siete degli inguaribili nostalgici, che rimpiangono le ore spese a giocare ad uno dei tanti cloni di Arkanoid, comprate pure ad occhi chiusi Nervous Brickdown: non vi deluderà. Sconsigliato a chi pretende un’alta longevità, farà invece la felicità degli appassionati di arcade e di tutti i giocatori della vecchia guardia.

    7

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