Recensione One Piece Burning Blood

La popolarissima serie di Eiichiro Oda torna sui nostri schermi con un gioco d'azione pensato principalmente per accontentare i fan sfegatati della saga: il nostro parere su One Piece Burning Blood.

One Piece Burning Blood
Recensione: PlayStation 4
Articolo a cura di
Disponibile per
  • PSVita
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • È chiaro che One Piece Burning Blood sia un gioco concepito, progettato e sviluppato esplicitamente per i fan del manga di Eiichiro Oda. Letteralmente traboccante di personaggi, si presenta ai nastri di partenza con un gameplay abbastanza chiassoso e confusionario, sacrificando tecnicismi e bilanciamento sull'altare della spettacolarità, giusto per stuzzicare le fantasie degli appassionati che non vedono l'ora di interpretare i propri eroi preferiti. Eppure, siamo abbastanza certi che l'ultimo tie-in di Bandai-Namco scontenterà molti giocatori, lasciandoli con l'amaro in bocca soprattutto per quel che riguarda la solidità dell'offerta ludica. Non ci sarebbe nulla di male, infatti, in un Brawler Game un po' meno rigoroso del solito, leggero ed incline al button mashing; ma quando le modalità principali fanno acqua da tutte le parti, il rischio è quello che la nave affondi con tutta la ciurma.

    Un arrembaggio riuscito a metà

    Sono quaranta i personaggi giocabili in Burning Blood, da sbloccare gradualmente grazie ai crediti guadagnati dopo ogni scontro, e da potenziare con l'esperienza accumulata nelle battaglie. Il roster del titolo sviluppato da Spike Chunsoft (lo stesso team che ha messo la firma sul discreto J-Stars Victory) è francamente impressionante, a memoria il più completo che sia mai apparso in un videogame dedicato a One Piece. Del resto, ci sono anche 60 personaggi di supporto, che attivano bonus attivi e passivi durante i combattimenti: nonostante non compaiano mai in battaglia, questa loro "comparsata" è una trovata piacevole per dare un po' di spazio a tutti quegli stravaganti eroi che si sono avvicendati sulle pagine del manga. Scesi in campo, ci troviamo di fronte ad un classico brawler tridimensionale, come tanti di quelli sviluppati sotto l'ala di Bandai-Namco. Le similitudini con Dragon Ball Xenoverse o Naruto Shippuden: Ultimate Ninja Storm sono però soltanto superficiali, dal momento che il combat system di Burning Blood è molto meno tecnico ed elaborato rispetto a quello dei prodotti appena citati. Le combo di base si eseguono con la pressione di due tasti d'attacco, e ad esse bisogna alternare l'esecuzione delle mosse speciali, attivate senza fatica grazie ad uno dei pulsanti dorsali. La facilità con cui è possibile inondare di colpi gli avversari viene disinnescata dal sistema di parate, attorno a cui si concentra la meccanica più interessante del gioco. Alla pressione simultanea di due tasti è infatti possibile eseguire uno spezza-guardia, nella variante rapida o potente: si tratta in molti casi dell'unico sistema per penetrare la difesa avversaria e assestare qualche colpo. Il Combat System prevede anche la presenza di una barra della furia, riempita la quale è possibile risvegliare il vero potere dei combattenti ed eseguire poi un attacco speciale devastante e spettacolare. La barra della furia regola anche la possibilità di richiamare sul campo i propri compagni per farsi aiutare al volo. Spesso e volentieri capita infatti che gli scontri si affrontino con una "ciurma" di tre pirati. È possibile alternarli sul campo passando dall'uno all'altro senza nessuna limitazione, ma se la barra della furia è sufficientemente piena, possiamo sfruttarli per eseguire colpi concatenati o contrattacchi di misura. Per chiudere il quadro del chiassoso gameplay, bisogna citare la possibilità di attivare un'abilità extra, spesso legata alle caratteristiche del personaggio. Ace, ad esempio, può incendiare i suoi colpi per massimizzare i danni, mentre Crocodile attiva una stance in cui riesce ad evitare gli attacchi speciali e contemporaneamente avvelena il suo uncino. Come dicevamo in apertura, One Piece: Burning Blood è poco attento al bilanciamento, e preferisce intrattenere il suo pubblico grazie ad una discreta quantità di colpi e attacchi speciali fedeli a quelli visti sulle tavole del manga o nelle puntate dell'anime. Non aspettatevi quindi scontri alla pari, perché raramente ce ne saranno. In certi casi, anzi, vi troverete abbastanza frustrati dal fatto che il moveset di alcuni personaggi sia evidentemente più efficace ed aggressivo, rendendo molto complesso affrontarli durante le missioni.

    Le differenze fra eroi che usano l'Ambizione e gli altri che invece hanno ingurgitato i Frutti del Mare complicano ulteriormente le cose, facendo sì che le risse di Burning Blood si trasformino in un caotico guazzabuglio di colpi, poco attento allo studio dei frame d'attacco e di difesa. Il titolo, avrete capito, non ha un briciolo della precisione e del rigore che di solito si confanno ad un picchiaduro, e questo tarpa chiaramente le ali alla classica modalità online, dov'è facilissimo andare su tutte le furie per via di un match-up chiaramente sbilanciati e impari. Burning Blood, allora, andrebbe considerato soprattutto per la sua modalità single player. Ed è qui che arrivano le note dolenti: l'opzione principale è denominata Guerra Suprema, e segue gli eventi dell'omonimo conflitto fra pirati e marina, nel momento in cui Luffy decide di salvare il fratello Ace interrompendo la sua pubblica esecuzione. Invece che sfruttare la ricchezza narrativa dell'opera originale, il team di sviluppo ha preso in considerazione solo una parte ridotta e limitata delle avventure raccontate da Oda, facendocela vivere dalla prospettiva di quattro diversi personaggi (Rufy, Barbabianca, Akainu e Ace). Non è una scelta facile da mandar giù, soprattutto perché i quattro episodi che costituiscono lo Story Mode si portano a conclusione in poco più di quattro ore. Non è sufficiente la modalità VS Ricercato a risollevare le sorti del gioco: si tratta di una serie di scontri decontestualizzati, i cui andamenti dipendono in larga misura dal livello dei personaggi con cui li affrontiamo. Per superare i più complessi è necessaria quindi una lenta opera di potenziamento, che passa attraverso la ripetizione meccanica di battaglie tutte uguali. A metterci una pezza ci pensa l'inedita modalità Bandiera Pirata: si gioca online, muovendosi di isola in isola su una grande griglia. L'obiettivo è quello di sfidare avversari umani e ciurme gestite dalla CPU in modo da guadagnare punti per la propria fazione. Una trovata interessante, che sulla lunga distanza si imbatte però negli stessi problemi di bilanciamento di cui si è abbondantemente discusso. One Piece: Burning Blood, insomma, non riesce a superare i suoi colleghi su nessun fronte: longevità, combat system, quantità di contenuti.

    Neppure il profilo tecnico convince appieno: dimenticatevi il colpo d'occhio visto in Ultimate Ninja Storm 4, perché i risultati ottenuti da Spike Chunsoft sono molto più modesti. Il titolo sfrutta un Toon Shading in cui sulle texture compaiono tratti di china disegnati a mano, opportunamente avvicinandosi al look di un "manga virtuale". Eppure i modelli poligonali sono spigolosi, le (poche) arene molto contenute e scarsamente interattive, gli effetti speciali tutt'altro che impressionanti. Nonostante il gioco non si possa definire al pari degli standard generazionali, si incappa ogni tanto in qualche calo di framerate. Di contro, il netcode ci è sembrato sufficientemente stabile. Poche, purtroppo, le tracce sonore che accompagnano le battaglie, affiancate da un doppiaggio giapponese che per lo meno farà la felicità dei puristi.

    One Piece Burning Blood One Piece Burning BloodVersione Analizzata PlayStation 4One Piece: Burning Blood è un gioco più che modesto. Il titolo sviluppato da Spike Chunsoft non ha la pretesa di rivaleggiare con gli altri tie-in pubblicati da Bandai-Namco, presentandosi come un prodotto molto orientato al fan service. Il team di sviluppo ha preferito la fedeltà al manga al bilanciamento, l'accessibilità ai tecnicismi; una chiassosa e spettacolare confusione al perfezionamento dei moveset. L'entusiasmo per la presenza di quaranta personaggi si affievolisce non poco quando si capisce che non tutti sono divertenti da giocare, e che affrontare le sfide online con tanti di essi può rivelarsi più frustrante che altro. Il titolo sembra pensato soprattutto per organizzare animate sfide contro la CPU, durante le quali soprattutto gli estimatori dell'opera originale sapranno esaltarsi, grazie al numero davvero traboccante di mosse, colpi speciali e tecniche spettacolari. È un peccato quindi che Burning Blood si concentri su una piccolissima parte dell'arco narrativo di One Piece, presentandoci una modalità principale davvero troppo condensata, e altre opzioni accessorie non molto interessanti. Dedicato solo ed esclusivamente agli affezionati di lungo corso.

    6

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