Recensione One Piece Pirate Warriors

La ciurma di Cappello di Paglia sbarca su Playstation 3

One Piece Pirate Warriors
Recensione: PlayStation 3
Articolo a cura di
Disponibile per
  • PS3
  • Videogiochi e manga vanno molto daccordo, specialmente in questa generazione costanemente a corto di idee nuove e voglia di rischiare. Prodotti su licenza come Naruto Ultimate Ninjia Storm o uno dei numerosi Dragon Ball rilasciati in questa generazione hanno letteralmente spopolato, facendo la fortuna di un colosso come Namco-Bandai. Alcune di queste produzioni (Naruto su tutte) sono riuscte persino a sfatare il cliché tipico dei tie-in, soliti presentare una realizzazione globalmente sottotono. Inevitabile, dunque, con la popolarità di qesto genere di giochi in costante crescita, l'espansione verso altre importanti licenze riunite sotto il potente marchio Bandai. Se il passato è stato di Saint Seya e il futuro -molto probabilmente- di JoJo, nel presente sventolano il Jolly Roger e il cappello di paglia. E' infatti in arrivo sugli scaffali italiani, questo 21 Settembre, One Piece: Pirate Warriors - già disponibile da Marzo in Giappone come One Piece: Kaizoku Musou. Si tratta di un action adventure di tipo Musou (scenari ricolmi di nemici da sconfiggere per far apparire il boss e conquistare la zona mettendolo KO) che tenta di mettersi a metà strada tra il recente Saint Seya: la Battaglia del Santuario e l'apprezzato Ultimate Ninja Storm di Naruto. Focus sull'azione ma anche sulle vicende dunque, corredando il tutto con la solita struttura simil-RPG per lo sviluppo dei personaggi. L'impresa sarà riuscita o ci troviamo di fronte all'ennesimo clone di Dynasty Warriors?

    La ciurma di Cappello di Paglia

    One Piece è un manga ideato, sceneggiato e disegnato da Eiichiro Oda, divenuto leggenda proprio grazie a questa serie a fumetti - la più venduta in Giappone con record veramente inimmaginabili. L'intreccio è quanto di più classico si possa trovare in uno Shonen di formazione in cui accanto ai frequenti combattimenti si esplora la crescita personale dell'eroe e, in questo caso, dei suoi compagni. Monkey D. Rufy è un giovane dalle qualità stravaganti: il suo corpo, grazie ad uno dei leggendari Frutti del Diavolo, può allungarsi come fosse di gomma. Il suo sogno è quello di diventare il Re dei Pirati, spinto dal mito di Gol D. Roger e dalle imprese di Shanks il Rosso, suo mentore. Nel corso delle moltissime avventure pubblicate (la versione italiana conta ben 64 volumi) Rufy esplorerà le location più impervie, troverà compagni fidati ed avversari formidabili - tutti elementi che hanno cotribuito e contribuiscono a rendere One Piece uno degli Shonen più entusiasmanti di sempre.

    Riguardo alle vicende di Pirate Warriors, dunque, non c'è molto da aggiungere, se non che seguiranno piuttosto fedelmente il manga, a partire Orange Town sino agli eventi post-Marineford (l'inizio della "seconda metà" del manga). La vicenda, pur senza toccare saghe importanti come Skypea o Thriller Bark, darà modo anche a chi non conosce il manga di entrare a far parte del magico mondo di One Piece, presentando uno ad uno quasi tutti i personaggi (ripercorrendone il reclutamento) e mettendo il videoplayer di fronte agli avversari meglio caratterizzati. Non saranno necessarie conoscenze pregresse per affrontare l'avventura, ma solamente la voglia di immergersi nelle mondo ideato da Oda. Diversamente dal manga, però, il videogioco non approfondirà in maniera completa la caratterizzazione dei personaggi o tutti rapporti interpresonali tra gli stessi (particolarmente importante quello tra Nico Robin e il gruppo), mostrando dunque un sentimentalismo piuttosto spicciolo, nel riferirsi continuamente a valori come amicizia e lealtà. In Pirate Warriors viene perciò meno, o almeno in parte, quella componente toccante che, affiancata all'ilarità dei personaggi, ha reso grande la saga in tutto il Mondo. Si tratta di un punto a sfavore che penalizzerà in particolare chi non ha alcuna (o poche) familiarità con la serie originale, mostrando intermezzi all'apparenza infantili. Inizia dunque a delinearsi il profilo di una produzione dedicata espressamente ai fan dell'opera cartacea, che non sentiranno affatto il peso di questi mancati approfondimenti e di una vicenda che non si concluderà affatto una volta portata a termine l'avventura principale.

    Meno ripetitivo di un Musou ma...

    Riguardo al gameplay One Piece: Pirate Warriors si discosta solo in parte dalle velleità dei classici Dynasty Warriors. Alla base della struttura ludica ci sarà infatti la solita suddivisione in macro-aree (in rappresentanza dei capitoli della saga) caratterizzate da ambientazioni in cui si alterneranno stretti corridoi ed enormi stanzoni. Il nostro compito consisterà nel prendere il controllo delle stanze, eliminando prima la mandria di avversari che ci piomberanno addoso ed in secondo luogo, una volta apparso, il loro capitano; una versione più grossa e difficile da abbattere. S'inseriranno qua e là meccaniche leggermente diversificate: conquistare zone contrassegnate come Basi consentirà ad esempio di ottenere rinforzi che combatteranno al proprio fianco; bersagliare i Capitani non appena questi si paleseranno, farà invece disperdere i loro sottoposti, dandoci il via libera per la zona successiva. Un mix di qualità strategiche che si rifanno alle origini di Dynasty Warriors, mescolandosi all'alto tasso d'azione che caratterizza Pirate Warriors per funzionare in maniera abbastanza convincente anche oggi.

    "Una delle componenti più affascinanti di One Piece: Pirate Warriors è sicuramente quella tecnica, che si rifà nella quasi totalità al videogioco dedicato ai Saint di Atena"

    A porre un freno all'inequivocabile linearità della produzione saranno alcune sezioni platformiche molto dinamiche. Attraverso veloci quick time event, ad esempio, dovremo condurre Rufy attraverso un fitto colonnato sospeso sull'acqua (elemento mortale per chiunque abbia ingerito un Frutto del Diavolo); o ancora portare verso il rifugio di Chopper una Nami gravemente ammalata, risolvendo qualche enigma ambientale nel tentativo di mantenerla riscaldata e al sicuro. Tutte fasi piuttosto ben strutturate e capaci, grazie anche ad una certa fugacità, di spezzare il ritmo dell'azione al momento giusto. A fronte delle circa sei/sette ore necessarie al completamento della campagna principale, tuttavia, queste distrazioni non ci sono sembrate sufficienti. Sin dai primi capitoli, scazzottata dopo scazzottata, l'ombra della ripetitività si allungherà pericolosamente lungo la schiena del videoplayer. L'alternarsi -in qualche frangente- dei protagonisti ed il rimpinguarsi dei moveset, risulta elemento senza dubbio apprezzabile e necessario, ma purtroppo non sufficiente a smorzare completamente il focolare d'insofferenza, continuamente alimentato dalle migliaia di nemici che ci piomberanno addosso. La loro stessa varietà, tra chi porterà lo scudo, l'armatura rinforzata o sarà equipaggiato con fucili e cannoni, non pare bastare. Bisogna ammettere però che la necessità di approcciare alcune particolari tipologie d'avversario sfruttando l'ampia gamma di poteri di Rufy, tra potenti attacchi speciali e "trademark moves" prese direttamente dal fumetto, si rivela presto arma vincente per coinvolgere soprattutto i fan di lunga data. Osservare e sperimentare con mano la stessa evoluzione che Cappello di Paglia ha vissuto sulle pagine di Action non ha letteralmente prezzo per il fan sfegatato, incurante della sempre presente ripetitività. Ed è proprio la caratterizzazione uno degli aspetti meglio riusciti della collaborazione tra Tecmo Koei ed Omega Force. Protagonisti ed antagonisti mostrano a schermo movenze e comportamenti ripresi fedelmente dal manga, offrendo un plus valore non da poco, veicolato soprattutto dalla grande varietà di combo a disposizione di ciascun Pirata. Peccato che anche in questo caso, per l'ennesima volta, il team vada ad inciampare su se stesso in maniera non molto elegante. In una produzione del genere, come ha dimostrato Naruto: Ultimate Ninjia Storm, il massimo livello di coinvolgimento si raggiunge durante le boss fight, che devono ricalcare la versione cartacea senza se e senza ma. Ebbene in One Piece: Pirate Warriors non sempre è così. Il tentativo è quello di rendere la battaglia fedele ma dare al contempo libertà d'azione al giocatore: idea lodevole ma, a conti fatti, non pienamente soddisfacente in termini di spettacolarità ed immersione. Qualche QTE in più oltre a quelli già presenti avrebbe senz'altro giovato.

    Un vero peccato considerato che nemmeno per quel che concerne la componente RPG il titolo brilla particolarmente. Si tratterà in sostanza di un avanzamento automaticico di caratteristiche come Vitalità, Forza e Resistenza, amalgamato però all'interessante possibilità di equipaggiare una serie di effetti extra grazie a speciali monete. Nella sezione Portafoglio, accessibile finito ciascun capitolo, osserveremo il frutto dei nostri raccolti e saremo in grado (pur non da subito) di combinare varie monete per ottenere nuovi ed incredibili effetti. Potenziare abilità, parametri e addirittura particolari tipologie di combo non sarà l'unico scopo di tale sezione: combinando le effigi di protagonisti, comprimari ed avversari, infatti, saremo spesso in grado di sbloccare coreografiche mosse speciali oppure ottenere benefici importanti quando in battaglia ci troveremo affiancati ad un compagno. Alti e bassi anche in questo caso, per una struttura complessivamente intrisa di chiaro-scuri, capace a tratti di catturare ed entusiasmare per poi gettare nel vortice della monotonia.
    E, forse minimamente consapevoli di quanto detto, Tecmo Koei ed Omega Force non potevano certo lasciare tutto in mano alla sola campagna. Ad affiancarla troviamo infatti Diario Secondario, Sfide ed Online. La prima game mode consentirà di ripercorrere i livelli della main quest senza soluzione di continuità e sfruttando qualsivoglia personaggio sbloccato nel mentre. La seconda, disponibile soltanto una volta completato il Diario Principale, ci metterà di fronte a caterve di nemici ancor più nutrite ed agguerrite, ponendo dei complessi obiettivi da superare per testare le nostre capacità. Collegandoci al Playstation Network, infine, avremo la facoltà di portare a termine l'avventura in cooperativa con un amico. Interessante, nella disanima, osservare come l'esperienza e le monete accumulate per ciascun combattente vengano mantenute tra una modalità e l'altra, donando un prezioso senso di continuità alla progressione.

    Quasi come un’anime

    Una delle componenti più affascinanti di One Piece: Pirate Warriors è sicuramente quella tecnica, che si rifà nella quasi totalità al videogioco dedicato ai Saint di Atena. I personaggi vengono mostrati a schermo sfruttando un cell shading piuttosto avanzato che, pur non raggiungendo le vette di Ultimate Ninja Storm, convince. Le tecniche da manga-game già viste in Asura's Wrath (retini su tutte) si ripresentano qui in maniera meno marcata ma non meno coinvolgente, veicolando sfumature espressive e dettagli inaspettati per un "semplice" tie-in. Al mantenimento di una geniuna atmosfera a la One Piece ci pensano poi gli intermezzi narrativi, equamente suddivisi in cut-scene animate realizzate tramite il motore di gioco e storyboard dinamici che esprimono tutta la carica ironica dei protagonisti. Ottimamente implementate anche le animazioni, che contribuiscono ad aumentare notevolmente la credibilità della caratterizzazione. Ma alle note positive non possono non aggiungersi quelle negative. Sorvolando la realizzazione con lo stampino di tutti gli avversari "minori" l'occhio cade inevitabilmente sulla costruzione delle ambientazioni. Mentre il level design appare piatto solo per una parte dell'avventura, la texturizzazione lo è effettivamente dall'inizio alla fine. Non serve esplorare gli angoli più reconditi delle arene per accorgersi di un certo riciclo e di una realizzazione piuttosto sottotono rispetto a diversi congeneri. A mancare, oltre all'appeal grafico in se, è la caratterizzazione stessa rispetto all'opera di Oda che, da questo punto di vista, non può che definirsi lontana mille miglia. Qualche effetto speciale ben implementato ed una gestione piuttosto buona delle fonti d'illuminazione non bastano a migliorare un colpo d'occhio nel complesso piuttosto sottotono.
    Decisamente meno altalenante il comparto sonoro, caratterizzato dal doppiaggio originale giapponese (per la gioia degli appassionati) e da una soundtrack ideata ad hoc e capace di sottolieneare efficacemente ogni passaggio dell'avventura.

    One Piece: Pirate Warriors One Piece: Pirate WarriorsVersione Analizzata PlayStation 3Pur distanziandosi nettamente da titoli quali Fist of the North Star, One Piece: Pirate Warriors non convince pienamente. Alla struttura di gioco, per quanto variata qua e là da un pizzico d’iniziativa, non si può non imputare ancora una volta un’eccessiva ripetitività. Un tedio mediato solamente dalla buona caratterizzazione di protagonisti, comprimari ed antagonisti - vero e proprio surplus della produzione. A fronte però di una vicenda sì completa cronologicamente, ma priva (o quasi) di alcuni importanti intrecci interpersonali, il titolo si proietta più verso un’audience appassionata che “universale”. Un pubblico che non si lascierà sicuramente sfuggire la produzione Tecmo Koei, passando tranquillamente sopra a difetti e difettucci che la caratterizzano, purtroppo anche a livello tecnico. Per tutti gli altri consigliamo una ponderata meditazione prima di procedere all’aquisto.

    6.8

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