Recensione Onimusha 2

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Recensione Onimusha 2
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  • PS2
  • Preludio alla violenza

    La telecamera scivola lentamente inquadrando un lungo papiro disteso su di un tavolo mentre una voce, cupa ma estremamente calma, inizia a narrare le vicende di ninja, samurai e docili “villani”, che dovettero unire le loro forze e le loro anime per sconfiggere l’esercito demoniaco… “Ma – intima la voce narratrice- il vero Demone, quello più forte di tutti, non è ancora stato sconfitto, Nobunaga vive ancora… non sopravvalutarlo, sconfiggilo, usa la tua forza e lega il tuo ricordo di Eroe alla tua spada… Ora và, non indugiare ancora, là fuori c’è qualcuno che ha bisogno di te!”
    Poi, d’improvviso, con il videogiocatore rimasto sospeso nell’attesa di un’evoluzione della storia, l’obiettivo va via via sfocando, si oscura, l’immagine si fa sempre più nera fino a che parte il tanto atteso filmato d’introduzione, Computer Grafica naturalmente, e di qualità elevatissima. Finalmente scorgo i lineamenti oramai famigliari (per chi ha giocato al primo capitolo come me ^_^) del mio acerrimo nemico, Nobunaga, e devo ammetterlo, è ancora più brutto e cattivo di quanto non ricordassi, e dalle scene successive, è anche molto più spietato ed assetato di potere.
    Ma l’attacco al villaggio è solo il preludio della violenza e dell’estrema sete di vendetta su cui Onimusha 2 punta tutta la sua struttura, ed anche il suo successo.

    La trama

    Onimusha 2 se da un lato può definirsi un seguito del precedente capitolo (gli avvenimenti accadono 13 anni dopo il combattimento di Samanosuke contro Nobunaga), dall’altro spiazza il videogiocatore, proponendo come protagonista un nuovo personaggio, Jubei Yagyu, finalmente un uomo, animato da movimenti molto realistici e la cui voce assume toni differenti a seconda del momento di coinvolgimento della storia. Siamo nel 1573, e Nobunaga è riuscito a richiamare in vita l’esercito demoniaco ed ha ordinato alle sue truppe di invadere e distruggere l’intero Giappone, per farne il suo regno. Procedendo con una distruzione sistematica dei villaggi, Nobunaga arriva a distruggere anche il villaggio Yagyu, dimora del protagonista, al ritorno da un viaggio nei territori meridionali dell’isola. E qui comincia l’azione, prima ce la prendiamo con qualche povero soldato rimasto a saccheggiare il villaggio e poi mentre stiamo per essere presi dallo sconforto, è una voce che c’intima di ascoltarla, mentre una donna appare tra le acque di un lago, introducendo la storia di cinque pietre che appartenevano al clan Oni, del quale, per discendenza, Jubei fa parte. Dopo il dialogo, ci viene donata la prima pietra (quella della carità) e ci viene chiesto di scoprire e ritrovare le sfere, l’unico mezzo per sconfiggere definitivamente la violenza di Nobunaga. Sarà con coraggio e con l’aiuto di alcuni amici che il Demone potrà essere finalmente sconfitto, in una serie di finali che Capcom ha preparato per sorprendere ed ammaliare il videogiocatore.
    Seppur con qualche iniziale difficoltà, dovuta prevalentemente al fatto che Capcom non ha inserito la possibilità di controllare i movimenti di Jubei con la levetta analogica sinistra, gestire il proprio personaggio all’interno degli scenari sarà cosa abbastanza semplice, facile da intuire, resa a volte un po’ più complessa dalla gestione della telecamera, che in certe occasioni (principalmente quando ci si trova in ambienti ristretti) risulta poco precisa. I controlli sono gli stessi del primo capitolo, con il quadrato potremo colpire gli avversari (Capcom ha introdotto un sistema di puntamento automatico del nemico), con la x saremo in grado di parlare ed interagire con i personaggi non giocanti oppure di utilizzare gli oggetti presenti nell’inventario, con il cerchio assorbiremo le anime dei nemici uccisi in battaglia, con il triangolo utilizzeremo l’attacco magico e con L1 potremo difenderci. Il protagonista, procedendo nel gioco entrerà in possesso di quattro differenti armi, ognuna caratterizzata dal potere di un dato elemento (tuono, ghiaccio, vento e terra) e caratterizzata da un parco mosse veramente vasto, fatto di combo e d’interazioni con gli ambienti in cui si svolgono i combattimenti. Chi ha già giocato al primo capitolo della serie si sarà accorto che sono state introdotte due nuove armi: la lancia di ghiaccio e il martello della terra; con la prima sarà possibile utilizzare un attacco abbastanza rapido che congela e sconfigge in un solo colpo il nemico, mentre la seconda va a pregiudicare la velocità d’attacco del protagonista assicurando la potenza di un colpo davvero devastante. Ogni arma potrà essere potenziata utilizzando le anime assorbite durante gli scontri e mano a mano che salirà di livello, oltre a modificarsi l’aspetto estetico (e devo ammettere che fa un certo effetto aggirarsi per la valle della nebbia con la mia lama del vento di terzo livello, un mostro di potenza!) andranno a modificarsi i caratteri propri del protagonista, quali rapidità, velocità e ovviamente la possibilità di imparare nuove combo. Nel gioco, inoltre, sarà possibile modificare la propria armatura, costituita da corpetto, protezioni per le braccia e gambaletti, garantendo così una maggiore resistenza ai colpi dei demoni, ma più in particolare, ai colpi inferti dai boss, davvero molto potenti.

    Non-Player Characters

    Ecco una delle sostanziali novità del gioco, un concetto che introduce inevitabilmente caratteri propri degli Rpg: la possibilità di interagire con ben quattro personaggi non giocanti, Ekei, Magoichi, Oyu e Kotaro, tutti caratterizzati da una storia ben precisa, che li proietta nel mondo demoniaco di Jubei e della sua sete di vendetta. La collaborazione che il videogiocatore è chiamato ma, sia ben chiaro, non obbligato, ad attuare con i NPC risulta fondamentale ai fini del completamento del gioco, almeno per la prima volta. Tutti e quattro si presentano passate da poco le due ore e mezzo di gioco, e forniscono, anche se non implicitamente, il loro aiuto al nostro eroe, visto che l’obiettivo, a quanto pare, è comune: uccidere Nobunaga. E se da un lato, presentandosi, fanno intuire il loro carattere ed il loro obiettivo, dall’altro sembrano volersi estraniare dalla vicenda di Jubei, mostrandosi alquanto scettici sui suoi propositi. E in questi casi, quando, parlandoci, risponderanno stentatamente oppure ci risponderanno in modo strano e sgarbato, beh, allora è venuto il momento di acquistare qualcosa che pensiamo sia di loro gradimento, ed offrirglielo. Così facendo, oltre ad ottenere un oggetto la cui importanza varia a seconda del loro umore, ci assicureremo il loro aiuto in battaglia, soprattutto nei casi in cui lo scontro contro il boss si fa prolungato e sembra pendere verso la nostra sconfitta. Non voglio rovinare la sorpresa a chi sta leggendo queste righe, ma a seconda dei rapporti che noi instaureremo nel corso del gioco con i vari personaggi-amici il finale cambierà, e sono tutti da vedere, assolutamente, perché portano alla luce aspetti della storia altrimenti lasciati abilmente in sospeso da una sceneggiatura più che articolata.

    Graficamente: impressionante

    Inserisco il dvd di Samurai’s Destiny nel lettore della mia PlayStation2 pal e, selezionata la lingua italiana, appare un mitico selettore 50/60 Htz; grazie Capcom, finalmente potrò godermi un’azione frenetica senza la paura di perdere neanche un frame (Dmc docet). E poi, comincio a giocare, un filmato in Cg che fa paura, magistralmente diretto, sicuramente migliore per angolature e tagli cinematografici ad un qualunque film d’azione. Graficamente… impressionante. Si, è l’unica frase che mi è venuta in mente dopo qualche ora di gioco a Samurai’s Destiny. Risalta subito all’occhio come le ambientazioni siano tutte pre-renderizzate, cosa che potrebbe far storcere il naso ai puristi delle tre dimensioni, ma che non può far altro se non impressionare l’occhio per la ricercatezza, la varietà e la profondità degli scenari. Oltre a tanti particolari, ecco apparire il mio eroe, costituito da circa 5500 poligoni: è perfetto, i movimenti sono fluidi e precisi, le animazioni in motion-capture evidenziano l’impegno che i programmatori hanno posto nella realizzazione e nella programmazione dell’intero gioco. Poi, lentamente, compaiono losche figure che ben presto si tramutano in creature demoniache (il livello di dettaglio è garantito da circa 4000 poligoni), i cui movimenti li fanno apparire più reali che mai, quasi dovessero saltar fuori dallo schermo! Per non parlare degli effetti di luce, che sfruttano finalmente a dovere l’hardware ps2, creando giochi di luci ed ombre finora mai visti. L’intera azione, grazie al supporto per il 60 Htz, risulta frenetica, è coinvolgente e allo stesso tempo appagante, e, ve lo assicuro, farete fatica a staccarvi dal joypad, estasiati da tanto dettaglio e da tanta precisione grafica.

    Concludendo

    Siamo giunti alla fine di una recensione che mi ha occupato più di quanto potessi mai immaginare. Descrivere Onimusha 2 è tanto difficile quanto è bello ed appassionante giocarci. La trama, l’aspetto grafico, il sonoro, ci sono tutti gli elementi per definire questo capitolo della saga una must buy, un videogioco che deve essere provato e che deve essere giocato, un capitolo che non deluderà neppure i più esigenti. Unica pecca, forse, la longevità (circa 10 ore di gioco) che viene però allungata se si pensa alla vasta quantità di finali differenti studiati da Capcom, che spingono il giocatore a riprendere il gioco dal principio, forte del fatto di poter incrementare ulteriormente le caratteristiche del proprio eroe. In sostanza quindi, un ottimo prodotto, sfornato da una casa che vanta anni ed anni d’esperienza nel settore, e che mi auguro saprà ripetersi nel prossimo capitolo della serie già in fase di programmazione.

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