Recensione Outlast per PC

L'orrore primordiale di Red Barrell lancia una sfida agli amanti del survival horror.

Outlast
Recensione: PlayStation 4
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Secondo i fan più oltranzisti l'era dei survival horror è morta e sepolta, e le serie più blasonate che hanno perso mordente con il passare degli anni e degli episodi. In realtà l'horror sembra essere diventato appannaggio della comunità indie, con le grandi produzioni che continuano a muoversi sul terreno della spettacolarità, abbandonando quindi le basi della paura: la solitudine, il buio, l'insicurezza su ciò che probabilmente si dovrà affrontare una volta girato l'angolo. I team indie hanno invece dimostrato che c'è ancora modo di instillare inquietudine, spaventare e mettere a disagio, sia puntando su inquadrature e stili grafici più classici, come nel caso di Lone Survivor e Home, sia coinvolgendo al massimo il giocatore grazie all'uso della soggettiva, probabilmente la scelta più indicata per affievolire e scardinare la barriera che si interpone tra i propri sensi e lo schermo. Se Amnesia può ancora essere considerato il caposaldo per questa tipologia di titoli, con A Machine For Pigs che tenta di imporsi e reclama il proprio trono, i ragazzi di Red Barrell Games sono pronti a raccogliere la sfida, dall'alto della loro esperienza accumulata nello sviluppo di titoli di assoluto richiamo, tra i quali Prince of Persia: Sands of Time, Uncharted, Spliter Cell e Assassin's Creed. Già disponibile per PC su Steam, Outlast si appresta a diventare un punto di riferimento per l'horror che verrà, preparandosi anche all'arrivo di Playstation 4, console per la quale verrà lanciato in forma gratuita per gli abbonati al servizio Plus.

    Discesa all'inferno

    Outlast si apre facendo di tutto per far immergere il giocatore nei panni di Miles Upshur, giornalista d'assalto che appare assolutamente ignaro del destino cui sta andando incontro. La sequenza d'apertura riesce ad ottenere un triplice scopo: fornire il blando background narrativo necessario ad introdurre la vicenda, far assimilare il sistema di controllo al giocatore e, soprattutto, iniziare a fargli entrare sotto pelle un senso di disagio che con il proseguire dei minuti diventerà sempre più martellante.
    L'arrivo al manicomio di Mount Massive avviene infatti a bordo di un fuoristrada che Miles guida autonomamente, dandoci l'opportunità di guardarci intorno, capendo rapidamente che il buio e le ombre giocheranno un ruolo fondamentale in Outlast, soprattutto grazie all'alternanza imposta dai fulmini di una tempesta in lontananza, che illuminano improvvisamente la strada dissestata che porta alla struttura abbandonata. Raggiunto il cancello e raccolta la fida videocamera, si potrà finalmente prendere il controllo totale di Miles, iniziando a percepire il peso del suo corpo. Outlast non è infatti un first person shooter e nemmeno un'avventura in soggettiva di stampo classico: l'imperativo diventerà fuggire, ma oltre alle minacce rappresentate dalle persone che ancora abitano l'edificio, ormai in preda ad una follia assoluta e ad una sete di sangue non comune, anche i movimenti del protagonista ci remeranno contro, elemento che non farà altro che aumentare l'ansia e la tensione.

    A rotta di collo

    L'esplorazione di Mount Massive sarà suddivisa in momenti ben specifici, alternati tra loro: quelli di relativa calma permetteranno di esaminare l'ambiente, rimanendo però sempre sul chi vive, in quanto gli spaventi improvvisi, sebbene non sempre perfettamente riusciti, saranno costantemente dietro l'angolo, imponendo quindi un atteggiamento circospetto perfettamente in linea con l'atmosfera generale.
    Le fughe saranno invece l'altra anima dell'intera produzione, andando in parte a recuperare quanto visto in Silent Hill Shattered Memories, unico episodio della serie di origine nipponica nel quale non si poteva nulla contro le entità che popolavano la città. L'approccio di Outlast è simile: ogni volta che si verrà scoperti, per semplice disattenzione, per un errore di valutazione oppure per esigenze di trama, l'unica opzione sarà la fuga, sempre disperata, al limite della capacità polmonare, con l'obbligo di attraversare gli ambienti nella maniera più rapida possibile e cercando di mettere metri o oggetti tra sé stessi e la minaccia, possibilmente uscendo dal campo visivo dell'inseguitore.

    "Ogni volta che si verrà scoperti, l'unica opzione sarà la fuga, sempre disperata, al limite della capacità polmonare..."

    In questi momenti Outlast si trasforma temporaneamente in un titolo frenetico, con dinamiche parkour ben architettate e che si sposano con le difficoltà che una persona comune incontrerebbe nel dover effettuare salti, schivate e scivolate nel tentativo di portare a casa la pelle.
    Il team ha poi ideato due meccaniche di gioco assolutamente asservite alla diffusione della paura che, sebbene concettualmente semplici, riescono ad elevare la tensione ben oltre il limite di guardia: nelle fasi più rilassate è possibile sporgersi dagli angoli, in modo da sbirciare oltre un corridoio o una porta aperta, a volte pentendosi istantaneamente di averlo fatto, e saltando sulla sedia per lo spavento di ritrovarsi un avversario a pochi centimetri dal proprio naso. Ben più subdola e in parte innovativa è la possibilità di guardarsi alle spalle durante una fuga, opportunità inizialmente ben accolta ma che presto si rivelerà un'arma a doppio taglio assolutamente affilata: meglio sbirciare alle proprie spalle, con il rischio di rendersi conto di essere ancora inseguiti, perdendo magari centimetri di vantaggio preziosi, oppure continuare a correre, rabbrividendo per gli inquietanti rumori che si sentono subito dietro di noi? Mai come in questi casi ci si renderà conto che la curiosità andrebbe tenuta a freno, perché potrebbe rivelarsi letale.

    Lavoro di rifinitura

    Anche la telecamera giocherà un ruolo fondamentale nell'economia di gioco. Servirà ad esempio per scrutare alcuni oggetti a distanza sfruttandone lo zoom, ottenendo in cambio note inedite in grado di espandere il background narrativo o piccole sorprese, come un corpo esanime che inizierà a muoversi solo se inquadrato. Sarà anche l'unico strumento che ci permetterà di vedere al buio, attivando la classica visione notturna caratterizzata da una dominante verde. L'alternanza tra luce e buio riesce a nascondere un comparto tecnico di livello discreto, sorretto dall'ormai diffusissimo Unreal Engine 3, che soprattutto nella qualità dei materiali riesce a convincere, mentre lascia parecchio a desiderare per quanto riguarda la resa dei tantissimi elementi gore di cui Outlast è infarcito, con pozze di sangue e frattaglie sparse ovunque, che non riescono tuttavia mai ad accendere davvero un vero moto di repulsione.

    "A controbilanciare un aspetto grafico sotto tono ci pensa un comparto audio di rara qualità."

    A controbilanciare un aspetto grafico sotto tono ci pensa quindi un comparto audio di rara qualità, che lascia largo spazio alle musiche, con l'intento preciso di dare risalto ad un campione di effetti assolutamente agghiacciante: l'audio di Outlast riesce a far tuffare il giocatore in un mondo da brivido, aggrappandosi alle sue orecchie e utilizzandole poi per trascinare tutto il corpo. I pavimenti in legno scricchiolano sotto i lenti passi del protagonista, mentre il suo respiro si fa sempre più affannoso, con un ritmo che si adatta alla tensione presente su schermo e che proprio grazie agli effetti, magari enfatizzati dall'uso di un impianto o cuffia surround, si trasferisce nella mente del giocatore. Sotto questo aspetto, quindi, sembra quasi che l'accompagnamento sonoro di Outlast diventi un vero e proprio elemento al servizio del gameplay, riuscendo progressivamente a diventare il motore stesso delle sensazioni e delle azioni del giocatore: segno che ciò che fa più paura continua ad essere quel che si può percepire ma non vedere.

    Outlast OutlastVersione Analizzata PCOutlast centra gran parte dei suoi obiettivi, proponendosi come un nuova testa di serie per l'horror in soggettiva. Il gameplay e l'eccellente componente sonora si mescolano in un'esperienza sicuramente troppo lineare, ma i cui meccanismi funzionano, scattano quasi sempre al momento giusto e lasciano poco spazio alla riflessione, soprattutto quando la paura prenderà il sopravvento. Un level design più aperto avrebbe garantito un respiro più ampio al gameplay, ma anche in questo modo Outlast convince, rappresentando quindi un percorso molto guidato che rinuncia alla libertà per focalizzarsi sulla sorpresa, e creando un mix che ogni appassionato di horror non dovrebbe lasciarsi scappare.

    8.5

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