PES 2018: Recensione del nuovo gioco di calcio Konami

Il simulatore calcistico di Konami scende in campo con una nuova formazione: ecco le nostre impressioni su Pro Evolution Soccer 2018.

Pro Evolution Soccer 2018
Recensione: PlayStation 4
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Dallo stadio si alza un coro esultante. I calciatori iniziano a schierarsi sul terreno di gioco, uno alla volta, allenando i muscoli, correndo sul posto, salutando il pubblico. Gli inni delle squadre si mescolano al boato dei tifosi e l'atmosfera si carica di agonismo. A noi videogiocatori non resta altro da fare che stringere il pad tra le mani e gettarci in prima persona, come ogni anno, sul campo da calcio del simulatore sportivo targato Konami: Pro Evolution Soccer 2018, con un po' di anticipo rispetto al diretto concorrente, dispone con sicurezza la sua formazione, pronto a toccare il primo pallone di questo nuovo campionato videoludico. Dopo aver potuto provare anche la componente online del titolo, siamo pronti a darvi un giudizio definitivo, che tiene conto sia dell'intrattenimento garantito dalla nuova modalità cooperativa, sia della ricchezza del comparto singleplayer, sia dell'efficacia del gameplay. Al termine di numerose partite affrontate con molta grinta, ve lo assicuriamo senza ombra di dubbio: PES 2018 rappresenta davvero un'ottima base di partenza da cui erigere, gol dopo gol, il roseo futuro della serie.

    Un passo verso la simulazione

    Una volta dato il via alla partita, Pro Evolution Soccer 2018 scatta subito in attacco, prendendo le distanze da PES 2017 sul fronte del ritmo e del controllo palla al piede. Tramite il Real Touch +, rivisitazione di una feature già presente lo scorso anno, il sistema di gioco può essere padroneggiato con maggiore accuratezza, garantendo una precisione ed un'affidabilità sicuramente evoluta rispetto ai passati standard della serie. A dare una svolta all'efficacia dei dribbling ed alla gestione della sfera ci pensa ovviamente la rinnovata fisicità dei giocatori, una caratteristica su cui Konami ha insistito particolarmente nel corso della campagna marketing del titolo. Il motivo è presto detto: a seconda delle diverse corporature dei vari atleti, la ricezione della palla subisce variazioni che vanno ad influenzare gli stop ed i passaggi successivi. Ad occhio si tratta di modifiche quasi impercettibili, ma pad alla mano, match dopo match, le differenze inizieranno a farsi piuttosto concrete, rendendo il tutto più realistico e verosimile. Lasciandosi alle spalle le velleità arcade della serie, PES 2018 spinge quindi sul pedale della simulazione, schierando in campo un gameplay che, senza inficiare in alcun modo il divertimento, riesce a rendere le partite più strategiche ed elaborate. Il nuovo controllo del pallone, insomma, impone schermi maggiormente ragionati, ripartenze più calcolate e contropiedi meno frenetici, acquisendo una concretezza ed un senso di predominio della sfera finalmente solidi ed appaganti. Il merito spetta di diritto anche ad un inedito sistema di contrasti, tramite il quale gli atleti reagiscono in modo assai diversificato agli scontri fisici, in base alla differente stazza dei loro oppositori: questo inficia notevolmente le mischie in area di rigore, le corse sulla fascia ed il pressing in fase offensiva/difensiva. I cross, gli uno-due ed i tentativi di dribbling, pertanto, posseggono uno spettro estremamente ampio di possibilità alternative, capaci di rendere ogni partita un concentrato di sorprese.
    Un ruolo di rilievo, a tal proposito, è giocato anche dalla fisica della palla, riscritta quasi integralmente e parecchio più credibile in confronto alle scorse incarnazioni del brand: le traiettorie e le curvature ci sono parse impeccabili il più delle volte, rispondendo agli urti ed ai tiri in modo davvero soddisfacente. Perseverano comunque alcune piccole defaillance, ma in linea di massima il feeling risulta parecchio positivo. Discorso a parte per le partite sotto la pioggia: sul terreno bagnato, la sfera non subisce sempre con coerenza l'attrito causato dall'erba umida, ed alle volte si ha l'impressione che il clima piovoso sia più un vezzo estetico che ludico.
    È questo uno dei pochi difetti di una giocabilità rifinita fin nel minimo dettaglio, che mette in luce tutte le sue qualità soprattutto quando impersoneremo gli atleti più abili. I grandi campioni come Messi, Ronaldo e Neymar, infatti, offrono all'utente la facoltà di sbizzarrirsi in azioni tanto tecniche quanto spettacolari: il loro stile di gioco, le loro movenze e le loro peculiarità sono state riprodotte alla perfezione, con una cura tale da inficiare anche l'atteggiamento e la gestione dell'intero team.

    L'anima "tattica" di PES 2018 recupera dallo scorso episodio i suoi elementi fondanti: prima del fischio di inizio potremo dunque impostare le strategie della squadra, scegliere se indirizzarla più verso l'attacco o la difesa, oppure se concentrarsi sul bilanciamento a centrocampo: intaccare gli equilibri pre-impostati resta comunque una soluzione riservata agli utenti più esperti, in grado di dirigere adeguatamente i movimenti della propria formazione in base al modulo del team avversario.
    Riuscire a modificare al volo il comportamento dei calciatori dopo aver appreso i punti di forza o debolezza degli sfidanti rischia di trasformare i match tra giocatori più abili in una complessa partita a scacchi, dove il minimo errore nella disposizione dei marcatori creerebbe pericolosissime occasioni da gol. Le opzioni per la personalizzazione non sono moltissime, ma restano comunque parecchio invasive: ciò significa che un calcolo errato finirebbe per frantumare gli equilibri della formazione, con conseguenze potenzialmente disastrose. Ne sono un esempio pratico i calci piazzati, durante i quali, aprendo un piccolo menu a tendina, potremo imporre quattro specifiche azioni ai nostri compagni, che chiaramente muteranno l'assetto default della squadra, aprendo, in caso di direttive erronee, varchi per eventuali contropiedi. Non sottovalutate, a tal proposito, le controffensive avversarie: l'intelligenza artificiale, mai come quest'anno, saprà infatti darvi tantissimo filo da torcere.

    Intelligenza ed aggressività

    "I rigori li sbaglia solo chi ha il coraggio di tirarli". La saggia massima proferita dal mitico Roberto Baggio, dopo aver sbagliato il rigore decisivo nella finale contro il Brasile ai mondiali del '94, rappresenta ben più di una semplice giustificazione per un errore. È infatti esemplificativa del temperamento che dovrebbero avere gli sportivi, sempre pronti, attivi, aggressivi, "coraggiosi", capaci di prodigarsi fino allo stremo per il bene del team, anche a costo di rimetterci la faccia.
    Ed è esattamente quello che fa anche l'IA di PES 2018 che, ai livelli di difficoltà più elevati, ha compiuto dei passi da gigante. Al grado Leggenda, in particolar modo, cogliere in "fallo" il computer diviene un'impresa non da poco: i rivali coprono le posizioni con eccellente consapevolezza degli spazi, si adattano progressivamente al nostro modo di agire, e sono dotati di un'aggressività quasi asfissiante durante i pressing. Giocando contro un club molto forte, inoltre, abbiamo notato che gli avversari, quando sono in svantaggio, tendono ad attaccare con grande ferocia specialmente nei minuti finali della partita, proprio come farebbero (o dovrebbero fare) nella realtà.
    Più facile, di contro, riuscire ad aggirare la CPU con le azioni laterali che culminano in un cross a centro area, oppure ancora nelle mischie sotto porta dopo un corner ben battuto. Ma più di tutto, i deficit dell'IA si riscontrano nei calci di rigore: le direzioni dei tiri seguono infatti dei pattern abbastanza scriptati, divenendo così, il più delle volte, facilmente parabili.
    Restando in tema di portieri, il lavoro svolto da Konami è stato fin troppo zelante: memore delle critiche ricevute negli anni passati, lo studio ha migliorato a tal punto la reattività degli estremi difensori da renderli delle saracinesche quasi inviolabili ai livelli Superstar e Leggenda.
    Sebbene non manchino piccoli, grandi svarioni (come è anche giusto che sia, volendo inserire nell'equazione il fattore "imprevedibilità" tipico dei match reali), per buona parte del tempo i portieri compiono veri e propri miracoli, cimentandosi in tuffi felini e parate ai limiti dell'umano.
    A tratti, a dir il vero, Konami sembra addirittura aver esagerato nel tentativo di limare il problema: in questo modo, complice anche un gameplay complesso e meno immediato, mettere a segno una rete non sarà più un evento tanto frequente.

    Note di merito anche per gli arbitri che, pur chiudendo alle volte un occhio in caso di contrasti molto ruvidi, hanno dato prova di saper dirigere la gara con la giusta correttezza. Mettete comunque in conto che contro la CPU, ai gradi più alti, le partite si svolgeranno solitamente con una gran dose di fair play, prive insomma di un ampio numero di falli e penalità. Ma questa, in realtà, più che colpa degli arbitri, è una qualità dell'intelligenza artificiale, che gioca spesso in modo pulito ed onesto. L'attenzione dei referee ha saputo rivelarsi rigorosa anche contro avversari "umani", decisamente più inclini a commettere infrazioni rispetto all'IA: benché tendano a chiudere un occhio sui contrasti fisici più ruvidi, in linea di massima i direttori di gara non mancano di far "prendere aria ai cartellini" quando la situazione lo richiede.

    Coppe e Campionati

    Se dopo l'ennesima partita d'esibizione desideraste mettervi alla prova in incontri un po' più stimolanti, PES 2018 propone il suo solito novero di competizioni offline: nulla vi impedirà di ambire al trofeo della Champions League o dell'UEFA Europa League, con tanto di sponsor, sigle, icone e partnership ufficiali, che vi traghetteranno nel vivo dell'atmosfera di simili eventi calcistici. Non manca tra le modalità anche la AFC Champions League, con la quale provare ad ottenere il titolo di campione d'Asia. Accanto ai vari Campionati e Coppe trovano inoltre spazio le immancabili Master League e Diventa un Mito, cuore pulsante dell'offerta singleplayer di qualsiasi Pro Evolution Soccer.
    La prima torna con tutta la sua carica "gestionale", in cui - vestendo i panni di un allenatore in erba (da customizzare a piacimento) - dovremo guidare un team verso le vette più alte del panorama sportivo.

    Celo, manca, manca, celo

    Quello delle licenze è ormai un problema che si ripete a cadenza annuale in ogni capitolo della serie. L'edizione del 2018 - pur avendo dalla sua esclusive di un certo rilievo come la Champions League - non si discosta molto dalla tradizione del brand: ecco che, di nuovo, il campionato di Serie A vede la Juventus trasformarsi nella PM Black White, l'unica squadra italiana non licenziata. Il Sassuolo, perlomeno, ritrova il suo nome originale, abbandonando il ridicolo "Sasangiulo". La seconda divisione tricolore, invece, possiede le denominazioni corrette dei calciatori, ma i team ci vengono presentati ancora con titoli decisamente fantasiosi. La Lega Inglese e quella Spagnola annoverano assenze molto importanti come il Chelsea (London FC) e Real Madrid (MD White), mentre la Bundesliga è confinata nella generica categoria "Altre" del campionato Europeo, rappresentata da squadre quali il Borussia Dortmund e lo Shalke 04. L'apertura alle divisioni sudamericane ed asiatiche è di certo un piccolo passo in avanti sul fronte contenutistico, ma è chiaro che l'appeal di simili competizioni per il pubblico italiano/europeo resta inferiore, ad esempio, al piacere di osservare sul modello poligonale di Higuain la divisa e lo stemma ufficiale dei bianconeri.

    All'inizio potremo scegliere se prendere le redini di una squadra con le rose ufficiali, o se ripartire da zero con una panchina formata principalmente da brocchi e giovani promesse. È chiaro che il vero fulcro della modalità si regge tutto sulla soddisfazione di condurre alla vittoria atleti sconosciuti, crescendo man mano di prestigio, acquistando calciatori sempre più forti, e spendendo con oculatezza le risorse monetarie della società. Per rendere la progressione più avvincente, la Master League presenta, oltre ad grado di difficoltà "classico", anche l'opzione "Sfida", in cui le trattative si faranno più complesse ed i nostri pupilli saranno più spesso tentati dai club rivali, decidendo - se non acconsentiremo alle loro richieste - di firmare contratti con altri team. Come la Master League è dedicata soprattutto a qui giocatori dotati di spirito manageriale, così Diventa un Mito si rivolge agli utenti che amano il gioco "solitario": nei panni di un calciatore costruito ex novo (magari con le nostre sembianze) saremo chiamati a salire poco alla volta agli onori della cronaca. Nel corso della partite - come avveniva nell'indimenticabile Libero Grande - controlleremo soltanto il nostro alter ego, di cui dovremo preventivamente scegliere ruolo e stile di gioco. In base ai risultati in campo otterremo valutazioni che influiranno sulla nostra carriera, sulla nostra convocazione in nazionale, e sulle chance di vincere il Pallone d'Oro. Nonostante la presenza di piccoli siparietti realizzati col motore di gioco che inframezzano l'avanzamento tra un match e l'altro, Diventa un Mito resta - a nostro parere - una modalità ancora un po' ruvida, incapace sia di valorizzare appieno il gameplay del nuovo Pro Evolution Soccer, sia di intrattenerci con la giusta verve. In linea di massima, come ogni anno, il calcistico Konami saprà rubare al vostro tempo libero una mole incommensurabile di ore anche in singleplayer, un ideale campo d'allenamento in cui affinare le vostre tecniche prima di entrare, sgomitando, negli stadi del comparto online.

    I prodigi del Fox Engine

    Se il gameplay di PES 2018 ha conosciuto sostanziali miglioramenti, occorre ringraziare l'incredibile potenza del Fox Engine: il motore ha permesso non solo di inscenare un colpo d'occhio impressionante, ma anche di concatenare animazioni meravigliose e di donare ai giocatori una fisicità tangibile, che si riflette nel sistema di gioco e nella gestione della palla. Gli atleti più rinomati hanno subito un processo di motion capture davvero meticoloso, grazie al quale sono stati ricostruiti i movimenti più microscopici del loro corpo, della loro corsa, delle loro conclusioni dalla distanza e delle loro esultanze. Vederli sfrecciare sul manto erboso con l'inquadratura a campo largo crea quasi l'illusione di assistere ad un vero match in TV, grazie ad una digitalizzazione che li rende pienamente riconoscibili.

    Nel complesso, anche i moveset di contorno sono stati perfezionati, ed ora i giocatori senza palla scattano con movenze meno rigide e scollegate. Non tutto è però esente da difetti: alcune animazioni ci sono parse innaturali come in passato, ed i calciatori meno famosi presentano tutt'oggi una raffigurazione virtuale molto approssimativa. Sono compromessi che riusciamo comunque ad accettare senza troppe remore, considerando anche l'ottimo lavoro svolto nella rappresentazione sia degli stadi su licenza, sia dell'erba sul terreno di gioco, sia degli ottimi effetti di luce. Discorso a parte per la fluidità: in caso di affollamento in area di rigore e durante i rinvii del portiere, spesso abbiamo assistito a consistenti cali di frame rate, che spezzavano la leggibilità dell'azione. Cartellino rosso, infine, per l'aberrante telecronaca del duo Caressa-Marchegiani: le voci ripetono infatti sempre le stesse frasi, e in numerosissime occasioni finiscono anche per contraddirsi tra di loro, inventando di sana pianta situazioni che non sono mai avvenute. Varrebbe allora la pena zittirle definitivamente, giocando soltanto con in sottofondo il rumore del pubblico in festa e dei pomposi cori da curva.

    Pro Evolution Soccer 2018 Pro Evolution Soccer 2018Versione Analizzata PlayStation 4Con Pro Evolution Soccer 2018, Konami buca la rete come non faceva da tempo: l'ultima edizione del calcistico ha per la serie lo stesso valore di un gol segnato allo scadere del novantesimo. È il tocco di classe di un campione che, nonostante gli anni sulle spalle, riesce a trovare sempre il guizzo per entusiasmare il suo pubblico. Più lento, ponderato e riflessivo, il gameplay è una naturale evoluzione delle già ottime basi dello scorso capitolo, abilissimo nel restituire un feeling più “tattico” e simulativo, che trova nuova linfa nel sistema di controllo della sfera e nell'inedita fisicità dei giocatori. Nette rifiniture all'intelligenza artificiale ed al reparto animazioni si affiancano tuttavia ad annose problematiche legate alla mancanza delle licenze, a modalità di gioco prive di reali novità e ad un'approssimazione forse eccessiva nella realizzazione degli atleti meno blasonati. Il pressing di PES 2018, all'inizio di questa nuova stagione calcistica, si fa davvero implacabile: a permettere a questa edizione di superare con un deciso dribbling il suo predecessore ci pensa anche una modalità co-op semplice e profonda al tempo stesso, capace di intrattenerci e coinvolgerci con inedito vigore. In PES 2018, specialmente se affrontato in cooperativa, vi sentirete avvolti da un'atmosfera di puro agonismo, cameratismo ed adrenalina. Lo stesso mood comunitario, festoso e competitivo che si respira allo stadio, davanti alla televisione, oppure sui campi da calcio veri e propri, quando si gioca (per sport o per puro passatempo) in compagnia di amici in carne ed ossa. Un simile grado di divertimento è esattamente ciò che questo stupendo sport riesce a trasmettere ai suoi appassionati. Ed è anche il traguardo cui dovrebbe ambire un grande “simulatore” calcistico.

    8.7

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