Recensione Phoenix Wright: Ace Attorney - Dual Destinies

L'avvocato di Capcom torna in splendida forma

Recensione Phoenix Wright: Ace Attorney - Dual Destinies
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  • 3DS
  • Dopo il disastro di Apollo Justice: Ace Attorney, e due spin-off fuori dagli schemi dedicati a Miles Edgeworth, per la serie “giuridica” firmata Capcom era venuto il tempo di darsi una svegliata. L'alternativa, del resto, sarebbe stata quella di percorrere la parabola lenta e inesorabile che porta sul viale del tramonto, e mandare anticipatamente in pensione personaggi che hanno saputo conquistare tanti appassionati.
    E invece, proprio quando la crisi sembrava arrivata alla sua ora più nera, ecco quel guizzo che serve per rientrare in carreggiata: con Phoenix Wright: Dual Destinies, la software house giapponese aggiusta nettamente il tiro, proponendo un episodio vario e riuscito.
    Il gameplay è quello di sempre, così particolare che sarebbe stato davvero impossibile stravolgerlo, ma la quinta avventura di Mr. Wright ci conquista con una sceneggiatura vivacissima, che getta al centro della scena nuovi personaggi, vecchie conoscenze, e cinque casi scritti ottimamente.
    E' un peccato che Capcom abbia deciso, per la release occidentale di questo nuovo capitolo, di guardare solo ed esclusivamente al mercato digital delivery: se sui vostri scaffali esponete fieramente gli altri episodi della saga, insomma, resterete delusi nel sapere che Dual Destinies si può esclusivamente scaricare dall'e-shop. Dimenticate però le dubbie gioie della copia fisica (oppure -vedete voi- importatela), perché questo capitolo merita davvero tutta la vostra attenzione.

    Non colpevole!

    Già nel corso del primo caso Dual Destinies mette subito le cose in chiaro. Al banco della difesa c'è infatti proprio lui, l'avvocato in giacca blu con l'indice più famoso del mondo videoludico: Phoenix Wright. Tornato in difesa della giustizia dopo i tormentati eventi del quarto capitolo, Mr. Wright ha aperto un'agenzia in cui lavora anche l'imbranato Apollo Justice. Si unisce alla coppia ormai rodata anche la giovane Athena Cykes, laureata in Europa (come lasciano intendere le sue inflessioni da poliglotta), è un'esperta di psicologia, e le sue doti torneranno presto molto utili nella risoluzione dei casi più intricati.
    Precipitandoci nelle sale del palazzo di giustizia per smontare, come da tradizione, l'avvocato Payne, si viene in contatto con le prime novità di questo episodio. Fra un capitolo e l'altro troviamo scene d'intermezzo realizzate in stile anime, solitamente brevi (ma addirittura doppiate), che introducono brevemente gli eventi o raccontano i momenti salienti del processo d'indagine.
    Non sempre lo stile è in linea con quello che poi si vedrà nelle fasi di gioco, ed in qualche caso queste scenette risultano un po' fuori contesto. Si tratta di poca cosa, perché una volta arrivati in aula restiamo letteralmente a bocca aperta di fronte al lavoro di restyle grafico operato da Capcom.
    I personaggi non sono più sprite disegnati, bensì interamente poligonali. Eppure lo stile adottato dal team ha un profondo rispetto per la tradizione. Le sfumature delle texture sembrano disegnate a mano, tanto che quando stanno fermi i protagonisti sembrano quasi tratteggiati dai vecchi character designer. La transizione giova comunque moltissimo anche dal punto di vista dell'impatto scenico, grazie alle animazioni perfette e ben caratterizzate di tutti i personaggi. I battibecchi fra accusa e difesa, le reazioni scomposte dei testimoni quando mettiamo in evidenza le loro bugie, sanno ancora trasformarsi in siparietti che hanno una verve eccezionale. E poi nel corso del processo ci sono inquadrature tridimensionali di tutta l'aula, mentre alcune schermate -nelle fasi investigative- esibiscono elementi in movimento ottimamente valorizzati dall'effetto 3D, che proprio grazie alla natura poligonale dei personaggi ha finalmente una sua funzione scenica rilevante.
    Dual Destinies, insomma, appare classico nel look ma al contempo rinvigorito: una piccola meraviglia che non mancherà di compiacere i fan.

    Le dinamiche di gioco, invece, non cambiano praticamente di una virgola. I cinque casi di Dual Destinies si dividono in due distinte fasi: nel corso delle indagini gli avvocati della difesa sono chiamati a curiosare sulla scena del crimine e parlare con i sospetti e con tutte le personalità coinvolte nella faccenda, in modo da accumulare un consistente numero di prove da usare poi nel processo.
    In questa seconda fase, sostanzialmente, bisogna usare tutti gli oggetti raccolti per smontare le testimonianze fasulle di chi vuole appiccicare la colpa sul nostro cliente. Bisogna quindi leggere, frase dopo frase, la deposizione del teste, e poi presentare alla corte la prova che la contraddice.
    Si tratta, come sempre, di un insolito miscuglio fra le un'avventura grafica, una prova di logica e le vecchie avventure testuali ormai sparite dalla circolazione, che sopravvivono in questa forma nuova e brillante. Il rapporto con i testi ed una lettura attenta, in Dual Destinies come in ogni episodio della saga, è fondamentale, per questo è necessaria una solida conoscenza dell'inglese, dal momento che i testi non sono tradotti.
    Tanto più si mastica la lingua d'Albione, tanto maggiori sono le soddisfazioni che è possibile tratte dal titolo Capcom: perchè intuire le sfumature, i giochi di parole, le battute, la cattiveria malevola dei nomignoli affibbiati ai personaggi, è davvero importante per apprezzare fino in fondo il brio e la vivacità dello script. Che, in questo capitolo, si dimostra per altro molto vario e sempre martellante. L'alternanza fra giornate processuali e giornate investigative ci porta a conoscere alcuni dei comprimari più riusciti dell'intera saga, splendidamente caratterizzati dai loro tic e dalle loro manie. Gli eventi sono sempre incalzanti, le rivelazioni ed i colpi di scena non mancano, e Dual Destinies fa davvero di tutto per proporre una gamma di situazioni quanto più varia ed eterogenea possibile.
    Ci riesce anche grazie all'introduzione di nuove meccaniche di gioco, legate alle abilità speciali di Athena. Usando un potente strumento di analisi la giovane avvocatessa può percepire le emozioni dell'interlocutore: di tanto in tanto ci toccherà quindi scovare un'emozione fuori posto, che non coincide con lo stato d'animo espresso da una frase, o una insolita variazione nell'intensità degli stati emotivi regolari. Si tratta ovviamente di una variazione minima, che però si unisce alla capacità di Apollo di leggere il linguaggio del corpo e scovare le contrazioni nervose che rivelano una mezza verità. Il gioco sa dosare bene l'utilizzo di questi poteri, non prioritari nell'economia dell'avventura ma inseriti nei punti giusti. La sceneggiatura, comunque, fa leva soprattutto sui crimini intricati che ci troveremo a portare alla luce, facendosi forza di una ritrovata logicità degli “enigmi”. Bisogna ammettere che fra tutti, il caso forse più intricato e meno interessante dal punto di vista della struttura logica è proprio quello in cui Apollo tiene le redini della difesa. Sarà forse che l'avvocato dai ciuffi ribelli sembra sempre impacciato, in affanno, costretto ad arrivare alla soluzione più per fortuna che per vere abilità: ed anche il giocatore si sente di procedere un po' a casaccio in “The Monstruos Turnabout”, incapace di tappare buchi evidentissimi e di sottolineare con prontezza certi errori banali.

    Athena Cykes è già più risoluta nel far valere le proprie argomentazioni, ma di certo è il ritorno di Phoenix Wright quello che tutti aspettavamo. Ed il vecchio protagonista non delude affatto, dimostrandosi impeccabile alla sbarra. In verità verso il finale alcune soluzioni sono un po' “tirate per i capelli”, davvero un po' esagerate, ma in linea di massima il tutto si regge, dando spesso al giocatore la grande soddisfazione di aver disbrigliato qualche attimo prima dei personaggi il bandolo della matassa (legale).
    Menzione d'onore anche per l'avvocato dell'accusa Blackquill, che ben sostituisce Miles, Franziska e Godot. E, dietro al banco dell'accusa, aspettatevi magari qualche ritorno inatteso nelle fasi finali del gioco.
    Complessivamente, insomma, Dual Destinies si tiene in piedi in maniera egregia, ed anzi disintegra in appena un paio d'ore quell'episodio noioso e inconcludente che fu Apollo Justice. Senza dimenticare i propri errori, ma anzi integrando anche i personaggi meno riusciti nel nuovo flusso narrativo, Capcom ci propone uno script solido, enigmi quasi sempre molto logici ed un cast di prim'ordine. Resta ancora lontana l'ispirazione e l'eccellenza di certi casi inclusi nella prima trilogia, ma insomma Dual Destinies funziona alla grande e coinvolge.
    Menzione d'onore per la colonna sonora, composta integralmente da brani orchestrati. Assieme ai motivetti storici che da sempre sottolineano i momenti più cupi del processo e poi esaltano durante la rivalsa della difesa, ci sono un sacco di temi ispiratissimi, che rispecchiano la grande varietà di contesti e situazioni esplorati dalla sceneggiatura. Dolci minuetti, motivi dal fascino orientale, brani classici e pezzi rock si legano in maniera perfetta alle personalità di Dual Destinies, valorizzando ancora di più una regia eccezionale, fatta di tagli repentini, flash, silenzi improvvisi e duelli a suon di obiezioni.

    Phoenix Wright: Ace Attorney - Dual Destinies Phoenix Wright: Ace Attorney - Dual DestiniesVersione Analizzata Nintendo 3DSProprio come ci insegna Phoenix Wright, è nei momenti in cui tutto sembra perduto che bisogna fare tabula rasa e tornare a focalizzarsi sulle basi. “Credi sempre nel tuo cliente”, dice puntando il dito il nostro beniamino. Noi invece crediamo nel carisma di personaggi che hanno ancora oggi un certo fascino, e tornano in gran forma a sostenere una produzione classica nelle dinamiche ma svecchiata nel look. Buona parte del merito di questa ottima esecuzione è di una sceneggiatura ricchissima, vivace, con uno script spiritoso e costellata di momenti memorabili. Il processo logico che porta alla risoluzione dei casi ha pochi buchi e solo raramente perde la strada, e questo basta, dopo le soluzioni non elegantissime del quarto capitolo, per rassicurare i fan. Il nuovo look tridimensionale dei personaggi, i giochi di regia, la colonna sonora stratosferica fanno di questo Dual Destinies un ottimo capitolo. Si tratta sempre e comunque di una saga molto particolare, con ritmi abbastanza inquadrati, una progressione lineare, per un capitolo senza sconvolgimenti all'impianto ludico. Tenetene quindi di conto se la formula di Phoenix Wright non vi ha mai convinto. Diversamente, acquistatelo ad occhi chiusi. Senza obiezioni.

    8.5

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