Recensione Playboy: The Mansion

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Recensione Playboy: The Mansion
Articolo a cura di
Disponibile per
  • PS2
  • Xbox
  • Un uomo e le sue conigliette

    Avete sempre invidiato Hugh Hefner, un uomo ormai anziano e Viagra-dipendente, perennemente circondato da discinte e disinibite maggiorate? Bè, potete anche smettere di farlo perchè a dare retta al titolo Ubisoft la vita del miliardario nullafacente il cui unico scopo è far uscire il nuovo numero di una rivista erotica, oltre allo spupazzarsi siliconate bellezze all american non è che sia poi così allettante. Che sia una manovra di Hugh per prevenire la futura concorrenza?
    Fatto sta che i ragazzi di Cyberlore Studios, da una licenza apparentemente fruttuosa, sono riusciti a creare soltanto l'ennesimo clone di The Sims con un pizzico di malizia in più ed una componente manageriale assolutamente piatta e superficiale.

    Feste, sesso e Playboy!

    Il gioco ci mette nei panni di un giovane Hugh Hefner intento a dare vita alla storia della mitica rivista Playboy: l'unica cosa di cui dobbiamo preoccuparci è far uscire un nuovo numero della rivista ogni mese, nient'altro. Per far si che la testata venda occorrono sia foto di belle donne, per la copertina ed il paginone centrale, sia articoli di interesse generale o interviste ai VIP.
    Visto che da soli non possiamo fare tutto occorre innanzitutto assumere uno staff: servono fotografi e giornalisti (meglio se in versione femminile), ragazze immagine e, naturalmente, conigliette! Il modo migliore per ottenere il materiale per ogni rivista è organizzare feste nella nostra mitica villa ed invitare tutto il bel mondo: in tal modo si possono intervistare i VIP maschili, nonché spogliare e fotografare quelli di sesso femminile.
    A proposito delle fotografie: nel gioco i fotografi saremo noi! Spetterà al giocatore decidere la posa e premere per il click: peccato solo che qualunque sia la qualità dello scatto non cambi proprio nulla ai fini della buona riuscita della rivista.
    Hugh può interagire con qualunque essere vivente passi per la sua proprietà: la sua parlantina accattivante e il suo innato appeal gli permettono di conquistare subito la fiducia degli uomini e di far cadere ai suoi piedi ogni donna, in men che non si dica. Proprio questo è il problema: la difficoltà del gioco dovrebbe consistere nell'intrecciare rapporti umani con la variegata umanità che partecipa alle nostre feste attraverso dialoghi a scelta multipla, ma la cosa è talmente rapida e facile che non c'è la minima soddisfazione nel farlo.
    Far uscire la rivista è davvero troppo semplice: organizzi una festa, circuisci ragazze e VIP, fai foto, scrivi articoli e vai di stampa. Col procedere del gioco aumentano le dimensioni della villa (della quale si può scegliere l'arredamento ma non la struttura), aumenta il numero di invitati alla festa, ma il livello di difficoltà rimane sempre inesistente.
    Come specchietto per le allodole i programmatori hanno pensato bene di inserire anche un po' di erotismo nella ricetta: praticamente qualsiasi donna con cui veniamo in contatto, sia essa un'ospite VIP, una playmate o una dipendente può essere velocemente sedotta e portata a letto. Inizialmente la cosa è molto divertente e nella prima ora di gioco non vi sfuggirà neppure una donzella, anche perché Hugh è un tipo che si accontenta di poco e quindi può "farlo" in qualsiasi posizione ed ambiente, nel letto come in piscina o sul divano.
    Ben presto, però, ci si rende conto come tutte le donne (ma anche gli uomini, intendiamoci) siano cloni le une delle altre: possono cambiare la pelle, i capelli o i vestiti, ma reagiscono e si conquistano sempre allo stesso modo. Anche la riproduzione parodistica dell'atto sessuale (non preoccupatevi, non c'è nulla di veramente sconcio, i protagonisti non si spoagliano del tutto, fermandosi al topless) è sempre identica. Alla decima volta che si assiste alla identica sequenza lo scoramento prende il sopravvento.
    Come ciliegina sulla la torta resta da parlare del desolante comparto tecnico: il motore grafico è affetto da bug e poco dettagliato. Come detto i personaggi, specie quelli femminili (che paradossalmente dovrebbero invece rappresentare la colonna portante del gioco) sono modellati sullo stesso sprite. Il divertimento, dopo il breve entusiasmo iniziale, crolla irrimediabilmente.
    Anonimo anche il sonoro, con brani musicali a tema e il solito vociare indistinto tipico dei Sims.

    Conclusioni

    C'è poco altro da aggiungere. Il titolo Ubisoft brucia una licenza potenzialmente molto stimolante proponendo un gioco fiacco, banale e, quel che forse è peggio, graficamente mediocre, vanificando il possibile richiamo ormonale che le tipe digitali potevano esercitare sugli utenti. Sedurre un esercito di cloni non è mai stato così noioso ed anche la parte gestionale, dedicata alla realizzazione della rivista, è troppo superficiale e ripetitiva per non stancare dopo poco tempo.
    C'è una sola cosa da fare con questo "Playboy: The Mansion": tenersene alla larga!

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