Recensione Pokemon Versione Nera / Bianca

Il settimo avvento dei mostri tascabili Nintendo

Recensione Pokemon Versione Nera / Bianca
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  • DS
  • Ne “I Cavalieri dello Zodiaco”, non di rado i protagonisti erano costretti ad ideare nuove tecniche per sconfiggere i propri avversari, poichè utilizzare due volte lo stesso colpo si sarebbe rivelato un fallimento strategico.
    Una metafora facilmente adattabile alla vita reale. Repetita iuvant, certo, ma c’è un limite a tutto. Un limite con cui tanti videogiochi si sono scontrati amaramente, tentando negli anni la strada dell’evoluzione o, semplicemente, estinguendosi come rettili impotenti innanzi ad un cataclisma di proporzioni bibliche.
    Le ultime creature ad affrontare una simile crisi sono i piccoli mostri portatili Nintendo.
    Il portatile doppio-schermo è stato prima scosso da un ispiratissimo e stupefacente quarto avvento, poi dalla classica “espansione”, poi ancora da gradevoli remake.
    Ma che ben due generazioni di pocket monster si avvicendassero sulla stessa macchina, è una vera e propria novità. Mettete da parte perle, diamanti e cuori d’oro: è arrivato il momento di ritornare alle origini della serie con una nuova coppia di titoli decisamente minimali. Bianco e Nero.
    Quale scelta migliore per allargare ancora la fama dell’IP, proponendo sul diffusissimo DS la solita formula sotto una luce totalmente nuova, in modo da permettere a chi ancora non fosse stato risucchiato dal vortice Pokémon di avvicinarvisi senza troppe remore.
    Il parto di Tajiri è una macchina per fare soldi, è risaputo, ma con sette titoli usciti a cadenza quasi annuale, se venisse a mancare una forte carica innovatrice, non si rischierebbe di iniziare a lesinare anche sulla qualità annoiando i giocatori?
    Bianco e Nero sono davvero un nuovo inizio per la serie, con tutte le novità che ne conseguono, o semplicemente un cambio di pelliccia per un lupo molto affamato di danaro?

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    La svolta narrativa di Perla e Diamante aveva segnato un timido passo in avanti per la serie, che in Bianco e Nero diventa un aspetto quasi fondamentale.
    La nuova ambientazione del gioco ha infatti dato spazio al team di sviluppo per incastonare la tipica progressione della serie -a base di raccolta di medaglie e superquattro- in un contesto narrativo di ampio respiro, in cui il solito protagonista senza nome avrà modo di interagire con un grandissimo numero di personaggi. Amici, rivali e veri e propri signori del male come antagonisti.
    Unova è una regione strana, che fonde le verdi fronde dei boschetti tipici del mondo dei mostri portatili a quartieri e cittadini ispirati all’area Newyorkese degli Stati Uniti. Porti, pub, alti palazzi, ponti immensi attraversati da automobili e camion, un meltin pot culturale che trasforma questa coppia di episodi in qualcosa che ricorda per alcuni versi la serie Mother.
    La qualità della sceneggiatura è però a volte deludente, piuttosto banalotta, almeno fino alle battute finali e al “post-game”, in cui si ravviva con trovate divertenti di cui, ovviamente, non possiamo parlare per evitare il linciaggio da perte dei detrattori degli spoiler.
    Fatto sta che per la gran parte dell’avventura la storia è come un rumoroso colpo di cannone poco mirato, che fallisce nel raggiungere il proprio bersaglio.
    I personaggi tentano disperatamente di attirare l’attenzione del giocatore, i capi palestra in particolare si inseriscono quasi di forza in situazioni di vario genere (rapimenti di mostri, furti di fossili) con scarso successo e motivazioni appena abbozzate da una manciata di linee di dialogo.
    Persino il Team Plasma, sostituto in salsa templare del Team Rocket, risulta leggermente fuori contesto dal punto di vista prettamente estetico e si rivela null’altro che carne da macello per ritardare la nostra avanzata con scuse insensate attraverso i vari percorsi.
    La trama verbosa di Bianco e Nero non è certo da buttare, ma semplicemente avrebbe necessitato di più cura e attenzione nella sua stesura.
    Si tratta di un elemento nuovo, che probabilmente conquisterà il pubblico più giovane e intratterrà gli amanti della serie colpiti da questo approccio inedito. Per gli amanti delle belle storie, invece, sarà un motivo per premere distrattamente il tasto A in attesa di potersi muovere di nuovo.

    Ciclo

    Il nuovo mondo da esplorare è composto come sempre da percorsi e città, la cui numerazione riparte da zero per l’occasione.
    Il design dei livelli risulta meno intraprendente dei capitoli precedenti, ma guadagna in spettacolarità grazie ad una buona regia, che però raramente si fonde con il gameplay.
    Catturare mostri è ancora una volta il fulcro del gioco, necessario sia per procedere attraverso le varie location grazie ad una costruzione attenta del party, sia per soddisfare la nostra sete di piccoli maniaci collezionisti.
    In occasione di questo reboot, Gamefreaks ha creato un mostruario completamente nuovo, composto da oltre 150 creature mai viste. Ciò implica che tutte le vecchie bestiole non compariranno affatto durante l’avventura principale (faranno capolino più avanti, una volta terminata la storia), lasciando il posto a nuovi esserini che porteranno con se una serie di importanti innovazioni.
    Nuovi giocatori e veterani si troveranno a dover riapprendere nuovamente tutte le meccaniche di gioco: nuovi mostri vuol dire nuove debolezze, nuovi set di mosse, nuovi EV da scoprire.
    Certo, la novità dura poco: basta poco a rendersi conto che, semplicemente, Pidove ha preso il psoto di Pidgey, e Watchog quello di Rattata. 
    Eppure per quanto esteticamente discutibili, i nuovi Pokémon riescono nel loro compito, ovvero quello di ravvivare il gameplay e tratteggiare l’ecosistema di un’ambientazione totalmente nuova.
    Purtroppo il sistema di combattimento, per quanto snellito e velocizzato, risulta assolutamente identico a quello dei capitoli precedenti. Leggermente meno difficile, ma pur vivacizzato da un utilizzo maggiore di alterazioni di stato e buff delle statistiche, il motore delle battaglie di Pokémon Bianco e Nero potrebbe essere il chiodo nella bara di chi iniziava ad avvertire stanchezza giocando Soul Silver e Heart Gold.
    Si potrebbe dire che Nintendo non abbia bisogno di modificare questo aspetto del gioco, che alla fine quel che conta è che siano gli elementi di contorno a subire modifiche. Sarebbe in quest’ottica sufficiente aver modificato il funzionamento delle Macchine Tecnica, ad esempio, oppure aver studiato il sistema di combattimento tre contro tre e le battaglie a rotazione.
    E invece, questi aspetti passano in secondo piano quando si avverte noia o fatica al centesimo incontro casuale, sempre uguale, o alla lotta con l’allenatore di turno.
    La ricerca di nuove soluzioni strategiche lascia il posto ad un grinding stanco, meccanico, che non può essere salvato certamente da un’interfaccia utente lenta e datata, affossata dalla solita lentezza negli scambi e nella rigida gestione dei box, e tantomeno da un rinnovato comparto multiplayer che sembra puntare ossessivamente verso i giochi di ruolo online, privando però i giocatori della possibilità di coesistere in modo sensato all’interno dello stesso mondo, vincolandoli ad un castrante sistema di missioni a tempo o al futile scambio di oggetti.
    Affidare la comunicazione tra utenti al C-Gear è una trovata geniale, di un’immediatezza disarmante, semplicemente, è sfruttata in modo poco coraggioso.
    Il DS aveva già portato con se importanti innovazioni nella serie. Bianco e Nero non riescono a raggiungere tali standard, forse a causa di uno sviluppo affrettato, forse a causa di un po' di pigrizia.
    Pokémon, chiaramente, funziona ancora a dovere, anzi a livello contenutistico, tra location segrete, un nutrito postgame, la battle subway e il bestiario più ampio di sempre, Bianco e Nero sono comunque prodotti ricchissimi. Forse i più ricchi apparsi nella serie. Eppure, è difficile ignorare quell’eco che, dal fondo di un angolo poco illuminato della propria testa, sembra ripetere insistentemente: “roster update”.

    Meltin’ Pot

    Unova è un mondo meno colorato del solito, ingrigito da alti palazzi che a volte appesantiscono la nostalgia delle placide passeggiate tra montagne, grotte e boschi. La grande linearità è soffocata non solo da una grande varietà di ambientazioni, ma da un sistema di alternanza delle stagioni e del giorno e della notte di grande effetto.
    Il nuovo motore grafico ha permesso al team di sviluppo di giocare con la telecamera, di creare ambientazioni esteticamente più articolate, di disincagliarsi, in alcuni piacevoli momenti, dalla classica visuale a volo d’uccello.
    Il design dei nuovi mostri, che stride con l’occidentalità dell’ambientazione sfoggiando un’evidente ispirazione fantasy-nipponica, è sovente non all’altezza delle generazioni precedenti, ma i mostri risultano vivi e carismatici grazie a simpatici cicli di animazioni in fase di battaglia.
    Proprio i combattimenti risultano più dinamici grazie al nuovo hud e ai movimenti continui della telecamera, che a volte sacrificano la risoluzione degli sprite zoomando o ruotando leggermente. Sfortunatamente l’effetto a volte viene vanificato dalla vacuità dei fondali, eccessivamente “astratti” anche per i canoni della serie, dalle animazioni troppo semplicistiche e sorpassate di alcuni attacchi, dai rallentamenti delle battaglie 3 contro 3.
    L’intero comparto sonoro è come sempre di ottimo livello. Le musiche a volte risultano poco originali, echeggiando di note già sentite nei capitoli precedenti, ma la grande varietà di musiche ed una serie di feature come composizione progressiva della soundtrack in base al movimento del personaggio o alla vicinanza da alcuni punti cardine dei livelli, rendono il titolo a tratti sorprendente.
    Come accennato precedentemente, il titolo gode di una longevità di tutto rispetto, e ben studiate risultano anche le differenze tra le due versioni del gioco, che questa volta non si limitano alla disponibilità di mostri catturabili ma anche alla presenza di locationi uniche e frequenza delle battaglie speciali 3 contro 3.

    Pokemon Versione Nera / Bianca Pokemon Versione Nera / BiancaVersione Analizzata Nintendo DSRestare ancorati saldi alle proprie origini è una caratteristica degna di rispetto, ma quando questo diventa una scusa per rilanciare lo stesso titolo a cadenza annuale applicando un semplice upgrade grafico e qualche miglioria tutto sommato secondaria o mal implementata, è imperdonabile. Pokémon forse non necessita di trasformarsi completamente, ma di sicuro proporre nuovi capitoli con questa frequenza non può che ledere alla fama della serie. Bianco e Nero sono titoli buoni, giocabili, divertenti, particolarmente indicati per avvicinarsi per la prima volta al mondo dei mostriciattoli Nintendo, ma impallidiscono dinnanzi alla carica innovativa dei capitoli già usciti su DS, incapaci di contrastarli nemmeno con una longevità significativa e una gran quantità di contenuti. E collezionando nuovamente le solite medaglie, in attesa di affrontare la lega, facendosi strada tra combattimenti che sanno troppo di già visto, sarà difficile astenersi dal dubitare che la serie non sia diventato altro che una pantomima del suo glorioso passato. Cara Nintendo, continuare su questa strada potrebbe rivelarsi fatale per il tuo Pidgeotto dalle uova d’oro.

    7.5

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