Recensione Portal

Ritorno al futuro

Recensione Portal
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • Tutto ebbe inizio da un'idea

    La storia di P0rtal e dei suoi creatori ricorda da vicino quella di una bella favola a lieto fine, che ha inizio nel 2005, quando un gruppo di studenti appartenenti al DigiPen Institute of Technology (un istituto di formazione statunitense per gamedesigner) pubblica un piccolo gioco, chiamato Narbacular Drop, il quale può essere considerato in sostanza come il documento di gamedesign alla base di P0rtal. Il genere di appartenenza a metà strada tra il classico sparatutto in prima persona ed il rompicapo, sebbene fuori dagli schemi, era ben definito e gran parte degli elementi caratteristici facenti parte del concept attuale funzionavano già allora alla perfezione. Proprio a partire dai due portali, distinti semplicemente dai caratteristici colori blu e rosso, e grazie ai quali la principessa, rapita dal più classico degli antagonisti, poté fuggire dalla fortezza-carcere. Questi bizzarri varchi dimensionali, legati indissolubilmente l’uno all’altro, una volta attraversati permettevano di superare sbarramenti, baratri, trappole altrimenti insormontabili con i tradizionali strumenti a disposizione del giocatore. Un lavoro che, per quanto breve e tecnicamente spartano, è bastato a convincere Valve del talento di questi ragazzini prodigio. L’avventura del P0rtal Team nell’industry nasce così, alla vecchia maniera se vogliamo, bruciando le tappe grazie a delle idee semplici e senza fronzoli.
    Naturalmente avere buone idee in testa non basta al giorno d’oggi ed il contributo di Valve è stato determinante nella buona riuscita di questo progetto. Duale: l’audacia da una parte e l’esperienza dall’altra hanno fruttato nientemeno che una delle produzioni più influenti degli ultimi anni.

    L'importanza del doppio

    Dualità.
    Un tratto che contraddistingue costantemente gli eventi di P0rtal fin dai primi istanti in cui si posa piede sul freddo marmo della candida teca vetrata che costringe il protagonista al suo interno, apparentemente senza alcuna possibilità di fuga. E’ a questo punto, mentre un pannello digitale appeso al muro scandisce un enigmatico conto alla rovescia, che entra in scena la regista della subdola recita che il giocatore sarà costretto suo malgrado ad interpretare. La speaker lo accoglie con tono asettico, impersonale e l’impressione che si ha immediatamente è di avere a che fare con un’interlocutrice tutto, fuorché umana. Teoria che col passare del tempo troverà sempre maggiore veridicità.
    Il countdown, nel mentre, ha placato la sua corsa ed il primo di una lunga serie di portali si è aperto. Grazie ad un gioco di inquadrature sapientemente studiato si viene a scoprire indirettamente che il personaggio principale è in realtà una Lei: i suoi indumenti sono simili a quelli di un carcerato, è scalza ed in ultimo ha, fissate all’altezza delle ginocchia, un paio di inquietanti zanche metalliche. Come se ciò non bastasse una volta attraversato il portale basta gettare una veloce occhiata in giro per accorgersi di essere null’altro che una cavia da laboratorio: numerosissime telecamere tracciano incessantemente qualsiasi attività all’interno delle stanze numerate ed altrettante vetrate smerigliate celano chissà quanti e quali sguardi avidi ed indiscreti.
    Con una manciata sparuta di elementi il gioco ha già fornito dettagli sufficienti per farsi un’idea di massima dell’universo alienante e mai troppo scontato che caratterizza Aperture Science, vale a dire l’organismo governativo a capo del centro di ricerca. Senza alcun bisogno di ridondanti introduzioni filmate o peggio ancora di prologhi testuali di centinaia, migliaia di caratteri.
    Proprio quel tipo di narrazione passiva che tanto ha fatto la fortuna di Half-Life quasi dieci anni fa e che in P0rtal trova terreno ancor più fertile dove esprimere tutte le sue potenzialità basate su rimandi ed intrecci “sottopelle”, grazie all’atmosfera di ambiguità persistente cui si parlava poc’anzi.
    Così...nella migliore applicazione possibile della maieutica, ossia grazie all’esperienza personale e senza alcun intervento esterno, si scopre ad esempio che quegli affari metallici altro non sono se non delle protesi atte a proteggere la protagonista dalle cadute vertiginose che spesso si troverà ad affrontare. Oppure che al di là dell’apparente aspetto asettico ed ospedaliero del Centro Ricerche, insignificanti anomalie occasionali come possono essere delle infiltrazioni tra i pannelli di cemento, piuttosto che lorde imbottiture sgualcite e lamiere dilaniate tradiscono in realtà un quadro ben più inquietante di quanto appaia a prima vista. E cosa pensare poi di quella serie di orme presenti sugli ingressi degli ascensori? Testimonianza inequivocabile del passaggio di altre vittime che hanno preceduto la donna o cos’altro?

    Blow your mind

    La sfida che offre l’avventura principale non esige particolari prodezze manuali, quanto piuttosto un attento spirito di osservazione e ragionamento e perché no... senso del ritmo. E’ solo nelle Mappe Bonus che P0rtal svela (a volte crudelmente) tutta la sua genialità, richiedendo di volta in volta, a seconda dell’obiettivo, di assumere una peculiare condotta di gioco. Tre tipologie: a tempo, numero di portali minimi, numero di passi minimi. Da impazzire.
    La natura modulare di P0rtal si presta perfettamente al lavoro della comunità di modding, già ora sono disponibili dei livelli aggiuntivi reperibili, ad esempio, sul celebre sito internet www.moddb.com.

    La naturalezza del "videogiocare"

    Sempre mantenendo inalterata questa filosofia di base P0rtal suggerisce, incalza e punisce in modo propositivo incentivando il giocatore a sperimentare, più che a frustrarsi in una frammentaria e controproducente esperienza di Trial&Error. La prima decina di stanze numerate serve esclusivamente ad addestrare con premura il giocatore, inizialmente nell’apprendere il funzionamento e le semplici regole che sottendono al sistema dei portali ed alla logica base degli enigmi: nel primo caso, ad esempio, verrà reso palese che un portale per attivarsi avrà bisogno necessariamente di una superficie di dimensione, forma e materiale adeguati. Perfettamente inutile dunque cercare di aprire un varco su una superficie metallica o in pertugi di dimensioni eccessivamente ridotti e/o irregolari. Nel secondo caso un interruttore a pressione collegato all’uscita necessiterà di un peso appropriato per essere messo in funzione; essendo impossibile utilizzare il proprio corpo per ovvie ragioni, sarà necessario ricorrere ad uno dei cubi messi a disposizione nel test. In altri casi potrà essere richiesto di modificare il percorso di un globo di energia indirizzandolo, attraverso i portali, nel corpo di un fusibile e fornendo dunque l’alimentazione necessaria ad ascensori e pedane mobili per mettersi in moto. Banale... almeno inizialmente. Nelle fasi più avanzate di gioco emergono tutti i benefici che il passaggio dal rudimentale impianto tecnico di Narbacular Drop al Source Engine ha concesso. Le leggi fisiche e di gravitazione non sono solo rispettate con rigore scientifico, ma addirittura spinte ai loro paradossali limiti teorici, senza però mai tradire la cosiddetta “suspension of disbelief”. Della serie: se fosse possibile, funzionerebbe esattamente così! P0rtal insegna man mano a padroneggiare la Portal-Gun secondo modalità sempre più complesse (ma mai proibitive), arrivando a piegare lo spazio-tempo secondo le proprie esigenze. Ben presto ci si ritroverà a sfruttare con disinvoltura la caduta da altezze vertiginose per coprire distanze (o dislivelli) inaudite, grazie alla proprietà dei portali di, parafrasando l’I.A., “influenzare il moto in avanti o, per essere più precisi, di non influenzarlo affatto”.
    La naturalezza con cui nozioni e meccaniche di gioco potenzialmente complesse e tediose vengono assimilate è da attribuire principalmente ad un level design studiato fin nei minimi particolari. E’ proprio quest’ultimo a prendere ben presto, ed in modo completamente trasparente, le veci di “maestrina”, che spetterebbero invece all’Intelligenza Artificiale GlaDOS; la quale assume al contrario, forte del suo tono cinico e nondimeno sarcastico, il ruolo sostanzialmente antitetico, cercando sistematicamente di destabilizzare il suo burattino di carne ed ossa.
    Mantenere l’autocontrollo in un ambiente così ostile non è certo cosa facile. Perfettamente conscia di quanto potente ed al contempo sgradevole possa risultare il perdurare di uno stato d’animo come la paranoia, Valve affonda la lucida lama del dubbio e della follia proprio nel momento esatto in cui, probabilmente, il giocatore inizia a coltivare qualche flebile certezza. Vuoi per via dei primi risultati positivi ottenuti nei test, vuoi per l’autoconvinzione che forse non stia andando così male come sembrerebbe. “E’ probabile che l’I.A. abbia ragione, è tutto sotto controllo, i sospetti sono infondati e poi... chi mai potrebbe resistere alla gustosa torta promessa in premio alla fine del programma?” viene quasi spontaneo pensare. L’impronta di una mano, la lettura delle informazioni celate dietro quel muro marchiato a sangue e tutte le certezze fin lì faticosamente conquistate crollano nuovamente come un castello di carte. Fa tutto parte dell’esperimento, anche i numerosi fuori programma, o GlaDOS è semplicemente impazzita? Benché elementi a sostegno di entrambe le tesi non manchino, la risposta non sarà mai certa, nemmeno dopo il termine dei titoli di coda (e che titoli di coda!). Le inquietudini e i dubbi dell’eroina vanno a sovrapporsi magistralmente a quelli del fruitore del gioco, impossibile dunque rimanere estranei ai fatti controversi che hanno luogo in quel di Aperture Science Enrichment Center.

    Numericamente parlando

    L’incredibile efficienza che caratterizza un tale impianto ludico/narrativo rende palese la perizia e l’attenzione ai particolari con cui Valve ha creato questa minuta gemma di rara bellezza. Ancora una volta la cifra caratteristica della software house di Bellevue è ravvisabile in una direzione artistica attenta più alla resa finale di ciascun elemento rispetto al contesto, che non al dettaglio minuto dello stesso; in altre parole qualche texture e poligono grezzi qua e là non riescono a scalfire in alcun modo l’alto livello di produzione del titolo. Un altro merito che va riconosciuto a P0rtal, come anche ad Half-Life 2: Episode 2 e Team-Fortress 2, sta nella sua “leggerezza”. Molto onesto come requisiti hardware, permette di ottenere un ottimo compromesso tra dettaglio e prestazioni anche su configurazioni con due anni e più sulle spalle.
    Di pari livello, se non addirittura superiori, sono l’accompagnamento sonoro (d’atmosfera e mai troppo invasivo) e il doppiaggio, grazie ad uno script ed un’interpretazione brillanti oltre ogni dire. Menzione d’obbligo per il componimento “Still Alive” (già tormentone internettiano) di Jonathan Coulton.
    Un toccante epilogo canoro per un Videogioco intramontabile.

    Portal PortalVersione Analizzata PCP0rtal è un tuffo nel passato. Quando la singola idea, azzeccata ed originale, bastava per sfondare; ma anche nel futuro, grazie ad una realizzazione che integra impeccabilmente esigenze artistiche, ludiche e commerciali come raramente accade di questi tempi. Impossibile farsi sfuggire un prodotto di questa portata, a maggior ragione tenendo in considerazione l’offerta cumulativa “Orange Box”, di cui il suddetto è parte integrante. Chiudiamo con la laconica esclamazione riportata in calce sulla confezione di gioco, ad opera di una celebre testata d’oltreoceano. Semplicemente: “Il miglior affare nella storia dei videogiochi”.

    9

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