Portal Knights Recensione

Dall'unione di 505 e Keen Games nasce un nuovo sandbox che mescola la filosofia di Minecraft con un piglio action adventure alla The Legend of Zelda.

Portal Knights
Recensione: PlayStation 4
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Switch
  • Dopo l'entrata in scena recente di LEGO Worlds mancava soltanto Portal Knights all'appello dei nuovi sandbox "creativi" pronti ad inserirsi in un panorama - mai come negli ultimi anni - florido e apprezzatissimo dal grande pubblico. Del titolo, nato dalla collaborazione di 505 Games con il dev team tedesco Keen Games, abbiamo già avuto modo di parlarvi a più riprese, saggiandone gli sviluppi in pieno Accesso Anticipato su Steam e testandone il multiplayer cooperativo direttamente presso gli uffici di Digital Bros. Se le occasioni per monitorarlo non sono mancate, insomma, è perché il publisher ripone evidentemente molta fiducia nel progetto, e in fondo non fatichiamo a comprenderne il motivo. A differenza di Minecraft, e in modo vagamente analogo a Dragon Quest Builders, il gioco incastra difatti un fare da action-adventure piuttosto marcato tra le meccaniche building e crafting che da sempre contraddistinguono questo genere fortunato, e in più non disdegna nemmeno un pizzico di componente ruolistica. Quindi l'impasto è di quelli freschi, che non si adagiano sugli standard dei propri congeneri ed anzi, senza ripudiarne i dettami, provano a rincorrere soluzioni diverse, sicuramente un po' più vivaci e coinvolgenti. Questo, per lo meno, a livello potenziale. Ma ora che l'opera è completa, pronta ad invadere definitivamente gli store di Sony, Valve e Microsoft, si può dire che sia andato tutto per il verso giusto? Scopriamolo.

    Un nuovo universo a cubetti

    Portal Knights parte da un preambolo piuttosto scheletrico, che ci informa di come un antico cataclisma, la Frattura, abbia alterato pesantemente l'universo di gioco in cui presto dovremo immergerci. In sostanza i pianeti che lo compongono non sono più interconnessi, effetto della distruzione dei portali magici che ne consentivano il traffico. Sta ora a noi ricomporli, recuperandone le componenti sparse per l'ambiente e collocandole esattamente nella loro posizione d'origine, previo l'annientamento dei mostri che li sorvegliano. Mai come in quest'occasione ci troviamo di fronte a un puro e semplice pretesto per impugnare il controller e gettarci a capofitto nell'impresa che ci attende. La narrazione, di fatto, sfiorisce subito dopo la scarna introduzione testuale, senza quasi svilupparsi nel corso dell'azione successiva. Qualcosa in più, in questo senso, si sarebbe potuto senz'altro fare, se non altro per agevolare il coinvolgimento dell'utente sulla lunga distanza. Sta di fatto che all'avvio di ogni nuova partita il software chiede al giocatore di modellare il proprio avatar - un omino dalle fattezze super deformed - tramite un editor piuttosto intuitivo e di assegnarlo a una classe fra le tre disponibili, ossia Guerriero, Arciere e Mago. Se sulle attitudini delle singole non ci dilunghiamo - una è ovviamente orientata al melee, l'altra all'offensiva dalla distanza, l'altra ancora agli attacchi elementali basati sul mana -, è forse più importante specificare che, a scapito della discendenza "creative sandbox" del prodotto, ciascuna di esse possiede un proprio albero dei talenti passivi, gestibile dopo ogni level up del personaggio. Infatti, come nei GdR più comuni, combattendo o eseguendo altre azioni specifiche è possibile raggranellare da terra punti XP che, se accumulati in quantità variabile, fanno crescere il protagonista, il quale, skill tree personale a parte, può anche aumentare di volta in volta gli attributi di Costituzione, Forza, Agilità, Destrezza, Saggezza e Intelligenza. Scelta la classe, comunque, occorre decidere se le più di quaranta isole che costelleranno l'avventura, generate in maniera procedurale, dovranno essere di dimensioni grandi o piccole: al che un wormhole catapulta il giocatore tra i verdi prati della prima area. Di base, i pianeti di Portal Knights non sono altro che distese di blocchetti variopinti, meno inclini all'estetica voxel di Minecraft poiché più levigati e "artistici", ma comunque assoggettati alle medesime logiche ludiche dell'opera di Mojang. Dunque i cubetti, fatti dei materiali più svariati, possono essere estratti dal setting per essere ricollocati come meglio si desideri, ad esempio per riparare casolari, costruire ponti e piattaforme, e così via.

    Oltre al piglio "building" e a quello "farming", per cui è possibile abbattere alberi e arbusti e poi ripiantarne i semi nei propri appezzamenti, il titolo sviluppato da Keen Games non rinuncia neppure alla stessa vena crafting di molti suoi consimili. Ogni mondo ospita infatti una miriade di oggetti che possono essere raccolti e assemblati - talvolta liberamente, in altri casi presso le postazioni da lavoro - per ottenere arnesi, pozioni, suppellettili, finanche armi, anelli e armature che, neanche a dirlo, influenzano le statistiche di attacco e difesa del personaggio. L'anima "fai da te" del gioco è ricca di possibilità e studiata con indubbia competenza. L'unico appunto che ci sentiamo di sottolineare, semmai, concerne l'inventario, basato su un'impostazione a menù e sottomenù che non sembra fare dell'immediatezza la propria virtù cardinale; diremmo anzi che navigarci è una pratica fin troppo macchinosa, se non addirittura sgradevole.

    Le strade per i portali sono (in)finite

    Tornando allo scopo principale di Portal Knights, abbiamo accennato a come passare da un livello al successivo richieda la riparazione di alcuni portali incantati, ciascuno dei quali abbisogna di sei cubi luminescenti di un colore specifico per riguadagnare appieno le proprie capacità connettive. È insomma necessario recuperare i frammenti di questi particolari cubetti per poterli poi effettivamente forgiare, il che, com'è ovvio, impone di esplorare a sufficienza ogni singola area, la quale è idealmente vivisezionabile in due micro-ambienti.

    Da un lato l'esterno, caratterizzato da un bioma peculiare che a sua volta porta in dote un'abbondanza di determinate materie prime e, soprattutto, di una fauna a tema. Fauna che è rappresentata interamente dai mostri avversari, tra l'altro variabili per numero e tipologia dal giorno alla notte, e persino contraddistinti da pattern caratteristici. Oltre agli spazi en plein air vi sono poi dei piccoli dungeon sotterranei, al termine dei quali sono spesso collocati degli scrigni contenenti un congruo quantitativo di oggetti preziosi. Abbiamo senz'altro preferito setacciare le isole in superficie, dove i colori delle texture si accendono e l'arte di Portal Knights sprigiona tutta la sua piacevolezza tra foreste lussureggianti, scenari di fuoco, specchi d'acqua e manti rocciosi completamente innevati. Le fortezze sotto terra soffrono invece di spazi più impersonali e un po' troppo angusti, dove l'uso della camera virtuale diventa sovente difficoltoso, specie quando si tratta di menar le mani contro gli scheletri e gli altri obbrobri che ne popolano le segrete. È un dato importante da segnalare poiché, come abbiamo già accennato, il titolo introduce nella formula sandbox di provenienza un'inedita vocazione action, che ricorda - con le dovute proporzioni - i principali capitoli 3D della serie The Legend of Zelda. Ecco quindi che il personaggio gode di un comando per l'attacco e di un altro per la schivata, e in più del lock-on sull'antagonista per non perderlo mai di vista. Anche se il combat system non vive di particolari virtuosismi, gli scontri con le creature malvagie intrattengono quanto basta, e non mancano perfino di restituire un discreto livello di tensione nei momenti di gioco più avanzati.

    Comunque, proprio come nei migliori sandbox, Portal Knights non pressa in alcun modo l'utente, che è anzi totalmente libero di decidere a quale delle tante attività dedicarsi prioritariamente e con i ritmi che meglio ritiene opportuni. Oltretutto, la ricetta prevede diverse piccole variazioni sul tema che intramezzano la normale progressione in maniera tutto sommato efficace. Parliamo per esempio dei cosiddetti Eventi, sfide giornaliere in cui è d'uopo scovare un certo numero di item, oppure sconfiggere dei nemici di un determinato tipo, entro un dato limite di tempo; o ancora delle brevi missioni che certi NPC sparsi per le lande sono soliti commissionare al videogiocatore in cambio di succulente ricompense. Così come meritano menzione anche le - purtroppo pochissime - boss fight di fine "mondo", anch'esse abbastanza abbordabili ma davvero ben orchestrate, soprattutto dal punto di vista coreografico. L'insieme è insomma sufficientemente denso, altresì impreziosito dal fatto che si possa vivere l'intera esperienza anche in co-op per un massimo di quattro giocatori, in split screen locale così come anche in rete - attingendo, però, solamente dalla propria lista di amici. Va detto che, nonostante tutto, resta in agguato quel po' di ripetitività dei compiti da svolgere che chi non digerisce il genere, probabilmente, finirà per avvertire a lungo andare. Ci troviamo, tuttavia, dinanzi a un tentativo di arricchimento della formula portante per niente trascurabile, che ci auguriamo venga preso come spunto da molte altre produzioni future della stessa risma.

    Tecniche di assemblaggio

    Sotto il profilo tecnico, gli alti di Portal Knights hanno fortunatamente più rilevanza dei suoi bassi. Testato a fondo nella sua versione per PlayStation 4, il titolo giova di un'immagine a 60 fps che non mostra segni di cedimento, ed anzi sostiene magnificamente una grafica cartoonesca che sa ben restituire un'atmosfera gioviale e rilassata a chiunque vi si pari davanti.

    A margine, un grande plauso va anche alla soundtrack di Blake Robinson, un tappeto di suoni delicati che evocano alla perfezione l'immaginario fantasy a cui il gioco manifestamente si ispira. Tra le note dolenti della produzione, oltre alle già citate incertezze della telecamera in alcuni frangenti, dobbiamo invece segnalare dei tempi di caricamento piuttosto lunghi nel viavai tra i vari pianeti della world map. Non che la generazione procedurale sia un difetto, ma quando la questione persiste anche nel transito verso le isole già visitate, l'impressione è che qualcosa di meglio si sarebbe potuto fare. Ad oggi Portal Knights soffre anche di un bizzarro bug legato agli effetti sonori - come il rumore degli attrezzi usati o i versi del protagonista -, che talvolta svaniscono per qualche tempo dopo aver adoperato troppe volte un determinato strumento. Siamo comunque a conoscenza del fatto che Keen Games stia già lavorando alacremente per porvi rimedio, il che non ci stupisce affatto visto l'impegno che lo studio ha dimostrato durante l'intero ciclo d'early access, e che non sembra intenzionato a ridurre con l'avvento della release.

    Portal Knights Portal KnightsVersione Analizzata PlayStation 4Dai valori produttivi evidentemente inferiori a Dragon Quest Builders ma non per questo rinunciatario o realizzato sbrigativamente, Portal Knights rappresenta con tutta probabilità uno dei contributi più significativi ad un genere - quello dei sandbox creativi - che, da Minecraft in poi, non ha mai accennato a volersi spostare di un millimetro dai propri binari ludici. L’opera di Keen Games presenta diverse imperfezioni, e ancora non riesce a scongiurare del tutto quel rischio di monotonia nel lungo periodo che atavicamente affligge i titoli appartenenti a questa categoria videoludica. E nonostante ciò rimane un prodotto non privo di sfaccettature, funzionale quanto basta anche nel suo inusuale piglio ruolistico all’acqua di rose, e in più incline a una molteplicità di approcci che fanno del sostanziale libero avanzamento la propria cifra distintiva. Molto adatto a un pubblico giovane e consigliato senza esitazioni a chi in queste esperienze suole trovare relax e coinvolgimento, Portal Knights potrebbe rappresentare una valida tappa di avvicinamento al genere anche per coloro i quali, incuriositi dall’offerta, siano solitamente restii ai sandbox di simile foggia. Il che, a conti fatti, è un risultato più che apprezzabile.

    7.7

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