Recensione Pro Evolution Soccer 2015 - Il Single Player

Konami ritorna alle origini, per portare PES in una nuova generazione: ecco la prima parte della review, dopo l'analisi delle modalità offline.

Pro Evolution Soccer 2015
Recensione: PlayStation 4
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Sulle prime, la notizia è stata di quelle che ha fatto parecchio scalpore: che quest'anno i due contendenti del derby calcistico più famoso su console facessero il loro debutto a ben due mesi di distanza l'uno dall'altro è infatti apparso piuttosto bizzarro. Un 'onore delle armi' già presagito da Konami? Una mossa astuta per dare un ultimo sguardo alla concorrenza prima di passare alle ultimissime correzioni finali? Le ipotesi dei giocatori sono state numerose e fantasiose ma, ora che finalmente abbiamo per le mani entrambi i protagonisti del match virtuale di quest'anno, possiamo dire senza alcuna ombra di dubbio che fossero tutte sbagliate. O, almeno, lo erano tutte quelle che pronosticavano una resa anticipata da parte di Kei Masuda e del suo team, mai come quest'anno pronto invece a staccarsi nettamente dalla concorrenza (anche come finestra di lancio) per ritornare ad affermare la propria supremazia nel genere. E' stato quindi velatamente psicologico il messaggio di Konami, rafforzato prova dopo prova da un titolo che sempre più sembrava ritrovare la propria identità, quella che ha fatto le fortune del genere e, soprattutto, quella con la quale la stessa tagline di questo PES 2015 sembra volersi riprende una vetta ormai persa tempo fa: 'The Pitch is Ours', il campo è il loro, insomma, ed è arrivata l'ora di riprenderselo. Scopriamo insieme, e come sempre sul campo, se la volontà del PES Team è riuscita a tradursi in una boccata d'aria fresca per la serie e, soprattutto, se la classifica videoludica è finalmente pronta per un 'nuovo' nome al comando.

    Nota: a causa di server per il gioco online ancora inattivi, non è stato possibile testare per tempo la componente multiplayer del nuovo titolo Konami e, soprattutto, l'inedita modalità My Club, tra le novità più importanti di questa edizione. Questo articolo si concentra pertanto sull'analisi della componente in single player e del suo gameplay, rimandandovi ad una imminente valutazione della sezione online (l'apertura dei server dovrebbe coincidere con il 13 novembre, data di esordio di PES 2015) per un'analisi complessiva e comprensiva di voto globale.

    LA LEGA DEI CAMPIONI

    Come anticipato, più che le frasi ad effetto e le attese in qualche modo 'preparatorie' al quale il nuovo PES ci ha messo di fronte, è stata la crescente qualità mostrata dal nuovo calcistico Konami lungo l'avvicinamento alla sua release ufficiale a farci assaporare in modo sempre più deciso quel qualcosa di cui la serie aveva un vitale bisogno. Nonostante le pecche di gioventù emerse durante il primo appuntamento con PES 2015 durante lo scorso E3, infatti, anche in quell'occasione era possibile capire quale sarebbe stato il tema principale di questa edizione: il nuovo che attinge al passato, un'eredità proveniente da uno dei migliori background disponibili nel genere.
    Con questo nuovo episodio la serie sembra quindi voler ritornare sui propri passi, grazie ad una riuscitissima 'operazione nostalgia': joypad alla mano, tra i principali aspetti positivi a saltare subito all'occhio troviamo sicuramente una rinnovata fisicità dei giocatori, perfettamente in linea con un ritmo ed una velocità di gioco mai frenetici e che sfruttano le potenzialità fisiche del Fox Engine per riproporre inerzia e contrasti di gioco dai risultati estremamente in linea con le caratteristiche dei giocatori protagonisti dell'azione. Quello che un granitico marcatore perde in termini di velocità rispetto ad un'ala più rapida e gracile, ad esempio, verrà riguadagnato nei contrasti uno contro uno o spalla contro spalla, con una probabilità di rimanere in piedi ed impossessarsi del pallone assolutamente a favore del primo. Questo aspetto ci porta direttamente ad uno dei cambiamenti più importanti a livello di sistema di controllo: tramite la pressione di uno dei tasti dorsali, infatti, il nostro giocatore concentrerà i propri sforzi nella difesa del pallone, ora frapponendosi con il proprio corpo tra lui ed il nostro avversario, ora cercando un regolare contrasto spalla-contro-spalla e così via, in base alla situazione di gioco. Il nuovo concetto di difesa del pallone è legato ad un controllo attivo sulla difesa della sfera dentro quello che è, a tutti gli effetti, una sorta di 'raggio d'azione' del giocatore, più grande o più piccolo in base alle abilità dello stesso; ora, in base al contesto, è possibile ad esempio respingere l'avversario utilizzando solamente il proprio corpo, semplicemente allontanandolo di schiena o spostandolo di lato in modo regolare, per poi aggirare la sua opposizione tramite un semplice scatto.

    Questa ritrovata fisicità è evidente soprattutto grazie alla frequenza con la quale l'intelligenza artificiale tende a raddoppiare e triplicare la propria marcatura e che, già dal centrocampo, non renderà vita facile alla costruzione della manovra del giocatore. In fase di non possesso riveste quindi una grandissima importanza richiamare, tramite l'apposito tasto, i propri compagni ad intensificare il pressing sul portatore di palla, tenendo bene a mente la posizione del giocatore da noi controllato e l'eventuale movimento di quelli ai quali chiederemo di intervenire. Queste ultime valutazioni si rivelano fondamentali all'interno di dinamiche di gioco fortemente basate sulle tempistiche della nostra manovra: un pallone ora molto più sensibile ad eventuali deviazioni (e quindi capace di innescare anche occasioni da gol del tutto fortuite) porta infatti con se una maggiore frequenza nell'intercettazione delle traiettorie avversarie, con relativa possibilità di un cambio di fronte immediato. Questo, ovviamente, vale anche per i nostri avversari, sempre molto pericolosi dopo un contrasto fallito (che lascerà spesso la nostra difesa in contro tempo e con un uomo in meno) o a causa delle nuove e più frequenti sovrapposizioni che porteranno altrettanto frequentemente i giocatori fuori posizione. Tolti i primi due livelli di difficoltà (sui sei totali a disposizione) nei quali l'opposizione avversaria risulta pressoché inesistente, infatti, uno degli aspetti sui quali Konami sembra aver concentrato i propri sforzi è quello di una gestione della palla credibile da parte dei nostri avversari guidati dalla CPU. Esattamente come accade per i nostri compagni di squadra, i nostri rivali si lanciano quindi in scatti per aprire le difese, in giocate di classe quando opportuno o in più cauti giri palla a centrocampo se necessario. Non mancheranno fasi di gioco relativamente prolungate nelle quali impegnarsi nel trovare lo spiraglio giusto per penetrare nella trequarti avversaria (ora sulla fascia, ora per vie centrali) e, proponendo la giusta opposizione, lo stesso tipo di approccio sarà quello portato avanti dai nostri dirimpettai.
    Notevole è anche la caratterizzazione e la diversificazione dei diversi stili di gioco che ci troveremo ad affrontare: all'interno di un girone di Champions League, ad esempio, ci siamo trovati ad affrontare un Anderlecht dedito a contrasti molto fisici e lanci lunghi così come un Chelsea impegnato a creare una fitta trama di passaggi che potesse sfruttare il suo larghissimo ed eccezionale attacco; il Verona, durante le prime giornate di Campionato, ci ha invece mostrato come cercare Toni con cross dalla fascia (o per sponde verso centrocampisti ed attaccanti) fosse il fulcro del suo gioco d'attacco e così via, lungo innumerevoli match. La varietà di stili di gioco non è ovviamente infinita, ma il lavoro svolto da Konami è ricco e assolutamente soddisfacente, in grado di tenere sempre alta la concentrazione del giocatore.

    Ciò che la possibilità di una prova più estesa ha invece reso meno convincente rispetto ai suoi esordi è l'implementazione della nuova IA degli estremi difensori: anche sotto questo punto di vista il lavoro svolto da Konami ha sicuramente migliorato la situazione rispetto al recente passato, dotando i portieri di un'agilità più accentuata e personalizzandone gli stili di gioco, ma è ancora forte la sensazione di incostanza nelle loro prestazioni. Pur non trovandosi di fronte a delle vere e proprie zolle di campo dalle quali i nostri attaccanti risulteranno infallibili, alcuni degli interventi (come quelli sui tiri potenti ed in diagonale da dentro l'area di rigore) risultano ancora incerti, così come non sempre sicura risulta la gestione autonoma delle uscite da parte del nostro numero uno. La situazione, oltre che con il livello di difficoltà, cambia ovviamente in base alla qualità dei vari portieri che avremo a disposizione ma le loro prestazioni alterne, per quanto ci ricordino che nessuno è infallibile tanto nella realtà quanto nel mondo virtuale, non convincono mai in modo veramente definitivo.
    Da segnalare, anche la rara tendenza di qualche animazione ad 'intromettersi' nel nostro controllo palla in occasione di alcuni dei contrasti più rocamboleschi che, pur influenzando il possesso della sfera in questi sporadici casi, non rovinano mai comunque l'esperienza di gioco globale. Proprio la personalizzazione delle movenze e del comportamento in campo dei giocatori, infatti, è uno degli aspetti meglio realizzati della filosofia calcistica di Konami: se ritrovare gli ormai iconici stili di corsa di giocatori come Cristiano Ronaldo o Arjen Robben è ormai quasi un atto dovuto nella nuova generazione di calcio virtuale, vedere che anche la ricerca (e l'eventuale riuscita) di giocate come un tocco elegante, un dribbling di classe o un tiro da fuori viene influenzata dall'identità del giocatore in possesso della palla è un fattore assolutamente apprezzabile, come dimostra un Pogba estremamente propenso alle bordate dalla lunga distanza non appena gli si lasci il giusto spazio.
    Buona anche la personalità degli arbitri, per la verità non molto diversificata da fischietto a fischietto, ma assolutamente precisa e coraggiosa nell'estrarre i vari cartellini con i quali, in caso di stile di gioco troppo aggressivo, ci troveremo a dover fare spesso i conti.

    LICENZA DI MODIFICARE

    E' inutile nascondere come, a livello di contenuti, PES 2015 perda invece un po' di quello smalto guadagnato, in modo più che meritato, dal suo gameplay. L'assenza ormai storica delle licenze relative alle squadre partecipanti al campionato inglese (Manchester United a parte) e di tutta la Bundesliga (tranne Bayern Monaco, Bayer Leverkusen e Shalke 04) tornerà infatti inevitabilmente a farsi sentire per l'appassionato, specialmente sul lungo periodo. A queste mancanze Konami risponde comunque con le ormai esclusive modalità dedicate ad Europa League, Champions League, Copa Libertadores, Sudamericana e Champions asiatica, senza che queste riescano mai comunque a ripagare veramente il giocatore dello sforzo speso nella modifica di maglie e dati delle squadre meno 'originali', unica soluzione al problema sulle piattaforme di nuova generazione.
    Anche il numero di campi da gioco risulta sufficiente a garantire una buona diversificazione ma, se confrontati con quelli della concorrenza, i dodici stadi presenti su licenza (tra gli italiani solamente il Giuseppe Meazza di San Siro e lo Juventus Stadium) più i cinque creati per l'occasione da Konami faticano a reggere il confronto. Di diversa natura il lavoro svolto a livello tecnico per quanto riguarda il nuovo comparto animazioni (a supporto della rinnovata fisicità dei giocatori ed estremamente fluido nel legare i movimenti dei giocatori) e, soprattutto, l'ormai tradizionale fedeltà nella riproduzione dei volti dei calciatori più famosi, quest'anno ancor più vicina alle rispettive controparti reali. Meno convincente il trattamento dei visi meno popolari, specialmente a livello di espressione facciale, mentre la cura riposta nella realizzazione di maglie su licenza (fedeli persino nella riproposizione dei loro materiali costitutivi e con proporzioni di loghi e numeri più fedeli rispetto alla concorrenza) si attesta sempre su alti livelli, discutibile solo nell'animazione dei vari tessuti e nel loro relativamente scarso insozzamento durante le partite.

    In attesa di poter testare con mano la modalità My Club (come anticipato, ancora inutilizzabile a causa dei server non attivi), regina delle novità presenti in PES 2015 e risposta più o meno ufficiale di Konami a FIFA Ultimate Team, le ulteriori sezioni di gioco si ripropongono in tutta la loro tradizionale forza, Master League e Diventa un Mito su tutte, sebbene al loro interno sia possibile trovare qualche elemento ancora bisognoso di limatura: personalmente, infatti, speriamo in qualche aggiornamento che ci sollevi dal fastidioso bisogno di rispondere manualmente, durante le finestre di mercato di Master League, ad ognuna delle nuove offerte arrivate in sede, che renda disponibili più opzioni nelle sezioni dedicate ad osservatori e allenamento individuale, e che riveda il poco funzionale sistema di confronto tra giocatori. Buono il sistema di 'achievement' interno che permette di guadagnare punti esperienza per il proprio profilo giocatore (utilizzabile poi in My Club) con lo svolgimento di azioni via via più elaborate all'interno di qualsiasi modalità di gioco: se all'inizio basterà infatti raggiungere un determinato numero di tiri o sistemare le proprie tattiche per portare a casa un discreto bottino, con l'avanzare del gioco dovremo invece lanciarci in giocate da campione o vincere determinati trofei per poter proseguire in questa particolare raccolta.
    Ulteriore elemento inedito di questo PES 2015 è l'ormai celebre cambio di guida in cabina di commento, con l'introduzione di Fabio Caressa e Luca Marchegiani che probabilmente non ha dato in realtà i frutti sperati da Konami: il numero di frasi proposte si attesta infatti sotto la media, con conseguente 'effetto ripetizione' già dopo un numero non elevatissimo di partite e situazioni al limite del paradossale come un “mi sorprende che l'arbitro non abbia estratto il cartellino” dell'ex estremo difensore di Lazio e Nazionale dopo un rosso diretto. Anche sul lato della selezione musicale di sottofondo, i dodici brani su licenza presenti offrono una varietà di generi tutto sommato buona ma il loro scarso numero li farà presto entrare nel tunnel della ripetitività.

    Pro Evolution Soccer 2015 Pro Evolution Soccer 2015Versione Analizzata PlayStation 4La lunga marcia di avvicinamento a PES 2015 ci aveva mostrato un ritorno alle origini della serie con segnali via via più convincenti, ma è nel titolo finale che il recupero di Konami può dirsi completato. Una volta battuto il fischio d'inizio, infatti, la nuova simulazione calcistica firmata Kei Masuda e soci si riappropria del campo come ai vecchi tempi, costruendo un impianto di gioco meno frenetico rispetto alla concorrenza e fortemente caratterizzato dalla riuscita diversificazione degli stili di gioco delle squadre al suo interno. L'intelligenza e la varietà tattica mostrate dalla CPU permettono infatti di lasciare parzialmente alle spalle una IA dei portieri migliorata ma non ancora pienamente convincente e qualche altro difetto minore dovuto alla complessità del nuovo sistema di animazioni, in virtù di una costruzione della manovra ed un gameplay che, al netto delle preferenze personali, si attestano certamente tra i migliori sul mercato. Quello nel quale, come di consueto, PES deve parzialmente alzare bandiera bianca è ovviamente nella ricchezza di licenze e contenuti che, seppur arricchiti dalla nuova modalità My Club (ancora da testare), affidano ancora molta della loro fortuna alle immortali Master League e Diventa un Mito, con campionati nazionali tra i più importanti d'Europa di nuovo assenti o non pienamente licenziati. Esattamente come un commento non precisissimo e spesso ripetitivo, questi elementi difficilmente intaccheranno il gran lavoro svolto per rendere sul campo PES 2015 una delle migliori simulazioni calcistiche di nuova generazione, nella quale, ad un salto in avanti puramente tecnologico, è stato preferito un consolidamento della struttura di gioco. Se di derby videoludico si tratta, insomma, scegliere un vincitore rimane un'impresa certamente non semplice ma, qualsiasi sia la vostra scuola di pensiero, questo PES 2015 ha già un merito indiscutibile: quello di aver finalmente riacceso il dibattito.

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