Rad Rodgers: World One Recensione

Rad Rodgers è un run 'n' gun indie ispirato ai classici degli anni '90 che approda su Steam con il primo episodio di una serie co-prodotta da 3D Realms.

Rad Rodgers: World One Recensione
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • Non sarà uno dei "most wanted" della stagione, Rad Rodgers, ma è certo che un suo personale drappello di curiosi, nei mesi appena trascorsi, il titolo del development team danese Interceptor Entertainment se lo sia accaparrato senza troppi problemi. Non è mai facile, quando si parla di giochi -più o meno- indie, ma lo è un po' di più quando le argomentazioni fornite all'uditorio riguardano la nostalgia e un marchio storico com'è quello di 3D Realms. La software house americana, che i più non faticheranno ad associare a franchise importanti quali Duke Nukem e Prey, si è difatti rivelata facente parte dei lavori fin dalla messa online della sua campagna Kickstarter nel 2014. Campagna che, per riassumere, prometteva un'esperienza action esteticamente moderna e, nel contempo, in grado di far rivivere i fasti dei mai troppo elogiati sidescroller nati negli anni Novanta, quali possono essere Ruff'n'Tumble o Commander Keen. Raggiunto il primo goal rilevante, vale a dire una somma bastevole a supportare lo sviluppo del primo mondo di gioco, l'opera ha fatto capolino su Steam soltanto nella seconda metà di quest'anno, sotto la voce di Rad Rodgers: World One: una denominazione che non nasconde la natura di quello che sarà a tutti gli effetti un prodotto a release episodica. Ora che il titolo si è lasciato alle spalle le costrizioni di un Accesso Anticipato durato pochi mesi, mostrandosi altresì disponibile in quel di GOG, possiamo spendere le nostre valutazioni finali su un primo capitolo che pone le basi per una formula di genere molto classica e senza fronzoli, e che tuttavia necessita di parecchie rifiniture, specie in vista di un progetto complessivo a medio-lungo termine.

    Un videogioco per Rad

    Ricardo "Rad" Rodriguez è un ragazzino con la passione del gaming che, durante una notte come tante, viene risucchiato assieme alla propria console dentro il tubo catodico della sua cameretta. Quando riapre gli occhi si rende conto che la suddetta macchina da gioco ha inspiegabilmente preso vita: si fa chiamare Dusty, ha delle mani giganti al posto dei controller e parla con voce graffiata ed un sarcasmo a dir poco invidiabile. I due, spiega lo stesso Dusty, si trovano all'interno di una cut scene volta ad introdurre il primo mondo di un nuovo videogioco fatto letteralmente su misura per Rad. Un mondo immerso nella natura verdeggiante, i cui abitanti, degli strani esseri bipedi e multi-codati, sono diventati tutt'a un tratto feroci e le cui scenografie hanno perduto determinati pezzi, risucchiati da glitch all'apparenza insanabili. Toccherà alla strana coppia sistemare la faccenda; ovviamente in modo tutt'altro che pacifico, come Dusty fa subito intendere donando a Rad un bel pistolone al grido di "here take this, let's make it dangerous to go alone!". C'è poco da aspettarsi dalla trama di Rad Rodgers: World One, che in definitiva si compone di questa sequenza d'apertura - molto ben realizzata, a dirla tutta - e di un'altra finale, rinunciando a qualsivoglia altro intermezzo narrativo. Più propriamente, emerge invece dal titolo la volontà di garantire un'ironia ricorrente per mezzo dei dialoghi con alcuni NPC e, soprattutto, di quel grezzo scassone che è Dusty, personaggio senza peli sulla lingua che è solito commentare le azioni del Rad-giocatore a suon di battute e frecciatine. Personaggio non privo di carisma e potenziale umoristico, aiutato in questo dall'ottimo doppiaggio di Jon St. John, voce ufficiale, tra gli altri, del Duca più famoso della storia del videogame. Personaggio le cui esclamazioni, tuttavia, si contano sulle dita di una mano, venendo quindi a noia già dopo una manciata di reiterazioni.

    Se l'obiettivo del team, poi, era quello di restituire un senso di "politically incorrect" alla Conker's Bad Fur Day, come fatto intendere dai dev da più parti sul web, ci tocca ammettere che il risultato sia ben lontano dal rasentare pur vagamente quelle vette d'indimenticabile black humor. Si salvano perlopiù alcune citazioni metaludiche in grado di strappare qualche risata a denti stretti, che però non dimostrano una consistenza tale da consentirci di menzionare ulteriormente quello che è un aspetto della produzione davvero superficiale e, in definitiva, molto poco riuscito.

    Rad N' Ready

    Per individuare una ragion d'essere in Rad Rodgers: World One bisogna dunque immergersi nel sistema di gioco, che è poi il gameplay tradizionale di un qualsiasi run'n'gun a scorrimento orizzontale. Console linguacciuta in spalla, Rad salta da una piattaforma all'altra sparando ai nemici con la sua fida pistola, la cui mira frontale può essere mossa entro un angolo di centottanta gradi usando lo stick analogico destro del controller. L'arma, dotata di una capacità di fuoco infinita ma intermittente, si potenzia temporaneamente nel caso in cui si intercettassero certe sfere colorate in grado di trasformarla ora in mitragliatrice, ora in lanciagranate, ora in pistola spara fiamme, ora in un devastante cannone laser.

    Oltre allo sparo, chi gioca può contare su un possente attacco "slam" eseguito da Dusty, molto efficace nel corpo a corpo ma necessitante di qualche minuto di ricarica. Scopo di ciascun livello, completabile nel giro di una ventina di minuti, è quello di raccogliere quattro frammenti di un medaglione che, quando ricomposto, apre la strada verso lo stage successivo. Ovviamente i frammenti sono posti nei recessi più lontani della scena, e per giungervi il Nostro dovrà vedersela non solamente con una consistente quantità di avversari, ma altresì con trappole mortali quali seghe circolari, pavimenti elettrificati, spuntoni in ogni dove e chi più ne ha più ne metta. Capiterà spesso, inoltre, di avere a che fare con porzioni di scenario glitchate e intransitabili, che possono essere risanate soltanto gettandosi in determinati squarci grafici che proiettano Dusty nel cosiddetto Pixelverse, sorta di spazio parallelo a quello del videogioco fittizio. In questa dimensione disadorna, il comprimario chiacchierone deve muoversi a mezz'aria svicolando dagli attacchi di errori di codice e artefatti grafici maligni, fino a scovare gli oggetti di scenografia scomparsi e riposizionarli nell'in-game con un sonoro cazzotto. Si tratta di fasi abbastanza irrilevanti, dove la possibilità di venire sconfitti è pressoché nulla e in cui l'impressione di star giocando a dei meri riempitivi emerge in modo piuttosto netto. Più movimentati, per fortuna, i restanti momenti di platforming e shooting, tutto sommato lineari nel loro dipanarsi ma abbastanza frenetici quando si tratta di sfoderare l'artiglieria e farsi strada tra ostacoli e oppositori, con tutto il fracasso e gli schizzi di sangue che naturalmente ne conseguono. Avremmo forse gradito una maggiore varietà dei mostri da sbaragliare, la cui IA, oltretutto, non ci è parsa affatto tra le più sopraffine. Scorrazzare in cerca dei quattro frammenti permette comunque di godersi quanto di buono è stato fatto dagli sviluppatori dal lato grafico. Cortesia di un Unreal Engine 4 in ottima forma, giocando a Rad Rodgers sembra quasi di trovarsi in un cartoon in CGI interattivo, dove a farla da padrone è sicuramente il background, sempre vivace, dettagliato e grondante riflessi di luce e colori sgargianti. Visivamente il titolo beneficia poi di un discreto lavoro di ottimizzazione, che vacilla in quanto a frame rate soltanto in poche circostanze, in particolare quando le raffiche di colpi a schermo si fanno copiose. Di buona fattura anche la colonna sonora, una manciata di tracce synth rock dal (retro)gusto di retrogaming fiero e deciso.

    Evidenziati i pregi di una produzione che ha senza dubbio qualche freccia al suo arco, ci tocca poi fare il punto sulle note dolenti che dovrebbero quantomeno allertare chiunque fosse pur vagamente interessato ad addentrarsi nell'avventura in questa prima fase della sua esistenza. Si guardi innanzitutto ai contenuti: Rad Rodgers: World One consta infatti di soli sei livelli, per un totale approssimativo di meno di due ore di gioco. I collezionabili e qualche altro segreto non sembrano giovare granché al fattore rigiocabilità, così come anche la presenza di una Hard Mode che, tra restrizioni varie e danni raddoppiati, crediamo rappresenti un valore aggiunto soltanto per gli utenti più coriacei. L'altro aspetto critico del titolo sviluppato da Interceptor riguarda la - unica - boss fight posta alla fine di questo primo atto breve, ovvero uno scontro a schermata fissa contro un enorme albero corrotto. La battaglia in questione soffre di un'impennata della difficoltà improvvisa e ingiustificata, che costringe Rad a uno spazio di manovra ridottissimo e all'ausilio di un solo power up che, per di più, non respawna fino all'esaurimento di tutte le vite pazientemente conquistate nell'arco della campagna, mentre il software rimette in sesto l'intera barra della salute del villain ad ogni nostro fallimento, anche parziale. Pure dal lato tecnico combattere contro il boss svilisce quanto di buono fatto in materia di stabilità dell'immagine, per cui non tardano a palesarsi a più riprese pesanti cali prestazionali e addirittura qualche freeze frame. Un crollo così palpabile proprio in chiusura dell'esperienza è davvero inspiegabile, per cui ci auguriamo che il team rilasci una patch correttiva quanto prima.

    Rad Rodgers Rad RodgersVersione Analizzata PCL’irrequieto Rad e lo sboccato Dusty esordiscono su PC con il primo, fugace capitolo - previsto anche su PlayStation 4 nei primi mesi dell'anno entrante - di una nuova serie di videogiochi run’n’gun che strizza l’occhio ai grandi classici dell’ultimo decennio del secolo scorso. Rad Rodgers: World One mette sul piatto sei livelli - più una boss fight di pessima fattura - che miscelano meccaniche platform e sparatutto in maniera non troppo originale, al servizio di un incedere un po’ ripetitivo ma sempre piuttosto frenetico, a tratti perfino galvanizzante. Dopo una campagna che si fa apprezzare senza guizzi, il titolo scivola rovinosamente sul finale a causa di alcuni problemi tecnici e di un innalzamento della difficoltà repentino e demoralizzante; un problema che, data l’esiguità dell’attuale offerta, si fa sentire più di quanto sarebbe lecito aspettarsi. Con una cadenza di rilascio dei futuri episodi ancora da chiarificare, così come anche il prezzo con cui sarà possibile avere accesso a tutti i mondi di gioco successivi, il consiglio, in questa specifica fase della produzione, è di dare fiducia a Interceptor e 3D Realms solo e soltanto nel caso in cui si amasse il genere di riferimento alla follia. Magari, perché no, approfittando di qualche piccolo sconto.

    6.6

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