Recensione Rainbow Six 4: LockDown

Quarto episodio della serie: Tom Clancy perde colpi

Recensione Rainbow Six 4: LockDown
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Disponibile per
  • PS2
  • Xbox
  • NGC
  • Pc
  • Ancora terroristi: ancora Rainbow

    Quarto capitolo dell’ormai famosissima serie Rainbow six. Niente di nuovo all’orizzonte, a parte una storia non troppo densa di emozioni: un’imminente diffusione di virus nanotecnologici, organizzata dal GFL (fronte liberazione globale) è pronta per uccidere i più grandi e importanti capi di stato, riunitisi in Spagna. L’intento dei terroristi è far collassare il mondo, facendolo sprofondare nel panico più totale.
    Impersonando Dieter Weber o Domingo Civez, dovremo sgominare questi dispostivi batteriologici e liberare i vari ostaggi.

    Tattica o sparatutto?

    Il gameplay di questo quarto episodio non si discosta molto da quello dei titoli passati. Impersonando il caposquadra guideremo, attraverso comandi semplici e abbastanza intuitivi, i compagni per poter organizzare complesse tattiche.
    Ma cominciamo dall’inizio.
    Dopo aver scelto la missione da completare, con annessi obiettivi, dovrete equipaggiare i vari componenti del vostro team (da notare come il numero di armi ed oggetti sia abbastanza elevato). Ora siete pronti per cominciare.
    La visuale in prima persona permette, attraverso un’esplicativa interfaccia, di tenere sotto controllo la situazione: le condizioni di salute dei compagni, l’assetto tattico (volete farvi seguire? O desiderate che i soldati mantengano la posizione? O ancora potete mandarli in un determinato punto?) e, ovviamente, il vostro equipaggiamento e il vostro livello di vita. Tutto ciò sulla carta farebbe ben sperare. Purtroppo il gioco, e quindi il livello di coinvolgimento, non dà ciò che promette. A volte, infatti, si ha l’impressione che i nostri compagni di team non ci siano di vero aiuto: ci potremmo ritrovare in situazioni in cui, nonostante la possibilità di ricevere copertura o far svolgere ai “colleghi” l’azione, sarà molto più semplice e veloce agire completamente da soli. Questa grossa pecca, vista l'impostazione presumibilmente tattica del titolo, salta subito all’occhio. Lo spessore strategico, quindi, assume un ruolo sì importante, ma non più fondamentale.
    Altro “difetto” del gioco riguarda l’IA. Nonostante la serie non abbia mai brillato per questo fattore, in Lockdown si vedono scene (a volte) ridicole. I terroristi spesso si avventano sulla squadra senza considerare la possibilità di essere colpiti e mai cercano di nascondersi per schivare i colpi: ignorano del tutto ciò che avviene nell’area a loro circostante. Questo fattore, tipico degli sparatutto veri e propri, tende ad "ammazzare" la giocabilità, e Lockdown sembra quasi rifiutarsi di mantenere le sue premesse di fps tattico. Diventa frustrante organizzare disposizioni strategiche quando i nemici si gettano contro di noi a testa bassa.

    Una delle novità del quarto episodio consiste nel poter impersonare Dieter Weber. Nei livelli in questione, atti a spezzare il ritmo della campagna, dovremo utilizzare le abilità da cecchino per poter coprire dall’alto i nostri alleati e uccidere i terroristi. Questi stage risultano abbastanza divertenti e coinvolgenti, nonostante la difficoltà nel riuscire a trovare i molteplici nemici su schermo pronti ad ucciderci.

    Pupille e timpani esigenti

    Dal punto di vista prettamente tecnico il gioco è soddisfacente. Il comparto grafico è nel complesso riuscito, sopratutto consideranto l’ambientazione generale, ben realizzata e d'atmosfera. D'altro canto le animazioni e gli effetti speciali risultano sottotono. Gli ambienti appaiono gradevoli e la qualità delle textures è anch’essa, tutto sommato, buona. Purtroppo i movimenti dei personaggi sono davvero deludenti. Nessun miracolo, dunque, ma l’occhio potrà rimanere soddisfatto e avere “la sua parte”.
    Il comparto sonoro, invece, è davvero godibile. Le musiche riescono appieno nel loro intento creando un’ ansia “mutaforma” nell’utente, che si ritroverà impaurito, attento e teso. Discorso a parte per le voci dei personaggi, che tendono a ripetersi e, alla lunga, a creare una certa noia nel giocatore.
    Consigliato il gioco con cuffie per godere appieno della bontà acustica.

    Si multiplayer? Si party...

    Nonostante le carenze del gioco, il multiplayer “risana” il titolo. Nonostante le modalità multigiocatore siano ridotte rispetto alla controparte per X-box, si fanno apprezzare. Si passa dalla consueta cooperatività delle missioni, all' "1 contro 1", fino alla cattura della bandiera. Considerando il non eccelso gameplay del titolo, le partite non in singolo risulteranno un buon metodo per spezzare la noia della campagna.

    Rainbow Six 4: LockDown Rainbow Six 4: LockDownVersione Analizzata PlayStation 2Innegabilmente Rainbow Six 4: Lockdown sembra aver fatto un passettino indietro rispetto ai suoi predecessori; eppure, nonostante la giocabilità non raggiunga livelli elevatissimi, il prodotto videoludico riesce a farsi, tutto sommato, godere. Assolutamente sconsigliato a chiunque non digerisca fps o sparatutto tattici. In definitiva consigliato agli amanti del genere. Per coloro che si ritrovassero ancora dubbiosi riguardo all’acquisto del gioco, raccomandiamo caldamente una prova antecedente all’ acquisto.

    6.8

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