Recensione Rayman 2: The Great Escape

Dalle nebbie dell'antichità, torna Rayman su iPhone

Recensione Rayman 2: The Great Escape
Articolo a cura di
Disponibile per
  • DC
  • iPhone
  • PS1
  • Pc
  • Non è facile distinguersi nel mondo videoludico, un mondo invaso da un numero spropositato di cloni, appartenenti ad un’unica matrice, un unico titolo originario che molti non ricordano neanche più, persi tra i meandri degli esperimenti, riusciti o meno, che di anno in anno le software house ci propongono.
    Il problema è che, a volte, piuttosto che innovare - e quindi rischiare - si preferisce andare più sul sicuro, offrendo rivisitazioni di prodotti validi, sì, ma irrimediabilmente indeboliti dal peso del tempo.
    Se, poi, la piattaforma non coincide (a livello di potenzialità generali) con quella originaria, allora si rischia di non cogliere esattamente nel segno, ed il risultato sarà un discreto prodotto ma dalle lacune ben evidenziate, sembra un paradosso, da precise scelte degli sviluppatori.
    E’ il caso di Rayman 2, nato originariamente su Nintendo 64 ed oggi riproposto su iPhone.

    La grande fuga... in tutti i sensi

    Il mondo è pericolosamente minacciato da forze oscure, il cuore del pianeta è stato distrutto in mille Lum, una terribile nave pirata volante sorvola i cieli della Terra rendendo schiavi tutti gli abitanti; aggiungete qualche altra banalità dove serve, ed avrete la trama di Rayman 2: The Great Escape. Certo, non che il fattore narrativo sia un elemento imprescindibile per formulare il giudizio di un platform, specialmente se frutto di quegli anni in cui il genere stava per le prime volte conoscendo il 3D, ma un input più corposo di certo non avrebbe fatto male al lato ludico tutto.
    Compito di Rayman sarà quello di ritrovare i mille Lum sparsi per il mondo di gioco e riottenere, pian piano, i poteri che gli sono stati rubati. E proprio a proposito del mondo in cui si svolgerà la nostra avventura, va un doveroso plauso ai ragazzi di Ubisoft, che sono riusciti a combinare combattimenti, esplorazioni, dialoghi (anche se minimi) e quant’altro, in un susseguirsi di location sempre diverse, originali e mai ripetitive. Si spazierà dall’insopportabile tanfo di una palude ad una lugubre nave pirata; da laghi pieni di piraña fino a boss di lava; da misteriosi ed importanti santuari fino a cupe caverne molto meno eleganti, durante un’avventura che vi garantirà circa quindici ore di gioco, che potrebbero toccare le venti se vi ostinaste a voler collezionare tutti i Lum disseminati qua e la.
    Sul fattore varietà e longevità, quindi, ci siamo: il gioco è abbastanza lungo - come d’altronde si conviene per un platform di questa portata - ed impegnativo, i livelli sono tanti e originali, così come i nemici e le mosse di Rayman da riscoprire in itinere.
    Diverso, purtroppo, è il discorso riguardo il sistema di controllo, che riesce in pochi secondi ad annullare tutto ciò che di buono abbiamo appena detto. Il movimento della nostra melanzana è adibito - come ormai consuetudine parlando di videogiochi su iPhone - ad un control stick virtuale situato nell’angolo in basso a sinistra dello schermo; mentre le azioni - salto o attacco - sono affidate a due tasti (sempre, ovviamente, virtuali) sul lato destro del display, che comunque riescono a svolgere il loro lavoro in modo abbastanza soddisfacente. L’estrema scomodità e frustrazione che caratterizza tutto il gioco, invece, è da riscontrare proprio nel control stick virtuale. La mancanza di un feedback tattile è da sempre uno dei problemi più consistenti cui deve far fronte il lato ludico di iPhone, e questo The Great Escape non fa assolutamente eccezione, anzi. Il muovere Rayman si presenta già ostico dalle prime battute del gioco, complice la difficoltà nel dosare il movimento e l’imprecisione del control stick, tali da non permettere di giocare più di qualche ora in tranquillità e senza crampi al pollice sinistro.
    E’ davvero un peccato. Non serve a nulla un mondo di gioco vario e sfaccettato, se poi non è supportato da un altrettanto valido sistema di controllo.
    Niente a che vedere con il comodo control stick del Nintendo 64.

    I colori della melanzana

    E’ parlando del lato tecnico, almeno, che il gioco si riprende. Il 3D proposto da Ubisoft non ha nulla da invidiare a quello in cui ci muovevamo più di dieci anni fa su casalinghe console Nintendo, ed anzi si presenta forte e vigoroso sul display Apple, scorrendo fluido per tutta la durata dell’avventura. I colori sono accesi e vivaci, le animazioni ben legate e mai meccaniche.
    L’unico appunto che si potrebbe muovere alla resa visiva del titolo - comunque frutto dei limiti del periodo in cui il gioco ha fatto per la prima volta comparsa sugli schermi - riguarderebbe le texture paesaggistiche, spesso troppo semplici, piatte e sgradevoli.
    Giudizio positivo va anche al lato sonoro del titolo, che pur non emergendo per originalità si colloca poco al di sopra della sufficienza, con campionamenti gradevoli e riusciti, così come la colonna sonora tutta che ci accompagnerà durante le svariate ore di gioco.
    Resistenza permettendo.

    Rayman 2: The Great Escape Rayman 2: The Great EscapeVersione Analizzata iPhoneSe nel 1999 Rayman 2 stupiva, o comunque convinceva, per le sue meccaniche platform proposte in un vasto ed originale mondo 3D, oggi su iPhone delude, nonostante il buon lato tecnico, a causa del sistema di controllo, scomodo ed imperfetto. Per muovere Rayman è richiesta davvero tanta pazienza, per colpa di un control stick difficile da domare e che procura soltanto frustrazione. Se proprio morite dalla voglia di giocare a The Great Escape, il nostro consiglio è quello di recuperare una delle versioni precedenti, tutte più riuscite di questa.

    5

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