Realpolitiks Recensione

Realpolitiks appartiene al genere dei grand strategy e propone, con qualche semplificazione di troppo, una formula di gioco che ricorda i titoli Paradox.

Realpolitiks Recensione
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  • "- Cosa facciamo questa sera, Prof?
    - Quello che facciamo tutte le sere, Mignolo. Tentare di conquistare il mondo!"

    Chi non ha mai sognato, anche solo per un secondo, di dominare lo scacchiere politico mondiale guidando una nazione verso un fulgido futuro? Probabilmente, le nostre recondite macchinazioni si limiterebbero a vantaggi molto terreni...e molto umani: potere, denaro, totale libertà d'azione (tradotta in "impunità") e imposizione delle proprie idee. Non c'è nulla di male ad ammetterlo. Realpolitiks, titolo propostoci da Jujubee - giovane team di sviluppo polacco - prova a lasciarci le redini di uno stato post-moderno, per metterci alla prova e farci capire come la cosiddetta "ragion di Stato" si possa frapporre spesso e volentieri alle nostre ambizioni da politicanti della domenica. Per la verità, è da un po' di tempo che tentiamo di dominare il mondo, ovviamente sempre seduti davanti al nostro PC. Ci abbiamo provato non solo passando per diverse epoche storiche (solitamente grazie ai prodotti dell'inossidabile Paradox), ma anche grazie a una serie "politico-simulativa" indie poco accessibile ma ben fatta come Democracy. Non dimentichiamoci, poi, quella perla rara di Risiko, gioco da tavolo capace di mandare all'aria in una singola partita interi legami affettivi. Ecco, nello stile Realpolitiks ci si avvicina e per questo - da bravi tossicodipendenti di grand strategy 4X - ci siamo gettati a capofitto in quest'avventura nel tentativo di portare la nostra piccola nazione alla ribalta sul red carpet mondiale e, perché no, tentare di conquistare almeno la Kamchatka.

    Piccoli Putin crescono

    Realpolitiks, di primo acchito, ci accoglie con un piglio scanzonato e ironico presentandoci direttamente i quattro scenari di cui si compone l'offerta ludica. I tre scenari principali si differenziano tra loro a seconda del periodo storico con cui il giocatore si vuole misurare: dal futuro prossimo (2020) a quello più remoto (2222). Come avrete capito, al pari di quanto avviene in Europa Universalis (con cui Realpolitiks condivide molte caratteristiche salienti) ogni scenario ci consente di scegliere una qualunque nazione del globo per guidarla sino alla fine del tempo a disposizione. Alcune vengono suggerite per ovvi motivi, relativi alla semplicità d'utilizzo e per i loro punti di forza, anche se nessuno vi vieta di raccogliere la sfida e assumere il comando, ad esempio, dell'Etiopia. Le condizioni di vittoria, ad ogni modo, variano da scenario a scenario: in alcuni basta giungere allo scoccare dell'ora X in testa alla classifica, mentre in altri casi è necessario fare i conti con particolari incombenze come riconquistare un determinato territorio perso durante la Terza Guerra Mondiale, vincere la corsa agli armamenti, formare e mantenere dei blocchi tra nazioni, dare sfogo alle mire espansionistiche e così via. Di solito, comunque, le nazioni minori possiedono un semplice canovaccio non stringente, da seguire a braccio. Il quarto stage, ovvero quello deputato a farci da tutorial, ci pone a capo della Polonia per spiegarci in modo semplice e diretto, attraverso una chiara sequenza di finestre pop up, le macrodinamiche che costituiscono le fondamenta dell'esperienza di gioco.

    Queste rappresentano i vertici di un ideale triangolo equilatero e si riferiscono, chiaramente, alla gestione economica, politica (interna ed estera) e militare del paese prescelto. Siccome siamo persone a modo, pregne di italico orgoglio, abbiamo voluto spodestare Gentiloni e tentare la sortita con la cara vecchia Italia. Immaginate che figurone.

    Il Valzer della diplomazia

    Dai tre pilastri di cui vi abbiamo accennato si dirama, poi, una serie di parametri secondari tutti ugualmente importanti per mantenere l'azione di governo nell'ordine della sostenibilità. Inflazione, disoccupazione nonché continue pressioni sociali, economiche e diplomatiche rappresentano il pane quotidiano di ogni sessione di gioco.

    Un paese, per essere considerato "sano" deve poggiare su un'economia solida capace di mantenere il tasso di disoccupazione basso e l'inflazione stabile, per quanto possibile. Una volta assicurata la stabilità e scongiurato il rischio di malumori del sempre troppo volubile popolo, bisogna iniziare a sbirciare al di fuori dei propri confini, iniziando il balletto delle relazioni diplomatiche fatto di pressioni, aiuti, alleanze e, nei casi estremi, dichiarazioni di guerra. Sullo scacchiere internazionale c'è, però, un'altra pedina con cui dobbiamo fare i conti: le Nazioni Unite. Il Jolly lavora discretamente bene e si pone come garante dell'ordine e della pace mondiali ponendo veti e proponendo risoluzioni da votare in caso di eventi di particolare rilevanza politica o militare. Addirittura, nel caso in cui il PIL della nazione controllata sia tra i primi al mondo (ovvero quasi sempre), questa potrà entrare nel consiglio di Sicurezza, partecipare alle votazioni o avanzarne di nuove. Un'ultima incognita che esorbita dalle dinamiche classiche, poi, rimane la minaccia nucleare: non dimentichiamoci che stiamo pur sempre parlando di scenari post-moderni in cui la maggior parte delle nazioni può comprare o fabbricare testate atomiche. Quindi, dichiarare incautamente guerra a destra e a manca può condurre a spiacevoli effetti collaterali. In generale, comunque, la guerra dovrebbe rimanere l'extrema ratio a cui ricorrere quando non è proprio possibile evitarla. Il comparto bellico, come spesso accade quando si parla di grand strategy, ci propone delle campagne militari "stilizzate" con meccaniche relativamente semplici da padroneggiare: le forze in campo si misurano infatti attraverso la comparazione delle opposte statistiche. Al giocatore, invece, non resta che scegliere tra una manciata di opzioni tattiche diverse a seconda della probabilità di successo, come avanzare frontalmente, conquistare le città chiave, controllare gli aeroporti e così via.

    Un'utopia comunista a te e un'altra a me. Ah, un totalitarismo anche a te!

    Entrare nel dettaglio e spiegare ogni singola variabile richiederebbe fiumi di inchiostro digitale: vi basti sapere che i ragazzi di Jujubee hanno ripreso, fondamentalmente, la formula di gioco che caratterizza le già citate proprietà intellettuali della scuderia Paradox. Realpolitiks, in questo senso, è un grand strategy 4X con tutti i crismi. Si distanzia, però, dal concorrente più blasonato grazie a due caratteristiche fondamentali che lo rendono maggiormente appetibile ai neofiti del genere: semplificazione e immediatezza. La parte gestionale viene sfrondata da invadenti finestre pop up, demandando il controllo dei propri domini a una schermata libera da fronzoli e in cui campeggiano solo alcune pratiche icone, utilizzabili per richiamare velocemente gli avvisi degli eventi più importanti e le sezioni che più ci interessano: ovvero quelle relative all'albero delle tecnologie, delle "idee nazionali" e della politica interna. Il technology tree si stratifica su più livelli intuitivi, ben organizzati e che rendono agevole comprensione dei pro e contro di un eventuale investimento o blocco temporaneo di una tecnologia. Inoltre, il team di sviluppo ha reso più semplice e intuitiva l'interazione con ogni singola provincia (ad esempio per la costruzione di edifici, interventi sociali e così via) nonché la sezione dedicata alla diplomazia (spionaggio, dichiarazioni di guerra, sabotaggi, etc.) grazie all'introduzione di ghiere circolari, richiamabili tramite il semplice right click del mouse in corrispondenza del territorio scelto. Tutto molto bello, non c'è dubbio, ma non è tutto oro ciò che luccica. La via della semplificazione (anche sotto il profilo stilistico), intrapresa molto probabilmente per conquistare le simpatie di una platea più ampia di pubblico e indubbio pregio del titolo, rappresenta anche la sua maggior debolezza. Realpolitiks, infatti, semplifica più del dovuto apparendo a tratti davvero superficiale e dando per scontato dinamiche che invece dovevano essere presenti o approfondite maggiormente. Impossibile, dunque, paragonarlo con l'incommensurabile profondità tattico-strategica di un Europa Universalis o un qualsivoglia grand strategy sul mercato. Guadagnare ricchezza, accumulare risorse e abbattere l'inflazione, ad esempio, risulta sin troppo semplice e ciò provoca un effetto "cascata" che riverbera i suoi effetti sul resto dell'esperienza di gioco. Il benessere economico interno porta inevitabilmente al dominio militare e, di conseguenza, all'influenza diplomatica in campo internazionale.

    Insomma, molto presto la facilità con cui si raggiunge il dominio assoluto azzera ogni residua velleità del titolo, almeno per gli strateghi di vecchio corso. I parametri da tenere sotto controllo si possono contare sulle dita di una mano e l'eccessiva semplificazione non permette grandi variazioni tattiche sul tema. A tentare di salvare un'esperienza di gioco dalla parabola discendente ci pensa una gestione degli eventi demandata alla più completa casualità. E, in questo caso, purtroppo non è un bene. Nel corso delle nostre sessioni di gioco, infatti, si sono verificati molti eventi del tutto improbabili e inverosimili che ci hanno costretto a prendere decisioni prive di logica (e buon senso) unicamente per accontentare un'improvvisa e insensata impennata della curva di difficoltà, forse preimpostata, e poter proseguire nella campagna.

    Realpolitiks RealpolitiksVersione Analizzata PCRealpolitiks è un titolo indipendente che cerca di trovare il proprio posto nel mercato facendosi largo tra una selva di produzioni appartenenti al medesimo sottogenere strategico, ovvero quello dei grand strategy, dominato da sempre (e in modo pressoché incontrastato) dai titoli Paradox. Il giovane team polacco Jujubee prova a imboccare la via del successo puntando sulla semplificazione e sull'immediatezza dell'esperienza ludica, staccandosi così dall'estrema profondità tattico-strategica proposta dalla più esperta (e ricca) concorrenza. Un azzardo che, però, può riuscito a metà. Ciò che dovrebbe rappresentare un punto di forza, infatti, ben presto inizia a remare contro la buona riuscita del progetto, azzoppandone ogni velleità. Realpolitiks, per quanto voglia proporre un'esperienza di gioco leggera e accessibile, non può sfuggire alle "catene" del genere che vuole rappresentare. Il titolo, in questo senso, oltre a non proporre nulla di nuovo finisce per semplificare molto più del dovuto, cadendo in alcuni tratti in un'eccessiva superficialità. Ad ogni modo, i neofiti che hanno sempre avuto timore nell'approcciare i grand strategy, possono dare una possibilità a Realpolitiks, dato che può essere considerato come un entry level e immediatamente comprensibile. Se, invece, cercate maggiore profondità vi consigliamo di guardare altrove. Infine, dato che l'argomento sembra di grande attualità, per tutti gli amanti della localizzazione il titolo si presenta interamente tradotto in un perfetto italiano.

    CONFIGURAZIONE PC DI PROVA

    • CPU: AMD A6
    • RAM: 16 GB
    • GPU: GTX 1060 Turbo 6GB
    6.5

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