Recensione Rhythm Thief e il Tesoro dell'Imperatore

Un rhythm game buono ma con riserva

Recensione Rhythm Thief e il Tesoro dell'Imperatore
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  • 3DS
  • Al termine di quello che si può sicuramente definire un periodo d'oro per la nuova console portatile Nintendo, mentre ancora Pit svolazza sul doppio schermo e Mario si gongola del successo dei suoi giochi prospettici, SEGA pubblica piuttosto in sordina Rhythm Thief. Il progetto è stato capace, nei mesi che hanno preceduto il lancio, di incuriosire gli appassionati dei prodotti musicali, grazie ad uno stile accattivante ed al magnetismo del ritmo. L'idea alla base del titolo è quella di fondere una progressione avventurosa ereditata dalla serie del Professor Layton, rileggendo enigmi e situazioni con il metronomo sempre in testa. Balletti, coreografie e tributi alla storia dei Rhythm Game costellano una produzione a cui sfortunatamente, nonostante la buona dose di creatività, manca appena un po' di coraggio.

    Layton a Parigi?

    La struttura portante di Rhythm Thief è esattamente la stessa dei titoli dedicati al famoso Professore creato da Level-5. Nonostante quindi il titolo SEGA si possa vedere anche come una collezione di prove e minigame a sfondo musicale, a fare da collante troviamo un comparto narrativo che fonde avventura e mistero.

    "L'avventura di Rhythm Thief si consuma quasi interamente in schermate bidimensionali dallo stile piacevole, piuttosto ricche di dettagli e degnamente caratterizzate."

    Protagonista della storia è Raphael, un giovane studente parigino che si trasforma, nottetempo, nell'abilissimo Pahntom R, il più celebre ladro di opere d'arte della capitale francese. Brillante e di buon cuore, a metà fra Robin Hood e Lupin III, Phantom R "terrorizza" la polizia, ma fra un colpo da antologia e una fuga rocambolesca si scopre che le sue intenzioni sono più nobili del previsto. Raphael vuole soltanto ritrovare suo padre, che lo ha misteriosamente abbandonato tre anni fa. Inseguendo un antico simbolo che rappresenta il suo unico indizio, il protagonista si imbatte in una fosca cospirazione nazionalista, operata da una setta segreta che opera nei cunicoli sotterranei che si estendono sotto la città, e sembra addirittura riuscita a riportare in vita Napoleone Bonaparte. La sceneggiatura si evolve abbastanza lentamente nella decina di ore necessaria per portare a termine il gioco, introducendo dapprima nemici e comprimari (fra cui ovviamente una bellissima fanciulla in pericolo), e aggiungendo forse un po' troppa carne al fuoco, per risolversi nelle battute finali abbastanza frettolosamente e con un epilogo comunque scontato.

    Quella che ci racconta Rhythm Thief è insomma una favola piuttosto classica, che non mostra la stessa intensità narrativa dei migliori capitoli della saga che evidentemente il team di sviluppo ha preso a modello. Come vedremo, dal punto di vista della struttura di gioco Rhythm Thief aderisce in tutto e per tutto alla formula del Professor Layton, ma anche "coreograficamente" parlando l'identità è pressoché perfetta. Al posto della stravagante Londra del professore c'è qui una Parigi riprodotta in maniera leggermente più realistica, con tutti i luoghi più famosi che si trasformano nel teatro degli eventi. Ed in linea di massima, mentre fuggiamo da Louvre e ci dirigiamo, lungo la Senna, incontro a Notre Dame, passando per Les Invalides e gli Champs Elisee, non possiamo far altro che considerare questo setting estremamente piacevole. Lo stile globale del tratto, sia per quel che riguarda le ambientazioni che sul fronte della caratterizzazione dei protagonisti, è un po' meno brillante. Mescolando i tratti del manga (nella connotazione del volti) a quelli del fumetto europeo Rhythm Thief rinuncia quasi ad un'identità più scolpita. Globalmente il titolo è comunque piacevole, e questa sua "leggerezza" per certi versi, potrebbe anche giocare a suo favore. A sottolineare l'incedere brillante ma spensierato ci sono anche i brani della colonna sonora, sempre molto incalzanti, festosi, pieni di brio. Le sonorità dell'indimenticabile Rupan Sensei riecheggiano nel main theme, mentre le variazioni e gli altri spartiti sono ricchissimi di fiati e contaminazioni che arrivano direttamente dal Jazz e dal Be-Bop. L'incontro sonoro con Rhythm Thief è insomma ottimo, e anticipa appunto il focus tutto musicale del gameplay.

    Un pizzico di noia

    La Parigi del titolo SEGA è composta, così come per tutte le ambientazioni calpestate da Layton, da quadri indipendenti. Fra l'uno e l'altro, in questo caso, ci si muove utilizzando la leva analogica, per spostarsi in una mini-mappa tridimensionale che riproduce la città sullo schermo superiore.
    Compito del giocatore è quello di interagire con i personaggi e gli oggetti, per scoprire indizi e procedere nell'avventura, avvicinandosi passo dopo passo alla soluzione del mistero. Passa poco tempo dall'inizio della storia perchè Rhythm Thief chiarisca la sua natura di Rhythm Game. In certi momenti chiave della trama, quando ad esempio si deve eseguire un furto o fuggire dalla polizia, si avvia un minigioco musicale in cui bisogna dimostrare abilità e senso del ritmo. Giusto per iniziare si deve ad esempio eseguire una coreografia sui tetti di Parigi: per accordarsi alle mosse di due ballerini che ci accompagnano, basta strusciare il pennino sullo schermo inferiore, nella giusta direzione e con il tempismo opportuno. La selezione di minigiochi musicali prevedere le attività più varie e disparate, e sostanzialmente ci chiederà di utilizzare tre tipologie di input: gli slide sul touchscreen, i tasti frontali, oppure i movimenti fisici della console, che va "agitata" a tempo.

    "Quella che ci racconta Rhythm Thief è una favola piuttosto classica, che non mostra la stessa intensità narrativa dei migliori capitoli della saga che il team di sviluppo ha preso a modello."

    Nel corso delle prime ore di gioco la curiosità di scoprire cosa si sono inventati gli sviluppatori stimola il giocatore a proseguire, ma per gli estimatori di un genere che con Rhythm Heaven ha toccato il suo apice, le soluzioni messe in piedi da SEGA risulteranno efficaci solo a metà. Molto spesso quello che il gioco ci chiede è di premere a tempo una coppia di tasti, seguendo il beat della musica d'accompagnamento o gli stimoli visivi della scenetta che si consuma sullo schermo superiore. A tal proposito avvertiamo tutti i puristi che il titolo prevede la possibilità di affrontare ogni attività con una guida, che indica il momento esatto in cui eseguire l'azione richiesta. Nel casi si lasci attiva questa funzionalità Rhythm Thief annoia nel giro di pochissime ore, risultando di una monotonia probabilmente devastante. "Spenti" tutti gli aiuti, si deve invece porre molta attenzione a quello che succede sullo schermo, ed ascoltare attentamente il ritmo dei vari brani. In questo caso la sfida proposta riesce a compiacere anche i più puntigliosi, anche se c'è sempre il sospetto che non tutte le soluzioni adottate siano precisissime (è praticamente impossibile andare a tempo mentre si scuote ossessivamente la console). Fra qualche minigioco davvero "tirato per i capelli", attività-fotocopia e qualche gradita sorpresa (ad esempio un revival del mitico Samba de Amigo), l'avventura avanza in conclusione fra alti e bassi. Chi si farà trascinare dal groove potrà tuttavia approfondire come meglio crede gli spunti offerti da Rhythm Thief: ogni minigame affrontato viene infatti sbloccato nell'apposita collezione, ed utilizzando le "monete" raccolte alla maniera di Layton nelle ambientazioni, è possibile anche comprare dei "modificatori" che rendono il gioco più facile o difficile, o sbloccano addirittura la "sfida perfezione" (adatta - lo si capisce - soltanto a chi ha interiorizzato alla perfezione le dinamiche di gioco).

    A rendere più varia la progressione troviamo anche dei piccoli "enigmi" a tema musicale. Per aprire porte segrete e casseforti dobbiamo ad esempio "appaiare" diverse note in una sorta di memory acustico. Si tratta però di attività che durano una manciata di secondi, e non mettono quasi mai in difficoltà il giocatore. Non c'è poi un sistema (come quello dei Picarati) che penalizzi il trial & error più becero. Anche la possibilità di registrare i suoni di certi oggetti o animali per poi riprodurli ed interagire con i vari personaggi resta una trovata carina, ma poco incisiva. Nella misura in cui questo serve per proseguire nell'avventura, il gioco dispensa fin troppi suggerimenti, e non lascia all'utente il piacere della scoperta e dell'intuizione. Per avanzare, insomma, è sufficiente seguire le indicazioni a schermo, spostandosi nella sezione di mappa su cui brilla un enorme punto esclamativo. Rhythm Thief finisce così per essere un gioco fin troppo lineare, in cui si avanza quasi meccanicamente in attesa del prossimo minigame sonoro. E visto che la selezione di questi ultimi non è sempre impeccabile, né per creatività delle situazioni né per varietà, è impossibile non restare un po' delusi. Proprio in virtù del fatto che il genere dei Rhythm Game è abbastanza di nicchia, SEGA avrebbe potuto fare scelte di design un po' più coraggiose e meno "buoniste". Non basta qualche collectible da scovare con un picchiettio spietato sullo schermo a risollevare la situazione.

    Un 3D accessorio

    Come si è già detto, l'avventura di Rhythm Thief si consuma quasi interamente in schermate bidimensionali dallo stile piacevole, piuttosto ricche di dettagli e degnamente caratterizzate. Questo ovviamente fa sì che l'effetto della stereoscopia abbia un rilievo minore rispetto ad altre produzioni. Anche le cut scene disegnate non valorizzano al meglio il 3D, che resta in questa produzione abbastanza accessorio. Quando si affrontano i minigiochi musicali, sullo schermo superiore appare una scenetta poligonale, in cui invece (nel caso in cui, quando si deve scuotere la console, non sia disabilitata automaticamente per esigenze pratiche), la visione stereoscopica ha un suo perchè. La qualità della modellazione e delle animazioni lascia però un po' a desiderare, in relazione alle potenzialità della macchina, e anche se sappiamo benissimo che un colpo d'occhio frizzante non è il focus principale di un titolo musicale, non possiamo che restare un po' interdetti.

    Rhythm Thief e il Tesoro dell'Imperatore Rhythm Thief e il Tesoro dell'ImperatoreVersione Analizzata Nintendo 3DSRhythm Thief avrebbe potuto essere un Layton musicale, se solo avesse avuto il coraggio di proporsi come un titolo meno “popolare” e più risoluto nell'affermare la priorità della componente ritmica e sonora. La struttura “brevettata” da Level-5 funziona, anche quando viene esportata così brutalmente, ed uno stile tutto sommato gradevole e colorato aiuta a progredire nell'avventura. Eppure una certa linearità dell'avanzamento, alcuni enigmi musicali che sembrano davvero sprecati, e duna serie di minigame che già dopo poche ore tendono a ripetersi, ridimensionano notevolmente la portata di questo progetto. Dategli una chance se siete fan del genere.

    7.5

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