Recensione Riptide GP: Renegade

Dopo due apprezzati capitoli per mobile, le corse su idrogetti di Vector Unit approdano su console e PC. Vediamo assieme come se la cavano.

Recensione Riptide GP: Renegade
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Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Ci sono generi che fanno giri lunghissimi e poi, in un modo o nell'altro, ritornano. I racing arcade futuristici vecchio stampo, quelli, per intenderci, alla Wipeout e compagnia, non sono più popolari come un tempo, ma grazie ad alcune piccole realtà rivitalizzate dalla manna del digital delivery, hanno recuperano un po' del terreno perduto. Tra queste, la serie Riptide GP di Vector Unit si è ritagliata una piccola nicchia di appassionati su mobile a partire dal 2012, grazie a una struttura che più old school non si può, impreziosita qua e là da scelte tecniche e stilistiche decisamente gustose. Renegade è la terza incarnazione della serie, la prima sviluppata per console e PC.

    Idrogetti e futuri possibili

    Riptide GP: Renegade cerca fin dai primi istanti di inserire in una struttura espressamente arcade, tutta acceleratore e poco altro, uno straccio di storia per conferire all'insieme una blanda inquadratura narrativa: siamo in un futuro imprecisato, in una città caratterizzata da onnipresenti corsi d'acqua, tra bucolici quartieri-giardino, minacciose fabbriche e derelitti slum post-atomici. In questo strano mondo, nella modalità Carriera, impersoneremo un famoso pilota di idrogetti, già pluricampione della specialità, ora decaduto dopo qualche tempo passato in gattabuia per aver partecipato a una corsa clandestina. Ripartendo dal basso, dovremo riportare il campione ai palcoscenici che gli competono, ricostruendone la reputazione passo dopo passo. Il pretesto narrativo serve anche a supportare una progressione in stile RPG, grazie alla quale sarà possibile incamerare punti-esperienza per sbloccare nuove abilità e premi in denaro con cui acquistare potenziamenti per il proprio mezzo. La modalità Carriera procede così, senza strappi, attraverso una struttura progressiva che fa della crescita ragionata di moto e pilota il suo elemento fondante. Di fatto, sarà tutto un susseguirsi di corse di vario genere, all'interno di nove tracciati complessivi, un po' pochi in verità, con sfide testa a testa coi boss per sbloccare ulteriori tranche di gare. I singoli eventi, come detto, variano per tipologia, dalle classiche corse sprint su due o più giri all'eliminazione progressiva (ogni dieci secondi l'ultimo pilota in classifica viene eliminato), fino a sfide a base di checkpoint.

    Gas a martello

    In corsa non dovremo pensare a freno, marce o manetta da dosare: col gas aperto dall'inizio alla fine, le nostre uniche preoccupazioni riguarderanno le traiettorie e i trick. A metà tra un titolo alla Tony Hawk e una gara di supercross, Renegade fa del susseguirsi di acrobazie un elemento principe del gameplay. Sfruttando rampe e strutture varie, potremo eseguire trick sempre più complessi, sbloccabili man mano coi punti esperienza, che andranno a riempire la barra del turbo, essenziale per bruciare gli avversari nei testa a testa. Più le acrobazie saranno impegnative, più la barra del boost si riempirà velocemente, ma il rischio di cadere crescerà a sua volta in modo esponenziale. I controlli sono assai intuitivi e ben bilanciati, col trigger di destra sempre a tavoletta e gli stick analogici per le virate (occhio a non sbagliare traiettoria!) e le combo per attivare i trick. Dopo le prime sfide della Carriera, si noterà un repentino aumento della difficoltà media delle gare, coi primi due, tre in classifica spesso quasi irraggiungibili (l'AI si comporta sempre in modo credibile, senza recuperi miracolosi o eccessivi svarioni). Non si tratta tuttavia di una stortura dovuta a carenze nel bilanciamento della difficoltà, quanto di un invito a sviluppare con criterio le abilità del pilota e le potenzialità del mezzo, in nome di quella progressione quasi ruolistica di cui si parlava in precedenza. Il rischio, semmai, è un'accentuata ripetitività dello schema di gioco, a cui non giova la suddetta penuria di tracciati. E a proposito di tracciati, a infastidire non poco è la struttura tutto sommato semplice dei percorsi, lontanissimi per level design da quanto proposto da altri titoli nobili del segmento. Niente scorciatoie o percorsi alternativi, ma soltanto la possibilità di aggirare un ostacolo a destra piuttosto che a sinistra, di imboccare o no una rampa e poco altro. Restando in tema debolezze, fuori dalla modalità Carriera l'offerta di Renegade cala inesorabilmente per qualità e quantità. Il multiplayer è ridotto all'osso e poco articolato, con un online basato su sfide fino a 8 giocatori e un offline incentrato su uno split-screen fino a 4 utenti.

    Graficamente, il titolo è un ovvio balzo in avanti rispetto ai precedenti capitoli sviluppati per Android e iOS, ma resta ben al di sotto degli standard delle console di ultima generazione, pur forte di una fluidità granitica e di fulminei tempi di caricamento. I modelli delle moto sono pochini, ma tutto sommato ben realizzati. Lo stesso non si può dire degli ambienti di gioco, poco dettagliati e dalle texture generalmente "piatte", quasi ci trovassimo di fronte a fondali di cartone più che a vive e pulsanti scene di futuristica vita urbana.

    Riptide GP: Renegade Riptide GP: RenegadeVersione Analizzata PlayStation 4Riptide GP: Renegade è un discreto racing arcade vecchio stile, tutto velocità e adrenalina. La struttura progressiva simil-RPG, la grande importanza dei trick e un'AI ben bilanciata arricchiscono una struttura altrimenti un po' povera e ripetitiva, minata da percorsi poco fantasiosi e da modalità di gioco, fuori dalla Carriera, ridotte all'osso. Non male comunque per un prodotto di fascia budget, il cui obiettivo principale è divertire senza troppi pensieri, proprio come i vecchi arcade alla Wipeout hanno sempre fatto, fin dalla notte dei tempi.

    7

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