Recensione Sega Classics Collection

Nè retrogaming nè remake, un nuovo esperimento targato SEGA....

Recensione Sega Classics Collection
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  • PS2
  • Mille modi di onorare il passato

    L'industria del videogame, negli ultimi anni, ha sviluppato una certa affezione all'auto celebrazione: ogni etichetta che si rispetti ha distribuito, recentemente o negli ultimi anni, una o più compilation contenenti i maggiori successi videoludici della propria storia. L'amore del giocatore più maturo per un mondo che ormai è sul viale del tramonto (le sale giochi ormai sono pallidi spettri della brillante realtà che costituivano tra gli anni '80 e '90) e un prezzo generalmente competitivo hanno contribuito al successo di questi titoli di nicchia.
    Ma non è finita qui: oltre alla mera riproposta di titoli del passato, in questa ultima generazione di videogame, abbiamo assistito alla nascita del "remake", in puro stile cinematografico. Giochi appartenenti ad un passato relativamente vicino sono stati oggetto di profondo make up, potenziati nel gameplay e nella cosmesi e restituiti all'utente con il prezzo pieno di copertina. L'esperimento si è rivelato valido ( Resident Evil Rebirth è in assoluto il titolo che ha goduto maggiormente di questo nuovo filone ludico, seguito da un Metal Gear Solid minato da una realizzazione tecnica buona, ma non eccellente) al punto che i videogiocatori stessi hanno iniziato ad invocare a gran voce il "lifting" dei titoli più acclamati (Final Fantasy 7 su tutti).
    A staccarsi da entrambe queste correnti di pensiero ci pensa SEGA che, in preda ad una nuova vena di creatività, concepisce un nuovo genere di "riciclaggio videoludico", che si posiziona tra il puro retrogaming, economico ma privo di una grande clientela, e il remake, appetibile a qualsiasi giocatore ma vincolato da un maggiore budget di sviluppo prodotto.
    Il risultato è la linea 3D Ages, una serie di rivisitazioni in chiave poligonale dei più famosi titoli concepiti dalla Softco giapponese; inizialmente pensati come singole uscite, arrivano oggi sugli scaffali europei sei di questi titoli raccolti in un unico DVD, denominato Sega Classic Collection.
    Per meglio capire che cosa offre questa raccolta tentiamo un esperimento: analizziamo i singoli giochi per quello che erano allora e per quanto sono adesso, cominciando dal più famoso, quel racing game che esattamente venti anni fa consacrò il Yu Suzuki come vero e proprio simbolo di Sega - Out Run...

    Out Run

    Com'era
    Due processori Motorola 68000, un volante dotato di effetto rumble, un cabinato che oscilla per simulare le derapate e una Ferrari Testarossa Cabrio da domare; ci sono persone che cercano di appoggiare il braccio sinistro sul finestrino al solo sentire le prime note di "Magical Sound Shower", "Splash Wave" o "Passing Breeze". Out Run ha dato una tale spinta in avanti al racing game da rendere quasi inguardabile qualsiasi altro gioco venuto prima. Dove la maggior parte dei Pole Position, Wec Le Mans o Buggy Boy proponevano tracciati fissi Out Run permetteva di decidere, durante il viaggio, quale strada percorrere nella nostra gita "fuori porta" con la splendida bionda al nostro fianco. La varietà di ambientazioni, le differenze nella larghezza della strada, l'inquadratura del tragitto assolutamente perfetta e i cinque finali sono solo alcuni delle decine di pregi di questo grande coin-op.

    Com'è
    Salta subito all'occhio un particolare che lascia allibiti: la Ferrari Testarossa è stata sostituita da un coupè assolutamente inventato, molto simile ad una Lotus Elan Cabrio. Il gioco appare subito a dir poco blando, il passaggio al tridimensionale non giova per nulla, anzi, in molti casi gli oggetti a che costeggiano le strade sono addirittura in numero inferiore rispetto al coin op del 1986; inoltre il team di sviluppo ha abbassato di un paio di metri il punto di osservazione, rendendo la strada praticamente invisibile; quelle curve che un giocatore esperto di Out Run erano abituati ad affrontare con la massima confidenza diventano ora imprevedibili e fastidiose. Tre remix della colonna sonora originale ed una modalità "arrange" francamente evitabile.

    Space Harrier

    Com'era
    Un valoroso guerriero imbraccia il suo potente cannone e si butta a capofitto in una guerra contro il nemico alieno lunga diciotto stages; uno dei primi spara e fuggi in soggettiva mai realizzati, ma soprattutto il capostipite della "generazione impossibile" di SEGA, di cui hanno fatto parte successivamente Space Harrier 2, After Burner, Thunder Blade e molti altri ancora...
    Decine di nemici, missili, sfere energetiche e palle infuocate che giungono da ovunque, tutto mentre si sfreccia sullo schermo fluttuando con il fidato cannone nel disperato tentativo di evitare la moltitudine di ostacoli presenti nel paesaggio: adrenalina allo stato puro da un lato, una certa mancanza di varietà dall'altro... o si ama o si odia.
    La nota più dolente di questo eccellente shooter della metà degli anni '80 era lo scomodissimo stick di comando, troppo lungo ed insensibile per questo genere di gioco.

    Com'è

    Il biondo protagonista della versione arcade è stato sostituito con uno sproporzionato e approssimativo personaggio poligonale; buona parte dei nemici è stato ricostruito, con poca cura, in chiave tridimensionale, solo alcuni avversari e molti elementi del paesaggio hanno mantenuto l'originale piattezza, seppur arricchiti dalla maggiore definizione e numero di colori. A dir poco scandaloso è l'effetto del suolo, che in alcuni tratti sconnessi presenta un clipping quasi ridicolo..
    L' ultima variazione, rispetto al coin op, riguarda il potenziamento del sistema d'arma: saltuariamente è possibile abbattere dei nemici che rilasciano alcune sfere, che permettono di aumentare la potenza di fuoco e ci dotano di una "Smart Bomb"
    Una cosa che sorprende, purtroppo negativamente, è la diminuzione di frenesia che affligge questo remake: il paesaggio scorre più lentamente, i colpi nemici si dirigono verso di noi con una certa calma e si lasciano evitare con una facilità...Una scelta vincente per rendere appetibile il gioco a coloro che non reggevano i ritmi dell'arcade, questo è vero, ma un grave errore se visto dagli occhi degli "aficionados" di Space Harrier...

    Golden Axe

    Com'era
    Uno dei primi picchiaduro a scorrimento orizzontale, azione brillante per due giocatori, un'ambientazione medievaleggiante più che riuscita e il solito carisma dei giochi SEGA
    Poche qualità che fanno un grande gioco; Golden Axe è ancora lassù, nell'olimpo dei beat'em up, insieme a titoli come Final Fight e Double Dragon. Tre guerrieri affrontano un viaggio attraverso il loro regno invaso dai nemici fino a giungere alla tana del conquistatore, Death Adder.

    Com'è
    Uno dei peggiori remake di tutta la compilation: i personaggi poligonali sono approssimativi, animati male e privi di qualche minima miglioria del parco mosse. Le ambientazioni, i nemici e i mostri di supporto (quelli che usano i nostri eroi come cavalcature) sono fatte con altrettanta cura.
    Il gioco risulta più lungo, ma solo perchè gli stage si sono "dilatati"; l'azione, che prima appariva frenetica e coinvolgente, ora risulta fiacca e monotona, a causa della maggiore quantità di ondate nemiche.

    Monaco GP

    Com'era
    Dagli albori del videogame arriva questo storico gioco di guida a scorrimento verticale; sessanta secondi di tempo per arrivare all'intermedio successivo, evitiando gli avversari e stando attenti alle tortuosità del tragitto, alle zone ghiacciate, alle strettoie e alle gallerie...

    Com'è
    Nulla di spettacolare, né dal punto di vista del gameplay né della realizzazione tecnica; gli edifici e le ambientazioni sono composte da poligoni e le auto non brillano di sicuro per originalità; qualche modalità inedita e un paio di spunti interessanti, ma decisamente un titolo privo di interesse.

    Virtua Racing

    Com'era
    Uno dei primi videogiochi di corse realizzati con tecnica poligonale, capace di garantire un livello di dettaglio convincente ed un framerate costante ed elevato; basato sulla fantastica scheda Model 1 questo racing game ha dato inizio all'epoca moderna del videogioco ( pochi anni dopo sarebbero giunti sul mercato Ridge Racer e Daytona USA...) pur non brillando particolarmente nel gameplay, un collaudato ma quanto mai banale time attack contro il computer.
    Per la prima volta in un cabinato arcade apparivano i quattro bottoni delle visuali esterne...

    Com'è
    Di tutti i giochi presenti in Sega Classics Collection questo Virtua Racing è quello meno "violentato": si tratta a tutti gli effetti di una conversione arcade perfect, e ha l'indiscusso pregio di portare, in casa degli utenti Playstation 2, una vera e propria pietra miliare della storia del videogame. Il grosso difetto di cui soffre è da ricercarsi in un gameplay che nemmeno nel 1992 ispirava molta fiducia.. Il comportamento della vettura non è per nulla credibile, i piloti avversari non mostrano il minimo accenno di partecipazione nel testa a testa e il cambio "di vecchia generazione", con solo marcia alta/bassa, sviliscono il corposo lavoro di modellazione degli ambienti. Tutto inalterato, con l'aggravante del Dual Shock 2, che gode di un pessimo settaggio della sensibilità di sterzo, e dalla mancanza di supporto ai più comuni volanti in commercio.

    Fantasy Zone

    Com'era
    Dalla lineup di lancio del Sega Master System arriva Fantasy Zone, ovvero uno shoot'em up di primissima generazione in cui pilotare una buffa astronave, a forma di uovo con le ali, e sterminare tutti i nemici sullo schermo, collezionando power up, soldi e punti a badilate. Frenetico, elementare, coinvolgente e graficamente stravagante questo shooter è riuscito a crearsi un certo numero di sequel, nonché una versione arcade piuttosto snobbata..

    Com'è
    Fantasy Zone è il gioco che ha giovato maggiormente del passaggio al tridimensionale: tutti gli elementi del predecessore sono stati gradevolmente riproposti, con l'aggiunta di qualche effetto di luce e della maggiore definizione. Il gameplay è praticamente immutato, sia nel livello di difficoltà (medio-alto) che nell'impostazione generale. Piacevole

    Bonanza Bros

    Com'era
    Tanto atipico quanto semi sconosciuto, questo action game vede due giocatori impersonare i fratelli Bonanza, due ladri di fama internazionali, sempre uniti nel crimine e comunque in eterna contesa per il titolo di migliore scassinatore. Lo schermo, diviso in due settori, permette ai delinquenti di affrontare percorsi distinti e di pianificare attentamente ogni azione. Un discreto mix tra collaborazione e competizione era la parola d'ordine per riuscire nei furti più rocamboleschi. Oltre che per il gameplay particolare Bonanza Bros si distingueva dalla massa per un look bizzarro, con personaggi e ambientazioni stilizzate ma ricche di dettagli.
    Com'è
    Anche Bonanza Bros non ha subito restyling; insieme a Virtua Racing questo buon platform è il titolo che può offrire maggiore divertimento di tutta la collezione, grazie al gameplay e alla simpatica modalità cooperativa.

    Tant-R

    Com'era
    Basato sul Character design dei personaggi di Bonanza Bros arriva questo party game praticamente sconosciuto in Italia; due investigatori sono sulle tracce di altrettanti evasi e per raggiungere le loro prede dovranno affrontare una serie di prove di abilità, i classici giochi di destrezza, arguzia ed abilità che se giocati in due fanno divertire per qualche pomeriggio.

    Com'è
    Come per Bonanza Bros la trasposizione è fedele al gioco originale, sia nella grafica che nel gameplay; al pari di Columns questo Tant-R si può considerare come un outsider della compilation, più un extra che un motivo di acquisto.

    Columns

    Come'era

    Questo puzzle game nacque sull'onda del successo della versione arcade di Tetris e riuscì a guadagnarsi la sua corposa fetta di mercato grazie alle qualità indubbie del gameplay; similmente al capolavoro di Alexey Pajitnov in Columns bisogna posizionare dei blocchi, composti da tre gemme di differenti colori, in modo da affiancare tre preziosi uguali in righe orizzontali, verticali o diagonali.

    Com'è
    In questo caso la conversione si è concentrata maggiormente sul gameplay, proponendo un bilanciamento differente del livello di difficoltà, un'area grafica più semplice e leggibile e una serie di modalità inedite per due giocatori. Il solito puzzle game, di pregevole fattura e sempre gradevole anche a distanza di anni.

    Sega Classics Collection Sega Classics CollectionVersione Analizzata PlayStation 2L'esperimento compiuto da Sega si può ritenere fallito: il remake di classici come Out Run, Space Harrier e Golden Axe poteva essere una buona cosa, se fatto curando il comparto tecnico e le migliorie del gameplay. L'unico gioco che esce a testa alta dalla compilation è Virtua Racing, che mantiene con onore il suo aspetto e il semplice ma efficace gameplay; gli altri giochi non si possono proprio definire delle perle irrinunciabili del panorama videoludico, semmai dei simpatici diversivi, ma sono ben distanti dall'avere la fama di Hang On, After Burner, Altered Beast o Power Drift, i veri classici Sega...

    5

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