Recensione Shadow Hearts

Leggi la nostra recensione e le opinioni sul videogioco Shadow Hearts - 734

Recensione Shadow Hearts
Articolo a cura di
Disponibile per
  • PS2
  • Introduzione

    A quanto pare trame oscure ed intricate, palesemente ispirate ad un filone narrativo horror, perse tra essoterismo e la materializzazione di quest'ultimo, sono ormai da diversi anni al centro dell'attenzione di diversi team di sviluppo di videogame. Indubbiamente il mordente primario, generato da una tipologia di giochi dai contenuti inquietanti, risiede nella loro proverbiale capacità di saper catalizzare l'attenzione del pubblico e far si che quest'ultimo si ritrovi, da protagonista, in situazioni da batticuore. Scenari in cui l'immedesimazione diviene tale da rendere consapevolmente labile il confine tra finzione e realtà. Le nostre percezioni emozionali vengono alterate e l'adrenalina si scarica a ritmo incessante, facendo si che terrore ed inquietudine ci attanaglino (Resident Evil e Silent Hill docet). La caratteristiche principali di un ottimi titoli in tal senso risiedono nel punto di convergenza di tre fattori primari: atmosfera, struttura di gioco e gameplay, impianto narrativo. Un perfetto punto di equilibrio tra questi tre elementi da vita ad esperienze ludiche altamente coinvolgenti. Ma che dire se di un prodotto, a scapito degli altri elementi, venisse esasperato l'impianto narrativo a tal punto da divenire la componente principale? E' quello che ci siamo chiesti e che avremo voluto chiedere a Sacnoth dopo la release di Shadow Hearth.

    L'immagine è zero, la storia è tutto

    Probabilmente è questo quello che avevano in mente gli sviluppatori durante il periodo di realizzazione di Shadow Heart. Non ci vorranno troppe ore di gioco per comprendere che l'intera avventura è basta proprio sull'impianto narrativo e sul progressivo relazionarsi dei due personaggi principali, Alice e Yury. La storia si rivela fin dalle prime battute accattivante. Ambientato nei primi anni del secolo scorso, l'avventura comincia con il diabolico piano di Dehuai, potente e malvagio stregone deciso a conquistare la Cina attraverso un oscuro incantesimo taoista. Per poter attuare il suo piano diabolico, lo stregone ha bisogno di catturare Alice, ragazza inglese con particolari doti extrasensoriali, scatenando una vera e propria caccia all'uomo (alla donna) avvalendosi dell'aiuto di creature malvagie. Fin dai primi istanti dell'avventura Alice sarà affiancata da Yuri, personaggio di origine nipponica, dotato di straordinari poteri che gli conferiscono la capacità di unirsi in fusione con potentissime creature elementali (dragonball anyone?). Ne consegue una spaventosa mutazione con la relativa alterazione delle caratteristiche fisiche e paranormali di Yuri. E così, uniti da un destino avverso, i due personaggi si ritrovano a dover combattere contro un intero esercito del male, a cui vanno ad unirsi le forze armate, giapponesi per dar vita ad una vicenda dallo scenario apocalittico intrisa di forti elementi di spionaggio internazionale. La trama ben articolata e sicuramente fattore caratterizzante dell'intero prodotto, riesce a proporre delle atmosfere marcatamente inquietanti, spesso sdrammatizzate dall'interloquire dei due personaggi, tra i quali non mancheranno nemmeno battute di carattere sessuale.

    Struttura di gioco e sistema di combattimento

    Nonostante la trama sia splendida dal suo concepimento alla sua sceneggiatura, la struttura di gioco risente invece di una certa mancanza di profondità e di piattezza. Da un punto di vista ludico Shadow Hearts risulta privo di quel "feel" necessario per un completo coinvolgimento del giocatore. L'evolversi delle situazioni risente purtroppo di un'eccessiva linearità che impedisce, salvo rari frangenti, la possibilità di allentarsi dallo schema di fondo che prevarica lo svolgersi degli eventi. In pratica il gioco sarà strutturato sulla sequenza: dialogo, evento, filmato e boss, per poi ricominciare allo stesso modo fino all'epilogo della vicenda. Tuttavia sono moltissimi i giochi di ruolo che risentono di una certa monotonia nel susseguirsi delle situazioni, quindi questo sarebbe stato un elemento non eccessivamente penalizzante se almeno il sistema di combattimento fosse stato realizzato con più cura. Al di la di qualche spunto interessante, insufficientemente approfondito, il sistema di combattimento soffre di una monodica realizzazione, peraltro strascicata sul classico sistema a turni e gli scontri avvengono mediante il solito sistema degli attacchi casuali (di per se non compromettente, anzi, ma nel contesto è un altro fattore negativo). Come già detto, Yury è in grado di trasformarsi in altre creature; pertanto più si progredirà nel gioco e più aumenterà il numero di mostri che potremo annoverare nelle nostre metamorfosi, con l'ulteriore acquisizione di tecniche specifiche per ogni creatura. Tuttavia per poter implementare il nostro bestiario dovremo recarci di volta in volta nel cimitero e sconfiggere la creatura in questione (un po' come accadeva con alcuni GF di Final Fantasy XIII). Sarà possibile raggiungere il cimitero ogni volta che troveremo un save point. Ad ogni modo, e questo risulta fin troppo evidente, più che essere un luogo reale, il cimitero sembra essere una materializzazione della condizione emotiva dei vari personaggi, caratterizzato da un'atmosfera surreale ed angosciante. Tra l'altro il cimitero sarà anche l'unico luogo in cui curare il proprio stato di "Malice", turbamento della coscienza a seguito dell'uccisione dei nemici. Oltre i classici indicatori di punti salute e punti magici, i characters avranno a disposizione un terzo indicatore, quello dei Sanity Point. Se i combattimenti dovessero durare troppo, ciò si ripercuoterà sulla nostra sanità mentale, deteriorata dal troppo stress. Se la pressione accumulata divenisse eccessiva si verrebbe coinvolti in un combattimento con la morte stessa, fattore più che sufficiente per stare attenti sotto questo aspetto. Segnaliamo inoltre la presenza del "Ring of Judgment", anello circolare con una lancetta che al suo interno. In pratica in esso sono segnalate le azioni a disposizione del personaggio. E mentre la lancetta scorrerà velocemente a noi spetterà l'arduo compito di fermarla con la pressione di un pulsante del Joypad PS2. Naturalmente la difficoltà dell'azione sarà inversamente proporzionale all'area del Ring of Judgment che la segnalerà. Il Ring of Judgment che la segnalerà non sarà utilizzabile solamente in battaglia. In pratica dovremo affidarci ad esso ogni volta in cui saremo chiamati a compiere un'azione che può tradursi in un successo o meno. Nonostante gli elementi strutturali potrebbero sembrare validi, in realtà questi offrono un mordente mediocre ai fini dell'intera avventura, soprattutto a causa della meccanica stantia e ripetitiva che alla fine ci porterà sempre a cercare un particolare oggetto ed uccidere un boss.

    Realizzazione tecnica

    Come già accennato nell'anteprima di qualche mese fa il gioco non sembra emergere per la sua realizzazione tecnica, nonostante vi siano degli appena sufficienti. Di fatto la grafica non è così pessima come si potrebbe credere, ma si rivela comunque al di sotto di diverse produzioni PS2 nella media. I personaggi sono caratterizzati da un numero di poligoni appena medio-basso, le texture sembrano essere complessivamente mediocri ed i fondali sono in realtà delle bitmap prerenderizzate la cui risoluzione di certo non esalta il giocatore. Ad ogni modo diverse ambientazioni risultano sufficientemente affascinanti e riescono a coinvolgere per atmosfera. Purtroppo i dungeon sono particolarmente claustrofobici non tanto per effetto voluto ma, e soprattutto, per le dimensioni ridotte che riducono al minimo la fase esplorativa. Alcune locazioni all'aperto, invece, trasmettono appieno l'aria degli inizi dello scorso secolo, lasciando percepire chiaramente l'epoca in cui il gioco si colloca. La colonna sonora, fortunatamente, è ottimamente realizzata ed evocativa, trasmettendo appieno il senso delle scene più drammatiche e rendendo l'impianto narrativo ancor più coinvolgente.

    Conclusioni

    Purtroppo la sensazione provata dopo diverse ore passate davanti a Shadow Hearts non delle migliori. L'unico punto valido del titolo è l'impianto narrativo, ma questa componente è stata talmente esasperata da rendere praticamente psicologicamente accessoria l'esperienza ludica. Spesso più che trovarsi davanti ad un videogame pare quasi di trovarsi davanti ad un gran bel romanzo, con alcuni elementi ludici privi di spessore ed originalità, eccezion fatta per un paio di trovate comunque non troppo approfondite sotto il profilo dei risvolti ludici. La realizzazione tecnica, nel complesso quasi sufficiente, non aiuta a risollevare le sorti del gioco anche se, per fortuna, lo splendido accompagnamento sonoro interviene a difesa di tutto il comparto tecnico impedendoci di dare il proverbiale colpo di grazia. Per tanto, Shadow Hearts riesce ad accaparrarsi un parere più che sufficiente, lo ricordiamo, per l'ottima trama, unico e reale fattore di interesse. E' un peccato, soprattutto considerando l'origine del team Sacnoth, ex membri di Squaresoft. Speriamo in qualcosa di migliore sulle loro produzioni future.

    Che voto dai a: Shadow Hearts

    Media Voto Utenti
    Voti: 13
    7.6
    nd