Recensione Shadow of Rome

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Recensione Shadow of Rome
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  • PS2


  • Shadow of Rome arriva sul mercato Europeo piuttosto inorgoglito dal periodo di pausa -lungo ormai due mesi- seguito naturale dell'exploit produttivo autunnale. I giocatori, viziati in Novembre dalle software house, non hanno saputo reggere ad uno stallo così prolungato, e prima ancora del Marzo di gloria che vedrà Metal Gear e Gran Turismo, hanno riposto speranze nell'attraente produzione Capcom. Del resto Shadow of Rome è stato presentato come un titolo ludicamente completo, figlio dell'unione impensata fra sessioni d'azione e meccaniche puramente Stealth, in realtà mescolate con la soluzione poco brillante del doppio protagonista e scisse totalmente fra loro. A seguito, un comparto grafico ben nutrito di finezze stilistiche ed uno narrativo direttamente ammiccante a quello cinematografico de "Il Gladiatore" hanno fatto sì che il popolo dei videogiocatori fremesse tanto d'impazienza.La realtà dei fatti, in prova diretta, mostra tuttavia un prodotto limitato dal suo stesso concept bipartito, bello da vedere e da giocare ma troppo lineare e ancor più semplice. Un titolo che arricchisce senza dubbio il mercato ma non lo rivoluziona, se non visivamente.  
    Gli eventi, introdotti da un perfetto bilanciamento di sessioni giocate e filmati in Real Time (di eccelsa fattura, come avremo modo di esplicitare successivamente), nascono nella Roma Pre-Cristiana al momento dell'assassinio di Giulio Cesare. Il team di sviluppo si lancia in una personalissima interpretazione della storia Romana, modellata sulle inesistenti vie epiche ed eroiche che Russel Crown ed il suo Oscar hanno contribuito a diffondere. E se alcuni potranno sorridere di fronte all'ingenuità con cui viene trattato il vero storico, a quell'alone mitologico che permea molte battute ed alcune scene, altri troveranno la caratterizzazione degli ambienti e delle strutture piuttosto affascinante, così come, nei primi momenti, sarà lodevole la delineazione di una società fiorente ma nettamente divisa in due distinte classi sociali, soggiogate le une alle altre da taciti rapporti di scambi e necessità reciproche. Di certo proporre una versione ludica dell'Urbe non è cosa semplice, ma Shadow of Rome riesce a cogliere e trasmettere piuttosto bene la luminosità canonica degli ambienti che ormai fa parte dell'immaginario storico collettivo, e l'intrico di oscenità politiche e violenze che viene scolasticamente trasmesso ormai da molte generazioni: l'unica visione possibile per caratterizzare un titolo dedicato al Grande Pubblico. Al giocatore è affidato il compito di far luce sulla morte di Cesare, per mezzo di due distinti personaggi in un'alternarsi bicefalo di altrettanti stili di gioco. Agrippa ed Ottaviano, amici d'infanzia, si muoveranno parallelamente per salvare il padre dello stesso protagonista, ingiustamente accusato dell'omicidio. Il primo, forte dell'addestramento militare che lo ha portato al comando di una centuria, è il candidato ideale per affrontare le sessioni più violente, di combattimento gladiatorio sulle sabbie del Colosseo. Ottaviano, di contro, nipote di Cesare, perfettamente integrato con la società patrizia, dovrà muoversi nell'ombra per scoprire i retroscena della congiura.Di qui parte l'analisi delle due distinte parti del gioco, legate soltanto da un filo narrativo troppo esile di fronte all'autonomia di sviluppo che entrambe avrebbero richiesto. Difatti, se da un lato le sessioni belliche stupiscono per crudezza e realismo, dall'altro si rivelano ben presto tremendamente semplici e affette da qualche calo di stile. Agrippa avrà la possibilità di raccogliere direttamente sul campo di battaglia le armi con cui affrontare i propri avversari, ed ognuna di esse, grazie alle due tipologie di attacco disponibili (A la Ninja Gaiden), disporrà di varie combinazioni d'attacco devastanti. Considerata la buona gamma di strumenti bellici (tre armi ad asta, svariate spade e scimitarre, mazze ed asce) e la necessità di cambiare spesso strumento d'attacco (ogni arma si deteriora piuttosto in fretta), i combattimenti risultano vari. Divertenti, ancor più, se si contano le animazioni realistiche dei personaggi, un'attenzione particolare ai tempi d'attacco caratteristici di ogni arma, e litri di sangue che sgorgano e sporcano il terreno. Tripudio della violenza, in definitiva, contando la possibilità di smembrare i cadaveri (o direttamente gli avversari) e usare parti del corpo per colpire i restanti malcapitati. Qualche scudo e qualche arma da tiro (arco e frecce) ravvivano ancor più la situazione. Il sogno di qualsiasi appassionato di combattimento all'arma bianca, certe volte colto da qualche mancanza (schivate davvero impensabili considerata l'armatura equipaggiata), ma in definitiva uno dei più ricchi mai visti nel campo dell'Hack ‘n Slash volgente al realismo: spallate e colpi di scudo chiudono il cerchio, assieme ad una serie di attacchi fisici che rendono l'azione, ad un osservatore esterno, una delle più libere, violente, divertenti. Ed ecco che tuttavia tanta potenzialità si scontra con la misera disponibilità spaziale dell'arena e la totale incompetenza dell'Intelligenza Artificiale. Racchiusi fra le mura del Colosseo e continuamente glorificati dal pubblico festante (unica pecca grafica la massa esultante di spettatori) ci troviamo di fronte ad una grossa quantità di energumeni senza cervello. L'unica difficoltà dei combattimenti consiste proprio nella carenza di spazio, per cui l'assalto contemporaneo di più combattenti può mettere fuori gioco la vostra guardia senza troppi indugi. Scoprirete tuttavia che oltre a non presentare una tattica precisa i gladiatori sono piuttosto titubanti nel portare un attacco, e vi lasceranno spesso infierire sul vostro bersaglio principale. Una volta nichiliti i pericolosi colossi equipaggiati di arma a distanza il combattimento sarà in pratica concluso: i restanti combattenti non faranno altro che procedere verso di voi incuranti del pericolo e senza indugio alcuno, abbandonandosi ai colpi o cadendo incessantemente nelle trappole sparse in alcuni livelli (unica forma d'interazione ambientale, purtroppo). Ultima nota negativa, marginale invero, il comparire di assurde scritte celebrative, che indicano su schermo la vostra furia e identificano il tipo di combinazione d'attacco appena eseguita: hanno la sola funzione di sporcare la bellezza dell'azione.  Un vero peccato: con qualche elemento ruolistico ed una gestione più attenta dell'equipaggiamento il sistema di combattimento presentato da Shadow of Rome sarebbe potuto essere un concept ludico a se stante. Limitata invece dallo spazio disponibile sul supporto fisico (DVD) e dalla volontà di offrire spazio all'amico Ottaviano, l'impostazione di Agrippa resta poco sfruttata, seppur in grado -da sola-  di portare avanti l'avventura. Le sessioni con Ottaviano, difatti, sono così lineari da risultare, dopo poco, monotone. Più che la gamma d'azioni, oltre a quelle canoniche dello strisciare e del muoversi silenziosi, è da lodare la volontà degli sviluppatori di offrire uno stealth purissimo, quasi mai sporcato dall'approccio diretto: la fragilità del protagonista fa si che un singolo fendente di gladio gli sia fatale, e la sua posizione altolocata e la poca esperienza bellica impediscono ad Ottaviano di attaccare direttamente le guardie. Si troverà dunque costretto ad utilizzare travestimenti per confondersi fra la gente, muoversi con naturalezza e rispondere esattamente alle domande delle guardie più sospettose. Ma lo farà con una linearità tale che ben presto le parti dedicate al fragile compagno di Agrippa verranno considerate dal giocatore come puro espediente narrativo. Nessun "giusto mezzo", dunque, fra l'approccio ragionato e quello diretto. Piuttosto un connubio auto-limitante, che non sviluppa le possibilità di un personaggio per dare spazio all'altro. Il proverbiale cane che si morde la coda. Da buoni videogiocatori avremmo preferito conoscere le meraviglie del doppio DVD, non tanto per prolungare temporalmente il piacere ludico (i tempi sono ben calcolati e sufficienti per molte ore di divertimento), quando per ampliarlo alla base ed offrire una libertà spaziale e d'interpretazione.
    Graficamente il titolo Capcom è uno dei lavori migliori degli ultimi tempi. Laddove la pulizia tecnica di Jak o Ratchet era applicata a strutture poligonali inverosimili e "cartoonesche", Shadow of Rome deve fronteggiare la riproduzione di una realtà tangibile. Ci riesce con eleganza e poche pecche. I modelli dei personaggi principali non tradiscono alcuna imperfezione fintanto che i primi piani non mostrano alcune collisioni inesatte (fra elmo ed armatura) e qualche texture visibilmente "incollata" a costituire i fregi degli abiti. I volti sono ben caratterizzati e animati al meglio, così come realistici risultano i movimenti corporali. L'impossibilità di modellare mani e dita verosimili torna imperturbabile in questa terza generazione di software, e nel caso spicca visibilmente in un contesto altrimenti fin troppo pulito e ben delineato. Similmente per le architetture ambientali, la cura degli sviluppatori è di prim'ordine: punti di luce ben posizionati, riflessioni superficiali statiche ma immancabilmente scenografiche, complici di una resa finale dal taglio storico e cinematografico, spalleggiata da un'ottima direzione ed una fotografia altrettanto attenta nelle scene precalcolate in grafica di gioco.Acusticamente ci troviamo di fronte ad una colonna sonora poco ispirata, incatenata purtroppo ai canoni dettati dalle produzioni belliche e storiche. Solleva il voto un doppiaggio molto buono, caratterizzante ed espressivo, seppur totalmente in Inglese. I sottotitoli tentano di porre un misero rimedio. 
    Shadow of Rome è dunque un titolo condannato da se stesso. Offre una varietà di situazioni invidiabile, ma la presenta in una struttura lineare e predefinita. Concede al giocatore una visione d'insieme splendida e la "sporca" su schermo con indicatori superflui ed insegne perfettamente sacrificabili. Caratterizza al meglio due personaggi e gli impedisce di esprimere le loro potenzialità condannandoli a vagare in corridoi a senso unico. Fra i due concept di gioco senz'altro è quello bellico a soffrirne di più, data la sua vastità ed il suo realismo. L'altro, Stealth, è piuttosto canonico ma non ricalcato. Il titolo, in definitiva, merita l'attenzione di molti giocatori, ma non la gloria a cui avrebbe potuto aspirare: del resto propone situazioni visive totalmente estranee al mercato ludico Ps2, in una "ricostruzione" storica di ambienti magnifici e illuminati dall'oblio del tempo. L'originalità dell'ambientazione serve da sempre ad entusiasmare (qualche mese fa fu la volta di Red Dead Revolver), e Shadow of Rome è in grado di farlo in non pochi momenti. Per poi, al termine, svanire nella catasta delle possibilità inespresse.

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