Recensione Shin Megami Tensei: Digital Devil Saga

Atlus libera i nostri demoni interiori, nel RPG tanto atteso in Europa.

Recensione Shin Megami Tensei: Digital Devil Saga
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  • PS2
  • Another Saga Begins

    I giocatori europei hanno dovuto attendere per anni, ma finalmente grazie a Ghostlight (e soprattutto alla strada spianata da Shin Megami Tensei: Lucifer’s Call) Digital Devil Saga è arrivato anche sui nostri scaffali. Per molti versi simile a Lucifer’s Call, Digital Devil Saga è la prima parte di una storia divisa in due capitoli, un RPG che ha spopolato in America e in Giappone, unico per tematiche ed ambientazione...

    Why does it always rain on Junkyard?

    Junkyard.
    Un mondo in rovina, dominato da colori spenti e grigi, dove la pioggia batte incessante.
    Il Junkyard è un campo di battaglia, luogo di scontro tra uomini in preda all’apatia, incapaci di sentire nulla.
    Questi uomini portano la medesima uniforme, hanno tutti occhi grigiastri e spenti, non si distinguono che per una piccola macchia di vernice sugli indumenti (segno di appartenenza ad una delle sei fazioni in lotta per la supremazia) e per gli improbabili colori dei capelli.
    L’unico scopo degli abitanti del Junkyard è ascendere al Nirvana. Per fare questo seguono le direttive trasmesse loro dalla torre di Sahasrara che giudicherà meritevole la fazione che riuscirà a sottomettere le altre cinque.
    Durante una schermaglia tra il gruppo dei Vanguard ed gli Embryon, però, succede l’imprevedibile.
    Sul luogo dello scontro viene rinvenuto uno strano oggetto, pulsante, dalle sembianze di un enorme bocciolo chiuso.
    All’improvviso, una luce scende dal cielo, segue un’esplosione che sprigiona dei raggi che trapassano i presenti.
    Serph, silenzioso leader degli Embryon dai capelli argentei, rinviene in quella che è ora una radura devastata, piena di macerie, con un tatuaggio dal significato sconosciuto sul suo viso. I suoi compagni sono vivi, ma non c’è più traccia degli avversari. E al centro del cratere, una ragazza priva di sensi, nuda. I suoi capelli e i suoi occhi sono corvini.
    Indagando sull’accaduto, Serph e compagni scopriranno che tutti gli abitanti del Junkyard (loro compresi) hanno acquisito la capacità di trasformarsi in demoni dopo essere stati colpiti dai raggi di luce sprigionati dall’esplosione, e l’unico modo che hanno per sopravvivere è placare la loro fame divorando i propri simili. Comincia così il disperato tentativo di sopravvivenza e di ricerca della verità dei sopravvissuti degli Embryon...

    Digital Nightmare

    L’impostazione grafica di Digital Devil Saga è pressochè identica a quella di Lucifer’s Call. Rinuncia però a quell’atmosfera surreale creata dal particolare uso del colore, e presenta ambienti più realistici e decisamente concreti. Le ambientazioni sono per lo più aree urbane e sotterranee, ricche di dettaglio e dalle scelte cromatiche estremamente ricercate.
    Dominano, come già detto, colori spenti, che rendono alla perfezione l’atmosfera opprimente ed incerta permeata dalla sceneggiatura del gioco.
    Le aree più spaziose sono impreziosite da piccoli tocchi di classe, come segni di pneumatici per terra, o fori di proiettili sui muri. Non mancano macerie, casse, armi e in alcuni casi veicoli parcheggiati. Il tutto sotto l’incessante cadere della pioggia, che crea pozzanghere e filtra le deboli luci dei lampioni, conferendo alla scena una fotografia notevole.
    Gli interni, invece, saranno le aree che il giocatore esplorerà più di frequente. La trama del gioco ci porterà a visitare continuamente le basi delle fazioni avversarie, che sono strutturate come cittadine, ricche di cunicoli ed ambienti al chiuso. I corridoi e le stanze, trattati con la stessa qualità degli esterni, non risultano mai simili, evitando che la loro continua esplorazione resti stimolante e mai monotona.
    Con una simile cura per il dettaglio è un peccato che non sia stata inserita nel gioco la possibilità di osservare i livelli tramite visuale in prima persona, in modo da apprezzarne la notevole fattura. Resta il fatto che la telecamera che riprendere in terza persona l’azione del gioco svolge il suo dovere in modo semplice ma egregio. Per guardarsi attorno è sufficiente ruotare la leva analogica destra, e per resettare la posizione dell’ inquadratura alle spalle del protagonista è sufficiente premere il tasto triangolo.
    Spostarsi tra gli ambienti è molto semplice, e per ogni evenienza è possibile consultare una comodissima mappa che si autoaggiorna man mano che si procede nell’esplorazione.
    I personaggi sono tremendamente carismatici (merito dell’infallibile character design di Kazuma Kaneko, testa di serie della Atlus).
    Nel gioco esseri umani e mostri sono resi ottimamente, grazie all’uso sapiente dei colori, alle animazioni fluide ed al modo in cui le ombre si adattano al loro corpo in movimento, cosa che conferisce un’incredibile profondità ai modelli 3D già ben disegnati.
    Malgrado vestano uniformi molto simili, gli esseri umani sono curati in modo che siano i dettagli a renderli diversi ed immediatamente riconoscibili. E’ incredibile notare come un tatuaggio, un mantello o uno strappo su un indumento, se presentati nel modo giusto, rendano un personaggio completamente differente da un altro. Ancora una volta non si può che sottolineare il merito degli artisti della Atlus.
    Il bestiario di Digital Devil Saga attinge a piene mani da tutto quell’immaginario fantastico a cui i Megami Tensei ci hanno abituato. Mostri delle favole occidentali, dei orientali, diabolici esseri contorti abbondano tra le schiere nemiche. Lasciano a bocca aperta le trasformazioni dei protagonisti, creature infernali dotati di zanne e artigli, visibilmente letali, e pronte a divorare chiunque incontrino sulla propria strada.
    Una realizzazione visiva di tale livello non poteva che essere supportata da un’altrettanto ottimo comparto sonoro.
    Innanzitutto le musiche del gioco si associano alla perfezione a tutte le situazioni mostrate sullo schermo. Nonostante prevalga il genere rock, tutti i pezzi comunicano un certo senso di apatia e distacco. Nelle città le chitarre accompagnano placide i passi dei protagonisti, mentre nei dungeon le musiche si fanno più cupe. I combattimenti invece suonano decisamente più movimentati.
    Oltre all’ottima colonna sonora, il titolo Atlus si avvale di un buon doppiaggio, essenziale per un ulteriore strato di caratterizzazione dei personaggi, nonché per sottolineare la drammaticità della situazione in cui sono costretti a sopravvivere.

    Battling one's inner Demons

    Vista l’enfasi infusa nell’esplorazione e nei combattimenti, Digital Devil Saga non poteva non proporre un ottimo sistema di battaglia, supportato da un’iteressante gestione dei personaggi.
    Vagando per le aree di gioco, verremo risucchiati (piuttosto frequentemente) nei tipici “incontri casuali”. I mostri dunque non sono visibili su schermo e attaccheranno improvvisamente.
    La gestione delle fasi di battaglia avviene tramite il Press Turn System, lo stesso visto in Lucifer’s Call.
    Saremo al controllo di un party di tre personaggi, in grado di combattere sia in forma umana che “mostruosa”. Durante ogni turno sarà possibile impartire tre comandi, uno per personaggio. Nel caso in cui l’azione di uno di essi risulti in un critico o sfruttando le debolezze elementali degli avversari, guadagneremo un comando bonus.
    Al contrario, mancando un avversario oppure lanciando l’incantesimo sbagliato su un mostro resistente alla magia, si perderanno azioni o addirittura un turno intero.
    Sfruttando questo sistema a dovere, è possibile riuscire a dare sei comandi prima che il turno passi al nemico. Ovviamente anche gli avversari possono usufruire della stessa tecnica; ne risulta che non prestando la dovuta attenzione, si rischia di soccombere con facilità.
    Esiste un gran numero di azioni possibili e di magie in Digital Devil Saga, e per guadagnarle è necessario sfruttare i cosiddetti “Mantra”.
    Un mantra è una classe di magie presente su uno schema simile alla sferografia di Final Fantasy X.
    Ogni personaggio può equipaggare un mantra per volta, ma non potrà usufruire delle abilità in esso contenuto fino a quando non l’avrà completamente appreso (per fare ciò è necessario accumulare punti divorando o sconfiggendo i nemici in battaglia). Una volta completato questo procedimento, si potrà passare all’insegnamento del mantra successivo, e si potranno settare le abilità ottenute negli slot disponibili del personaggio in questione, il cui numero varia a seconda del livello.
    Ogni personaggio può imparare quasiasi abilità, e quindi è sul giocatore che grava la responsabilità di creare un party ben bilanciato con cui superare le sfide offerte dal Junkyard. Inoltre equipaggiando i personaggi con le giuste skill e armi (oltre alle armi da fuoco non potremo cambiare in alcun modo l’equipaggiamento dei membri del party, per qualunque miglioria delle caratteristiche bisognerà affidarsi alle abilità acquisite dai Mantra), è possibile sbloccare attacchi combinati piuttosto potenti.
    Serph è il protagonista, il nostro alter ego nel Junkyard, e sarà l’avatar che impersoneremo per tutta l’avventura. Egli, più dei suoi compagni di avventura, detiene un alto livello di personalizzazione.
    Accumulando punti esperienza, i personaggi coinvolti nei combattimenti saliranno di livello, aumentando le proprie caratteristiche. Serph invece ad ogni level up guadagnerà tre punti bonus, che il giocatore distribuirà secondo le proprie preferenze tra le varie statistiche.

    Time stands still

    E’ chiaro che Shin Megami Tensei: Digita Devil Saga è un titlolo sopra le righe, sia per la sua realizzazione (che lascia in più occasioni a bocca aperta malgrado abbia ormai un paio d’anni alle spalle), che per i suoi contenuti.
    Come ogni RPG che si rispetti, ci sono moltissimi modi per incrementarne la longevità.
    L’avventura di per se non è eccessivamente lunga, si tratta di poco più di 20 ore di gioco, alla fine delle quali moltissime domande non avranno trovato risposta, per quelle occorrerà attendere l’uscita di Digital Devil Saga 2.
    Una volta finito il gioco, però sarà possibile accedere all’opzione New Game Plus. Selezionandola ripartiremo dall’inizio del gioco, conservando tutte le combo imparate e i Mantra completati. Rigiocando, sarà possibile accedere ad un boss segreto davvero impegnativo, che i giocatori più esigenti non potranno esimersi dallo sconfiggere.
    Completano il tutto un buon numero di subquest e mostri nascosti. Tutti compiti che una volta svolti avranno aggiunto una buona decina di ore al contatore.

    Shin Megami Tensei: Digital Devil Saga Shin Megami Tensei: Digital Devil SagaVersione Analizzata PlayStation 2Ancora una volta Atlus confeziona un prodotto dedicato agli amanti degli RPG in cerca di qualcosa di decisamente diverso dal solito. Digital Devil Saga non può mancare nella collezione di coloro i quali amano le storie dalle tinte oscure. Il sistema di gioco ed il livello di sfida che offre sono una ventata d’aria fresca in un panorama pieno di titoli dalla presentazione sontuosa e dai contenuti aridi. Il tutto supportato da una realizzazione tecnica all’altezza che, cosa assai importante, fa bella mostra di un’estro artistico di cui solo i Megami Tensei sanno dar prova. L’unica nota dolente di questo titolo è il fatto che, una volta finito, dovremo aspettarne il seguito per venire a conoscenza della conclusione della storia; attesa che, visto il livello della sceneggiatura, sicuramente metterà a dura prova anche la pazienza dei giocatori più resistenti.

    8

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