Recensione Silent Hill: Book of Memories

Lo spin-off della saga di Konami finalmente disponibile su PS Vita

Recensione Silent Hill: Book of Memories
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  • PSVita
  • La speranza che Konami potesse portare sulla piccola console Sony le atmosfere da Survival Horror rese immortali all'epoca della PlayStation 2, contravvenendo alla moderna tendenza di sacrificare l'orrore sull'altare dell'azione, era baluginata nei cuori di molti fan quando fu annunciato un nuovo capitolo di Silent Hill per PS Vita. Purtroppo le attese sono state disilluse quando è emerso chiaramente che il lavoro svolto dagli sviluppatori di WayForward Technologies seguiva nuovi sentieri, allontanandosi pesantemente dall'impostazione che ha spaventato più di una generazione di videogiocatori. Dimenticatevi la fitta nebbia e gli angusti viottoli della deserta cittadina di provincia: Book Of Memories è uno spin-off che punta sull'azione più diretta (condita con un tocco di GDR per dare profondità al gameplay), prendendo in prestito i tanti buoni spunti dell'omonima saga, ma mettendoli insieme in modo confuso e grottesco, proponendosi come un Hack'n'Slash abbastanza confuso e poco profondo.

    Uno strano regalo

    Il plot narrativo dell'ultima fatica targata WayForward Technologies si distacca palesemente dalle fitte e oscure trame che da sempre hanno avvolto il mondo di Silent Hill. Dopo aver selezionato il vostro protagonista, personalizzandolo accuratamente attraverso un rapido menù a scelte multiple, un breve filmato vi introdurrà nella squallida abitazione di uno giovane studente. Nel giorno del suo compleanno gli viene recapitato uno strano pacco (dallo stesso postino visto nel recente Downpour), senza mittente. All'interno c'è un libro dove è apparentemente scritta tutta la storia della sua vita fino a quel momento. E se il passato potesse essere modificato a piacimento? Se con un tratto deciso di penna fosse possibile riscrivere la propria vita? Queste sono le sottili domande che attanagliano la mente del personaggio principale, che senza troppe cerimonie inizia a scarabocchiare piccole modifiche ad alcuni passaggi su carta della propria esistenza. Ma c'è un prezzo da pagare per veder realizzati i propri sogni, e quel prezzo è attraversare l'inferno di Silent Hill, popolato da creature spaventose e raccapriccianti, pronte a ridurvi in brandelli.
    Ed è proprio a Silent Hill che uno spaventato e confuso protagonista si risveglia, costretto suo malgrado ad oltrepassare un numero infinito di stanze buie, nella speranza di uscire quanto prima da quello che somiglia sempre di più ad un incubo ad occhi aperti. Come dicevamo in apertura, questo Spin-off si propone non come un Hack'n'Slash che vorrebbe recuperare dinamiche "Diablo-Like" di tanti congeneri, rimanendo in qualche modo fedele alla saga nel cui alveo è collocato per i meriti della narrazione e dell'atmosfera. Il gioco in verità fallisce su entrambi i fronti: raffazzonato e superficiale, ma soprattutto con poco carattere, il plot non ingrana mai, mentre come vedremo più avanti la povertà del colpo d'occhio annichilisce la qualità dell'atmosfera. Resta il gameplay, che pur dovendo fare i conti con la sua natura "iterativa" potrebbe in qualche modo compiacere i fan del genere. Nella demoniaca dimensione di Silent Hill troverete armi terrene che vi aiuteranno ad affrontare i pericoli che si celano dietro ogni porta. Il protagonista può armare entrambe le mani e attaccare in modi differenti, talvolta eseguendo combo capaci di infliggere danni ingenti. Il control scheme resta generalmente efficace: con il dorsale sinistro potrete effettuare il lock-on sull’avversario, con un pulsante si parano i colpi nemici, con un altro si interagisce con lo scenario e si aprono le porte. Interessante invece la funzione dei due tasti adibiti all’attacco: invece che effettuare il classico attacco debole e potente, essi attivano l’arma che in quel momento l’avatar sta stringendo nella mano corrispettiva. Brandendo un coltello e un’asse di legno, ad esempio, potrete creare combo in cui alternare l’utilizzo dei due item in base ai comandi impartiti. Naturalmente con le armi che necessitano l’uso di entrambe le braccia, come spade o tubi di ferro, basterà usare uno dei due tasti per ottenere il medesimo effetto. Data la velocità con cui le armi si usurano durante l'utilizzo, è sempre prudente camminare con un kit di riparazione nello zaino, che in caso in caso di necessità potrete selezionare toccando l'icona dell'inventario in basso a destra dello schermo.
    Ogni nemico che incontrerete sarà appuntato nel vostro diario, che oltre a tenere conto dei vostri progressi e delle scoperte, mostrerà i punti deboli di ogni mostro e le armi più efficaci con cui abbatterlo. Il complicato sistema di gestione dell'inventario, sfortunatamente, non vi renderà l'esperienza piacevole e in più di un'occasione potrà capitare di pasticciare con i comandi ed eliminare erroneamente un oggetto o un'arma particolarmente utili. Il protagonista sarà dotato di un sistema di level-up standard che ad ogni livello elargirà due punti da spendere per l'incremento delle statistiche. Statistiche che purtroppo non peseranno come dovrebbero sullo sviluppo del personaggio, rendendo difficile avvertire il senso di progressione: spesso e volentieri il giocatore, ai limiti della frustrazione, si chiederà come mai i danni inferti ai nemici risultino sempre gli stessi nonostante gli aumenti costanti alla voce "forza".

    Un'analoga funzione di "potenziamento" la svolgono i medaglioni, le rune e i simulacri speciali, ma complessivamente tutta la parte ruolistica non riesce a convincere appieno, risultando un po' caotica e poco precisa, per nulla profonda se confrontata con altri titoli del genere.
    Per avanzare nell'avventura principale, durante l'esplorazione dei dungeon vi scoprirete ad affrontare determinate sfide, che premieranno la vostra bravura con un pezzo del puzzle necessario per accedere all'enigma finale dello stage e completare il livello. La ripetitività e l'assoluta superficialità con cui sono state create queste sfide, che pur suggerendo compiti differenti pensano solo a farvi eliminare frotte di nemici, estinguono dopo pochi tentativi l'esaltazione iniziale, e finiscono per essere una fastidiosa e mal implementata scelta di sviluppo. Sono presenti anche alcune sfide extra all'inizio di ogni zona, il cui completamento potrà farvi guadagnare armi rare e oggetti unici non acquisibili in altro modo, ma il problema della ripetitività concettuale si ripresenta invariato: si tratta di un difetto tipico del genere di riferimento, ma il titolo Konami non fa nulla per nasconderlo, ed anzi la struttura stessa dell'avventura principale sembra pensata per accentuare il problema.
    L'assenza di un tutorial può far storcere il naso ai giocatori più esigenti, ed in alcuni casi qualche generico suggerimento in più non avrebbe affatto guastato, soprattutto sulle effettive funzioni di alcune stanze speciali che capiterà di trovare: in alcune di esse potrete racimolare ricordi, preziosa moneta di scambio da utilizzare nel negozio di Howard, dove acquistare alcuni miglioramenti, armi, munizioni o medikit; in altre dovrete scegliere il vostro destino compiendo una scelta precisa che alla lunga si rifletterà sul finale del gioco. Tuttavia non è mai chiaro il compito di queste misteriose stanze e gli eventi che si verificano al loro interno si innestano in maniera troppo brutale nella trama di Book Of Memories, apparendo un po' posticci e abbastanza sconnessi.

    Orrori sgranati

    L'indizio più concreto del cambiamento di rotta intrapreso da WayForward Technologies è la visuale dall'alto che accompagna il protagonista attraverso i lunghi corridoi che si diramano in stanze sempre uguali. Questo insolito punto di osservazione vi garantirà una visuale ampia e completa a tutto schermo, necessaria soprattutto durante le sessioni in multiplayer. Ma se nell'immaginario degli sviluppatori l'esperienza online sarebbe dovuta essere il vero fiore all'occhiello dell'intera produzione, nella realtà la desolante assenza di partite pubbliche disponibili vi farà capire ben presto che non è così. Book Of Memories funziona comunque a dovere durante le partite online, ed affrontare nemici più ostici con un minimo di tattica di gruppo è piacevole, se non addirittura divertente. Il problema è che spesso e volentieri non troverete nemmeno una partita disponibile e dopo vari tentativi a vuoto smetterete completamente di illudervi.


    Infermiere, Needlers e Double Head compariranno anche in questo capitolo portatile della saga Konami, ma gli orrori a cui da sempre vi ha abituati il colosso giapponese non sono purtroppo paragonabili alle sbilenche mostruosità che troverete in Book Of Memories. I nemici non saranno più nascosti abilmente nell'ombra, pronti a far impazzire la vostra radio portatile con un attacco a sorpresa, ma saranno ben visibili in ciascuna stanza, vogliosi di attaccarvi, o nella maggior parte dei casi, di essere attaccati.
    La limitatezza grafica non fa altro che aggravare la situazione, presentando al giocatore modelli tridimensionali di rara bruttezza, privi di qualsiasi dettaglio e per nulla paragonabili a quelli visti nelle produzioni odierne. Anche gli ambienti di gioco sono spogli, ripetitivi e privi di personalità, non riuscendo a trasmettere il senso di disagio e angoscia che i fan tanto hanno amato. Il luogo in cui sono sepolte tutte le aberrazioni di Silent Hill, un subdolo inferno nascosto dietro l'angolo, dovrebbe trasmettere una discreta inquietudine, lasciando l'utente circondato da mostruosità inchiodate ai muri che vomitano bile sul sudicio pavimento. Invece non è così in Book Of Memories: e capiamo che (forse) per adeguarsi alle esigenze del mercato portatile si sia deciso di cambiare completamente genere d'appartenenza, ma restiamo convinti che un titolo che porta il nome di una serie importante debba almeno ereditarne le atmosfere ed il colpo d'occhio generale. Invece Book of Memories trasporta dai vecchi episodi qualche nemico, ma non fa nulla per replicare sensazioni -visive e non- provate attraversando Silent Hill. Si tratta ovviamente di uno Spin-off, ma persino il nuovo corso action di Resident Evil 6 è più rispettoso del contesto e dell'iconografia di riferimento di quanto non lo sia questo prodotto.
    Per fortuna il comparto sonoro riesce a metterci in parte una pezza, grazie ad alcuni brani musicali che risultano davvero indimenticabili. Le campionature ambientali riescono a riprodurre con insperata fedeltà lugubri lamenti di sottofondo che vi accompagneranno durante l'esplorazione, ma non sempre la pulizia acusitca sarà ai livelli delle migliori produzioni PlayStation Vita. D'altro canto la ripetitività delle poche tracce presenti all'interno del gioco finirà per annoiare il giocatore, soprattutto nelle fasi esplorative più lunghe, che rimanendo nello stesso dungeon per molto tempo subirà il ripetersi delle stesse incessanti note. Anche il doppiaggio in italiano, pur non raggiungendo picchi di eccellenza, si attesta su livelli più che dignitosi, a parte qualche voce che non riesce a donare particolare emotività al proprio alter-ego

    Silent Hill: Book of Memories Silent Hill: Book of MemoriesVersione Analizzata PlayStation VitaSilent Hill: Book Of Memories è una totale delusione sia per chi cerca un survival-horror portatile sia per qualsiasi videogiocatore. Superato il trauma iniziale di vedere un Silent Hill così distante dai suoi canoni originali, il titolo si svela per quello che realmente è: un grossolano collage di più generi videoludici, tenuto insieme dalla speranza che il nome stampato sulla copertina basti per giustificarne l’acquisto. Il titolo fallisce come Hack'n'Slash, perché si accontenta di proporre dinamiche superficiali e racconta di una trama banale e scontata. L'esperimento pseudo-ruolistico non funziona soprattutto a causa di un gameplay altalenante e di un sistema di combattimento privo di stimoli e lacunoso. Un grosso buco nell’acqua ai danni di Konami, che adesso dovrà rimboccarsi le maniche per ridare splendore ad una serie che non merita assolutamente uno strafalcione del genere.

    4.5

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