Recensione Skate 2

EA Black Box torna a regnare sullo skateboard

Skate 2
Recensione: Xbox 360
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Interrompere la dinastia

    Dieci anni. Questa (circa) la durata del dominio assoluto di Tony Hawk's Pro Skateboarding nel campo delle simulazione di skateboard.
    Fino allo scorso anno, infatti, lo storico brand Neversoft ha detenuto un primato di cui pochi altri possono andare fieri, anche perchè durante il suo lungo regno non ha mai avuto concorrenti degni nemmeno di paragonarsi lontanamente ad esso.
    E' stata poi EA Black Box, uno degli studi canadesi di Electronic Arts, a stupire l'intero mondo videoludico con Skate, una produzione capace di portare su schermo una vera simulazione di skateboarding in cui ogni singolo trick richiede tempismo, precisione ed allenamento.
    Certo, un videogioco non per tutti ma capace di regalare enormi soddisfazioni soprattutto agli appassionati della disciplina, omaggiati finalmente di un realismo senza pari.
    Il 2009 pare essere nuovamente iniziato sotto il segno di EA con il debutto sul mercato, questo 23 Gennaio, di Skate 2, seconda incarnazione di un brand che sembra aver scritto un lungo e glorioso futuro nel suo destino.

    Un grezzo storyboard

    Uno dei punti sul quale si sono focalizzati gli sviluppatori canadesi è stato ricreare, attorno alla simulazione di skate definitiva, un minimo di storyboard che risultasse quantomeno credibile.
    Nel primo episodio ci venne infatti presentata la scena dello skateboarding a San Vanelona, la metropoli che avrebbe ospitato le nostre azioni sulla tavola, con tutti i risvolti del caso (skatepark, i pro che vi risiedevano, le riviste...).
    Con l'uscita di Skate 2, e prima ancora di Skate.it (episodio Wii), le cose si sono infittite, rendendosi più interessanti.
    Il nostro alter ego, reduce da ben cinque anni di galera per un non precisato motivo, si ritroverà in una San Vanelona completamente rinnovata: Skate.it racconta infatti del disastro ambientale che l'ha colpita costringendo una mega-corporazione immobiliare ad acquistare l'intero pacchetto ed iniziare la ricostruzione.
    Le intenzioni di tale colosso economico sono però lungi dal soddisfare la cricca di skater con la quale ci confronteremo nel corso del gioco.
    Nella nuova San Vanelona è stata infatti proibita qualsiasi manifestazione dello skateboarding, sia sulle strade sia negli appositi parchi, peraltro fatti chiudere o ritrasformati in qualcosa di eticamente più corretto.
    Il nostro agire -grazie ad alcuni personaggi più o meno loschi- sarà quindi clandestino e la nostra attenzione continuamente rivolta verso gli ufficiali addetti al controllo delle aree più “a rischio”.
    Questo interessante incipit, forte di una presentazione recitata da attori reali e contenente citazioni più o meno velate a capolavori quali “The Blues Brothers”, viene purtroppo immediatamente abbandonato, fermato per meglio dire.
    Non ci sarà infatti nessun altro approfondimento alla trama iniziale ma soltanto alcuni richiami molto superficiali da parte dei molti comprimari, più o meno carismatici, che incontreremo lungo il nostro cammino.
    A nostro modo di vedere questo è un vero peccato, un'occasione -per ora- mancata per rivoluzionare davvero ed una volta per tutte la concezione abbastanza ristretta di “simulazione sportiva”, processo peraltro già ampiamente in atto nel brand in questione vista la sua concezione fortemente free roaming.

    Poche sapienti aggiunte

    Passando la parola al gameplay bisogna premettere che l'impianto ludico, rispetto al già conosciuto Skate, è rimasto praticamente invariato.
    Questo si traduce principalmente nel mantenimento dello stesso, identico, sistema di controlli e nella medesima struttura di gioco -salvo le aggiunte- per quanto riguarda la carriera single player.
    La gestione della tavole è ancora una volta affidata completamente allo stick destro, utilizzato tanto per saltare quando per effettuare flip trick, grind e slide (con gli opportuni accorgimenti).
    I grab vengono invece gestiti unendo al già citato stick la pressione dei tasti dorsali ed, eventualmente, una rotazione dell'analogico in grado di far ruotare il nostro alter ego su entrambi gli assi.
    Vi sono state poi delle aggiunte che riguardano, in particolare, handplant e footplant (inseriti praticamente da zero), hippie jump ed hippie flip (già presenti in maniera meno rilevante nel capitolo precedente) in maniera tale da avvicinare la disciplina alla sua parte più genuina da strada, dov'è nata e dove in continuazione si sviluppa.
    Per farla breve i primi trick consistono nel fermarsi -puntando la tavola oppure tenendosi in equilibrio su un braccio- in concomitanza di uno spigolo che può essere tanto la somma du un quarter pipe quanto un gradino o il tubo di una ringhiera o di un corrimano.
    I secondi, decisamente più spettacolari, richiedono molto tempismo ed una grande abilità: l'esecuzione prevede infatti un salto o un flip eseguito vicino ad un ostacolo (tubo, panchina...) facendo passare la tavola sotto l'ostacolo ed il corpo sopra, per ricongiungersi in seguito.
    Se, come già detto più volte in sede d'anteprima, i trick “classici” risultano forti di una revisione che ne rende più precisa l'esecuzione, altrettanto non si può affermare per questi nuovi.
    In diverse occasioni, infatti, l'inadeguatezza della gestione della telecamera (peggiorata rispetto al precedente episodio) unita ad una leggera imprecisione nei contatti e nelle collisioni, figlia di un motore grafico forse non curato nei minimi termini, portano ad un leggero senso di frustrazione nella ripetizione consecutiva di un'acrobazia (utile, magari, ad uno specifico contest) la cui fluida esecuzione viene impedita più dai fattori appena descritti che dall'incapacità del giocatore.
    La sensazione data da un gameplay tanto profondo -ma anche molto complicato da padroneggiare- a patto di passarci del tempo è, comunque, davvero appagante, tanto da far passare in secondo piano tutti i piccoli difettucci appena descritti.
    Sulla tavola è possibile fare praticamente qualsiasi cosa ci venga in mente.
    In questa seconda incarnazione, votata quantomai alla libertà di movimento, i game designer hanno ben pensato di dare al giocatore la possibilità di scendere dalla tavole ed esplorare tranquillamente tutta la città a piedi.
    Questa feature apre molte nuove prospettive che, a conti fatti, riescono a dare una bella rinfrescata al gameplay: si potrà, ad esempio, soffermarsi in maniera stabile o aggirare un ostacolo per studiare le modalità di approccio con la tavola o ancora salire rampe di scale per raggiungere postazioni altrimenti irraggiungibili e quant'altro.
    Sarà inoltre possibile spostare una buona serie di oggetti (rampe, panche, corrimano, cartelli...) per creare spettacolari gap (caricabili anche online come Spot personalizzati) o aiutarsi ad effettuare salti altrimenti improponibili.
    L'ottima natura di tale feature viene purtroppo intaccata -anche se solo superficialmente- dalla sopracitata gestione della telecamera (che, per inciso, una volta smontati dalla tavola peggiora) e da un sistema di collisioni ed aderenza alle superfici che proprio in questo frangente mostra tutti i suoi limiti.
    Troppo spesso, infatti, sia tavola ai piedi sia senza, ci si ritroverà incastrati in qualche spigolo o bloccati da una micro-sporgenza.
    Parallelamente -ed alla stessa maniera- alle aggiunte al gameplay anche l'esoscheletro ludico è stato ampliato e levigato, aggiungendo una grossa mole di nuove sfide e rendendole tutte aperte sin dall'inizio in maniera tale da dare piena libertà di scelta al giocatore.
    Skate 2 annovera infatti contest fotografici, video, gare in pendenza, testa a testa con i pro, sfide all'ultimo trick con percorsi ed ostacoli predefiniti, “own the spot” e chi più ne ha più ne metta, per una longevità non inferiore alla trentina d'ore.
    Tra tutte spicca indubbiamente l'Hall of Meat, una particolare categoria in cui “gareggieremo” per l'intera durata della carriera a chi si fa più male.
    Le cadute, rese molto più complesse dalla possibilità di mollare lo skate e manovrare il proprio corpo in aria, conferiranno punteggi a seconda del dolore procurato all'atleta virtuale e premi nel caso si superassero determinati contest (vedi rompersi entrambe le mani o le braccia).
    Per la sua natura sadica ed estremamente esilarante, al di là delle ricompense, questa è la parte più divertente in assoluto di Skate 2 che, a dirla tutta, non regala molte soddisfazioni nel vincere prestigiosi tornei o farsi immortalare sulla copertina del più famoso skater magazine in quanto, oltre al premio in denaro, potremo ammirare semplicemente una striminzita foto pubblicata su un blog.
    Sicuramente una modifica del panorama professionistico del mondo virtuale nel quale siamo inseriti o quant'altro avrebbero reso più interessante e credibile, da questo punto di vista, la produzione canadese, lungi comunque dall'essere aspramente criticata.
    Segnaliamo infine alcune note negative a margine del gameplay: la prima consiste nell'inserimento del teletrasporto tra le opzioni di movimento nell'enorme città, opzione comoda a livello di tempistiche negli spostamenti ma limitante per l'esplorazione, fondamentale, ad esempio, per trovare tutti gli spot skateabili in cui battere il punteggio prestabilito.
    La seconda consiste nell'uso esagerato del cellulare a cui il giocatore è quasi obbligato.
    Molti dei punti d'interesse per sfide e quant'altro vedranno infatti blocchi d'acciaio posti ai corrimano o alle panche (per evitare grind e slide) e poliziotti a profusione: in questi casi con la semplice pressione di un tasto (e la spesa di circa cento dollari) potremo chiamare degli amici capaci di risolvere o tenere a bada la situazione.
    Sebbene non esageratamente scomoda quest'opzione risulta, a nostro modo di vedere, una forzatura per quanto spesso ci viene consigliato/richiesto di utilizzarla.

    Immancabile, naturalmente, il comparto online che annovera ben sei modalità di sfida classificate.
    Le prime tre (Battaglia, Jam e Miglior Trick) possono essere raggruppate assieme in quanto prevedono, con diverse, piccole, varianti una sessione a tempo o a turni in un determinato spot (luogo dove eseguire trick) da “battezzare” con la miglior evoluzione possibile o con il punteggio migliore.
    Troviamo poi l'interessante modalità S.K.A.T.E. nella quale, a turno, ciascun partecipante esegue un flip trick che il giocatore seguente deve imitare per evitare di guadagnare una lettera di S.K.A.T.E. ed ottenere contemporaneamente il diritto di decisione sull'acrobazia successiva.
    Abbiamo quindi Deathrace, la classica e semplice corsa tutti contro tutti, con alcune varianti ad ostacoli e con l'inserimento dei trick ed, infine, Hall of Meat, la gara a chi si fa più male.
    Quest'ultima, esattamente come detto per la controparte offline, è senza dubbio la più divertente in quanto si tratta di un passatempo goliardico più che d'una vera e propria sfida nel senso stretto e competitivo del termine.

    Tecnica vintage

    Dal punto di vista tecnico, nemmeno a farlo apposta, il modus operandi di Black Box segue perfettamente la filosofia fin qui ampiamente illustrata, ossia un lavoro di cesello sulle già discrete basi di partenza.
    Il risultato è un comparto grafico senza pretese esagerate e non troppo dissimile dal predecessore, capace di offrire buone soddisfazioni ma passabile anche di qualche critica.
    I modelli poligonali degli atleti sono curati e molto ben realizzati a livello artistico: spiccano soprattutto i volti, modellati alla perfezione e capaci di un'ampia gamma di espressioni facciali in grado di renderli davvero simili ad una persona reale.
    Particolarmente realistica ed impressionante la realizzazione di barba e capelli che, per quanto elementi marginali, contribuiscono davvero a dare un senso di credibilità in più ai comprimari presenti a schermo.
    Non altrettanto credibile la realizzazione delle automobili, riconducibili a semplici poliedri tridimensionali senza “personalità”.
    Vi sono infine alcuni problemi a di collisioni ed aderenza alle superfici che, specialmente quando si tratta di movimento a piedi, intralciano il fluido svolgersi dell'azione, non certamente aiutato da una gestione della telecamera che lascia quasi sempre a desiderare.
    Da segnalare, a proposito della telecamera, l'azzeccatissimo effetto “vintage” di ogni ripresa di gioco: l'intera esperienza di Dkate 2 sarà infatti “documentata” quasi come ci fosse un vecchio obiettivo di vetro alle nostre spalle, lo stesso effetto “tondeggiate” che è possibile riscontrare in ogni video riguardante tale disciplina su YouTube.
    Anche le animazioni possono essere differenziate allo stesso modo: gli skater si muovono fluidamente ricalcando quasi in maniera maniacale -nei trick- le movenze che possiamo riscontrare in qualsiasi videotape professionale mentre i veicoli, certo, di secondaria importanza, paiono seguire sempre un binario predeterminato e muoversi con innaturalezza visibile ad occhio nudo.
    Vastissima e di ottima fattura l'ambientazione, impreziosita da un comparto texture di tutto rispetto che si avvale delle ultime tecniche in fatto di mappe superficiali, un altrettanto buon reparto shader, capace di rendere in maniera ottimale qualunque superficie, riflesso e rifrazione ed un'illuminazione discreta ma ancora schiava dell'effetto bloom che in questa generazione ha caratterizzato la maggior parte delle produzione targate Electronic Arts.
    Di ottima fattura il comparto sonoro (completamente in inglese con sottotitoli in italiano) che si avvale di veri e propri doppiatori per le voci, di una colonna sonora varia, orecchiabile e mai invasiva ed una riproduzione dei suoni ambientali senza alcuna pecca.

    Skate 2 Skate 2Versione Analizzata Xbox 360Skate 2, pur essendo una produzione di estremo valore, immancabile per gli avvezzi allo skateboard e fonte di sicuro divertimento per tutti gli altri, deficita di quel qualcosa in più che, in fondo in fondo, tutti ci saremmo aspettati: quella rivoluzione definitiva iniziata con il primo capitolo e non ancora portata a compimento. L'evoluzione dinamica dell'ambiente attorno a noi e della scena dello skateboarding secondo i risultati ottenuti, in maniera più gratificante, sarebbe stata cosa particolarmente gradita. Il “semplice” ampliamento mirato di gameplay e struttura di gioco (offline ed online) e il mantenimento di un comparto grafico grezzo ma solido contribuiscono in ogni caso a spazzare via la gran parte dei difettucci e delle preoccupazioni rendendo Skate 2 un'esperienza immancabile in molte delle nostre ludoteche.

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