Recensione SOCOM: U.S. Navy SEALS Fireteam Bravo 3

Il resoconto dell'ultima missione dei SEALs su PSP

Recensione SOCOM: U.S. Navy SEALS Fireteam Bravo 3
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    Esiste un luogo fantastico, oltre mouse e tastiera, dove regna il dual analog... un posto meraviglioso dove greggi di shooter pascolano felici e si riproducono nel loro ambiente naturale.
    Capita a volte che degli esponenti di questa specie sviluppino interessi differenti dal solito, allontanandosi dalle terre fertili e sicure, spinti dalla curiosità del mondo esterno: pochi sono quelli che sopravvivono una volta fatta questa scelta, arrancando su configurazioni invertite che ribaltano gli archetipi della loro genia, e che li portano a vite sofferte e poco longeve.
    Salvaguardare queste specie in pericolo è compito e vocazione di giovani e talentuosi sviluppatori amanti di queste creature, come gli "Slant Six Games", impegnati nel presentare i loro progetti a grandi mecenati come "Sony Computer Entertainment".
    Le idee sono valide, gli interessi sono comuni: il grande industriale mette dunque a disposizione di questo gruppo un'ampia regione del continente PSP, denominata "franchise di successo", in cui potrà dare forma alle sue idee con il pieno supporto di risorse e strutture per sopperire ad ogni inconveniente.
    La sfida per far crescere uno shooter sano e forte su PSP ha dunque inizio... per la terza volta!

    SOCO... me è sempre stato.

    Era il 2002 quando Sony lanciò il suo più importante progetto legato alla struttura online di Ps2: "SOCOM: U.S. Navy Seals" introduceva ai possessori della console il fantastico mondo del gioco in rete (regalando anche una cuffia Logitech griffata per il titolo), dando il via a quella rincorsa che tutt'ora è in atto nei confronti del "Live!" della concorrenza che, sebbene collaudato e maggiormente funzionale, non ha impedito al titolo Playstation di crearsi la propria fanbase.
    Secondo a casa giapponese, dunque, la scommessa pagava ed era naturale che il franchise d successo migrasse anche sulla piattaforma portatile, andando ad infoltirne la softeca di con ben 3 titoli nell'arco di un solo lustro di vita della macchina.
    Quello che ci si può chiedere è come abbia fatto un titolo simile, spiccatamente legato alle meccaniche "dual analog", non solo a sopravvivere ma addirittura a proliferare: le risposte si trovano tutte nel sistema di controllo ideato nel primo capitolo e trasportato con successo nei successivi, capace di mantenere il feeling dei titoli originali pur offrendo un approccio sensibilmente differenziato, riuscendo a garantire anche un'esperienza di gioco valida per quanto inevitabilmente in formato "ristretto". Ma andiamo con ordine.

    Socom: U.S. Navy Seals Fireteam Bravo 3 (da qui in poi FB3) ha come cardine del sistema di controllo un preciso "lock-on" attivabile con il dorsale R, che permette di inquadrare e di seguire con il mirino qualsiasi nemico individuato (o semplicemente nelle vicinanze), e garantisce al tempo stesso una capacità di tiro ad elevata precisione, nonostante non si riveli infallibile. Per quanto il concetto di "mira automatica" possa far storcere il naso ai puristi del genere, non sono state stravolte tutte le altre regole alla base degli shooter tradizionali, dando estrema importanza alla precisione dell'arma stessa, alla posizione del tiratore, alla libertà di visuale, al rinculo ed alle manovre evasive del nemico.
    Non è sufficiente dunque smanettare come pazzi sul tasto del lock e del fuoco per ripulire una stanza piena di nemici senza giocarsi la pelle, ma si deve comunque creare una situazione di "tiro" ideale per ottenere i risultati migliori.
    Da questo punto di vista FB3 è un successo, risultando macchinoso solo inizialmente (le abitudini decennali sono dure a morire), premiando pazienza e dedizione del giocatore: sfruttare appieno i controlli permette di ricreare con grande fedeltà situazioni di gioco simili alle scene di intermezzo in cui l'esecuzione dei nemici è rapida e indolore...
    Basteranno dunque le prime missioni per prendere confidenza con lo stick analogico (dedicato al movimento in avanti/indietro e alla rotazione del personaggio), con il dorsale L utilizzato per attivare lo "strafe" e con il sistema di puntamento di precisione, disponibile alla pressione del d-pad verso il basso, che "ferma" il personaggio consentendo però al tempo stesso di utilizzare (finalmente, direbbe qualcuno) l'analogico per mirare liberamente.

    É un gioco di squadra

    Quello che rende differente FB3 da altri shooter è la componente tattica derivante dalla gestione della squadra, totalmente nelle mani del giocatore. Il team è composto da 4 elementi divisi in due gruppi, a cui è possibile assegnare ordini separati. Per impartire i comandi più semplici è sufficiente puntare una zona ben precisa dello schermo e premere il tasto cerchio, attivando le azioni contestuali relative, mentre tramite un sottomenù (richiamabile premendo sempre il tasto cerchio, ma in maniera prolungata) si possono impartire ordini più specifici di attacco, difesa o raggruppamento.
    Per quanto la voglia di avanzare in prima persona sia tanta, è interessante sfruttare i propri compagni di squadra come un vero comandante in campo, soprattutto considerando la loro bontà nell'eliminare i nemici: molto precisi ed efficaci già senza gli ordini del giocatore, diventano micidiali se sfruttati con una buona lettura della mappa e della posizione degli avversari.
    Nel caso poi dovessero soccombere, è possibile rianimarli avvicinandosi e premendo cerchio... in pratica una milizia fedele e immortale!
    Sta quindi ai gusti personali la scelta dell'approccio alle diverse missioni: in prima persona, come ariete di sfondamento, sfruttando i compagni solo come supporto e alzando così il livello di difficoltà (si sprecano i momenti in cui dietro un angolo o una porta si celano diversi nemici); oppure da generale con esperienze da rts, ovvero guidando i sottoposti a fare il lavoro sporco senza rischiare mai la pelle, soprattutto considerando che la morte del comandante comporta il fallimento della missione, al contrario dei personaggi controllati dall'IA.

    Espressione lineare, natura variegata.

    La campagna principale di FB3 parte da un presupposto davvero poco originale, ovvero il solito movimento reazionario pseudo-sovietico che, potenzialmente dotato di armi di distruzione di massa, sta creando problemi nella solita regione sconosciuta (il più possibile, per evitare riferimenti scomodi a chi ha steso la storia), e che va neutralizzato ricordandosi bene il faccione del super-ricercato di turno. In pratica si rischia la mitragliata di sbadigli già nel filmato iniziale, comunque realizzato in maniera decisamente gradevole.
    Non contribuisce a creare atmosfera neanche l'inizio del gioco, con il solito incontro delle parti: il comandante, il pivello, il soldato poco ortodosso... il tutto condito da dialoghi scontati che probabilmente risuoneranno familiari a chiunque abbia giocato almeno ad un paio di congeneri.
    Fortunatamente non sono nè storia nè narrazione i punti di forza del titolo, che inizia a mostrare il proprio valore proseguendo con le missioni che, per quanto lineari, offrono una cadenza di eventi ben progettata e degli obiettivi secondari/facoltativi che portano a variare il proprio approccio e ad esplorare interamente la mappa.
    Aggiungiamo poi che al termine di ogni missione si viene premiati con dei "punti" da spendere per migliorare il proprio equipaggiamento prima di ogni operzione sul campo, e che è possibile ripetere gli incarichi modificando la difficoltà o selezionandone determinati capitoli (il tutto per guadagnare ulteriori chanche di potenziamento).

    Per quanto la campagna non brilli eccessivamente, risultando comunque gradevole vista la natura portatile, a farla da padrone sono le modalità supplementari, vero cuore dell'esperienza complessiva che accompaga il giocatore nelle ore successive alle 5/7 necessarie per terminare la storia principale.
    Le missioni personalizzate permettono di reinterpretare completamente quelle viste in precedenza, alterando elementi come il numero dei nemici sulla mappa, la loro tipologia (e quindi preparazione tattica e di equipaggiamento), la difficoltà e l'esclusione dei compagni gestiti dall'IA: in pratica un vero e proprio test personalizzato in cui allenarsi e guadagnare i punti necessari per completare equipaggiamento e accessori.
    Se non bastassero da sole queste missioni, è possibile affrontarle in cooperativa (locale o tramite playstation network), aumentando tatticismo e introducendo la componente di gioco di squadra tra umani, cosa che inevitabilmente prolunga l'esperienza in maniera esponenziale.
    Anche chi cerca una versione portatile della competizione online vista su home console è al sicuro: le modalità sono le classiche (deatmatch, team deatmatch, capture the flag, con l'aggiunta di modalità specifiche di demolizione e di preservazione in vita di uno specifico componente della squadra) e la stabilità di rete davvero ottima: è facile muoversi tra le stanze dei diversi continenti, entrando in gioco piuttosto rapidamente grazie alle numerose stanze preimpostate.
    É un peccato che al momento la frequentazione europea sia piuttosto contenuta e in special modo quella italiana totalmente assente, con un indicatore di presenza sempre fisso sullo zero nelle diverse prove effettuate.

    PSPower

    FB3 non è una dimostrazione di potenza come possono essere un God Of War o un Crisis Core, ma è sicuramente un esempio emblematico di come la portatile Sony possa rappresentare senza problmi e in maniera efficace i generi classici tanto amati sulle console casalinghe: il dettaglio visivo è più che buono, con scelte stilistiche mirate a creare ambienti mai confusi e ideali per una tipolgia di gioco in cui la nitidezza degli elementi a video è cruciale.
    I modelli poligonali dei personaggi sono abbastanza piatti quanto a dettagli, ma convincenti come anatomia e espressività, risultando efficaci anche nelle brevi scene che utilizzano il motore di gioco. Le aree sono spesso contenute, a causa della natura "pulisci la zona e prosegui" che caratterizza il titolo, ma mostrano delle vedute ampie senza incertezze nel framerate.
    Gli effetti visivi, come le esplosioni, sono discreti, mentre è apprezzabile la presenza di alcuni elementi distruttibili del fondale, come le vetrine, che aggiungono tatticismo all'azione.
    Piacevole il doppiaggio, completamente in italiano e decisamente familiare nella cerchia dei titoli Sony, mentre gli effetti audio sono sufficienti, sebbene contemplino alcuni errori come il ritardo evidente nel passaggio video/audio relativamente a certe esplosioni.
    Nel complesso un pacchetto non sconvolgente ma che fa il suo dovere in maniera impeccabile.

    SOCOM: U.S. Navy SEALS Fireteam Bravo 3 SOCOM: U.S. Navy SEALS Fireteam Bravo 3Versione Analizzata PSPSOCOM: U.S. Navy SEALs Fireteam Bravo 3 è una piacevole conferma di come sia possibile realizzare shooter di buon livello anche senza il supporto del "dual analog", a patto di creare un'esperienza originale e dedicata alla piattaforma di appartenenza: l'uso dei controlli "player relative", uniti al sistema di lock, rappresentano un ostacolo solo inizialmente, rivelandosi poi facilmente assimiliabili e adeguati anche nel gioco online. Le opzioni a disposizione, inoltre, contribuiscono a dare corpo a un'esperienza longeva e duratura, che ha l'unico difetto di avere una feroce concorrenza su home-console, dato che il target di riferimento di questo titolo difficilmente è sprovvisto di una delle due regine del gioco multiplayer e altrettanto difficilmente potrà contribuire a creare una comunità online consistente e duratura. É davvero questa l'unica riserva su un titolo altrimenti validissimo e raccomandato per completare la propria libreria PSP. Sicuramente un'ottima alternativa classica a titoli come Monser Hunter o Phantasy Star Portable per le vostre sessioni multiplayer.

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