Recensione Solatorobo

CyberConnect2 saluta Nintendo DS con un piccolo capolavoro.

Recensione Solatorobo
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  • DS
  • Furry. Kemono. Chiamateli come vi pare ed associateli ai peggiori kink in circolazione per la rete.
    Eppure gli animaletti antropomorfi sono il simbolo di un'era videoludica ormai decaduta a causa della desertificante occidentalizzazione del media, che ha preferito (prevalentemente) rinunciare a mondi colorati e creatività in favore di fotorealismo filo-hollywoodiano e sistemi di controllo semplificati.
    Ovviamente non tutti si abbandonano a questo trend: alcune software house remano controcorrente tentando di preservare gli antichi valori che ormai tutti i generi ludici sembrano aver sacrificato in nome del dio denaro.
    CyberConnect2 è una di queste; ed in occasione del suo quindicesimo anniversario non poteva che autocelebrarsi con un vero e proprio ritorno alle origini. Per la precisione al lontano 1998, anno in cui la casa giapponese diede vita ad una gemma semi-sconosciuta su Playstation: Tail Concerto.
    La piattaforma scelta per l'occasione da CC2 è forse la più adatta per un'operazione del genere.
    Perfettamente a proprio agio tra palette arcobaleno, texture e gameplay dal sapore retrò, il Nintendo DS, pur sulla via del tramonto ci regala una fantastica avventura e un tuffo nel passato.
    Questa volta a base di robottoni giapponesi e, ovviamente, animaletti antropomorfi.

    Re-CODA

    Solatorobo - Red the Hunter non è un seguito diretto delle vicende di Waffle e Mamoru-kun, ma si colloca all'interno dello stesso universo: Little Tail Bronx.
    Anche se l'area geografica, la Repubblica di Shepherd, è differente, non mancheranno cameo in quantità per la felicità degli adoratori della serie.
    Red Savarin, un cagnetto avventuriero che gira per il mondo a bordo del suo robot Dahak sempre accompagnato dalla fida pilota di aeronavi Chocolat, è il protagonista di una vicenda che trae fortissima ispirazione dagli anime a cavallo tra anni settanta e ottanta (proprio come il Gurren Lagann di Gainax).
    Malgrado il costante senso di nostalgico e piacevole deja vu, il titolo riesce catturare con rinnovato entusiasmo il giocatore grazie all'ottima caratterizzazione dei pelosissimi personaggi tratteggiati dalla maestosa matita di Nobuteru Yuuki, e sopratutto ad un'ambientazione ricca di dettagli e personalità.
    La sceneggiatura, ben studiata e stratificata, è charamente frutto di grande passione.
    Passione che si è riversata nell'utilizzo di alcuni espedienti narrativi in grado di esercitare una pressione così importante sul gameplay che, purtroppo, è difficile non menzionarli in sede di recensione, rischiando di rovinare l'intera esperienza.
    Basti citare che il titolo riserverà ben più di una sorpresa ai giocatori in grado di sopportare la lentezza iniziale e il sovrabbondare di dialoghi tutorali, ripagandoli con una longevità eccellente per il genere e una gran quantità di materiale tra cui missioni scaricabili da internet in modo simile a quanto avveniva con Dragon Quest IX.
    Dopotutto, chi conosce CyberConnect2 lo sa, la lenta introduzione di tutti gli elementi del gameplay è uno dei punti deboli della compagnia (e più in generale delle produzioni nipponiche di vecchia scuola), ma al tempo stesso una volta che tutte le carte sono in tavola, che si tratti di Tail Concerto o .Hack, ci si trova improvvisamente innanzi ad un piccolo capolavoro.
    Solatorobo non fa eccezione.

    Colpo di Coda

    Solatorobo inganna.
    Accesa la console ci si trova davanti ad un Action Adventure il cui fulcro apparentemente non sono i combattimenti, bensì l'esplorazione.
    La maggiorparte del gioco è trascorso a bordo del Dahak, risolvendo una quest dopo l'altra, avanzando la trama e ottenendo power up con cui migliorare le statistiche del protagonista proprio come in un RPG.
    Sebbene saranno molti i nemici che si pareranno davanti a Red, CC2 ha preferito un approccio all'insegna della versatilità, deponendo lo scontro da ruolo di protagonista e creando un gameplay d'insieme variegato, perfetto per calare il giocatore gradualmente all'interno di un mondo ammaliante con cui si troverà ad interagire in modo creativo e da cui si troverà pen presto intrappolato.
    Il Dahak ben si presta a questa scelta: il robottino ha come unica arma la capacità di afferrare, sollevare e lanciare.
    In battaglia questo si traduce in un numero piuttosto limitato di situazioni che prevedono il sollevamento del nemico per poi scaraventarlo contro altri avversari o trappole. I pattern delle varie creature ostili non sono così numerosi, e la noia prenderebbe il sopravvento se non fosse per la presenza di blocchi da spostare, pulsanti da premere, trivelle da raccogliere con cui creare nuovi tunnel minerari o addirittura flotte di navi volanti da respingere restutuendo al mittente i missili sparati al nostro indirizzo.
    CC2 continua, nella prima metà del gioco, a proporre nuove idee a ritmo forsennato, senza però approfondirne alcuna.
    Il risultato è un gameplay dall'apparente superficialità.
    E' un vero peccato che alcuni concetti non vengano riproposti se non nella fase finale del gioco: ad esempio in alcune location particolarmente difficili da esplorare, il Dahak diverrà capace di volare, donando una prospettiva del tutto nuova al concetto di esplorazione introdotto negli altri livelli, o ancora potrà fondersi ad altri macchinari trasformandosi ora in velivolo da corsa, ora in un robusto robot pescatore in grado di catturare giganteschi gamberi volanti con risultati in grado di lasciare a bocca aperta.
    Anche Red gioca la sua parte, scendendo sovente dal mecha per accedere a zone altrimenti inaccessibili o per attraversare distese d'acqua a nuoto. In questi casi il protagonista può usare con il suo fucile per tramortire gli avversari, ma in generale è preferibile evitare le schermaglie: a causa della sua cronica mancanza di capacità offensive e difensive l'eroico canide farà sentire il giocatore estremamente vulnerabile.
    Sebbene il bilanciamento tutt'altro che ostico, a favore della fruzione da parte dei giocatori più piccoli (che saranno certamente attratti dal look dei personaggi), la semplicità di Solatorobo non va percepita come un difetto e resta indubbiamente una caratteristica temporanea.
    Una volta completata la prima parte del gioco il gameplay, forse troppo tardi, subisce un'improvvisa virata. Torna indietro sui suoi passi, risolve tutte le sue incertezze ed i suoi conflitti fornendo chiavi per reinterpertare il sistema di controllo attraverso imprevedibili sfaccettature.
    Il Dahak guadagna nuove abilità in grado di ribaltare totalmente il ruolo e la validità del sistema di combattimento e anche il ritmo dell'esplorazione, grazie a nuove mosse, trasformazioni e addirittura nuovi mecha da pilotare.
    Una svolta insospettabile e sorprendente. Una vera e propria rivoluzione del gioco, che sembra improvvisamente trasformato nel sequel di se stesso.

    Colpo d'Occhio

    Difficile restare indifferenti di fronte ad ognuna delle fantastiche isole volanti che compongono l'arcipelago di Shepherd o alle corazzate volanti che ne solcano il mare di nuvole.
    Non è solo merito del level design che punta a rendere ogni luogo completamente diverso dagli altri, tra grotte percorse da carrelli minerari e cimiteri di navi che si stagliano contro il tramonto infuocato.
    Il grosso del lavoro lo svolgono una direzione artistica pregiata ed un motore grafico in grado di mettere in risalto, miscelando saggiamente elementi a due e tre dimensioni, i colori e le forme di un mondo decisamente fuori dal comune.
    Il talento incredibile già dimostrato in passato da CC2 non viene limitato dalla piccola e ormai sorpassata console a due schermi, anzi la casa giapponese sembra affatto spaventata di osare con fotografia e regia, adottando nelle città inquadrature inusuali e sorprendenti che pongono personaggi e oggetti in primissimo piano, lasciandogli incorniciare l'azione vera e propria proprio come avviene nello squisito Naruto Ultimate Ninja Storm 2.
    Nei dungeon, invece, una visuale più tradizionale a volo d'uccello è arricchita da incredibili colpi d'occhio ora su enormi cascate e templi in rovina, ora su mari di alberi immersi nella nebbia.
    Solatorobo è chiaramente uno dei titoli visivamente migliori per DS, non servono i bellissimi filmati d'intermezzo tra i capitoli (realizzati con il motore del gioco) nè le opening in stile anime realizzate dal MAD studio per confermarlo.
    Non è da meno il comparto sonoro.
    Le musiche, composte dai veterani CC2 precedentemente al lavoro sui tie in di Naruto, sulla serie di .Hack e lo stesso Tail Concerto, rendono alla perfezione i toni dell'avventura, dalle spensierate passeggiate per i viali dei villaggi alla tensione dell'esplorazione di fogne e miniere o delle battaglie nell'arena.

    Solatorobo: Red The Hunter Solatorobo: Red The HunterVersione Analizzata Nintendo DSSolatorobo è il testamento di un'era che, lentamente, sparisce. Lascia i giocatori in balia del ricordo di lontani pomeriggi seduti di fronte a console che ancora non pretendevano di spodestare altre forme di intrattenimento perdendo così la propria identità. E' anche il frutto del sudore della fronte di un gruppo di persone che ancora creano videogiochi per passione, senza soffocare il proprio estro creativo con la necessità di riempirsi le tasche. Il saluto di CyberConnect2 al Nintendo DS è una finestra spalancata sulla storia, attraverso cui rivivono le origini di Zelda e le scorribande di Sparkster, i drammi di Megaman X e i duelli tra Musashi e Kojiro. Certo, qualche difetto c'è, ma è anche grazie a questi che Solatorobo parla dritto al cuore, e lo fa prima con modestia, a voce bassa. Poi, con un'esplosione di qualità, grida di non dimenticare. Attraverso Red, parla per conto protagonisti dimenticati, goffi comprimari ed anche acerrimi nemici a cui bastavano un paio di orecchie a punta e una coda scodinzolante per diventare compagni di mille avventure. Ascoltatelo.

    9

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