Recensione SpellForce 2: Shadow Wars

Questa volte le ombre non si ritireranno all’alba...

Recensione SpellForce 2: Shadow Wars
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  • Una tradizione che continua

    Il mondo degli strategici e quello dei giochi di ruolo hanno sempre avuto due anime distinte deliziandoci con giochi che eccellessero nell’una o nell’altra dimensione e mettendo al bando commistioni di genere che avrebbero potuto rivelarsi un suicidio per lo sviluppatore ed una cocente delusione per il giocatore, alle prese con un “prendi 2 paghi 1” dal sapore insipido.
    Pionieri del mix, i Pandemic Studios ci convinsero in parte con il loro Spellforce: The Order of Dawn ma facendo tesoro dei numerosi suggerimenti dei giocatori e avendo modo di calibrare il tiro con due successive espansioni, si presentano ora ai nastri di partenza con un seguito ufficiale che tutto vuole apparire fuorchè l’ennesimo add-on.

    Il vento era pesante di cenere e sangue...

    La nostra avventura ha inizio qualche anno dopo quanto narrato in The Order of Dawn, su Eo, un mondo fantastico, sterminato, che dalle alte quote appare suddiviso in tanti isolotti abitati da specie e razze diverse, in un periodo in cui regna pace e prosperità. Si avverte nell’aria, tuttavia, che qualcosa sta cambiando, e quel qualcosa metterà in gioco tutte le certezze esistenti...
    Negli Elfi Oscuri, il precario equilibrio tra guerrieri del Dracone e maghi degli Arconti si lacera al punto da provocare una rottura insanabile voluta ed orchestrata dall’ambiziosa Sorvina, accecata dalla sete di potere. A fare la differenza c’è il popolo delle Ombre, popolo dalle origini ignote, che hanno offerto, in cambio della vita degli Elfi oscuri, orde di guerrieri invisibili, macchine da guerra inarrestabili, alla folle causa degli Arconti. La capitolazione del popolo della notte è inevitabile ma Crag Un’Shallach, l’ultimo grande guerriero, si lancia in un disperato e spettacolare scontro sfidando l’intera armata per dar modo a sua figlia di fuggire e avvertire gli altri dell’immane minaccia.
    Mentre tutto sembra andare a rotoli noi stiamo prendendo dimestichezza con il nostro alter-ego tra una battuta di caccia e l’altra fino a quando non ci imbattiamo proprio in Nightsong e... nella nostra avventura!

    Carichiamoci a dovere

    Spellforce 2 è un gioco complesso che si lascia apprezzare e scoprire gradualmente ed è qui la sua forza: il dosaggio tra strategia in tempo reale e gioco di ruolo ha dato vita ad composto unico nel suo genere ed esplosivo come da tempo non se ne vedava. Senza snaturare le sue origini da GDR la componente strategica si fonde armoniosamente apportando quel valore aggiunto che, tirando le somme, stacca la concorrenza. Poichè l’hype per il gioco sarà arrivato al mondo Oscuro, zavorriamo l’entusiasmo e scopriamo le pietanze offerte da Shadow Wars.

    Party? No resto...

    Come nel più classico gioco di ruolo vestiremo i panni di un Avatar, il nostro alter-ego virtuale, con il fine di completare una serie di quest indirizzate verso un unico obiettivo. Le quest principali vengono svelate nel corso dell’avventura ed è necessario portarle a termine, tra una parentesi e l’altra, per lo svolgimento della trama. Le parentesi sono le numerose mini-avventure partorite dai designer del gioco, varie e sfiziose, che spezzano quello che potrebbe sembrare un rigido copione e permettono di potenziare il proprio personaggio ed i nostri compagni. A ben guardare però, le mini-quest sono delle quest vere e proprie poichè spesso durante il loro completamento ci sono state proposte altre quest secondarie, e così per svariati sottolivelli (quindi una missione della missione della missione... e chi più ne desideri ne accetti!) In SF2 riveste una importanza fondamentale il proprio party, il gruppo di amici che ci accompagnerà e più o meno pedissequamente eseguirà i nostri ordini. Sono presenti varie categorie di “compagni”: gli Eroi, più forti, faranno esattamente ciò che vorremo e potranno essere equipaggiati secondo necessità; i Compagni ci giureranno sì fedeltà e risponderanno ai nostri ordini ma a loro è concesso il libero arbitrio per cui potrebbero, e non è raro, agire anche di testa propria. Chiudono la rassegna le Unità Speciali, presenti solo in specifiche imprese, sulle quali non abbiamo controllo ma senza le quali ogni impresa potrebbe rivelarsi titanica.
    Il tutorial messo a punto da Phenomic illustra sapientemente le maccaniche di gioco ma è a partire dalla creazione del nostro personaggio che notiamo alcuni, sostanziali cambiamenti: dopo aver visto Oblivion e le innumerevoli personalizzazioni cosmetiche concesse al nostro, siamo rimasti un pò delusi dai volti predefiniti di Shadow Wars e ancor più dall’impossibilità di definire le abilità iniziali del personaggio che ne determinerebbero la classe (mago, elfo, guerriero, ...). Non è una limitazione ma una precisa scelta di gameplay: se hanno tolto dinamicità alla personalizzazione estetica del proprio personaggio ne hanno apportata e in dosi massicce sull’evoluzione dell’avatar poichè strizzando l’occhiolino alla vita reale, sono le nostre azioni ad esternare ciò che siamo e quindi a delineare il nostro carattere. Per questo motivo le abilità sono state suddivise in due categorie principali, il Combattimento e la Magia, ed è proprio il prediligere di volta in volta l’una o l’altra a temprare il carattere del nostro personaggio e con oltre 100 abilità a disposizione, le smussature, sono notevoli! I punti esperienza alla base delle abilità possono essere raccimolati in vari modi (anche frugando tra i cadaveri) ma sono soprattutto le ben note sotto-quest a promettere facili guadagni con minimi sforzi per cui... gli sfaticati sono avvertiti! Gli oggetti raccolti durante i “controlli sanitari” sui corpi, all’interno di scrigni e sarcofagi, o acquistati dal mercante di turno sono conservati all’interno dell’inventario, in grado di accoglierne un numero pressocchè illimitato.

    Una R, una T ad una S... ed ecco qui l’RTS!

    La vera innovazione alla base di Spellforce è la componente strategica in tempo reale, quella che, in soldoni, si riflette nelle fasi di: raccolta delle risorse, costruzione degli edifici, addestramento delle unità e potenziamento dell’arsenale con ricerche e nuove costruzioni. Se paragonato ad un RTS classico, ma anche allo Spellforce d’esordio, tutto appare drasticamente ridimensionato: le risorse fondamentali sono passate 3 ad esempio, gli edifici a nostra disposizione superano a fatica la dozzina e, per la ricerca, alle pergamene è stato preferito il collaudato schema ad albero che, non lo nascondiamo, è sicuramente un pensiero in meno. La strategia solleva i toni durante gli scontri, sostenuta in modo trionfale dalla nuova interfaccia “Clicca e Lotta”: selezionando un personaggio o un edificio sono visualizzate tutte le azioni disponibili all’avatar e ai nostri compagni in relazione ad essi (incantesimi, abilità speciali, modalità di attacco). La semplicità nel gestire anche le situazioni più critiche è disarmante e viene da chiedersi come mai nessuno ci avesse pensato prima. Se poi aggiungiamo che le unità possono essere raccolte in gruppi e godono di una buona intelligenza artificiale, allora la ciliegina sulla torta è d’obbligo.

    Multiplayando un pò

    Le 60 ore garantite per le tre campagne di gioco costituiscono il trampolino di lancio per chi volesse farsi catturare dal mondo di Spellforce, poichè le sfide continuano e questa volta senza limitazioni di tempo, con le modalità multiplayer. In questo caso, a nostra disposizione avremo: la modalità partita libera con più giocatori via Internet o sfruttando una rete locale, per affrontare da soli o in compagnia specifici livelli di gioco; la modalità schermaglia, per confrontarsi su Internet o via LAN, con i propri amici o fazioni gestite dall’AI. Il multiplayer non ha grosse pretese e il servizio XFire a cui si appoggia la modalità via Internet non ha i numeri per confrontarsi con realtà come GameSpy. Nulla di eccezionale, in definitiva, ma una gradita, ed immancabile, presenza.

    Anche l’occhio vuole la sua parte

    La realizzazione tecnica di SF2 è l’ennesima conferma del talento albergante negli studi di Phenomic: l’engine grafico, riprogettato ex-novo, mostra ora un mondo interamente tridimensionale, su cui scorrazzare in lungo ed in largo, un mondo dai colori sgarcianti, pulsante di vita propria e abitato da varie specie di animali (anche se possiamo soltanto udirli e non vederli). Graficamente anche il primo Spellforce non era messo male ma l’implementazione della camera aveva minato, e non poco, l’esperienza di gioco. I problemi sono stati risolti e la promozione è meritata a pieni voti: l’inquadratura gode di una libertà di movimento in grado di immortalare anche i dettagli più minuti, con rotazioni a 360°, ingrandimenti e una cinematografica vista in terza persona che da il meglio di sè durante gli scontri armati. Se proprio dovessimo cercare qualche neo, le unità e le strutture sono modellate con un numero di poligoni nella media e le animazioni, per quanto raffinate, alla lunga risultano ripetitive. La qualità delle texture tuttavia maschera gran parte di queste imperfezioni e la cura riposta nella realizzazione dell’illuminazione sfiora il maniacale. A proposito di luce... molto suggestiva l’alternanza tra giorno e notte, resa utilizzando una palette cromatica particolarmente azzeccata e l’acqua, di corsi fluviali e ruscelli, tanto da indurre a pensare talvolta che si stiano guardando delle cartoline!

    SpellForce 2 SpellForce 2Versione Analizzata PCA due anni dal titolo d’esordio, è evidente che il team di sviluppatori abbia prestato particolare ascolto alla community di giocatori poichè gran parte delle limitazioni e delle critiche mosse ora appartengono al passato. Shadow Wars surclassa sotto ogni punto di vista il proprio predecessore garantendo un’esperienza di gioco unica e coinvolgente. I difetti non mancano e alcune componenti, come quella multiplayer, risultano poco curate rispetto al resto ma si tratta di briciole rispetto a quanto servito in tavola!

    8

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