Recensione Strike Suit Zero

Finanziato con Kickstarter, un arcade spaziale da Born Ready Games

Strike Suit Zero: Director's Cut
Recensione: PlayStation 4
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS4
  • Xbox One
  • La piattaforma Kickstarter si è progressivamente affermata come uno dei mezzi per poter sviluppare un gioco seguendo solamente le proprie ispirazioni, forti del supporto che si è riusciti ad ottenere da una comunità ricettiva anche verso le idee più folli o che non avrebbero raccolto il favore dei publisher.
    Il Crowdfunding è però una risorsa che va sfruttata in maniera adeguata, con una campagna che sia in grado di esprimere al massimo l’appeal del prodotto, offrendo una chiara visione sul piano di sviluppo e sulle reali potenzialità del progetto, scegliendo quindi di inserire come soglia una somma che rifletta lo sforzo necessario per poter produrre il gioco.
    Da questo punto di vista, quindi, i ragazzi di Born Ready Games si sono mossi in maniera egregia: si sono resi conto che un ibrido tra shoot’em up e simulazione spaziale avrebbe difficilmente solleticato l’attenzione dei publisher, mentre i fan del genere sarebbero stati disponibili a dare il proprio contributo.
    I centomila dollari richiesti sono stati ampiamente superati e Strike Suit Zero ha visto la luce, almeno nella sua versione per PC al quale la campagna Kickstarter era completamente dedicata, in tempi decisamente brevi.
    La pubblicazione su Steam, quindi, è la ciliegina sulla torta di un percorso che ha portato da un’idea alla commercializzazione praticamente senza intoppi. Il prodotto finale, però, è all’altezza?

    Un genere dimenticato

    Strike Suit Zero appartiene ad un genere che ormai sembrava praticamente scomparso: basta dare un’occhiata ad uno screenshot per ripensare a titoli come Elite e Wing Commander, epopee spaziali che lentamente hanno perso quella fanbase che ne ha decretato il successo negli anni '80 e nei primi '90.
    In realtà esistono esempi più recenti ed è a loro che Strike Suit Zero si ispira maggiormente: le due anime del gioco, infatti, sembrano estratte e distillate da Colony Wars, serie di Psygnosis che vanta ben tre capitoli pubblicati per la prima Playstation di Sony, e Omega Boost, unico titolo di Polyphony Digital che prende le distanze dalle corse automobilistiche o motociclistiche, sempre per Playstation.

    L’incipit, infatti, è molto a simile a quello di Colony Wars: due fazioni, una delle quali legata alla terra, pianeta ormai sull’orlo del baratro, si scontrano nello spazio per il dominio del sistema, sfruttando navi di ogni dimensione, dal piccolo mezzo da incursione alla fregata da battaglia lunga centinaia di metri e costellata da cannoni a corto raggio. L’inserimento di un mech, però, devia lo stile verso un approccio maggiormente nipponico, esattamente in linea con Omega Boost, nel quale un solo mezzo antropomorfo era in grado di sbaragliare interi battaglioni avversari.
    Il primo avvio di Strike Suit Zero nasconderà quest’ultima opportunità all’utente ignaro, in quanto la possibilità di utilizzare il robot da battaglia verrà sbloccata con il proseguire della trama.

    Narrazione blanda

    Proprio la storia è uno dei punti a sfavore di Strike Suit Zero: la narrazione avviene tramite cut scene animate tutt’altro che coinvolgenti, oppure attraverso le comunicazioni radio tra i piloti della squadriglia o i loro superiori in grado, con un doppiaggio molto british che mal si adatta alle vicende narrate.
    I personaggi e il canovaccio di fondo, però, non convincono da nessun punto di vista e non ci si appassiona ad alcun personaggio in particolare, appiattendo quindi l’intera trama nella serie di tredici missioni che il gioco propone, dall’incipit fino ai finali multipli. Questi sono legati ad un paio di scelte non particolarmente importanti nell’evoluzione del plot e al numero di obiettivi secondari portati a termine, in grado di garantire anche lo sblocco di armi e sistemi di difesa aggiuntivi per i propri mezzi.

    E’ un peccato che la storia non riesca a calamitare l’attenzione, in quanto l’atmosfera è di tutto rispetto, anche grazie ad una colonna sonora molto azzeccata. Le varie aree in cui si svolgeranno le missioni riescono a garantire un grado di variazione che non era semplice ottenere, in un’ambientazione come lo spazio aperto normalmente difficile da valorizzare.
    In quest’ottica, invece, il team ha fatto un buon lavoro, non solo grazie a skybox molto ben realizzati, che danno l’idea di spazi molto ampi nei quali è possibile scorgere costellazioni e nebulose vicine, ma anche arricchendo gli ambienti con elementi aggiuntivi quali asteroidi e soprattutto relitti, che testimoniano battaglie precedenti nella guerra che da anni contrappone le due fazioni in lotta.

    Mix tra occidente ed oriente

    Il gusto artistico viene sottolineato anche dalla realizzazione dei mezzi che si potranno guidare o contro i quali si svolgeranno gli scontri: molto convincente il design delle unità più piccole, mentre le fregate si svilupperanno in maniera più classica, con uno stile che stride leggermente con il design molto giapponese del mech.
    Inoltre il team ha lavorato molto sull’illuminazione, grazie alla presenza di svariate armi ad energia o laser e ed esplosioni molto realistiche, elementi in grado di rendere molto più vivo lo spazio profondo. Su questo fronte entrano in gioco anche le scie lasciate dai motori delle varie astronavi, simili a nastri colorati che si estendono nello spazio, con un effetto che ricorda le moto di Tron ma che ben si adatta al design generale dell’intera produzione.
    Strike Suit Zero è gestito da un motore grafico proprietario solido, in grado di supportare moltissimi mezzi in contemporanea su schermo, che perde leggermente in fluidità solo nei momenti in cui si riuscirà ad abbattere un incrociatore nemico massiccio, a seguito quindi di un’esplosione particolarmente spettacolare.
    Molto buona anche la scalabilità, che permetterà anche ai possessori di PC di fascia media di raggiungere un buon livello di dettaglio, con l’antialiasing che non risulta fondamentale come in altri titoli, nei quali la presenza di scalette è molto più evidente in virtù di ambientazioni maggiormente tendenti al realismo.
    Di impatto anche il sonoro, soprattutto se si dispone di un sistema surround, con i mezzi nemici che sfrecceranno da un canale posteriore all’altro, nel tentativo di posizionarsi in coda per poter sferrare un attacco.

    Arcade a gravità zero

    E’ però il gameplay puro a non convincere nuovamente: ciò che manca maggiormente in Strike Suit Zero è la sensazione di fisicità. I mezzi si guidano facilmente, soprattutto utilizzando un controller come quello Microsoft, sfruttando entrambe le levette analogiche per gestire imbardata, beccheggio e rollio. Eppure non si percepisce mai in maniera solida la spinta dei motori o la solidità del proprio mezzo, nemmeno utilizzando il boost temporaneo che i motori mettono a disposizione o effettuando le virate più strette.
    Il vero divertimento, quindi, emerge utilizzando il robot, in quanto il gameplay varia leggermente e il numero di avversari cresce esponenzialmente: aumenta così il tasso di sfida, per tenere testa al potere del giocatore, assolutamente fuori scala rispetto all’uso di un normale mezzo d’assalto leggero.

    Le unità nemiche, quindi, diventeranno decine e decine e lo schermo si animerà improvvisamente di laser e colpi in arrivo da ogni angolo dello spazio circostante, galvanizzando l'utente alla guida di uno strumento di morte di immane potenza, in grado di spazzare via interi battaglioni in pochi secondi.
    La struttura delle missioni, purtroppo, farà di tutto per non dare particolari soddisfazioni, limitandosi a spingere l’utente all’attacco contro i mezzi avversari o mantenendolo nelle retrovie, a difesa di una nave particolarmente importante.
    Solo gli obiettivi secondari aggiungeranno pepe alle missioni, favorendo la sperimentazione e le manovre particolari, come la distruzione di tutti i siluri in arrivo verso una stazione orbitante, nel tentativo di difenderla fino all’ultimo, evitando qualsiasi danno strutturale.

    Strike Suit Zero Strike Suit ZeroVersione Analizzata PCDalle premesse Strike Suit Zero appariva come un titolo di grandissimo interesse; purtroppo i video mostrati durante gli scorsi mesi non erano in grado di dare un’idea della reale qualità finale del gioco, limitata da un gameplay che non tenta di innovare in alcun modo e, anzi, offre missioni ripetitive e poco interessanti, che sul finale si fanno anche troppo impegnative. La trama risibile, poi, si scontra con uno stile che convince, annullando quindi l’entusiasmo a causa di vicende e personaggi assolutamente dimenticabili, che non tentano in alcun modo di ispirarsi ai grandi classici della fantascienza moderna. La mancanza di una qualsiasi modalità multiplayer, infine, limita l’appetibilità di un titolo sicuramente ben realizzato ma che non è in grado di emergere, se non per il lato stilistico e tecnico: fattore che potrà spingere a qualche acquisto d’impulso ma che, sul lungo periodo, non giocherà a favore della notorietà del prodotto, una volta che i primi utenti l’avranno portato a termine e ne parleranno con i propri amici. Un gioco sufficiente, quindi, che dimostra che Kickstarter può essere utilizzato con profitto ma che non si avvicina minimamente ai classici del genere. Per raggiungere il vero successo, perciò, i ragazzi del team Born Ready Games dovranno sicuramente rivedere la formula di gioco, soprattutto se punteranno al già paventato porting per console.

    6.5

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