Recensione Sunset

Tell of Tales insiste con lo sperimentalismo più spericolato. Sunset è un racconto interattivo diverso dal solito, una storia d'amore e di rivoluzione che va vissuta in maniera intima e personale.

Recensione Sunset
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  • C'è un simbolismo nascosto e stratificato nell'immagine romantica del tramonto, in quel crepuscolo comunemente identificato come l'ora della malinconia. Ed è quindi naturale, visto il titolo con cui si presenta, che pure Sunset sia un'opera simbolica, satura di una soffusa malinconia che impregna come muffa le pareti dell'unico ambiente esplorabile del gioco: un luogo riposante, rifugio dei pensieri e centro nevralgico delle paure e dei destini dei protagonisti. Non è un caso, insomma, che tutta l'esperienza si ambienti proprio nel momento in cui il sole torna a riposare oltre la linea dell'orizzonte. Chi ha familiarità con le opere del team Tale of Tales sa già in anticipo che Sunset non è realmente inquadrabile in nessun genere canonico: è piuttosto un'esperienza intima e personale, che ogni giocatore vive a modo suo, decidendo se farsi coinvolgere dalla trama o rimanendo impassibile dinanzi allo svolgersi degli eventi. Dopo averci fatto riflettere con la metafisica esistenziale di Bientôt l'été e con quella orrorifica di The Path, la software house belga ci propone questa volta un titolo solo in apparenza meno etereo e più concreto: un gioco d'esplorazione in prima persona in cui saranno le nostre scelte ad influenzare lo sviluppo di una storia che è allo stesso tempo quella intima di due amanti e quella collettiva di un'intera nazione.

    Una rivoluzione al tramonto

    Tutti i giochi Tale of Tales hanno in sé qualcosa di rivoluzionario. E Sunset non fa certo eccezione, scardinando le logiche classiche non solo del gameplay ma anche della narrazione, la quale ruota intorno ad una storia d'amicizia, forse persino d'amore, sullo sfondo di una rivoluzione civile. Ci troviamo nell'immaginaria regione dell'Anchuria, governata dal regime dispotico del dittatore Miraflores, nel Sudamerica del 1972. L'eco dei conati di ribellione inizia a diffondersi tra le strade, intervallata solo dal fracasso degli spari o degli elicotteri della polizia militare che cercano di sopraffare ogni tentativo di sovversione. Ciò che percepiremo di questa rivoluzione saranno solo rumori di fondo, sbiadite nuvole di fumo che si sollevano dai palazzi in fiamme, osservabili dal terrazzo dell'attico di Gabriel Ortega, ricco uomo d'affari la cui casa dovremo rassettare, ogni settimana, per un'ora al giorno. Impersoneremo, infatti, Angela Burnes, domestica il cui unico compito consisterà, apparentemente, nel mettere a nuovo la penthouse del suo datore di lavoro, portando a termine, di volta in volta, gli incarichi segnati su un piccolo blocco note. Senza molti preamboli, ogni sessione di gioco ci vedrà iniziare davanti all'ascensore che ci porterà alla dimora del Sig. Ortega: mentre saliremo all'ultimo piano del palazzo, con un ingegnoso espediente tecnico perfetto per mascherare il caricamento, Angela si perderà in monologhi che ci saranno utili a comprendere e mettere insieme le linee guida della trama. Già da queste premesse si può intuire come Sunset sia soprattutto un grandioso esperimento narrativo, ancor prima che ludico. Non è una novità che le meccaniche di gameplay siano ridotte all'osso in giochi così esplicitamente story driven, eppure la maggiore peculiarità della nuova opera Tale of Tales consiste proprio nel non essere limitata da canovacci prestabiliti, dando anzi al giocatore la possibilità di modificare con le sue azioni lo svolgimento della vicenda di Angela e, indirettamente, dei personaggi con cui entra in contatto. Prima di avventurarci nella disamina della storia e del suo ruolo preponderante, soffermiamoci brevemente ad analizzare le semplicissime dinamiche interattive che caratterizzano la produzione. Abbiamo già accennato agli incarichi settimanali della protagonista: Angela avrà un'ora al giorno (trenta minuti nella realtà), dalle 17 alle 18, prima che il sole tramonti, per svolgere le sue mansioni nel lussuoso attico del Sig. Ortega. Non ci saranno minigiochi ad accompagnare le faccende domestiche: per portarle a termine basterà dunque semplicemente avvicinaci agli elementi interattivi dell'appartamento e premere un tasto. Questa passività dell'azione cela in sé tuttavia una pur minima dose di libero arbitrio. Quando potremo interagire con gli oggetti dell'ambiente, difatti, compariranno due icone, Y e N: cliccando sulla prima, Angela influenzerà il suo legame con Gabriel, orientandolo verso una complicità sentimentale o addirittura una vera e propria storia d'amore, mentre scegliendo la seconda manterrà un atteggiamento neutrale, improntato più su un rapporto distaccato e strettamente lavorativo. Ogni qual volta compiremo un'azione, il tempo scorrerà più in fretta e allo scoccare delle 18 in punto saremo costretti ad abbandonare l'attico. Se riusciremo a completare in fretta tutte le faccende o se decideremo addirittura di ignorarle bellamente, ci riserveremo quindi del tempo extra da spendere nell'esplorazione dell'appartamento, svolgendo attività facoltative che ci riveleranno maggiori informazioni su Gabriel Ortega e sul suo coinvolgimento nei fatti rivoluzionari. Sotto quest'aspetto, quindi, anche in un gameplay così minimale fa capolino un pizzico di tatticismo che ci dà la facoltà di gestire il tempo a nostra disposizione come meglio crediamo: lo useremo per manovrare in ombra i fili della vicenda, oppure per adempiere unicamente i nostri obblighi professionali, senza curarci minimamente né dei protagonisti né della rivoluzione? Scegliendo per la seconda opzione, purtroppo, Sunset si trasforma in uno scialbo "simulatore di pulizie casalinghe" che non vi porterà via più di due noiose ore della vostra vita. Ma è ben chiaro sin da subito che per apprezzare un titolo del genere occorre una certa propensione a farsi irretire dalle trame che gli sviluppatori hanno elegantemente intessuto.

    È attraverso l'esplorazione della stanza che la storia inizia lentamente a svelarsi, mostrandoci un gioco il cui fulcro narrativo si basa principalmente sul rapporto di Angela con la patria, con la famiglia e con l'arte. Per il coraggio e l'originalità narrativa, Sunset ha molti punti in comune con un certo cinema "da camera" o d'essai: intimo, lento, ermetico ma incredibilmente profondo. I ragazzi di Tales of Tales sono stati abilissimi nell'inscenare una relazione a distanza tra due personaggi che non s'incontrano mai e che imparano a conoscersi (e ad amarsi?) lasciando che la casa parli per loro, attraverso la disposizione dei quadri o dei pezzi degli scacchi, tramite la scelta del colore delle pareti o di un vinile al posto di un altro. Sono proprio questi minimi, in apparenza futili gesti a delineare non solo la forma che pian piano assume il design interno della penthouse, ma anche la nostra vicenda personale, sia dal punto di vista sentimentale che politico. Angela, del resto, è un personaggio complesso e sfaccettato, con un'affascinante personalità di base che spetta a noi, e alle nostre scelte, plasmare come fosse materia grezza. Anche Gabriel Ortega non è da meno: ricco e carismatico amante della cultura tout court, nonché fervente patriota, è un protagonista che agisce sempre fuori campo, ma che potrà presto entrare in complicità emotiva con la bella Angela se gliene daremo occasione, condividendo con lei le gioie della vittoria e la paura del fallimento, l'ansia dell'attesa e la forza lenitiva dell'arte. Tutte queste sfumature sentimentali sono state pennellate senza ricorrere alla ben che minima retorica qualunquista, e il lavoro svolto sul piano di scrittura si dimostra meticoloso e magistrale. Tuttavia simile abilità scrittoria, espressa in una cornice diegetica così sperimentale e coraggiosa, non è esente da compromessi legati soprattutto al sistema di scelte multiple. Sunset sembra orientare il giocatore quasi forzatamente verso una romance tra i due protagonisti: in un primo playthrough, infatti, durato circa 7 ore, nel quale abbiamo fatto sbocciare un'agrodolce love story tra i semi della rivoluzione, la sceneggiatura si è dimostrata perfetta nell'annodare i fili dell'ordito narrativo, ma durante una seconda run, scelto un approccio più distaccato, specifici punti della trama e alcuni monologhi in cui Angela sospirava per il destino del Sig.Ortega si sono rivelati incoerenti col profilo neutrale e freddo che avevamo deciso di adottare. Da questi peccati veniali si comprende come Sunset sia stato pensato non tanto per essere analizzato con occhio critico, ma invece per essere "vissuto", forse anche per una volta sola: verrete così travolti dal piacere della scoperta dei segreti che nasconde l'attico di Gabriel, le cui "alcove artistiche" vi coinvolgeranno non solo ad un livello meramente emotivo ma anche profondamente intellettuale.

    Rosso di sera...

    A differenza di molti altri titoli d'esplorazione in cui a dominare incontrastata è la narrazione, e dove si dà grande importanza alle potenzialità di un estroso art design, Sunset non ricerca la suggestione visiva e si limita ad offrire un comparto tecnico invero piuttosto povero e grezzo. Si poteva sicuramente fare molto di più sul fronte grafico, almeno per quanto concerne il paesaggio urbano che si osserva dall'enorme vetrata di casa Ortega. Lo skyline cittadino è invece spoglio, con i profili dei palazzi costruiti da blocchi di poligoni asettici e privi di texture, e con scorci che non invogliano certo a rimirare il panorama. Se dal punto di vista tecnico quindi Sunset pecca non poco, a risollevare l'insieme ci pensa una notevole qualità del design degli interni, che si fregia di un minimalismo ampiamente ricercato e che contribuisce a rendere l'appartamento un vero personaggio della storia. L'attico dispone quasidi una propria personalità, caratterizzata al meglio da una grande attenzione al dettaglio dell'arredamento: esplorando le diverse stanze potremo ammirare di volta in volta nuovi quadri, libri e riviste, splendide statue e sculture che arricchiscono un luogo rassicurante e avvolgente, ricovero per la salvaguardia di un'arte che il regime di Miraflores tenta di distruggere senza alcun rispetto per la cultura. In tal senso, la musica svolge un ruolo fondamentale: non c'è una vera e propria colonna sonora all'interno del gioco, ma potremo coprire il silenzio della dimora o il clamore delle fazioni in lotta grazie alla collezione di dischi in vinile di Gabriel, con brani d'epoca che tratteggiano splendidamente il periodo storico in cui è ambientata la vicenda. L'accompagnamento sonoro è curato da Austin Winter, già autore della soundtrack di Journey e di The Banner Saga, e il suo tocco autoriale si sente e si apprezza soprattutto nell'uso ottimamente contestualizzato delle campionature ambientali e dei programmi radiofonici che riflettono il senso d'oppressione e d'ansia instillato da un clima dittatoriale: sensazioni che traspaiono anche dalla calda voce della protagonista, perfettamente doppiata in inglese (ma senza sottotitoli in italiano) con un raffinato accento sudamericano e con un tono dimesso, quasi sussurrato, che però non lesina in qualche piccolo, inaspettato, accenno di sensualità.

    Sunset SunsetVersione Analizzata PCSunset appare in superficie come una sorta di simulatore di vita domestica, ma pian piano, scavando nella sua anima ludica, si scopre un titolo profondamente stratificato, con diversi e complessi gradi di lettura. Sembra superfluo aggiungere, a questo punto, che si tratta di un’opera pensata per quella fetta di pubblico non intimorita dalla possibilità di sperimentare nuove forme d’intrattenimento che esulino dai canoni tradizionali. Sunset va addirittura oltre quel genere di “racconto interattivo” cui Dear Ester e Gone Home hanno funto da apripista, proponendoci un gioco quasi “nichilista”, che fa del minimalismo delle meccaniche il suo punto di forza, senza nemmeno cercare di ammaliare i sensi del giocatore con la potenza evocativa di mondi onirici e immaginifici. Mette in scena invece una storia d’amore e di guerra che si svolge soltanto tra le mura di un appartamento, e diviene quindi sorprendente riflessione su come piccoli e insignificanti gesti quotidiani possano mutare in parte il corso delle vicende personali di due persone, e persino di una rivoluzione. Del resto, la Storia (con la S maiuscola) non si compone solo di grandi eventi ma anche di tante, apparentemente inutili azioni che rimangono in ombra. Ecco, in Sunset siamo immersi interamente in quell'ombra, come se osservassimo il grande teatro del mondo dal retro del sipario. Entrare nell’ottica di un titolo così particolare e accettarne consapevolmente i limiti di gameplay significa allora poter godere di un’opera coraggiosa e magnetica, e per questo così rara e preziosa. Sunset è, lo ripetiamo, un gioco che va sperimentato e interiorizzato, oltre che contemplato con un pizzico di malinconia. Come il tramonto.

    8

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