Super Mario Party Recensione: le mascotte Nintendo festeggiano su Switch

La serie di Mario Party torna su Nintendo Switch con un episodio che non rivoluziona, ma che riempie la ricetta di base di tanti ingredienti.

Super Mario Party
Recensione: Nintendo Switch
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  • Switch
  • C'è poco da fare: nonostante l'entrata in scena dei vari Raving Rabbids, Overcooked! ed esperimenti per PlayLink di ogni risma, quando si parla di party game videoludici balza ancora, subito alla mente l'esempio delle grandi feste organizzate da Super Mario e compagni. Nato nel 1998, Mario Party non è forse riconosciuto a voce unanime come iniziatore del genere (il primato dovrebbe spettare a Party Mix per Atari 2600) ma ne è di sicuro l'esponente più brillante, quello che, in un periodo dove i giochi in scatola andavano ancora forte, riuscì a convincere schiere di appassionati a riunirsi davanti allo stesso schermo per darsi battaglia a colpi di dadi virtuali e minigiochi al fulmicotone. Parliamo di un videogame, poi divenuto franchise, il cui successo è difficile da contestare, e ne è dimostrazione il fatto che Mario Party, ad oggi, conti un totale di ben quindici capitoli. Consensi di pubblico a parte, non è però un segreto che la serie festaiola made in Nintendo abbia spesso rifuggito il cambiamento, tornando anno dopo anno, console dopo console, indossando abiti sì tirati a lustro, ma molto simili a quelli precedenti. E lo precisiamo subito, senza tenervi troppo sulle spine: anche Super Mario Party non punta a essere il capitolo della svolta, a rappresentare quell'evoluzione della formula di gioco in cui molti in cuor loro speravano. Tuttavia, laddove la voglia di fare un passo avanti sembra ancora una volta latitare, bisogna ammettere che l'episodio nascituro per Nintendo Switch porti in seno un pot-pourri di contenuti dalla ricchezza e varietà probabilmente mai viste prima. Nient'altro che un bene nell'ottica di alimentare il sacro fuoco della baldoria se non fino al Mario Party di prossima generazione, almeno per tutta la durata della stagione autunnale appena iniziata.

    All'ultimo dado

    Ci risiamo: Mario, Luigi, Peach, Yoshi e gli altri della nintendosa combriccola si sono messi a discutere -di nuovo!- su chi di loro sia la vera Superstar del Mushroom Kingdom. Siccome a parole non sembra possibile venirne a capo, Toad e Toadette si propongono come arbitri di una nuova sfida, al termine della quale si dovrà per forza giungere a un "dunque" insindacabile. Sarà campione chi saprà conquistare tutte e cinque le Gemme del regno, affrontando gli altri in svariati giochi e minigame ambientati in alcuni dei mondi più colorati intravisti nelle passate avventure dell'idraulico baffuto. Al duello parteciperanno anche Bowser e la sua marmaglia, i quali, per essere certi che la competizione si svolga nell'imparzialità più assoluta, impongono ai due funghetti di farsi affiancare da Kamek, che in tal modo diventa ufficialmente il terzo giudice di gara.
    Quale sia l'impresa che effettivamente ci attende risulta chiaro non appena, dopo aver designato i suoi avversari diretti, il personaggio da noi selezionato varcherà per la prima volta i cancelli di Piazza Party, nient'altro che l'hub centrale di Super Mario Party. Gironzolando per lo spiazzo sarà possibile intercettare dei grossi monitor, ognuno dei quali equivale a uno specifico tipo di sfida. Premessa fondamentale è che tutte le modalità studiate da Nintendo e dallo sviluppatore Nd Cube sono fatte per essere giocate in quattro, ciascuno con il proprio Joy-Con (o sinistro o destro: mai entrambi) stretto in pugno, motivo per cui, non avendo l'opportunità di coinvolgere altrettante persone, gli utenti mancanti verranno sempre sostituiti dalla CPU. Detto questo, la vera spina dorsale della produzione è composta, senza timor di smentita, da due modalità ben precise: la Mario Party Mode e la Partner Party. La prima, che fin dal nome strizza l'occhio al capitolo fondativo per Nintendo 64, è un tradizionale match "tutti contro tutti" dalle regole prese in prestito dal Gioco dell'Oca. Turno per turno, i quattro contendenti devono spostarsi del numero di spazi corrispondente al valore ottenuto con il lancio del dado, procedendo obbligatoriamente nelle direzioni previste dal tabellone scelto, salvo imbattersi in qualche scorciatoia. Partner Party è invece una sfida 2vs2 le cui dinamiche sono molto simili a quelle viste in Mario Party Star Rush per Nintendo 3DS. Simili, ma non perfettamente sovrapponibili. Come su console portatile, ogni giocatore avanza attraverso il setting senza sottostare ad alcuna rotta forzata, ma l'annullamento dei tempi morti, in principio determinato dalla scelta di accorpare tutti i turni in un momento di gioco comune, in quest'occasione è soltanto parziale. Trattandosi di una gara a coppie, solamente i due personaggi della stessa squadra potranno muoversi sincronicamente, mentre gli altri due dovranno pazientare fino alla fase immediatamente successiva.

    Queste due modalità di Super Mario Party, pur differendo nei lineamenti, funzionano secondo meccaniche fondamentalmente identiche. Innanzitutto va detto che in entrambe ogni beniamino del Regno dei Funghi, oltre a possedere un normale dado da sei, ne ha a disposizione un secondo "speciale", ovvero fatto di facce con dei valori particolari. A ogni turno è necessario scegliere se sfruttare il dado standard o quello personalizzato, tenendo conto che quest'ultimo, a seconda di quale sia il suo character proprietario, porta in dote percentuali maggiori o minori di rischio. Si prenda come esempio il dado di Waluigi: nella migliore delle ipotesi, un lancio del "dado W" può far percorrere al perfido allampanato fino alla bellezza di sette spazi, laddove un tiro sfavorevole potrebbe costargli la perdita di tre coin.

    Medesime sono anche le condizioni di vittoria. Sia in Mario Party che in Partner Party trionfa chi alla fine possiede più Stelle, le quali possono essere acquistate da Toadette in cambio di qualche moneta tintinnante. La rosea consorte di Toad è sempre ferma in una posizione specifica del tabellone, che cambierà non appena uno degli sfidanti, raggiungendola, riuscisse a impossessarsi di uno dei suoi tesori a cinque punte. D'altro canto i soldi non crescono certo sugli alberi e per accumularli, anzi, il metodo più sicuro è senza dubbio quello di avere la meglio nei minigiochi che separano un turno dall'altro - i turni possono essere dieci, quindici o venti, per un totale di altrettante mini-prove. Quel che poi divide ogni partecipante dalla dolce Toadette, va da sé, è una miriade di caselle dagli effetti in-game più disparati. Ci sono i soliti Spazi Oggetto che regalano un item speciale, serva esso a moltiplicare il lancio di un dado oppure a sgraffignare monete o stelle a un rivale.

    Ancora, ci sono gli Spazi Fortunati e Sfortunati, particolari slot machine dagli esiti benefici o malevoli il cui influsso si amplifica durante le fasi di gioco conclusive. Gli Spazi Evento, invece, portano ad alterare lo stato ambientale dello stage, in positivo o -molto più spesso- in negativo. Per non parlare degli Spazi Partner, sostando sui quali si ottiene l'aiuto di uno dei protagonisti "marieschi" esclusi dallo scontro, il quale non solo ci donerà il suo dado privato, ma ci supporterà - od ostacolerà - per tutto il resto della partita, talvolta persino nel corso dei minigame.

    Che in Mario Party la fortuna abbia sempre avuto un certo peso è cosa risaputa, e Super Mario Party, variabili alla mano, non fa certo eccezione. Bisogna però ammettere che, rispetto ai titoli scorsi, il nuovo arrivato per Switch ci sia parso addirittura più votato al famigerato "fattore C", come testimonia il consueto sistema di assegnazione delle due stellette bonus a fine gara. Sia ben chiaro: nessuno dovrebbe stupirsi dell'avvenimento in sé, dato che così è sempre stato, ed è in fondo uno dei marchi di fabbrica della serie. Sta di fatto che stavolta le stelline extra vengono elargite secondo criteri randomici, sempre diversi, quasi totalmente imprevedibili. Possiamo capire le ragioni dietro tale scelta - leggasi: scannarsi per una vittoria rubata ha sempre il suo perché - ma è indubbio che chiunque sperasse in un'edizione dal valore anche solo minimamente strategico, qui, potrebbe rimanere parecchio scottato.

    Festa grande

    ... come vuoi?"Dove, quando e con chi vuoi". Anche Super Mario Party si appropria del mantra di Nintendo Switch. D'altronde, quale titolo migliore per sfruttare le caratteristiche mobili del sistema? Estratto dalla base e in assetto tabletop, ciascuno Switch (categoricamente munito di cartuccia/software individuale) è in grado di ospitare le gesta di massimo quattro giocatori. Si possono poi collegare massimo due display via wireless per condividere la stessa partita: in tal caso, sarà consentita la compresenza di massimo due utenti per schermo.. L'alternativa - preferibile, al di là di tutto - è quella di sfidarsi tutti davanti al medesimo televisore. Impossibile, invece, usufruire di Super Mario Party in modalità portatile, ovverosia coi Joy-Con infilati lateralmente alla console, per ovvie ragioni legate alle priorità dettate dai giochi basati sui sensori di movimento.

    L'abbiamo anticipato, e voi stessi vi sarete fatti un'idea leggendo queste righe: Super Mario Party, in termini di core gameplay, non si schioda granché da ciò che, tra un Mario Party e l'altro, abbiamo già giocato e rigiocato nel corso dei due decenni appena trascorsi. Aggiungiamo: non si apre poi tanto nemmeno in materia di online, in quanto la sola e unica modalità che godrà delle funzionalità di rete sarà Minigiocathlon, contenitore di tornei da cinque minigiochi per uno da affrontare in sequenza, spogliati di qualsivoglia elemento da board game. Una feature, quella del gioco a distanza, che non solo avrà un peso marginale sulla generalità dell'offerta, ma che oltretutto, ad ora, non siamo in grado di valutare, a causa di uno stato di manutenzione dei server che verosimilmente interesserà il prodotto fino al giorno della release.
    Mamma Nintendo, insomma, volge lo sguardo con decisione, per l'ennesima volta, verso il multiplayer da divano, ribadendo - senza per altro avere tutti i torti - che il vero plusvalore, quando si ha a che fare con proposte ludiche di questo genere, sia rappresentato proprio dalle dinamiche di presenza, quel piacere di dirsene di tutti i colori con gli amici di sempre, seduti fianco a fianco.

    Inutile dire che in quattro il divertimento sale non di rado alle stelle, così com'è pure superfluo osservare che in single player Super Mario Party perda quasi del tutto il proprio appeal.
    E se del conservatorismo che ammanta il fulcro della produzione ci si potrebbe -a ragione- lamentare, difficile fare lo stesso prendendo in esame l'eterogeneità dei contenuti secondari inclusi nel pacchetto. Un assortimento che passa per Sfida di Pannelli, una rivisitazione a led luminosi del classico Othello, attraversando Palco del Ritmo, un rhythm game a colpi di Joy-Con, fino a Strada delle Sfide, una prova di resistenza "all'ultimo minigioco". Le vere chicche, tuttavia, si celano dietro ad Acque Selvagge, un time trial a bivi in stile Out Run in cui bisogna cooperare fino al traguardo, agitando i mini-controller come fossero pagaie, nonché nella Sala dei Giocattoli, quella tipologia di giochi "a due Switch accostati" che tanto ha incuriosito il pubblico e che in effetti, tra guerre di carri armati all'interno di arene scomponibili e rompicapi basati sul colpo d'occhio, risulta essere la più originale dell'intero malloppo.
    Resta da spendere qualche parola sui minigiochi di Super Mario Party: onnipresenti, scientemente inseriti in ogni modalità ma anche fruibili uno per uno, in totale libertà. Sono ottanta, a detta di Nintendo tutti nuovi, e offrono un ventaglio ludico variopinto, che ci porterà a rosolare dei cubetti di carne, a guidare dei micro-tricicli, ad allenare la memoria in compagnia dei Toad, nel corso di prove dove i "partier", a squadre o singolarmente, sono chiamati a mostrare di che pasta sono fatti entro e non oltre una manciata di secondi. Se è evidente che i minigame non sono tutti allo stesso livello qualitativo (comunque mediamente più alto che in passato), va dato atto al team di sviluppo di aver fatto buon uso delle peculiarità tecniche dei Joy-Con, sfruttandone a dovere non solo i comandi fisici, ma anche le funzioni di motion control e, soprattutto, le magie vibranti del Rumble HD, finalmente valorizzato da un titolo degno di nota dopo un esordio dimenticabile in 1-2-Switch.

    Super Mario Party Super Mario PartyVersione Analizzata Nintendo SwitchBen più che dinanzi allo scialbo Mario Party: The Top 100, l’impressione è che sia proprio Super Mario Party il vero episodio celebrativo di una serie che ha appena compiuto la bellezza di vent’anni di carriera. Un capitolo “super” perché ricolmo di modalità e minigiochi ben differenziati, attentamente modellati attorno alle specificità dell’ibrida di Kyoto: un piatto più che mai ghiotto per chi non sa rinunciare a quel divertimento vis-à-vis che altre produzioni analoghe difficilmente, oggigiorno, sono capaci di eguagliare. Ciò detto, e tolto quel discutibile alone di aleatorietà spinta che avvolge le due macro-modalità “da tavolo”, Super Mario Party, come molti dei suoi predecessori, pecca ancora una volta di scarso coraggio. Le sfide Party, rimaste ancorate a un fare molto classico, meriterebbero di sicuro una svecchiata. Se poi è vero che tra le fila delle nuove proposte si avvertono dei bei guizzi, è altresì certo che l’ombra di un'usabilità limitata, su alcune di esse, incombe minacciosa - la Sala dei Giocattoli, ad esempio, è un’idea deliziosa e unica, ma piuttosto esigente: non solo abbisogna di due Switch, ma anche di due copie del prodotto. Tutto sommato, comunque, Super Mario Party resta un Mario Party più che soddisfacente e un party game di qualità superiore alla media di genere, che i fan sapranno senz’altro spolpare a dovere nell’arco delle prossime, fredde serate di fine 2018.

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