Recensione Swords of Destiny

Devil May Cry ha un nuovo antagonista?

Recensione Swords of Destiny
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  • PS2
  • Il lungo confronto tra il bene e il male

    Tanto tempo fa, nella lontana Cina, si svolse una cruenta guerra tra gli esseri umani e i demoni del clan Gyakki. Per centinaia di anni le vallate furono tormentate dalla ferocia degli scontri e squarciate dalle fiamme eruttate dalle fauci delle infernali creature, fino a quando non giunse un guerriero, un essere umano che era stato in capace di domare lo spirito della spada di "Tensei Ken ", e con essa aveva risvegliato le poderose armi di "Yi", tre lame governate de altrettanti spiriti animali. Con esse lo spadaccino era riuscito a ricacciare il demone supremo e i suoi scagnozzi nel limbo maledetto da cui provenivano... ma non per sempre.
    Vent'anni sono passati da quella splendida giornata in cui l'umanità gioì per la sconfitta del maligno, e da allora molte cose sono cambiate: il potente "Maestro" ha abbandonato la lotta e si è dedicato all'insegnamento dell'arte della spada a giovani e promettenti discepoli. Tra loro uno si dimostrò subito particolarmente dotato, il tenebroso Lei Yun, un vero e proprio fenomeno la cui bravura era paragonabile solo all'indomabilità del suo carattere. Per questo motivo, dopo molti richiami e lunghi e animosi scambi di punti di vista, l'anziano maestro fu costretto ad allontanare il talentoso allievo.
    Il distacco durò per alcuni anni, in cui Lei Yun affinò ulteriormente la sua tecnica di combattimento, ma un giorno il prode allievo provò l'irrefrenabile desiderio di tornare da quel maestro che, pur avendolo ripudiato, rimaneva per lui un padre.
    Giunto al tempio, che una volta era la sua casa, Lei Yun vide uno spettacolo agghiacciante: la dimora era completamente in fiamme, e l'incendio era stato appiccato dai demoni del clan Gyakki.
    Destreggiandosi tra le centinaia di nemici Lei Yun arrivò al cuore del mausoleo giusto in tepo per assistere all'assassinio del maestro e al rapimento della figlia Tao Xiang, ad opera della perfida e potentissima Wang Yan. Le ultime parole dell'anziano guerriero suonarono come una supplica: ritrovare la figlia rapita e sconfiggere il clan Gyakki.
    Ma perchè Tao Xian è stata rapita? Quale interesse nutre il clan Gyakki nei confronti di una semplice umana? Qual'è il segreto che si cela dietro la nascita di questa splendida fanciulla?

    Ninja May Cry

    In Swords of Destiny il giocatore prende il controllo del guerriero Lei Yun e con lui dovrà affrontare il lungo viaggio attraverso il regno dell'oscurità, alla ricerca di Tao Xiang e della sua carceriera Wang Yan.
    Il look del nostro alter ego è alquanto curioso e sospetto: il colore nero e la fattezza delle vesti ricordano il classico abbigliamento di un ninja, quale può essere Ryu Hayabusa di Ninja Gaiden, ma la giacca a "spolverino", la grande spada portata a tracolla senza fodera, la lunga chioma e la posa plastica evocano anche il ben noto Dante di Devil May Cry. Le somiglianze tra i due giochi non si fermano solo all'aspetto del protagonista: Swords of Destiny è il classico slash'em up tridimensionale in cui percorrere una serie di livelli sconfiggendo tutti i nemici che tenteranno di ostacolarci.
    Per eliminare un avversario Lei Yun ha a disposizione la sua fidata spada, la cui attivazione è affidata al tasto "quadrato" del joypad, con cui può eseguire le più comuni combo; gli attacchi sono resi più semplici dalla funzione "Lock On" che, tramite la pressione del tasto L1, permette di concentrare la nostra attenzione su un singolo nemico e che per l'occasione viene circondato da un particolare simbolo viola. Nei momenti che precedono e seguono l'offensiva di un avversario l'indicatore di Lock On varia il suo colore e diviene rosso; se il giocatore riesce, in questo breve lasso di tempo, a colpire il proprio avversario, può approfittare di un suo momento di debolezza, e proiettarlo in aria per poi infierire ulteriormente sul malcapitato. Ciò che è ancor più allettante di questa tecnica è l'effetto che genera sui demoni circostanti, che vengono spinti anch'essi verso il cielo e subiscono la potenza dell'attacco di Lei Yun.
    Il combattimento aereo a volte si rende necessario anche per oltrepassare certi livelli: capita fin troppo spesso di incontrare degli obelischi, posti a guardia di un cancello, che devono essere distrutti per avere strada libera; Il solo modo di aver ragione di loro è quello di colpirli durante una combo aerea, e non è cosa facile, visto che il numero di colpi di cui è composto un'attacco al volo è piuttosto limitato, al contrario del numero di avversari...
    Il cammino intrapreso da Lei Yun lo porterà a raccogliere le tre spade che in passato hanno ricacciato i Gyakki nell'oscurità; in effetti buona parte del gameplay di Swords of Destiny ruota attorno alla ricerca, al potenziamento e all'utilizzo delle molte "lame" presenti nel gioco. Le tre armi di Yi sono caratterzzate da una potenza, da un peso (che influisce sulla rapidità dell'attacco). da una "efficacia aerea", che determina il numero di colpi che si possono infliggere agli avversari scaraventati in cielo, e da un attacco speciale, in grado di mettere a tacere tutti gli avversari presenti sull'arena di gioco. Queste caratteristiche possono essere migliorate in qualsiasi momento, donando parte dei punti esperienza guadagnati in combattimento e le super mosse possono essere ricaricate raccogliendo le sfere energetiche rilasciate dai corpi dei nemici abbattuti.
    Dai corpi esanimi dei demoni Gyakki è possibile ottenere anche altri preziosi oggetti, come le erbe medicinali in grado di curare in parte o completamente le ferite di Lei Yun o le pergamene magiche, dotate di poteri soprannaturali. Potremo anche recuperare le armi dei vinti; purtroppo queste non possono essere utilizzate da subito, bisogna prima esorcizzarle dall'anima malvagia che le maledice, ma una volta libere dallo spirito potranno diventare preziosissime alleate. I giocatori più esigenti potranno rigiocare Sowrds of Destiny fino a riuscire a raccogliere le 48 spade nascoste nei livelli di gioco.

    Mediocrità assoluta

    Sword of Destiny gode di uno dei peggiori comparti video che si siano visti negli ultimi mesi in un gioco per Playstation 2: la piattezza generale delle ambientazioni (sentieri apparentemente infiniti che sboccano in vaste camere di anonime magioni o in enormi pianure), la monotonia dei livelli e dei nemici, e l'anonimato totale del character design sono poca cosa confrontati alla pessima realizzazione dei modelli poligonali, all'aliasing marcatissimo, al framerate basso ed incostante, e alla telecamera, capace di far saltare i nervi anche al giocatore più paziente. Le scene di intermezzo tra un livello e il succesivo sono realizzate in parte con filmati in computer grafica ma maggiormente con artwork, di buona fattura, ma pur sempre statici e evidentemente limitati.
    Il comparto audio si pregia di un modesto doppiaggio in lingua inglese e di una colonna sonora quanto meno dimenticabile, composta da pochi e anonimi brani orientaleggianti, che accompagnano la scialba azione in modo altrettanto coinvolgente.

    Swords of Destiny Swords of DestinyVersione Analizzata PlayStation 2Swords of Destiny tenta di inseririsi nel filone degli slash'em up tridimensionali, di cui fanno parte Devil May Cry e Ninja Gaiden; purtroppo, nonostante i forti richiami ad entrambi i giochi citati in precedenza (il modo in cui è inquadrata l'azione è ben famigliare ad i fans di Ryu e soci, mentre lo stile con cui Lei Yun brandisce la sua arma deriva palesemente da quello del cacciatore di demoni Dante), Swords of Destiny non si avvicina minimamente alle qualità di questi due blockbuster. Tutto il gioco ruota attorno al concetto della combo aerea, unica vero punto di differenza rispetto alla concorrenza, senza però variarne lo sfruttamento: le uniche due cose che bisogna fare sono uccidere i nemici e aprire le porte sbarrate dagli interruttori. La raccolta delle spade e il loro potenziamento può aggiungere qualche stimolo, ma in quantità talmente modesta da diventare trascurabile. Ad aggravare il giudizio contribuiscono il sistema di gestione della telecamera, in parte manuale, ma completamente ingestibile, e la scarsa longevità, derivante da uno story mode troppo breve e da un livello di difficoltà poco appagante. Considerando la presenza nel mercato di giochi del calibro di Devil May Cry 1, 2 e 3, God of War (tra l'altro tutti reperibili a prezzo budget), Genji e Onimusha ( i primi tre a prezzo budget e il quarto, splendido episodio a prezzo pieno), sinceramente facciamo fatica ad individuare un acquirente che possa trarre vantaggio dall'acquisto di questo Swords of Destiny. Questo gioco offre poche ore di intrattenimento abbastanza monotono, qualche filmato di sufficiente qualità e una realizzazione tecnica che definire obsoleta è quantomeno un eufemismo. Se proprio siete stufi di rigiocare tutti i titoli che abbiamo elencato in precedenza forse potreste provarlo prima dell'acquisto, altrimenti lasciate tranquillamente perdere.

    4.5

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