Recensione Syphon Filter: Logan's Shadow

L'ombra di Logan si allunga su Psp

Recensione Syphon Filter: Logan's Shadow
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  • PS2
  • Psp
  • Ritorno in grande stile

    Dopo tanto parlare è infine giunta l’ora della verità per il secondo atto delle avventure portatili di Gabe Logan. Sebbene la prova di Lipsia abbia rafforzato l’idea di trovarsi di fronte ad un ottimo prodotto, non aveva tuttavia mostrato i molteplici aspetti (positivi) di questa produzione, migliore addirittura del già ottimo Syphon Filter: Dark Mirror. Scopriamo perché.

    Quando l’America chiama, Gabe risponde

    Nonostante il titolo sia stato sceneggiato dal papà di Batman, Greg Rucka, dal punto di vista narrativo non incontrerete grosse novità. Al centro della vicenda una banda di terroristi somali capitanata da una vecchia conoscenza di Logan, Ghassan Al Bitar, pronto a tutto per mettere le mani sul misterioso carico contenuto nella stiva 5 dell’enorme nave militare S. Helens. Pur incarndando i classici stereotipi (il solito tema “americani buoni contro islamici cattivi”) la trama si sviluppa in modo imprevedibile, mantenendo un buon ritmo e piazzando i giusti colpi di scena al momento opportuno; una torbida spirale di inganni che coinvolge i servizi segreti di mezzo mondo, a partire da quello americano fino ad arrivare a quelli russi e cinesi in un crescendo di situazioni in cui nulla è come sembra e la verità si cela dietro a mille menzogne.

    Aldilà della solita routine, stavolta Gabe dovrà fare i conti con i propri dubbi e sentimenti, il presunto tradimento di Xiang e la caduta in disgrazia dell’Agenzia. Certi del fatto che il nostro eroe saprà cavarsela egregiamente, procediamo senza ulteriori indugi alla valutazione del gameplay.

    Luci...

    In maniera del tutto analoga al suo predecessore, le sei missioni di Syphon Filter: Logan’s Shadow (sette se si considerano i livelli bonus sbloccabili) vengono ulteriormente frammentate in capitoli di breve durata che assolvono al duplice scopo di approfondire la storia e rendere meno gravoso un ritmo di gioco che esige grande concentrazione e cautela.

    A cominciare dal sistema di controllo, inizialmente poco intuitivo, che assegna ai tasti di azione le quattro direzioni della telecamera e gli spostamenti del mirino; funzioni solitamente attribuite ai tasti direzionali ai quali in questo caso viene affidata la selezione delle armi da equipaggiare mentre puntamento e mirino telescopico sono gestiti rispettivamente dai tasti dorsali R1 e L1. Sotto questo punto di vista non v’è nulla di nuovo rispetto a Dark Mirror e coloro che hanno avuto il piacere di giocarlo non avranno alcuna difficoltà nel padroneggiare le abili movenze di Logan: lo stesso non può dirsi per i principianti i quali senza ombra di dubbio avranno bisogno di una buona dose di tutorial prima di poter essere operativi al 100%. Superato questo scoglio iniziale, il gioco si fa subito impegnativo proponendo una miriade di situazioni differenti che vanno dalle classiche sparatorie alla profanazione di un sistema di sicurezza, dall’apertura di valvole alla scorta di un personaggio inerme, dalla distruzione di ordigni alla ricerca di un determinato codice segreto fino ad arrivare a delle vere e proprie sessioni cooperative con altri characters.

    Trattasi di una caratteristica solamente abbozzata nel primo episodio e che acquista in questo sequel un peso di gran lunga maggiore sia per la frequenza con cui viene proposta sia per la buona varietà degli obiettivi da raggiungere. Tramite il tasto select, è difatti possibile impartire ordini al proprio compagno creando una sinergia tale dalla quale dipenderà la buona riuscita della missione: spesso viene richiesto di fornire un adeguato fuoco di copertura mentre l’altro avanza sul campo o è occupato a disinnescare bombe, altre volte si rende necessaria una perfetta sincronia per disattivare un certo congegno o addirittura stendere un boss di fine livello. Va comunque detto che, a prescindere dalle circostanze, Logan’s Shadow rimane fedele alla passata edizione riproponendo la stesso identico gameplay a misura d’uomo all’interno del quale ogni azione, ogni scelta operativa dipende esclusivamente dalle inclinazioni del giocatore che volente o nolente deve valutare attentamente le proprie mosse onde evitare di venire massacrato dal fuoco nemico. Agire allo scoperto ha i suoi vantaggi ma sicuramente non vi garantisce vita lunga contro un intero esercito di mercenari: imparerete presto che muoversi con cautela e assassinare gli avversari in maniera silenziosa è decisamente più proficuo ed appagante di mille raffiche di mitra a casaccio. Assassinare il nemico a mani nude diventa un’opzione ancor più elettrizzante grazie all’inclusione di nuove mosse speciali eseguibili premendo il pulsante che appare a video nella giusta frazione di secondo. Le missioni vengono inoltre facilitate dall’introduzione di prezioso sistema ad icone che segnala la presenza e la posizione di una granat e da un nuovo tipo di divisa rigenerante che aiuta Logan a recuperare le forze semplicemente fermandosi un momento a riprendere fiato.

    Tra le numerose novità, merita particolare attenzione l’opzione Fuoco alla Cieca che consente di sparare senza esporsi agli attacchi altrui e costituisce una discreta variante all’azione pur non essendo di grande utilità: le probabilità di centrare qualcuno per sbaglio sono minime perciò l’unico vantaggio nel servirsi di questa abilità sta nel costringere il nemico a ripararsi per qualche secondo, condizione che si verifica anche sparando normalmente . Molto più appetitosa è invece la possibilità di afferrare l’avversario e utilizzarlo per qualche istante (finchè non si libera dalla presa almeno) come scudo umano poiché se da un lato si ha la piena facoltà di decidere della sua vita, dall’altro si rivela un ottimo metodo per farsi strada da un riparo all’altro senza subire troppi danni e, nel contempo, un egregio sistema per sfoltire le schiere nemiche lungo il cammino. La struttura di gioco viene ulteriormente ravvivata dall’introduzione di eventi quicktime in concomitanza di scene filmate e passaggi in-game che richiedono compimento di un grosso sforzo fisico: se nella prima ipotesi l’obiettivo è quello di eseguire correttamente una data sequenza di tasti, nel secondo caso (molto realisticamente) l’utente deve premere ripetutamente il pulsante indicato finchè non riesce nel suo intento. L’equilibrata cadenza di questo elemento, perfettamente integrato e mai ripetitivo, valorizza ulteriormente una varietà di azione già elevatissima che conta al suo attivo, assieme a tutte le sfaccettature menzionate fin’ora, alcuni livelli subacquei che meritano di essere trattati a parte. In maniera del tutto simile al sistema di energia adottato in Tomb Raider, quando Logan si immerge senza l’attrezzatura adatta la barra di ossigeno perde progressivamente consistenza fino ad intaccare quella di energia e di conseguenza, il giocatore è sovente costretto a prendere delle sostanziose boccate d’aria per evitare il game over. Oltre a godere di un sistema di controllo a sé stante, le sessioni acquatiche si trasformano spesso in ottimi spunti per un’aggressione silenziosa o magari addirittura per trascinare in acqua un ignaro scagnozzo girato di spalle.

    Questo nuovo aspetto del gameplay si riversa sulle armi in dotazione, aumentandone sensibilmente l’assortimento. Accanto ai numerosi strumenti d’offesa presi in prestito dalla passata edizione (oltre 50 esemplari tra pistole e fucili di ogni genere, mitragliatori, coltelli, granate e dardi speciali) Logan’s Shadow introduce quattro armi inedite: pistola e fucile “Bolt Action” per gli scenari sottomarini, il fucile-lanciagranate “Over Under” e il potentissimo SKS sovietico. Nulla di nuovo invece per quanto riguarda equipaggiamenti ed esplosivi, tra cui spiccano per importanza visori notturni e ad infrarossi nonché gli indispensabili EDSU, fondamentali alla localizzazione di congegni elettronici e mine nascoste.

    ...e ombre

    Purtroppo, pur essendo un prodotto eccellente, Syphon Filter: Logan’s Shadow non è esente da difetti, molti dei quali direttamente ereditati da Dark Mirror.
    Il fatto che movimenti e adesione alle superfici siano gestiti entrambi dallo stick analogico crea spesso uno sgradevole effetto di scivolamento che può essere ovviato solamente allineando perfettamente la telecamera alla parete o all’oggetto a cui ci si vuole appoggiare; in rare occasioni il personaggio seguita persino a muoversi nonostante il joystick sia fermo, altre volte invece (soprattutto nei momenti più concitati) è il distacco dal proprio riparo a risultare problematico. Una nota di demerito va inoltre al sistema di puntamento che tende ad andare in conflitto con i bersagli che sono troppo lontani per un attacco corpo a corpo ma troppo vicini per essere inquadrati correttamente dal mirino dell’arma: così, mentre voi cercate disperatamente di agganciare il bersaglio, ogni nemico presente sullo schermo vi scaricherà addosso l’intero caricatore senza pietà.

    Rimane ancora poco soddisfacente la gestione dell’intelligenza artificiale, la cui presunta implementazione è stato uno degli aspetto più enfatizzati durante la fase di sviluppo. Il miglioramento intervenuto nelle dinamiche comportamentali dei nemici è evidente ma tuttavia altalenante: in certi momenti centrare i terroristi diventa un vero e proprio terno al lotto tanta è la velocità con cui si spostano e l’imprevedibilità con cui si nascondono ai nostri occhi per poi piombarci addosso in maniera del tutto inaspettata. Altre volte invece, gli avversari sparano al nulla o escono fuori dai propri ripari con una ripetitività tale che per centrarli basta mirare al punto in cui si sono affacciati in precedenza e aspettare facciano capolino; paradossalmente in alcuni casi ci si ritrova addirittura spalla a spalla con il nemico che, del tutto ignaro della vostra presenza, continua a tempestare di pallottole zone vuote della location.

    Dio benedica il multiplayer

    Una volta completato il single player, otto/nove ore circa di gioco, avrete la possibilità di rigiocare ogni missione in modo da recuperare le prove nascoste (necessarie alla visione di buona parte del materiale extra) che avete mancato nel corso dell’avventura e migliorare le abilità incluse “Valutazione Carriera”: alcuni livelli bonus disponibili dopo aver completato l’avventura solitaria sono infatti accessibili solamente diventando specialisti in una determinata disciplina, come ad esempio l’uccisione con arma bianca o con armi di èlite, o completando la storia in modalità Difficile.

    Ma l’incredibile longevità di questo titolo, come ben sapete, non consiste affatto nei contenuti sbloccabili bensì nella straordinaria modalità Multigiocatore talmente ben strutturata da non temere rivali. Esattamente come il suo predecessore, Syphon Filter: Logan’s Shadow si avvale di entrambe le connessioni, Ad Hoc e Infrastruttura, per offrire un servizio online davvero superbo. In locale come in rete ognuna delle 7 mappe può ospitare fino ad un massimo di otto giocatori contemporaneamente nelle modalità DeathMatch, DeathMatch a Squadre, Agente Canaglia e nelle due inedite Recupero e Sabotaggio: la prima piuttosto simile alla classica Ruba Bandiera mentre la seconda, più articolata, presuppone il raggiungimento di obiettivi più complessi e specifici come ad esempio recuperare dei codici segreti. Gran parte delle aree di gioco è stata rimodellata sugli scenari di Dark Mirror e riadattata a questa nuova produzione soprattutto per riuscire ad integrare le funzionalità degli ambienti marini.

    La possibilità di impostare a piacimento ogni variabile prima di iniziare una partita, unita alle eccezionali opzioni di interazione tra utenti (chat, community ecc.) vanno a sommarsi ai molteplici accorgimenti volti a garantire un’esperienza di gioco adatta ad ogni tipo di utenza: le squadre ora tendono ad essere più bilanciate grazie ad una equa divisione di esperti e principianti all’interno di esse e pertanto il livello di sfida non è mai inaccessibile a coloro che muovono i primi passi nel mondo dello spionaggio collettivo.

    NB. La prova pratica della modalità Infrastruttura è stata effettuata grazie ad una copia americana del gioco poichè i server europei non sono ancora stati attivati.

    Piccola, grande Psp

    Non tradisce le aspettative il comparto tecnico, ottimamente suggellato da filmati in computer grafica degni di una produzione cinematografica. Un buon assortimento di animazioni e modelli poligonali dalle curve morbidissime, catturano l’occhio assieme alla grande quantità di dettagli presente a schermo e alla maggiore pulizia delle texture disturbata, tuttavia, da un leggerissimo effetto di aliasing. Logan adesso sfoggia un cambio d’abito diverso a seconda dell’ambiente in cui si trova (un’autentica gioia per gli occhi vederlo in azione con una canotta a brandelli nel cuore delle montagne o vestito da un completino smanicato nelle aree desertiche) e lo stesso vale per i nemici, differenti per aspetto e idioma in relazione alla zona di provenienza.

    Tale differenziazione viene dettata dalla sorprendente ricchezza degli scenari imposta dalla sceneggiatura e sottolineata da scelte cromatiche a dir poco perfette. Agli interni della prima location, la cupa e fredda S.Helens, seguono le buie profondità marine dell’Oceano Indiano per poi spostarsi nella squallida prigione abbandonata di Tyorma che conduce alle gelide e nivee foreste della Georgia. Vicoli, canali ed edifici diroccati invece per la città di Kuranca, Azerbaigian, perennemente baciata dal tramonto e dalle esplosioni della guerra civile in corso mentre l’imponente diga siriana di Nahr Al Khabur Dam si veste di tecnologia e luci soffuse che rendono l’esplorazione tra gli enormi macchinari piuttosto impervia e imprevedibile. La base desertica di Al-Jamil, chiude in bellezza la sfilata di ambienti del titolo (in realtà ci sarebbero ancora 2/3 scenari da menzionare ma trattandosi di materiale bonus non vogliamo rovinarvi la sorpresa), offrendo una struttura a dir poco labirintica e polverosa, piena zeppa di anfratti e sporgenze in cui si annida ogni tipo di nemico.

    Eccellenti gli effetti particellari che sposano un’accurata selezione di effetti visivi e sonori di grande impatto e realismo; suono e doppiaggio, com’era da aspettarsi, si attestano nuovamente a livelli impressionanti sia per quanto riguarda i dialoghi in italiano, dotati delle giuste inflessioni e cadenze ritmiche sia per quelli in lingua straniera (russo, cinese, arabo) con cui sentirete parlare i vostri avversari. Ciononostante l’aspetto più gradito torna ad essere il turpiloquio, già brillantemente inserito nel primo episodio, con il quale Gabe e compagnia esprimono appieno ogni sfaccettatura della propria personalità e rispondono a tono a provocazioni e situazioni spiacevoli; del resto come vi rivolgereste voi ad un uomo che ha fatto saltare in aria migliaia di innocenti?

    Una piccola sorpresa riguarda invece la colonna sonora, affidata all’artista israeliana Azam Ali anziché al vecchio compositore Mark Snow. Ne conseguono ritmi e suoni più melodici e avvolgenti, quasi sempre in sottofondo, che donano uno spessore maggiore alle scene aumentando di potenza al crescere della tensione emotiva o in concomitanza alla morte di Logan. Un lavoro encomiabile, non c’è che dire, anche se in determinati momenti ci saremmo aspettati qualcosa di meno rilassante.

    Syphon Filter 6: Logan's Shadow Syphon Filter 6: Logan's ShadowVersione Analizzata PSPSe Dark Mirror aveva fatto breccia nei nostri cuori, Logan’s Shadow ci ha tolto letteralmente il fiato. E’ veramente incredibile che un titolo di questa portata riesca ad essere contenuto in un solo UMD tanto più che sembra essere progettato per una console casalinga piuttosto che per un hardware portatile. Il già solidissimo gameplay, pur lamentando di alcune sbavature, viene ulteriormente impreziosito da nuove funzionalità che lo rendono ancora più completo ed esaltante. Mosse speciali, azioni aggiuntive, eventi quicktime, livelli sottomarini, inedite opzioni di rete vanno a sommarsi alle vecchie caratteristiche di gioco migliorando in maniera esponenziale una giocabilità che sembrava non aver bisogno di nient’altro. Un prodotto eccezionale nella sua pienezza ma che tuttavia non merita ancora l’appellativo di capolavoro assoluto a causa di quei due o tre difetti di cui si faceva menzione nel secondo paragrafo. Ad ogni modo, che Syphon Filter: Logan’s Shadow sia un titolo eccezionale è un dato di fatto e nonostante sia ancora lontano dalla perfezione rimane tra i migliori che mai vedranno la luce su Playstation Portable.

    8

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