Recensione Talkman

Finalmente parlare con la PsP non è più sintomo di pazzia!

Recensione Talkman
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  • Quali sono le strade che percorrono le tre grandi potenze del mercato videoludico - Sony, Microsoft e Nintendo - per aumentare i loro clienti e soddisfare quella parte di pubblico fissa?
    Sicuramente la guerra dei numeri fa da padrona con comunicati e contro-comunicati sulle specifiche tecniche o sugli annunci dei giochi futuri, arrivando a presentare titoli la cui uscita è lontana anni (basti pensare a Resident Evil 5 per rendersene conto).
    In questo ambito la lotta tra Sony e Microsoft è sempre stata serrata mentre Nintendo ha spesso nicchiato, preferendo mantenere un basso profilo e tralasciando questo tipo di strategia: più che i numeri in casa Nintendo si preferisce puntare sulle nuove idee, basti pensare al pluri-premiato Nintendogs sul Ds (console già innovativa di suo grazie al touch screen) per accorgersene.
    Ma in casa Sony non si sta certo a guardare: con i vari Eyetoy e Singstar per Playstation2 si intravede un aumento dell'attenzione della casa nipponica verso le sperimentazioni e i party games mentre su PsP le uniche novità introdotte sono legate ad aggiornamenti del firmware (come il browser web nella versione 2.0).
    A riprova della fiducia che Sony ripone in PsP, ecco finalmente un prodotto (ma sarebbe più corretto parlare di Edutainment, per indicare la fusione tra educational - educativo - ed entertainment - intrattenimento -) che nella sua uscita Giapponese ha fatto registrare un ottimo riscontro di pubblico e che siamo fieri di poter recensire in esclusiva nazionale: Talkman.

    Un pennuto dal becco giallo al nostro servizio

    Non appena inserito l'UMD faremo la conoscenza di Max, simpatico pennuto che oltre a voler sapere alcuni nostri dati personali, ci chiederà la nostra lingua madre.
    Questa scelta, oltre ad influenzare i menù, avrà per noi un'importanza cruciale vista la funzioneche questo titolo si prefigge di avere: interprete e traduttore di linguaggi. Il nostro caro Max parla infatti con un perfetto accento francese, inglese, tedesco, spagnolo, giapponese e naturalmente italiano.
    Precisiamo fin da subito un particolare fondamentale: Max non è un'insegnante di lingue. Non ci spiegherà la costruzione delle frasi o la grammatica ma potrà aiutarci in molte situazioni utili.
    Classico esempio: siamo in un weekend romantico con la nostra dolce amata a Parigi e dobbiamo prenotare un tavolo in quel ristorantino con vista sulla Torre Eiffel, ma non sappiamo una parola di francese. Solo Max può salvarci da questa spinosa situazione: selezioniamo come lingua francese e tra le situazioni presenti scegliamo "ristorante". Scorriamo tra le frasi già impostate, ascoltiamo la perfetta pronuncia e ripetiamola per uscire alla grande da questa situazione.
    Questo esempio appena creato ci permette di affrontare due argomenti delicati: i caricamenti e la struttura del gioco.
    Ipotizzando il concretizzarsi della situazione sopra descritta, non possiamo trascurare un importante particolare: i tempi di caricamento. Dalla prima schermata di presentazione alla schermata di scelta delle frasi (passando per almeno due o tre menù) ci vogliono almeno 90-120 secondi: non è quello che potremmo definire un caricamento lampo e soprattutto non è propriamente "immediato" come aiuto. Nel caso in cui prevediamo un utilizzo rapido e costante sarà una buona idea lasciare la PsP in Standby per non perdere secondi preziosi nella ricerca della frase prescelta.
    In effetti parlare di "ricerca della frase" ci fa venire in mente quei piccoli libricini in cui sono contenute frasi di circostanza per molte situazioni comuni; Talkman può essere definito come una versione digitale e arricchita di nuove funzioni proprio di questi piccoli frasari portatili.
    Visto sotto questa ottica sembrerebbe un prodotto "inutile" o poco di più; non abbiamo però ancora parlato del microfono annesso e di tutto ciò che questo dispositivo introduce.

    Max, mi senti? Forte e chiaro!

    Insieme al classico UMD nella confezione è incluso anche un piccolo accessorio, poco più grande di una pila stilo, da inserire nella porta I/O superiore della PsP (quella dove si inserisce di solito il cavo USB). Dopo averlo inserito e bloccato con una pratica rotellina girevole, non ci resta che premere il tasto quadrato per "aprirlo" e permettergli di sentire la nostra voce.
    Dal punto di vista tecnico non possiamo certo arrivare ai livelli di un vero microfono per quanto riguarda nitidezza e qualità ma possiamo tranquillamente dire che siamo anni luce avanti rispetto al gracchiante microfono delle console rivali.

    Dopo un paio di frasi dette per cercare di attirare l'attenzione di Max decidiamo che è l'ora di provare una conversazione libera e, sebbene all'inizio si incontrano difficoltà nel farci comprendere (dovute soprattutto ad una nostra imprecisione e velocità nello scandire le parole), con un po' di pazienza i risultati non tardano ad arrivare.
    Il nostro amico dalle piume gialle ci comprenderà sempre meglio (grazie alla nostra pratica) e dal canto nostro noi possiamo migliorare la pronuncia e la comprensione del linguaggio scelto partecipando a due simpatici sotto-giochi.
    All'inizio dei sottogiochi ci verrà richiesta di scegliere una tessera in un puzzle 5x5; una volta scoperto tutto il puzzle si avrà accesso ad un altro gioco (e questo vale sia per la sezione Pronuncia che per quella Ascolta).
    Nel primo ci troveremo di fronte ad un Max stile professore bacchettone che dall'alto di una cattedra e con alle spalle una lavagna ci dirà delle semplici frasi come "come stai?" che dovremo ripetere stando bene attenti alla dizione.
    Nel secondo sottogioco Max si presenterà davanti ad una platea di giudici pennuti vestendo di volta in volta abiti diversi (vederlo vestito come una guardia della Regina o da perfetto garçon parigino vi assicuriamo che vi farà sorridere più di una volta) e ci dirà quattro differenti frasi tradotte nella nostra lingua. Alla fine ne ripeterà una e noi dovremo scegliere l'esatta corrispondenza.

    Una buona idea basta?

    Il titolo in questione non offre molto più di quello appena descritto ed è difficile catalogarlo come un vero e proprio gioco: il livello di sfida non esiste e la sua longevità è più che altro assimilabile all'utilizzo che se ne potrebbe fare in un ambito educativo.
    La grafica di contorno è ben fatta e il character design di Max è azzeccato sia nei movimenti, spassosi e mai uguali a se stessi, che nelle espressioni; guardare Max socchiudere gli occhi mentre aspetta il giudizio dei compagni pennuti nel gioco di Ascolto è un ottimo esempio della buona realizzazione del modello poligonale.
    Gli ambienti sono realizzati in tre dimensioni ma non permettono mai un vero movimento al loro interno, fungendo solamente da sfondo all'esperienza ludica: la comprensione di un linguaggio diverso dalla nostra lingua madre.
    Talkman è paragonabile ad un esperimento per quanto riguarda l'interazione uomo-macchina e questo ci rattrista un po': le potenzialità di una simile applicazione in ambito ludico sono molteplici e potrebbero essere sfruttate fino in fondo dagli sviluppatori.
    Il difetto forse più grande di questo prodotto risiede nella mancanza di un vero supporto educativo. Nel gioco di Pronuncia, ad esempio, la mancanza della fonetica - utile ad indicarci la corretta esecuzione - limita questa esperienza ad una ripetizione meccanica che allena più le capacità uditive dell'utente che la sua reale comprensione del linguaggio. Riuscire a ricreare l'accento di un idioma sconosciuto, come il giapponese per noi europei, è un'esperienza al limite della nevrosi.
    Nel gioco di Ascolto è altresì evidente questo limite: associare il significato alla frase può andar bene per linguaggi che già si conoscono ma per il resto è troppo poco.
    L'idea alla base di Talkman è davvero originale ma è resa in un modo poco comprensibile a noi occidentali: una versione parlante di un frasario portatile.

    Talkman TalkmanVersione Analizzata PSPUn’idea grandiosa come quella di un software di riconoscimento vocale che insegna lingue sconosciute è purtroppo limitata da alcune scelte che sembrano dettate dalla fretta o forse dal mercato di nascita. E’ innegabile che un prodotto del genere in terra nipponica abbia riscosso un successo eclatante per via della differente cultura, ma qui da noi viene penalizzato da un approccio leggero all’insegnamento delle lingue. Ci sono tre modi con cui possiamo avvicinarci a questo gioco: ludico, educativo, utilitaristico. Dal punto di vista ludico non ci possiamo esprimere più di tanto visto che nel giro di una settimana al massimo il gioco avrà esaurito tutte le sue carte. A quel punto potremmo passare ad un utilizzo educativo per riuscire ad imparare una lingua sconosciuta ma ben presto la mancanza di spiegazioni grammaticali si farà sentire e saremo costretti ad usarlo per ciò che è stato ideato: un perfetto esempio di frasario portatile con oltre 3000 frasi preimpostate utili in molte situazioni comuni.

    7.5

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