Recensione The Bourne Conspiracy

Un discreto Tie-In, solido e coinvolgente

The Bourne Conspiracy
Recensione: Xbox 360
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • L'eterno ritorno dell'uguale?

    Una certa parte dell’industria dei videogiochi, quando è a corto di idee, sforna titoli appoggiandosi ai più recenti blockbuster cinematografici; d’altra parte questi ultimi sono sempre più spesso mere riproposizioni di qualsiasi soggetto con un minimo di appeal proveniente da fumetti, libri e quant’altro.
    The Bourne Conspiracy è il risultato di una trafila del genere: Jason Bourne è un classico superagente segreto addestrato in tecniche omicide e bazzeccole del genere, protagonista di una serie di romanzi di Robert Ludlum e successivamente interpretato da Matt Damon in una trilogia cinematografica di discreto successo. Il titolo dei Sierra Studios, ispirato in generale al personaggio e in particolare al primo dei tre film (The Bourne Identity), è stato la naturale conclusione del processo.
    La novità, rispetto allo scontato panorama dei Tie-In, sta nel fatto che Conspiracy farà la sua apparizione su X360 e PS3 a ben 6 anni di distanza dalla pellicola di riferimento, e quando anche l’ultimo atto della trilogia è abbondantemente scomparso dagli schermi e dalla memoria. Sarà bastato uno sviluppo apparentemente più “solido” e non condizionato da scadenze improrogabili a regalarci, finalmente, un titolo di ispirazione cinematografica di buon livello?

    Libertà narrative

    Gli sviluppatori hanno scelto per Conspiracy un’impostazione classica di action/shooter con visuale in terza persona contaminata, come vedremo più avanti, da elementi appartenenti ad altri generi come picchiaduro e laser game.
    Il titolo si dipana attraverso una decina di capitoli diversi, e ha il pregio di non seguire unicamente quanto visto nel film (il nostro Bourne che, persa la memoria, scopre progressivamente chi è e nel frattempo cerca di sfuggire ai suoi ex-datori di lavoro, decisi a eliminarlo a ogni costo) ma di introdurre in maniera del tutto coerente una serie di missioni-flashback in cui il nostro agente era ancora al servizio della CIA e veniva impiegato per assassinare dittatori, terroristi e gentaglia del genere. Grazie a questo accorgimento il titolo garantisce una certa varietà di situazioni che scongiurano il pericolo di passare l’intero gioco a scappare come Matt Damon nel film di riferimento, e invece permette al giocatore di cimentarsi in missioni di infiltrazione o dal sapore stealth.
    Nonostante queste aggiunte Conspiracy soffre di una durata niente affatto esaltante, compresa fra le 10 e le 5 ore a seconda del livello di difficoltà scelto fra i tre disponibili, e di una rigiocabilità altrettanto ridotta e legata al solito sistema di achievements e di bonus, questi ultimi sbloccabili collezionando un certo numero di “passaporti” nascosti nei vari livelli.

    Miracoli dell'adrenalina

    Il titolo Sierra riesce invece decisamente bene nel ricreare la freneticità e l’azione adrenalinica dei film, così come le incredibili capacità letali e di improvvisazione di Bourne.
    Gran parte di questo risultato è dovuto al sistema di combattimento corpo a corpo, componente preponderante del gameplay; ogni volta che vi avvicinerete ad un nemico (anche armato) una breve sequenza vi introdurrà al confronto vero e proprio, che si svolgerà con un’inquadratura laterale stile picchiaduro ma molto ravvicinata, nel tentativo di replicare le sequenze d’azione della controparte cinematografica.
    Una scelta discutibile ma forse dettata dalla ricerca dell’immediatezza, è quella di un sistema di controllo decisamente semplificato che riduce di conseguenza profondità e varietà degli scontri: è possibile usare solo attacchi forti e deboli in combinazioni di massimo tre colpi, per un misero totale di 8 combo possibili (più due tipi di calci), e parare gli attacchi avversari con un terzo tasto. La rilevazione delle collisioni appare buona, ma un percettibile delay nell’esecuzione dei comandi rende spesso vana la ricerca della precisione e, anzi, spinge il giocatore al button mashing (leggi: spingere i tasti a caso).
    Il vero plus dell’altrimenti banale combat system è la possibilità di eseguire “colpi mortali” quando, mettendo a segno mosse normali, avrete riempito una delle tre sezioni della “barra dell’adrenalina”; con la pressione di un solo tasto (o più nel caso dei devastanti colpi multipli) Bourne eseguirà una mossa letale (e spettacolare) che metterà al tappeto istantaneamente gran parte dei nemici. Le possibilità sono molte e soprattutto ottimamente legate al contesto: il nostro super agente sfrutterà le sue enormi capacità di improvvisazione per usare a suo vantaggio praticamente ogni elemento dei livelli, dai mobili agli oggetti apparentemente più innocui. Malgrado il controllo quasi nullo da parte del giocatore, cercare di sfruttare tutte le possibili “coreografie” abilmente studiate per questa funzione è estremamente gratificante, così come altri elementi affini del gameplay: parliamo ad esempio di un uso pedissequo dei Quick Time Events, che non sono di certo l’ultima novità videoludica, ma si adattano perfettamente alla velocità di reazione tipica del personaggio.
    D’altra parte le varianti non sono certo infinite, per cui combattimenti e situazioni di gioco inizieranno a diventare ripetitive verso la fine dell’avventura, nonostante la lunghezza non eccezionale; è evidente che al di là del coinvolgimento assicurato, The Bourne Supremacy paga alcune scelte di eccessiva semplificazione del gameplay, che per quanto adeguate e funzionali all’agile ritmo di gioco risultano meno brillanti sulla lunga (?) distanza.

    Non solo pugni

    Fra le cose meno riuscite dobbiamo anche annoverare le sezioni “shooter”, nonostante una buona impostazione di base, con un ormai classico sistema di copertura e di mira in terza persona, la solida IA dei nemici e chicche come la possibilità di usare “colpi mortali” anche con le armi. Le “stonature” riguardano soprattutto il movimento, troppo lento e macchinoso quando si imbraccia un’arma, e purtroppo la gestione della mira, che appare decisamente sotto gli standard di precisione e reattività richiesti da questa tipologia di gioco. Da stigmatizzare anche una inspiegabile casualità nella rilevazione degli “headshot” e più in generale la frustrante inefficacia delle armi più leggere, che spesso vi costringerà a usare interi caricatori per mettere al tappeto solo un paio di nemici.
    E’ possibile usare l’ “istinto Bourne” per localizzare istantaneamente i nemici e attivare una sorta di “lock-on” su quello più vicino, ma poichè l’effetto dura appena qualche istante la sua utilità rimane dubbia; è invece molto più efficace nei momenti più frenetici e nelle sezioni governate dagli implacabili timer, dal momento che ci permetterà di visualizzare sulla mini-mappa il punto che dobbiamo raggiungere senza perderci in vicoli ciechi.
    Dopo qualche ora di gioco Conspiracy si reinventa anche gioco di guida, riprendendo dal film la sequenza in cui Bourne e la sua fiancèe fuggono dall’intera forza di polizia parigina a bordo di una Mini. Purtroppo il modello di guida presenta notevoli lacune e approssimazioni: la macchina sembra un incrocio fra un Hummer (vista la possibilità di abbattere senza sforzo lampioni, panchine e qualsiasi altra cosa) e una saponetta gigante, però l’unicità della sezione e il solito, ottimo, uso di regia, QTE, ritmo frenetico e quant’altro rendono questi venti minuti tutto sommato piacevoli.

    Outsider Vincente

    Se veniamo al lato tecnico, il titolo degli High Moon Studios non sfigura affatto anche di fronte alle produzioni più blasonate. O meglio, Conspiracy, pur non offrendo una grafica con punte di eccezionalità, restituisce un’impressione di coerenza e di solidità che ultimamente è diventata merce sempre più rara, anche se indubbiamente parte del merito è dovuta all’ottimo e collaudato Unreal Engine.
    I personaggi e gli ambienti sono nella quasi totalità ben modellati e texturizzati, impreziositi da un uso mai esagerato ma incisivo di shader ed effetti di superficie; va detto che le missioni ambientate nelle ore diurne hanno una marcia in più per via degli effetti di luce più morbidi e caldi, mentre di notte l’effetto è decisamente più “piatto”, ma in generale anche la gestione delle ombre appare convincente e tecnicamente avanzata.
    I livelli di gioco sono discretamente vari (si passa da aeroporti e stazioni di metropolitana, a sezioni ambientate su tetti e banchine portuali) e disegnati con complessità e personalità, anche se per ovvie ragioni di game design rimangono sempre estremamente lineari. L’Unreal Engine ha permesso anche di inserire un certo grado di dinamicità, per cui vedremo elementi degli scenari e ripari distrutti dai colpi di arma da fuoco o dai combattimenti devastanti fra Bourne e i malcapitati di turno; d’ altra parte questo tipo di feature, se limitata come in questo caso e in molti altri, stride immancabilmente con l’immutabilità di tutti gli altri elementi (esempio lampante sono i monitor a prova di proiettile sparsi un po’ per tutto il gioco).
    Non è un caso ovviamente che il comparto tecnico si esprima al suo massimo proprio nelle preponderanti fasi di scontro corpo a corpo: la cura dei movimenti e delle animazioni è di primissimo livello, e unita al taglio cinematografico restituito dall’uso del blur sullo sfondo e dai riusciti movimenti di macchina durante QTE e colpi mortali, garantisce un eccezionale feedback “visivo” dell’esperienza di combattimento, minata solo saltuariamente da qualche bizza della camera.
    Anche il comparto audio fa più che egregiamente la sua parte, con una serie di effetti sonori pregevoli, realistici e molto vari che, ancora una volta, esaltano soprattutto le sequenze di combattimento, così come la colonna sonora fortemente ispirata a quella cinematografica e altrettanto efficace nel sottolineare i momenti più concitati, pur rimanendo spesso in secondo piano. Le cutscene possono fregiarsi della presenza e della buona prestazione del doppiatore di Matt Damon (malgrado il modello di Bourne non rispecchi le sue fattezze per una questione di diritti), mentre le voci e la recitazione degli altri personaggi, principali e non, appaiono meno azzeccate (un esempio su tutti le urla isteriche di Marie durante la fuga in Mini).

    The Bourne Conspiracy The Bourne ConspiracyVersione Analizzata Xbox 360The Bourne: Conspiracy si scrolla di dosso la pessima fama dei Tie-In con un prodotto solido e tecnicamente convincente, ma non riesce a fare un ulteriore salto di qualità. Cattura in pieno lo spirito e il ritmo del film divertendo e coinvolgendo il giocatore con combattimenti spettacolari e inseguimenti mozzafiato, ma il gameplay estremamente “sottile” e non perfezionato, unito ad una durata molto poco accettabile, inducono ad un’attenta riflessione prima dell’acquisto a prezzo pieno. Il voto finale tiene conto degli indubbi meriti di una regia dinamica che davvero si avvicina alla qualità di un lungometraggio, e di un ritmo sempre serrato. Ma, di nuovo, Everyeye si sente in dovere di ricordare l'estrema brevità dell'aventura, che può essere portata a termine in appena cinque ore di gioco a livelli di difficoltà medi.

    6.5

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