Recensione The Darkness

Cala la Tenebra su Xbox 360

The Darkness
Recensione: Xbox 360
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Una ventata d'aria fresca

    Sviluppato dai misconosciuti Starbreeze Studio, noti al grande pubblico più per il lodato The Cronicles of Riddick che per gli altri due progetti piuttosto marginali nel panorama videoludico (Enclave e Knights of the temple), The Darkness arriva a solleticare i palati dei videogiocatori, rinfrescando un’estate arida di novità rilevanti. Il titolo, dopo aver monopolizzato l’attenzione della comunità videoludica nei mesi che hanno preceduto l’uscita, si mostra in prova diretta capace di regalare un’esperienza eccitante e gradevole da percorrere, sopratutto in virtù della cura tecnico-stilistica e della meticolosa realizzazione di una sceneggiatura di primo livello.
    Non è difficile infatti riconoscere che in The Darkness sia l’impianto narrativo a reggere tutta la struttura ludica: l’impostazione da FPS tende a svilupparsi in funzione del racconto, cedendo di fronte a qualche evidente difetto di produzione, ma dimostrandosi perfettamente funzionale ad inserirsi nel continuum del racconto. Non che il gameplay del titolo manchi d’ispirazione: come vedremo gli impianti eseguiti sulla base classica riescono marginalmente a svecchiare meccaniche di gioco ormai collaudate, senza però che queste riescano a diventare elemento caratterizzante della produzione.

    Dal Fumetto al videogioco

    La trama di The Darkness è basata su quella dell’omonimo fumetto pubblicato da Tow Cow. Lavorando a stretto contatto con gli sceneggiatori della serie cartacea i creativi di Starbreeze sono riusciti a digitalizzare un contesto narrativo di primo livello, caratterizzandolo con una minuziosa opera in grado di renderlo sempre coerente. Da una parte la sceneggiatura, le numerose linee di testo che “dipingono” in maniera perfetta il carattere dei personaggi principali e li incastrano ad hoc nel quadro generale, dall’altra un’incredibile realizzazione tecnica, in grado di ricreare con maestria la decadenza dei sobborghi urbani e la tenebra che li avvolge. Accade così che il giocatore sia proiettato in uno degli universi creativi fra i più affascinanti, che concorre attivamente a rendere la trama di gioco interessante e avvincente. Questa, a dirla tutta, dimostra una leggera tendenza a correre dietro agli abusati cliché della sanguinosa vendetta personale sullo sfondo di una lotta mafiosa per il dominio della città, eppure riesce a salvarsi dalla mediocrità non solo per l’ottima caratterizzazione dei personaggi, quanto per un incedere suggestivo.
    La storia racconta di un giovane malavitoso, Jackie Estacado, nipote del boss al controllo di New York, travolto da un insolito destino il giorno del suo ventunesimo compleanno. Se da una parte gli annosi dissidi con lo zio gli daranno non pochi grattacapi, altri problemi deriveranno dalla Tenebra, un demone antichissimo che sembra aver scelto il protagonista come ospite da sfruttare. Le tinte noir della storia principale, sebbene ormai dilavate dall’uso che ne ha fatto il cinema, in ambito videoludico riescono ancora a dimostrarsi marginalmente originali (un titolo così crudo e cupo non si vedeva forse dai tempi di Max Payne), ma quello che più conta è la sapiente organizzazione degli eventi. Questi, in sequenze che si legano senza soluzione di continuità con l’avventura principale, vissuti quindi attraverso gli occhi di Jackie come tutto il resto del gioco, riescono a stupire l’utente per merito indubbio della sceneggiatura: le situazioni susciteranno emozioni che non è facile provare di fronte ad un videogioco, e le sorprese non mancano (anche quando l’ambientazione urbana lascia il passo ad altre lande surreali). Forse questo aspetto sarà meno interessante per chi già conosce The Darkness nella sua versione da edicola, eppure anche in questo caso il titolo Starbreeze potrebbe riuscire ad entusiasmare più del consueto.

    Un Gameplay al servizio della storia.

    Il gameplay di The Darkness mescola molte eredità ludiche sul retroterra tipico dei First Person Shooter. Sostanzialmente il gioco richiede di seguire pedissequamente la trama (tendendo quindi a diventare assai lineare in alcuni frangenti) sbarazzandosi nel frattempo di tutti gli avversari che si incontrano, siano essi scagnozzi dello zio Paulie Franchetti o poliziotti corrotti. Fortunatamente i poteri di Tenebra di Jackie arrivano in soccorso di una struttura assai antica, per variare le possibilità offerte al giocatore e rendere l’approccio al gioco più malleabile. La padronanza della Tenebra permette infatti al protagonista di sfruttare una serie di poteri paranormali che, conquistati gradualmente nel corso dell’avventura, fanno sì che si possa interagire in maniera particolare con l’ambiente. Anzitutto Jackie sarà in grado di richiamare, da apposite voragini collocate negli angoli più scuri, i Darklings. Queste piccole creature offriranno un aiuto sicuro al protagonista, in dipendenza dalle loro abilità. Sebbene non tutti disponibili fin dal principio, i tipi di Darklings saranno quattro: il Berserker si lancerà contro i nemici cercando di assaltarli in corpo a corpo, il Pistolero potrà raggiungerli con i proiettili della propria mitraglia, il Kamikaze li travolgerà con una devastante esplosione, mentre l’Eliminaluce svolgerà funzione di supporto, rimuovendo tutte le fonti luminose e permettendo al protagonista di nascondersi nella tenebra da cui trae la propria forza (restando troppo alla luce Jackie sarà impossibilitato ad usare i suoi poteri oscuri). I Darklings si dimostrano in certi casi assai utili (indispensabili a volte per superare alcuni enigmi: spostare oggetti pesanti o far saltare qualche muro), e non è raro che possano tenere impegnati gli avversari mentre Jackie li crivella di colpi. E’ possibile mandarli anche in avanscoperta, e saranno perfettamente in grado di risolvere le situazioni meno intricate. Eppure il loro ruolo non è determinante come quello che giocano i poteri di Tenebra: si tratta di una sorta di magie oscure che permettono di affrontare le situazioni di gioco in maniera solitamente creativa. Se grazie alla Tenebra Strisciante è possibile controllare un tentacolo in grado di spostarsi non visto anche lungo i muri, per assaltare gli avversari dalla distanza, utilizzando il Tentacolo si può sollevare qualsiasi oggetto (dai cassonetti fino alle auto), per poi scaraventarlo contro folti gruppi di nemici. In più, nelle fasi avanzate dell’avventura Jackie potrà usufruire delle Dark Pistol, dei giocattoli invero non molto utili, e di un piccolo Buco Nero in grado di attrarre nemici per travolgerli e sconquassarli senza pietà. Insomma, avrete capito, le alternative ad un approccio classico sono molte, ed il sistema di gioco si rivela da questo punto di vista assai adeguato ad offrire una buona varietà. Eppure il buon lavoro concettuale viene per la maggior parte compromesso da una disarmante incompetenza degli avversari. Nonostante la difficoltà di gioco sia sufficientemente elevata (a causa della debolezza del protagonista), le routine comportamentali dei nemici sono disdicevoli. Questi tendono infatti a prendere posizione e sparare, cercando timidamente di nascondersi dietro le coperture e sbucare ad intervalli regolari. Gli avversari non si muovono, non tentano tattiche di accerchiamento, ne hanno una minima idea del lavoro di squadra. Sostanzialmente sembra che siano stati posizionati in modo che il giocatore possa dar sfogo alla sua creatività travolgendoli con i poteri di tenebra, o avanzando ampie dosi di piombo. Quest’idea è sostenuta anche dalla notevole imprecisione del sistema di puntamento: utilizzando la mira automatica - che per fortuna è possibile disattivare - al giocatore sembrerà di avere un controllo solo superficiale sugli spostamenti del protagonista, ed anche senza questa si dovrà faticare un poco per gestire le rotazioni e direzionare i colpi. Ci sono poi dei difetti concettuali: ad esempio gli avversari sono troppo resistenti ai colpi al corpo, e cadono senza vita con un head shot. Questo fa sì che paradossalmente siano le armi di piccolo calibro (pistole su tutti) a risultare più utili: soprattutto quando il mirino si posiziona automaticamente sulla testa dei malcapitati, risulta deleterio utilizzare i fucili. Considerando che è quasi impossibile uno scontro ravvicinato a viso aperto (poiché Jackie cederebbe sotto i colpi degli avversari ben prima di raggiungerli), l’ampia gamma di bocche da fuoco fornite nella seconda parte dell’avventura risulta tutt’altro che indispensabile. Alla fine la risoluzione delle sparatorie si dimostra comunque gratificante. Vuoi per la possibilità di eseguire delle esecuzioni violente riuscendo ad avvicinarsi non visti ai nemici, vuoi per la soddisfazione di divorare loro il cuore (aumentando così il potere della tenebra, la sua resistenza ai colpi e alla luce), o ancora per il gusto di sconquassare l’ambiente con i poteri di Tenebra, la sottile inconsistenza che deriva dai difetti sopra espressi tende a passare in secondo piano.

    Tecnicamente al top delle produzioni next generation

    Dal punto di vista tecnico The Darkness è uno dei più validi videogiochi del panorama attuale. Il motore creato da Starbreeze è in grado di rivaleggiare col sopravvalutato Gears of Wars, senza paura di sfigurare ed anzi dimostrando una qualità sensibilmente superiore nella gestione delle fonti luminose, seppure cedendo di fronte a modellazioni dei personaggi ben meno valide ed ispirate.
    The Darkness mette al centro della scena ambientazioni sub-urbane della periferia di New York. Collegati da due stazioni della metropolitana, i sobborghi della città sono ricreati in maniera perfetta, con uno stile visivo e concettuale unico e gradevole. E non è solo la struttura artistica che appare di prim’ordine (vi bastino gli scorci della fermata a Fulton, con derivazioni quasi pittoriche), quanto il comparto tecnico che colora e illumina le architetture. L’utilizzo di mappe superficiali allo stato dell’arte permette di creare ambienti immersivi, con effetti di superficie assolutamente credibili, anche grazie all’aiuto di Texture praticamente perfette. Correlata al gameplay stesso, è poi la gestione delle fonti di luce che risulta la più bella e credibile mai vista in un videogioco. Gli effetti di riflessione sul treno che passa, la diffrazione sulle strutture in muratura, persino il riverbero sulle livree metalliche delle auto o sui cassonetti appare credibile.
    Sfortunatamente a minare la bellezza della scena si trovano delle modellazioni dei personaggi non pienamente riuscite. Tutt’altro che efficaci le realizzazioni di alcuni comprimari, e soprattutto assai legnose le animazioni. Soprattutto durante le sequenze che sviluppano la trama, questo problema potrebbe infastidire non poco: la mancanza di espressività di alcuni volti, unita a movimenti non sempre naturali, tende ad intaccare un lavoro tecnico altrimenti praticamente perfetto.
    Dal punto di vista sonoro si registrano ottimi risultati. Il doppiaggio (in inglese, sottotitolato) è espressivo e ben realizzato, le interpretazioni dei numerosi attori sono tutte di alto livello. La recitazione è del resto un elemento di fondamentale importanza nella presentazione della trama. Le musiche selezionate sono anch’esse molto efficaci, nei momenti in cui devono sottolineare eventi portanti del comparto narrativo: epiche e struggenti, malinconiose o aggressive, aggiungono spessore alla scena. Molto più anonimi gli accompagnamenti che si ascoltano durante le sequenze d’azione, sovrastati solitamente dal fragore degli spari (ben campionato) o dalle voci degli avversari (e dei Darklings), anch’esse ben caratterizzate e, soprattutto, varie.

    Multiplayer

    La modalità multiplayer di The Darkness è un mero riempitivo. Opzioni di gioco piuttosto classiche non riescono a prolungare la longevità oltre la durata dell’avventura principale: in mancanza di un substrato narrativo che possa coinvolgere il giocatore, gli evidenti difetti di calibrazione dei movimenti e le pecche nella struttura da FPS diventano un deterrente piuttosto opprimente. Non basta la possibilità di trasformarsi in Darklings (che permette di eseguire lunghi balzi e di muoversi a velocità elevata, ma costringe at attaccare solo in corpo a corpo) per risollevare le sorti di una modalità poco curata nelle fondamenta, che mostra un NetCode instabile ed ampi problemi di Lag.

    The Darkness The DarknessVersione Analizzata Xbox 360The Darkness è un gioco particolare. Il suo scopo principale è quello di raccontare una storia. A fronte di questo, il gameplay perde spessore: l’impostazione da FPS è quasi una “maschera”, allineata con il contesto dipinto dal fumetto e magistralmente riproposto da Starbreeze, ma non troppo significante a causa di alcuni difetti che rendono l’esperienza ludica non troppo determinante, anche se corposa. Perché se da un lato è vero che The Darkness offre un sistema di gioco poliedrico, mutevole, vario, si deve ammettere che esso non trova un suo spazio: per l’assenza di un’IA decente l’opera del giocatore è quasi uno “sfogo”, che possa condurlo per mano e senza eccessive difficoltà verso la prossima scena interattiva. Certo si deve riconoscere alla trama di The Darkness l’indubbio pregio di commuovere, esaltare, entusiasmare, ma forse anche in questo campo chi è troppo avvezzo alle storie di “caduta e rivalsa” (o chi conosce il fumetto) potrebbe non trovare un prodotto eccellente, come ci è sembrato, dal punto di vista scenografico. Varrà comunque la pena, per l’indubbio merito artistico e tecnico, per la cura maniacale nel “confezionamento”, affrontare per una volta l’avventura di Jackie. Nelle dieci ore che saranno sufficienti per completarla si potrebbe trovare serio divertimento ed insolite emozioni. Tuttavia, una volta esaurito, il gioco avrà ben poco da offrire: non le subquest che tentano di sviare il procedere assai lineare, non i livelli di difficoltà più elevati, tantomeno la scarna modalità multiplayer potranno far resistere The Darkness nel tray della console. Resterà, bisogna ammetterlo, un’esperienza gradevole e non facile da dimenticare.

    8.5

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