The Fast & the Furious Tokyo Drift Recensione: un quarto di miglia alla volta su PSP

PsP vive un quarto di miglio alla volta

The Fast & the Furious Tokyo Drift Recensione: un quarto di miglia alla volta su PSP
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  • L’eredità di Toretto

    La tendenza a produrre cloni e cloni di un medesimo concept è oramai divenuta una piaga dilagante in ambiente cinematografico, così come il quello ludico: prequel inutili e trilogie insignificanti prolificano senza sosta né ritegno ridicolizzando quelle opere che, per originalità e bellezza, sono passate alla storia. Il primo film che ha portato il nome di The Fast and the Furious non è certo stato un capolavoro, ma se non altro aveva la presunzione di poggiare su una trama piuttosto avvincente condita da belle scene d’azione e dialoghi taglienti. Caratteristiche che sono state definitivamente perdute nei due episodi successivi, talmente estremi ed esagerati da scadere perfino nel ridicolo in più di un’occasione (nessuno si è mai chiesto come facciano dei morti di fame a permettersi certi bolidi!?). Alla luce di queste considerazioni viene dunque da chiedersi quale filosofia avrà deciso di abbracciare Bandai-Namco con questo tie-in...

    Quando la velocità è soporifera

    Purtroppo la prima impressione non è delle migliori. L’approccio con il menu anticipa uno dei più grandi difetti di questa produzione, ovvero dei tempi di caricamento esageratamente lunghi e non tarda a svelare quello che per molti affezionati sarà motivo di grande delusione: la totale assenza di un benché minimo background associato alla modalità carriera.

    Se da un lato la consapevolezza che si tratta di una prerogativa comune ad un titolo di questo tipo spinge a chiudere un occhio sulle sue lacune narrative, dall’altro lascia invece un pizzico di amarezza visto e considerato che comunque, la metà del fascino esercitata dal franchise poggia sul carisma e sulle vicende (personali e, perché no, anche sentimentali) dei vari personaggi.

    Ad ogni modo, l’ingresso nel periglioso mondo delle corse clandestine si guadagna vincendo la prima gara di velocità e utilizzando il relativo premio in denaro per comprare una macchina tutta vostra. Da questo punto di vista The Fast and the Furious non è secondo a nessuno poiché permette di scegliere tra una considerevole quantità di veicoli provenienti dalle più famose case automobilistiche: Mitsubishi, Toyota, Ford, Chevrolet, Lexus, Mazda, Honda, Dodge, Nissan, Subaru sono solo alcuni dei nomi che hanno “prestato” le proprie vetture a questa produzione.

    Elevatissimo anche il grado di personalizzazione che consente di intervenire in maniera piuttosto massiccia ed appagante sia rispetto alle prestazioni (comprando i giusti potenziamenti come ad esempio bombole di NOS, pneumatici, sospensioni e così via) sia rispetto all’estetica del mezzo, talmente ricca di combinazioni e varianti da riuscire a sviscerare il tamarro che c’è in ognuno di noi: neon da posizionare sotto l’auto, minigonne, adesivi di ogni forma e dimensione, alettoni, vernici psichedeliche, pupazzetti da agganciare al paraurti e chi più ne ha più ne metta.

    Nonostante l’operazione di tuning porti via parecchio tempo, la scelta dell’auto è molto più complessa di quanto non si creda poichè ognuna di esse ha caratteristiche ben precise, più o meno adatte alle quattro principali modalità di gioco: Destination, Top Speed, Grip, e Drift. Destination consiste in una semplice sfida “a chi arriva primo”, e lo stesso dicasi per le Top Speed Battles le quali, oltre alla vittoria finale, richiedono al giocatore di mantenere una velocità di punta superiore al suo avversario. Nelle gare Grip, l’unica differenza consiste nel saper curvare meglio del proprio rivale, cercando di limitare al minimo gli errori mentre nelle competizioni di Drift, rese immensamente più facili dalla guida assistita, la sola cosa che conta è lo sfoggio delle proprie abilità automobilistiche finalizzato all’accumulo di punti.

    Sebbene tutto questo possa apparire eccitante, in realtà le sessioni di gioco sono piuttosto monotone e snervanti, a causa dell’estrema ripetitività delle sfide (battuta una banda si passa a quella successiva e così via) e della banalità degli obiettivi da raggiungere; il risultato non cambia nemmeno prendendo in considerazione le gare Roll Up, sfide occasionali con cui è possibile ingaggiare una corsa clandestina con una qualsiasi macchina modificata che si incontra per strada.

    Un leggero miglioramento in termini di varietà si riscontra nella modalità multiplayer ad hoc, dotata di opzioni di gioco decisamente più stimolanti (tra cui la Host Swap Meet che permette di scambiare le auto) in grado di garantire quel minimo di coinvolgimento e longevità che manca totalmente all’avventura solitaria.

    Non si può avere tutto dalla vita

    Altra nota dolente di The Fast and the Furious: Tokyo Drift risiede nella realizzazione tecnica. Al di là dell’ottima resa visiva delle auto e di tutti gli accessori che deciderete di applicarvi nel corso del gioco, le piste e gli ambienti sono eccessivamente anonimi e spogli, un aspetto che stona notevolmente sia con il concept originale sia con la città che fa da sfondo a questo titolo: trattandosi della frenetica e popolosissima Tokyo ci si sarebbe aspettato di vedere spettatori urlanti durante le gare o quantomeno anche solo qualche ignaro passante e invece, al di fuori dei bolidi rombanti, non c’è anima viva. L’avarizia di filmati in CG accompagna una gestione della fisica dalle tinte troppo “arcade”, con collisioni poco realistiche e totale assenza di danni alle carrozzerie: qualsiasi manovra si esegue a qualsiasi velocità non comporta alcuna conseguenza per il guidatore che può benissimo permettersi i peggiori abomini automobilistici senza correre il rischio di finire fuori strada.

    Se tutti questi difetti non vi hanno ancora fatto desistere all’acquistare questo titolo, forse il fatto di dover subire tempi di caricamento al limite della decenza vi farà cambiare idea. Se la personalizzazione del proprio mezzo rappresenta uno dei maggiori punti di forza del titolo, la quantità di tempo che occorre solamente per passare da un modello all’altro farebbe passare la voglia a chiunque, per non parlare della transizione tra negozi e piste e in alcuni casi riesce a toccare dei picchi esorbitanti (20-25 secondi). Se a tutto questo aggiungete una colonna sonora composta da 3/4 brani in croce, allora saprete cosa fare quando vedrete questo titolo sugli scaffali.

    The Fast and the Furious: Tokyo Drift The Fast and the Furious: Tokyo DriftVersione Analizzata PSPAnonimo e insulso. The Fast and the Furious: Tokyo Drift sfrutta maniera pessima un franchise che esaurisce il suo appeal originale ad ogni sequel. La cura infusa nel tuning e nella customizzazione delle auto è oscurata da una miriade di difetti (scarsa varietà delle opzioni di gioco, tempi di caricamento inaccettabili, modalità singola monotona, realizzazione tecnica mediocre) che non possono, e non devono, esistere in nessun racing game contemporaneo. Se volete un bel titolo di corse per PsP andatevi a cercare Burnout Legends...sarà anche vecchio di tre anni ma nonostante l’età è dieci volte meglio di questo pessimo tie-in.

    5.5

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