Recensione The Last of Us - Left Behind

L'incanto adolescenziale del primo DLC di The Last of Us: Naughty Dog riesce a raccontare un'altra storia indimenticabile, in un meraviglioso prequel.

Recensione The Last of Us - Left Behind
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  • PS3
  • PS4
  • Tutto finisce, nel mondo dopo la catastrofe: prima o poi tutti restano indietro.
    Tutto crolla, cede, rovina nel vuoto, schiacciato dal peso insopprimibile di un cinismo bestiale. Su quel che resta dell'uomo grava, terribile e silenziosa, la scostante ineluttabilità della morte.
    In questa Terra infetta l'amore è soltanto un atto di egoismo: una bugia.
    E' questa l'intima verità della storia di Joel ed Ellie, raccontata nell'avventura furiosa e terribile di The Last of Us. Una verità che Left Behind non rinnega, non sconfessa neppure per un attimo.
    Eppure questo nuovo racconto appare così diverso, lontano nei toni e nei ritmi dall'epopea spietata che ci ha portato ad attraversare l'America. Left Behind è una storia dolce, stringente, di una delicatezza ricercata e crudele, che si spinge fino a riscoprire una gamma di emozioni sconosciuta al capitolo principale.

    Tutti restano indietro

    Left Behind è un ricordo, che sopravvive nella testa di Ellie e la sostiene quando tutto sembra finito: in quel momento all'alba dell'inverno in cui Joel si vede scivolare via la vita dalle mani. Il racconto copre quindi un arco narrativo che i violentissimi tagli di regia del gioco originale avevano strappato via senza cura. Ma in verità l'unica cosa che conta è quello che è successo prima della partenza: le cicatrici nella memoria della protagonista. Mentre cerca un modo per salvare il suo compagno di viaggio, Ellie rivive nella sua testa i giorni dell'accademia, quegli attimi sfioriti e lontani che l'accompagneranno per sempre.
    Left Behind, insomma, racconta in fondo la storia di una notte, in cui due ragazze fra cui c'è un'intesa speciale lottano per sentire un alito di vita, per un solo istante di gioia piana e regolare.
    L'avventura esibisce fin da subito una fortissima duplicità: da una parte gli scontri del presente, i versi contorti dei clicker e la caccia stremante degli sciacalli. Qui si ritrova lo stesso gioco di sempre, così attento alla raccolta di risorse, alla necessità di nascondersi e temporeggiare, e sempre irruento e diretto nell'esibire una violenza normale e necessaria.
    Manca, in queste fasi, la poderosa costruzione scenica che invece ha reso così speciale ogni scorcio di The Last of Us, ma è sopperita in parte dalla vastità delle ambientazioni, o dal numero spesso soverchiante degli avversari; elementi che in fondo si riflettono in scontri asprissimi, tesi, ed insomma in alcune sequenze impegnative e senza sconti.
    Eppure nell'economia del racconto l'azione passa interamente in secondo piano, svanisce di fronte alla forza delle sequenze più leggere ed evanescenti.

    Left Behind, su questo fronte, è un DLC decisamente più “estremo” dell'avventura principale: perché accetta senza nessuna riserva che la narrazione sia il primo e unico motore di tutta l'esperienza. Perché ribadisce, anzi, che raccontare è un'operazione di sottrazione, in cui il non detto ha la stessa forza di quello che si vede.
    Ecco: Left Behind alterna con un ritmo delicato e perfetto momenti che sembrano vuoti eppure sono importantissimi, perchè lasciano insolito spazio ad una inafferrabile calma quotidiana, alle gioie semplici di un'età irreale.
    Alcune scene di Left Behind rimangono appiccicate addosso, dirette in maniera semplicemente perfetta. Sono scene fatte con poco, perché in fondo il mondo di The Last of Us è avido e brullo: eppure sono tenutissime, espressive, di un'intensità penetrante. Sono scene stringenti ma anche terribili, perché vivono in bilico sull'orlo di un disastro annunciato a partire dal titolo.
    Ben presto, insomma, si scopre che la magia collosa di Left Behind è proprio la sua capacità di ragionare sulla fugacità dell'armonia, su quanto possa essere transitorio ma totalizzante l'accordo di un singolo istante.

    The Last of Us The Last of UsVersione Analizzata PlayStation 3Nella sua brevissima parabola, Left Behind racconta una quantità impressionante di cose, molte delle quali veramente mai viste in un videogioco. Naughty Dog infrange ogni cautela, rilancia, ribadisce l'eccezionale maturità espressiva del suo capolavoro, e con una convinzione unica si prende il tempo che serve per trasportare lo spettatore: con i silenzi, con gli sguardi d'intesa, con momenti che celebrano l'importanza della fantasia e del sogno anche in un mondo perduto. Ma soprattutto, Left Behind stupisce per questa voglia di indagare -con spietata limpidezza- gli entusiasmi e le voracità dell'adolescenza. Non ci sarà un finale forte come quello di The Last of Us, ma qui non c'è bisogno di uno schianto del genere: perché sappiamo già tutti come vanno a finire le cose. Giunti alla conclusione nonostante tutto (nonostante la lucida certezza della disfatta), il messaggio di Left Behind resterà nella nostra testa come in quella di Ellie: per dirci quanto sia facile, fosse anche nel tempo sospeso di un solo respiro, tornare ad innamorarsi della vita.

    9

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