Recensione The Unfinished Swan

La continua scoperta di mondi incantati

Recensione The Unfinished Swan
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  • PS3
  • Sotto l'ala di Santa Monica Studio e con la consulenza creativa di alcuni ex-membri di ThatGameCompany, i ragazzi di Giant Sparrow esordiscono su PlayStation Network con The Unfinished Swan. Nel corso dei mesi che hanno preceduto l'uscita il titolo si è sempre presentato come un prodotto molto particolare, sia dal punto di vista artistico che sul fronte delle dinamiche di gioco. Ammantato da quella poetica inconsistenza che caratterizza alcune delle opere migliori giunte sul PSN (pensiamo allo splendido The Journey), The Unfinished Swan punta tutto sull'originalità e sul senso della scoperta. Ne esce un titolo di non immediata comprensione, ma bellissimo e particolare, in grado di risplendere come un nuovo gioiello nel panorama della distribuzione digitale.

    In viaggio

    E' impossibile descrivere a parole lo straniamento che si prova di fronte ad un mondo completamente bianco. Si resta disorientati, incantati, mentre una strana vertigine accompagna la parabola di una bolla d'inchiostro, che compie il suo tragitto arcuato e s'infrange su un muro.
    E' un gesto, il primo che si compie una volta entrati nel non-mondo di Unfinished Swan, che al contempo disvela e genera le cose. Una risoluta rivendicazione ontologica!
    Anche solo il brivido dei primi momenti in cui si cerca di dare una forma all'ambiente intorno a noi, di ordinarlo, sondarlo, scoprirlo, vale l'esperienza con questo piccolo capolavoro d'ingegno, costruito dai ragazzi del team Giant Sparrow.
    Quali siano le premesse narrative di Unfinished Swan lo sanno per certo i lettori più curiosi nei confronti di quelle produzioni che fanno dell'originalità il proprio punto di forza: un giovane orfano si sveglia in una delle sue tanti notti solitarie, e insegue in un mondo di sogno il cigno incompiuto uscito da una delle tele dalla madre oramai scomparsa. Una donna, ci dicono, che era più brava a cominciare le cose che a finirle.
    La caccia all'enorme palmipede magico è in verità la spinta per completare se stessi, l'anelito di un figlio che ancora non ha un suo posto nel nostro mondo, e che invece tanto a

    "Anche se il team di sviluppo ha preferito non svelare troppo riguardo alla sua creatura, The Unfinished Swan è un titolo che sa evolversi e cambiare registro stilistico con una leggerezza ed una rapidità sorprendente. "

    suo agio si trova in quello delle favole. Raccontata delicatamente da una tranquilla voce narrante, la storia di Unfinished Swan mescola le suggestioni (anche grafiche) di “Le Petit Prince” di Saint-Exupéry coi “piedi di vento” del più antico Esopo, dicendo di strani regni costruiti attorno ad un'idea e di testardi sovrani pronti a difenderla ad ogni costo.
    Il Re del luogo in cui siamo finiti, ad esempio, crede che nessun colore sia abbastanza bello per i suoi domini, che adesso si estendono in un candore abbacinante. Per muoversi questo mondo fatto di niente, ci è dato in dote un pennello magico, con cui è possibile schizzare gli oggetti e le pareti, per tingerle del nero-pece dell'inchiostro. E' così che si rivelano le forme che compongono il sontuoso giardino del sovrano: alberi, cannicci che si estendono attorno ad un lago, arnesi da lavoro di qualche giardiniere invisibile.

    Move alla mano (Unfinished Swan si gioca solo con la periferica di movimento Sony), tutto funziona alla grande. Il sistema di controllo è esile come una promessa, e si usano quasi solo due tasti: il trigger per camminare in avanti e il pulsante principale per lanciare la sfera d'inchiostro, spostando la visuale con i movimenti della periferica.
    I primi minuti servono per orientarsi, e quelli successivi per venire completamente assorbiti da un gioco che in ogni istante esalta il brivido della scoperta. La nostra bolla nera si infrange ora su un sentiero di rocce che attraversa il lago, ora su di una cassa appesa ad un enorme argano, ora sulle strane statue di animali mitologici che adornano il candido giardino del Re. Veniamo rapiti da un'estasi continua, mentre cerchiamo il sentiero da seguire per spingerci oltre.
    Serve perizia, nel lancio dell'inchiostro bituminoso: bisogna essere delicati, gentili, ché il troppo nero equivale in fondo al troppo bianco, e altrimenti si finisce per non distinguer niente. Basta invece una chiazza, precisa, solitaria, i cui margini frastagliati arrivino fino ai bordi delle cose per evidenziarli quasi “di traverso”. I primi momenti con Unfinished Swan sono insomma attraversati da una meraviglia strisciante e sottile, impossibile da non avvertire.
    L'effetto tende leggermente a svanire: mentre si scoprono le grandi arcate e le volte di un pasticcio architettonico grandioso, l'operazione così stravagante si fa poco a poco usuale. Ma subito il gioco calca la mano, ed il sentiero che percorriamo ci trasporta in alto, così da inquadrare d'un colpo tutto il tragitto, puntellato da macchie d'inchiostro, che fino a quel momento abbiamo compiuto. E' un nuovo senso di vertigine: un attimo in cui posiamo lo sguardo sui nostri passi, ed il sentiero tracciato ci sembra piccolo e usuale.
    E poi, ben consapevole che la meraviglia del nuovo tende a svanire in fretta nell'animo della gente, The Unfinished Swan cambia completamente registro. La voce narrante ci racconta di come il Re abbia dovuto cedere alle richieste dei sudditi, dipingendo almeno le ombre delle cose, per fare in modo che le persone smettessero di inciampare ovunque. Pochi dettagli che “colorano” il mondo di gioco bastano per cambiare il volto di Unfinished Swan, che ci porta ora in un paese fatto di chiaroscuri, e gioca invece sulla meraviglia delle prospettive labirintiche e di allucinazioni quasi “escheriane”.

    Anche se il team di sviluppo ha preferito non svelare troppo riguardo alla sua creatura, The Unfinished Swan è un titolo che sa evolversi e cambiare registro stilistico con una leggerezza ed una rapidità sorprendente. Lo farà di nuovo, prima della fine dell'avventura, molte altre volte. Seguendo i viaggi del Re attraverso le sue ossessioni, una mongolfiera colorata ci porterà negli altri suoi regni. Ci troveremo allora a lanciare sfere d'acqua, invece che di vernice, in modo da far crescere rampicanti ancora verdi sulla superficie delle cose e sulle pareti. L'invadente intreccio dell'edera ci permetterà di arrampicarci sui muri di un regno ormai abbandonato, superando una lunga sequenza molto meno lineare.
    I mutamenti più incredibili e curiosi sono però quelli nell'ultimo tratto del nostro viaggio. Qui, The Unfinished Swan ha il coraggio di ribaltare completamente il suo punto di vista e la sua risoluta impostazione stilistica, conducendoci nel bel mezzo della più buia delle notti. Le sagome delle cose si fanno nerissime, l'inchiostro non serve più. C'è solo il cielo che ci permette di orientarci, sulle prime. E poi invece si scoprono, fra la vegetazione, strane sfere fluorescenti, che emanano un flebile fascio di luce a sondare le nere profondità della notte. Anche in questo caso Unfinished Swan declina la lotta fra il noto e l'ignoto: nell'indistinto pasticcio del buio, queste oasi luminose rifulgono di una splendida meraviglia. Ci sono momenti veramente incantevoli in quest'ultima parte del nostro viaggio, mentre ad esempio camminiamo sulle rive di un fiume, la cui corrente lievemente sospinge questa strana bolla di luce.
    Prima della fine, Unfinished Swan ci regala qualche altra stravaganza, portandoci all'interno di spazi tutti mentali, il cui l'inchiostro delle nostre sfere serve non più per macchiare e disegnare, ma per generare blocchi e pareti. E a raccontarlo è difficile da spiegare, ma il vero punto di forza del titolo Giant Sparrow è questa sua capacità di valorizzare il nuovo, il senso della scoperta.
    Creativo e originale, il viaggio del giovane protagonista si svolge e brucia nell'arco di una manciata di ore. Probabilmente meno di quelle necessarie per completare The Journey (un titolo a cui evidentemente The Unfinished Swan deve molto, se il team ha addirittura inserito un tributo nel suo gioco). Ma sono ore dense, che prendono quel senso di delicata vertigine che si avverte quando scopriamo qualcosa di nuovo, e lo dilatano, estendendolo finchè si può. Rispetto a The Journey, manca forse un po' d'intensità emotiva, che viene recuperata solo nel finale. Così come tenue e vaporoso è stato finora il racconto, la narrazione chiude le vicende in maniera sottile e delicatissima, con un'economia di forme e di parole che è sinceramente commovente. Con la stretta al cuore finale si chiuderà per molti l'esperienza di gioco con The Unfinished Swan. I più tenaci, dopo aver lasciato acquietare il vibrante intreccio di emozioni e suggestioni, torneranno forse nelle sue terre fatate, alla ricerca dei palloncini che rappresentano gli unici collectible, e anche la moneta necessaria per sbloccare bozzetti preparatorie e strani gadget con cui cambiare le regole del gioco. Una pratica che potrebbe allungare di qualche ora la vita del prodotto, ma che non in fondo cambia poco: The Unfinished Swan è bello per questa sua misurata frugalità, per la limpida bellezza della sua semplicità, e per la decisa convinzione con cui valorizza il nuovo.

    The Unfinished Swan The Unfinished SwanVersione Analizzata PlayStation 3The Unfinished Swan è un titolo che molti troveranno criptico, breve, visivamente povero. Rappresenta in verità un piccolo gioiello nella ludoteca di esclusive della console Sony: dietro al suo stile scarno e asciutto si nasconde un'inaspettata densità di contenuti. A livello emotivo è solo sul finale che emerge la forza di un messaggio sinceramente commovente. Ma per tutto il corso della breve avventura resta viva quell'emozione unica generata dalla tensione della scoperta: è il brivido del nuovo che accompagna tutte le stralunate prospettive di Unfinished Swan, dai regni bianchissimi a quelli cadenti, dagli spazi solo pensati a quelli coperti da una fitta coltre di buio. Giant Sparrow esordisce insomma nel migliore dei modi, riuscendo nel non facile compito che i ragazzi del team si erano prefissati: raccogliere l'attimo esatto in cui la vertigine dell'ignoto si trasforma in meraviglia, e farlo durare, e dargli spazio.

    8.8

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