TheHunter: Call of the Wild Recensione

Dopo theHunter e theHunter: Primal, i ragazzi di Expansive World tornano sul mercato con un nuovo open world game completamente incentrato sulla caccia.

TheHunter: Call of the Wild Recensione
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • Passata dall'essere una delle principali risorse per la sopravvivenza umana a un'attività demonizzata dai più, la caccia è diventata uno degli esempi più emblematici delle contraddizioni che soggiaciono alla base della cultura occidentale: mentre da una parte, infatti, ci si batte per vietare ai cacciatori di uccidere animali per sport, per lucro o anche solo per sostentamento, dall'altra si continuano tranquillamente a servire in tavola le carni più succulente.
    Laddove però non riusciamo a esercitare al meglio la nostra coerenza, i videogiochi vengono spesso in nostro aiuto, offrendoci una dimensione fittizia in cui ci è permesso scrollarci di dosso tutti i moralismi e le inibizioni, abbracciando esperienze di puro intrattenimento digitale che non ledono in alcun modo la realtà.
    theHunter: Call of the Wild rappresenta proprio il tentativo di Expansive Worlds, dopo il primo theHunter e theHunter: Primal (versione a tema preistorico), di reinterpretare in forma videoludica i principali fattori che caratterizzano una battuta di caccia, offrendo un'esperienza pseudo-simulativa che si rivolge specificatamente agli appassionati di questa controversa disciplina.

    Il placido sentiero di un cacciatore

    theHunter: Call of the Wild ci permette di immergerci in ben 130 km quadrati di natura incontaminata, suddivisi in due riserve di caccia con conformazioni e biomi ben differenziati: Layton Lake e Hirschfelden. Una vastità territoriale che, oltre a porci al cospetto di svariate specie animali (come cervi, orsi, alci, coyote, bisonti e cinghiali), ci dà modo di rapportarci con paesaggi davvero splendidi ed evocativi, capaci di estendersi dalle montagne rocciose ai laghi carsici, passando naturalmente per colline, paludi e foreste. E tutto ciò lo si deve al suo motore di gioco, il nuovo Apex di Avalanche Studios, evoluzione dell'engine che ha mosso titoli open world come Mad Max e Just Cause 3, nonché il primo theHunter. Le ambientazioni di Call of the Wild, pertanto, sono a tratti sublimi, con un rendering davvero esemplare (che si fregia anche di un eccellente ciclo giorno/notte), sia a livello di illuminazione che nella riproduzione della flora.
    Dopo aver creato il proprio personaggio, grazie un editor davvero molto spartano (con solo una manciata di preset per variare la tonalità della pelle), ci si trova immediatamente sul campo di caccia. Fin da subito ci viene fornito un device elettronico (una sottospecie di GPS) che ci permette di visualizzare la porzione di mappa in cui ci troviamo, ed altresì di tracciare gli spostamenti dei diversi animali presenti in zona, dopo aver individuato le loro impronte. Per farlo, il gioco si affida a un sistema di indicatori sul terreno (che ricorda vagamente quello di The Witcher 3), dandoci anche modo di visualizzare - una volta esaminate le tracce - un piccolo pannello informativo relativo alla razza dell'animale e alla sua velocità di spostamento, così da capire se si è accorto della nostra presenza o se si sta invece spostando completamente ignaro del pericolo. Si tratta di un compromesso che spezza inevitabilmente l'immersione e appiattisce la filosofia simulativa alla base del titolo: è anche vero, però, che la reinterpretazione digitale di elementi così tanto legati alla sfera sensoriale (come può essere appunto l'individuazione visiva delle piste lasciate dalle prede) è un compito tutt'altro che semplice. Per i più puristi, comunque, viene fornita la possibilità di disattivare tutti gli indicatori a schermo (come quelli che segnalano la direzione da cui provengono i versi degli animali o i coni colorati sulla mappa, che ci suggeriscono l'area verso cui dirigerci). In questo caso si è costretti ad aguzzare lo sguardo e a perlustrare ogni centimetro quadrato del terreno, in cerca di zolle calpestate e altri segni recenti del passaggio dell'animale.
    Talvolta, inseguendo una pista è anche possibile imbattersi in alcune "zone di riposo", dove in determinati orari della giornata i piccoli gruppetti di bestioline si recano per recuperare le forze: una soluzione davvero utilissima nel caso necessitassimo di cacciare uno o più esemplari di una particolare specie.

    Pur essendo uno sparatutto in prima persona, l'intento di theHunter: Call of the Wild resta comunque quello di regalare al giocatore un'esperienza di caccia il più autentica possibile: corroborata quindi da ritmi blandissimi e da un'azione tutt'altro che adrenalinica.
    Dopo aver individuato una traccia, infatti, è necessario armarsi di tanta pazienza e partire in uno dei lunghissimi inseguimenti proposti dall'opera cercando ovviamente di provocare il minor rumore possibile. Un paio di indicatori a schermo ci permettono di tenere costantemente sotto controllo i nostri livelli di udibilità e visibilità, dandoci così modo di "leggere" al meglio i nostri spostamenti nell'ambiente circostante. Se qualche animale dovesse cominciare a notarci, emetterà dapprima dei versi d'avvertimento, lanciandosi poi in una vera e propria fuga nel caso dovessimo avvicinarci eccessivamente.

    Come fare allora per riuscire ad avere la meglio sull'istinto ferino? Innanzitutto bisogna imparare ad alternare la postura accovacciata a quella prona, evitando il più possibile di calpestare l'erba o gli arbusti, e prediligendo i più silenziosi sentieri di terra nuda. Non va nemmeno sottovalutata l'importanza del meteo, con le piogge battenti che si riveleranno alleate indispensabili per poterci permettere qualche corsa sperticata lungo le sterminate praterie delle riserve. Anche evitare di finire sottovento è fondamentale per la buona riuscita di un inseguimento: le correnti che spazzano le riserve sono infatti dinamiche, modificando spesso e volentieri la direzione verso cui viene trasportato il nostro odore, ed obbligandoci in tal modo a variare in corsa il nostro approccio.
    Una volta individuata la preda, bisogna cercare di raggiungere la posizione di tiro ideale. Qui, dopo aver preso la mira, zoomato e trattenuto il respiro, potremo premere il grilletto. Le dinamiche di fuoco sono piuttosto classiche, sebbene la balistica e il feedback delle armi siano certamente molto più incisivi rispetto alla media degli shooter moderni (soprattutto quando si impugna un arco).

    Modalità Multiplayer

    Sebbene Call of the Wild offra anche una modalità multigiocatore, questa, allo stato attuale, può essere semplicemente considerata come una "free mode" in cui poter chattare e cacciare in compagnia di altri giocatori; senza tuttavia la presenza di quest o di un sistema che valorizzi efficacemente la cooperazione tra più cacciatori. Alcuni bug, inoltre, rendono l'esperienza tutt'altro che stimolante (come quello che permette solamente all'host della partita di scoprire - e quindi di guadagnare punti exp - dai punti d'interesse presenti sulla mappa).

    Abbattuta la preda è finalmente possibile reclamarla, attraverso una schermata che ricapitola tutti i suoi dati più importanti (peso, difficoltà, qualità del pellame) e le statistiche dell'inseguimento. Impiegando poco tempo e sparando il minor numero di colpi possibile si ottiene ovviamente un più succulento bottino di punti esperienza e di denaro. Con i primi è possibile acquistare delle nuove abilità, attraverso uno skill tree con cui migliorare le proprie capacità di tracking, la stamina, i punti salute e persino l'abilità nel predire le variazioni del vento e del meteo. C'è anche un sistema di perk piuttosto minimale, utile soprattutto per perfezionare l'utilizzo delle varie armi offerte dal titolo (ad esempio è possibile ottenere la capacità di ricaricare senza abbandonare la mira di precisione). Il denaro, invece, serve per migliorare il proprio equipaggiamento, acquistando altre armi (fucili, pistole, shotgun, archi) e munizioni presso uno dei tanti accampamenti disseminanti per la mappa di gioco, nei quali potremo riposare per far avanzare il tempo.
    Questi ultimi potranno essere individuati recandosi sulla cima delle diverse torri d'osservazione sparse per la riserva, fondamentali anche per individuare importanti punti d'interesse, la cui scoperta ci permette di ottenere ulteriori XP. Non mancherà neppure l'occasione di imbattersi in alcuni collezionabili abbandonati dai numerosi viaggiatori che hanno attraversato il territorio.

    Come avrete capito, insomma, Call of the Wild è un titolo davvero rilassato ed essenziale, tanto da averci fatto dubitare sulla sua longevità già dopo poche ore di gioco. Per quanto infatti le ambientazioni e il sound design siano a tratti ineccepibili, il titolo fatica moltissimo nel ridurre il gap esistente tra l'esperienza reale e la sua reinterpretazione virtuale, rendendo quindi dannatamente tediose tutte quelle operazioni che - dal vivo - sarebbero invece senza dubbio più stimolanti e autentiche. Ciò non implica che un appassionato di caccia non possa ritrovarvi le giuste sensazioni: tuttavia, la strenua ripetitività del gameplay, la lentezza del sistema di progressione, la pochezza del bestiario attuale e un'IA con qualche deficit di troppo non fanno altro che rendere il piatto abbastanza insipido, soprattutto per coloro che sono semplicemente alla ricerca di una buona esperienza simulativa. E nemmeno le diverse quest assegnateci dai guardiani delle riserve (come l'individuazione di alcune tracce particolari, o l'eliminazione di qualche specifico esemplare in determinate condizioni) riescono a dare un'iniezione di divertimento alle fondamenta ludiche dell'opera.
    A tutto questo vanno poi aggiunti pesanti bug che minano seriamente la godibilità del titolo: non solo bisogna confrontarsi con un'interfaccia abbastanza datata e che spesso non risponde adeguatamente agli input, ma è necessario anche soprassedere su alcuni animali che si bloccano sul posto senza alcun apparente motivo, che muoiono letteralmente in piedi o che non subiscono nessun danno neppure dopo una scarica di colpi.

    TheHunter: Call of the Wild TheHunter: Call of the WildVersione Analizzata PCCall of the Wild è un titolo che si rivolge quasi esclusivamente agli estimatori di questa controversa disciplina, i quali potrebbero trovare nelle sue dinamica simulative buona parte delle sensazioni scaturite da una reale battuta di caccia. Il punto forte della produzione va però ricercato nei suoi panorami mozzafiato (merito del nuove Apex Engine di Avalanche Studios), davvero eccezionali nella riproduzione della vegetazione e delle diverse variazione climatiche. Il grande difetto, semmai, riguarda l'eccessiva ripetitività delle sue meccaniche di gioco, che fanno il paio con una progressione poco stimolante e a tratti estremamente lenta. È per questo motivo che ci sentiamo, in tutta sincerità, di sconsigliare il titolo ai non appassionati, che correrebbero il rischio di trovare davvero troppo tediosi i suoi blandi ritmi di gameplay.

    Steam

    CONFIGURAZIONE PC DI PROVA

    • CPU: Intel i5-3570k
    • RAM: 8 GB
    • GPU: Nvidia GTX 1070
    6.3

    Che voto dai a: TheHunter: Call of the Wild

    Media Voto Utenti
    Voti: 9
    5.3
    nd